Biblioteca Multimediale Marxista


Quarto capitolo




 


La Fiat

Prima della Fiat politicamente ero un qualunquista. Vedevo adesso alla Fiat gli studenti che davanti al cancello davano volantini. Che volevano parlare con gli operai. Il fatto mi sembrava un po' strano. Mi dicevo ma come. Questi che hanno il tempo libero per scopare e per divertirsi. Vengono davanti alla fabbrica che è la cosa piú schifosa che c'è. La fabbrica che è davvero la cosa piú assurda e schifosa che c'è. Vengono qua davanti alla fabbrica cosa ci vengono a fare. M'incuriosiva un po' questo fatto. Però pensavo alla fine che erano dei pazzi dei coglioni dei missionari. E non m'interessavo a quello che dicevano.

Questo era in primavera. In aprile. Non c'ero mai andato alle riunioni con gli studenti. Una volta andai al primo maggio. Io le feste del lavoro non le ho mai concepite. Ma che scherziamo la festa del lavoro. La festa dei lavoratori i lavoratori che si fanno festa. Non mi entrava nella testa cosa significava festa dei lavoratori o festa del lavoro. Non mi era mai entrato nella testa perché il lavoro doveva essere festeggiato. Ma poiché quando non lavoravo non sapevo che cazzo fare. Perché ero un operaio cioè uno che la maggior parte della sua giornata la passava nella fabbrica. E il resto non potevo fare altro che riposarmi per il giorno dopo. Quel giorno di festa invece per sfizio me ne andai al primo maggio a sentire il comizio di non so chi perché non li conoscevo.

E vedevo tutta questa gente con la cravatta rossa. Le bandiere. Sentivo che dicevano cose che io già conoscevo in effetti. Non è che venivo da Marte. Le conoscevo anche se non le capivo insomma. E davanti ai bar eleganti della piazza c'era la borghesia. E c'era la piccola borghesia i contadini i commercianti i preti i risparmiatori gli studenti gli intellettuali gli speculatori gli impiegati e i leccaculi vari. A sentire il discorso dei sindacati. E lí fra i sindacati che stavano in mezzo alla piazza e i borghesi che stavano tutto intorno alla piazza davanti ai bar lí c'era tutta la massa degli operai come un'altra razza. E fra i borghesi e gli operai c'era lí grande l'esposizione Fiat dell'automobile.

Una festa insomma una fiera. Sentivo i sindacalisti. Compagni queste cose non le dobbiamo solo dire oggi in piazza. Ma le dobbiamo dire e fare anche domani nelle fabbriche. E io pensai bene questo qua c'ha ragione. E' inutile fare festa fare casino solo quando ce lo permettono di stare in piazza con la bandiera rossa. Questo lo dobbiamo fare anche in fabbrica.

Poi me ne andai per i fatti miei e vidi un altro corteo che gridava Mao Tzetung Ho Ci Min. Mi dicevo chi sono questi altri. Altre bandiere rosse altri cartelli. Ma non ne sapevo niente allora. Stavo all'oscuro. Qualche settimana dopo capitai a una riunione con sti studenti al bar di fianco a Mirafiori. Erano comunque vari giorni che avevo cominciato a piantare casino nella fabbrica. Ero nell'officina 54 delle Carrozzerie alla linea della 500. C'ero da un mese dal giorno dopo la visita che avevo passato per entrare alla Fiat.

Alla visita eravamo duemila persone ognuno riceveva un numero e ci facevano delle domande a cazzo. Domande prefabbricate domande uguali per tutti. Ma poiché eravamo in molti quei poveri salariati che facevano le domande ci andavano veloci. Ti guardavano in faccia e ti sparavano un paio di domande. Tu rispondevi qualcosa e loro ti dicevano: Vai alla stanza appresso. E tutti passavano nella stanza appresso. Nella stanza appresso un guardione con l'elenco in mano ci chiamava a venti per volta e ci portava in un'altra stanza dove facevano le visite.

La prima visita fu quella della vista. Vedi qua chiudi l'occhio guarda su leggi lí tutte queste cose qua. Poi l'udito se ci sentivi bene. Alza la gamba destra alza la gamba sinistra. Controllavano i denti il naso l'occhio l'orecchio la gola. E fra una visita e l'altra si fecero le due. Alle due ci dissero che ce ne potevamo andare a mangiare. A questa visita del primo giorno eravamo dovuti andare a stomaco vuoto. Non bevendo niente non mangiando niente. Perché dovevamo fare l'analisi del sangue. Alcuni erano riusciti a farsi l'analisi per le due. Altri no. Gli altri che dovevano tornare il pomeriggio a farsi l'analisi del sangue alle due non mangiarono. Stavano digiuni dalla sera prima.

Alla visita del sangue c'era un puzzo che si sentiva fuori dalla porta. Dentro migliaia di fialette di sangue dappertutto. Batuffoli di cotone insanguinati dappertutto. Da una parte un mucchio alto un metro e mezzo di cotone rosso pieno di sangue. Tiravano il sangue e ti facevano male perché mica controllavano dove ficcavano l'ago. Ficcavano dentro l'ago da qualche parte e tiravano. Poi mettevano da una parte la fialetta e buttavano dall'altra parte sul mucchio il batuffolo di cotone rosso.

Di lí andammo in un'altra stanza dove l'infermiera ci dava un bicchiere in mano. C'erano soltanto due gabinetti per pisciarci dentro. Facemmo un cerchio e ci mettemmo a pisciare tutti quanti nel nostro bicchiere. Dicevamo che facevamo la birra e ridevamo. Poi posavamo il bicchiere lí sopra e l'infermiera ci chiedeva il nome e scriveva su un foglio il nome sotto il numero che era quello del bicchiere di ciascuno.

Il giorno dopo la visita generale. Dovevi alzare un peso. C'erano dei macchinari con dei pesi attaccati. Dovevano controllare la forza che c'avevamo. Per questa visita passarono circa due ore perché eravamo in duemila e dovevamo passarci tutti duemila per questa visita. Non tutti ce la fecero a farla quel giorno e dovevano tornare il giorno dopo sei sette ore per questa visita. Dopo che l'avevi passata dovevi aspettare la visita generale. Ti spogliavi nudo.

Stavi lí nudo in piedi davanti al medico stregone. Lui seduto col camice bianco addosso ti faceva le domande. Come ti chiamavi quant'anni c'avevi se avevi fatto il servizio militare se eri fidanzato. Poi ti faceva marciare vai avanti torna indietro alza le braccia abbassa le braccia abbassati a terra fai vedere le mani fai vedere i piedi sotto i piedi. Poi vedeva le palle se uno ce l'aveva e tutte queste cose qua. Dici 33 tossisci respira e tutte queste cazzate qua. Tutta una giornata per fare questa visita perché per fare la visita ci voleva un quarto d'ora ciascuno e eravamo in duemila.

Poi mi disse il medico stregone: Hai ricevuto mai operazioni chirurgiche? Si vedeva benissimo che io non avevo mai ricevuto operazioni chirurgiche perché grazie a dio non c'avevo un taglio addosso. Sí sí faccio io alla palla sinistra. Come è successo? Questo qua resta male perché non se n'era accorto prima. Mi dissi io adesso gli faccio fare una figura a questo dottore. E' perché giocavo al pallone risposi e allora ho preso un calcio nelle palle e mi dovettero operare.

Veramente? E va bene tu devi venire a una visita di controllo domani. Un altro aveva detto che aveva avuto il braccio rotto e anche lui doveva venire il giorno dopo. Questo serviva secondo me per mettere bene in testa all'operaio che doveva essere sano intero eccetera non lo so a che cazzo serviva. Poi infatti ci presero tutti quanti. Anche quelli che non ci sentivano che avevano gli occhiali che erano zoppi o che avevano avuto un braccio ingessato. Tutti proprio tutti fino all'ultimo uomo solo un paralitico forse non l'avrebbero preso.

Andammo il giorno dopo ancora a passare la visita di controllo. Mi mandarono in una stanza dove c'era uno stregone che non c'aveva neanche il camice bianco addosso. C'aveva soltanto una segretaria bionda bona che sbatteva il culo su e giú per la stanza. Gli portò la mia scheda e lui si sedette sullo sgabello. Mi fece abbassare i pantaloni e le mutande e mi toccò le palle. Dove hai avuto l'operazione. A questa qua. Chiudi. Tirai su e non mi disse niente. L'infermiera bona mi diede una carta che dovevo andare alla Fiat dopo due giorni.

Alla Fiat dopo due giorni c'eravamo tutti quelli che avevamo passato la visita. Cioè tutti quanti. Arrivò subito quello dell'ufficio assunzioni. O delle pubbliche relazioni era lo psicologo o l'assistente sociale chissà che cazzo era. Arriva lui e dice: Amici. Vi do il benvenuto alla Fiat a nome mio personale e della direzione che vi ha accettati. Bene bravo. Tutti quanti a battere le mani. L'ufficio personale dice è a disposizione dei dipendenti Fiat che c'hanno dei bambini che c'hanno dei problemi personali dei problemi sociali da risolvere e tutte queste cose qua. Se vi servono dei soldi ce li chiedete. Ah fanno alcuni napoletani io mi servono diecimila lire. No non cosí il prestito lo dovete chiedere quando lavorate. Se c'avete dei reali bisogni. Adesso ve le dovete risolvere ancora da voi queste cose qua. Poi quando lavorate ci potrete chiedere il prestito.

Poi dagli uffici ci sbattono giú nella Fiat nella fabbrica proprio. Un altro coso un impiegato ci prendeva il numero e ci dava altri numeri. Il numero di spogliatoio il numero di corridoio il numero di armadietto il numero di officina il numero di linea. Per tutto questo ci fecero stare quasi una mezza giornata appresso a loro. Poi andammo nell'ufficio del gran capo l'ingegnere delle Carrozzerie. A tre alla volta entravamo dentro evidentemente faceva a tutti le stesse domande lo stesso discorso sempre con le stesse parole uguali per tutti.

Vi do il benvenuto alla Fiat. Sapete che cos'è la Fiat la Fiat è tutto in Italia. Se avete letto delle cose, cattive sulla stampa comunista che parla male della catena di montaggio sono tutte calunnie. Perché qua gli unici operai che non stanno bene sono quelli sfaticati. Quelli che non hanno voglia di lavorare. Il resto lavorano tutti e sono contenti di lavorare e stanno anche bene. C'hanno tutti quanti l'automobile e poi la Fiat c'ha le colonie per i bambini dei dipendenti. E poi si hanno gli sconti in certi negozi quando uno è dipendente Fiat. Tutta una apologia ci faceva.

Anche lui come gli altri prima non faceva nessuna domanda precisa. Non diceva nessuna cosa che ci riguardasse come singolo personalmente. Queste cose evidentemente le fanno con gli impiegati anche perché con loro c'hanno piú tempo materiale perché sono di meno. Ma noi eravamo una massa una marca. Non eravamo mica solo noi duemila eravamo ventimila tutte le nuove assunzioni. Arrivavano i mostri gli orribili lavoratori. E loro erano due mesi che facevano a tutti le stesse domande e lo stesso lavoro.

Perciò gli giravano le palle anche a loro che facevano questo lavoro. Cioè questa massa di operai che entrava nella Fiat aveva proletarizzato anche gli stessi impiegati gli stessi medici. Che poi la cosa in sostanza non era di fare una scelta ma serviva semplicemente a far passare un concetto di organizzazione di subordinazione di disciplina. Infatti se no non avrebbero preso anche quelli che non ci vedevano che erano malati proprio di fatto che avevano una pancia cosí. Li prendevano tutti perché gli servivano tutti. Andavano bene tutti per quel lavoro di merda.

E questo qua l'ingegnere dice: lo sono il vostro colonnello. Voi siete i miei uomini e cosí ci dobbiamo rispettare gli uni con gli altri. Io i miei operai li ho sempre difesi. Gli operai Fiat sono i migliori quelli che producono di piú e tutte queste cazzate qua. A me allora mi comincia a andare la mosca al naso e comincio a pensare: Qua mi sa che andrà a finire male con questo colonnello. Poi ci spiegò che non bisogna fare sabotaggio alla produzione perché oltre a essere licenziati immediatamente si poteva anche essere denunciati. Tirò fuori un articolo del codice penale che diceva che si può anche essere denunciati. Si mise a fare il terrorista. E io cominciai a pensare: Questo colonnello qua una bella lezione gli starà proprio bene.

Poi ci presentarono i capi a ognuno di noi. Ci avevano diviso. Eravamo stati una massa sola fino a quel momento poi ci divisero quattro o cinque per ogni linea. Io che andavo alla linea della 500 mi presentarono il mio capo. Il capo della linea. Poi il mio capo mi presentò il fuorilinea. Che sarebbero gli operai che sanno fare tutti i lavori della linea. Se tu devi andare a pisciare o a cacare quando ti lasciano andare perché ci vuole a permesso loro intervengono e ti danno il cambio. Oppure se ti senti male o se sbagli qualcosa. Interviene il fuorilinea il jolly quello che fa tutto.

Mi presentano questi qua e mi fanno stare vicino alla linea. Mancavano altre due ore per finire la giornata e il capo mi fece fare dei lavoretti cosí da niente. Io guardando la linea di montaggio mi sembrava un lavoro leggero. Il modo come camminava questa linea tutti questi operai come lavoravano. Sembrava che non ci fosse quasi fatica. Il giorno dopo mi acchiappano e mi portano al mio posto un altro posto un'altra linea. E mi presentano un altro capo il giorno dopo quando dovevo cominciare a lavorare. Questo qua prende un fuorilinea e gli dice: Portalo là. Insomma stavo in un posto dove mettevo i fascioni col paraurti alla 500. Dovevo piazzarli sul motore metterci due bulloni su e stringerli con un affare.

Io prendevo questo fascione col paraurti sopra di me c'era la carrozzeria della 500 che arrivava dall'altra parte arrivava il motore io piazzavo questo fascione col paraurti che peserà un dieci chili fra tutt'e due. Lo prendevo da un altro posto che lo preparava un altro lo mettevo sopra il motore ci mettevo i bulloni sopra. Avvitavo con sta chiave automatica a aria. Veloce trrrr trrrr due bulloni e tutto andava via mentre un altro arrivava. Venti secondi ci dovevo mettere Dovevo fare il ritmo. I primi giorni non ci riuscivo e mi aiutava il fuorilinea. Per tre giorni mi aiutò.

Alla linea Fiat non è questione di imparare ma di abituarti la muscolatura. Di abituarla allo sforzo con quei movimenti con quel ritmo. Dovere mettere un coso di quelli ogni venti secondi significava che avevi dei movimenti piú veloci del battito del cuore. Cioè un dito l'occhio qualsiasi parte eri costretto a muoverla in decimi di secondo. Operazioni obbligate in frazioni di secondo. L'operazione di scegliere le due rondelle l'operazione di scegliere i due bulloni quei movimenti erano operazioni che i muscoli e l'occhio dovevano farle da sé subito senza che io dovevo decidere niente. Dovevo solo tenere il ritmo di tutte quelle mosse che si ripetessero in ordine e uguali. Fin che non ti ci abitui per tre o quattro giorni a quel ritmo non ce la fai.

Come mi cominciai a abituare da solo questo qua che mi aiutava mi lasciò. Mi accorgevo che qua dentro avevano interesse a aumentarci le operazioni. Molti fra gli operai nuovi arrivati chi faceva mezza giornata chi una giornata chi tre giorni chi una settimana di lavoro poi se ne andavano via. Specialmente molti di quelli giovani se ne andavano immediatamente dopo aver visto di che razza di lavoro di merda si trattava. Chi cazzo ha voglia di starci piú qua e se ne andavano via. Poi una quantità di altri si mettevano in mutua tutti i giorni. Allora dato che c'erano meno operai che lavoravano sulla linea avevano bisogno che ognuno di noi facesse molte piú operazioni. Perché se no dovevano tenere tanto di quel personale che poi non se ne servivano perché non c'era mai. E a me mi imposero di fare un'altra operazione in piú. Allora io cominciai a incazzarmi e mi feci anche un po' male al dito.

Mi si schiacciò un po' l'unghia ma non è che mi feci tanto male. Però mi ci misi del grasso sopra del grasso nero sul dito cosí sembrava nero sangue aggrumato. L'unghia era un po' nera il dito era nero e io cominciai a chiamare il fuorilinea e gli dissi che dovevo andare in infermeria. Arrivò il capo e mi disse: Tu vuoi andare in infermeria? Sí mi sono fatto male al dito. Ma non ci puoi andare in infermeria per un dito cosí. Invece io ci vado. Tu non ci vai. Arrivò un altro capo quello delle 500. Cioè lí c'è un capo delle Carrozzerie poi c'è un capo delle 500 un capo delle 850 un capo delle 124. E sia le 124 che le 500 che le 850 hanno ciascuna piú linee. La 850 ha quattro o cinque linee la 500 ha sei o sette linee la 124 ha due o tre linee.

Arrivò il capo delle 500 e mi disse: Senti io ti faccio una proposta. Scegli tu se vai dal medico se vai in infermeria con quel dito oppure se vuoi stare qua. Se vuoi stare qua io ti metto a fare un lavoro leggero. Se vuoi andare dal medico e se il medico non ti riconosce ti faccio fare il lavoro piú pesante anzi ti faccio dare una sospensione dal lavoro. Allora io accetto la sfida e dico: Voglio andare dal medico. Quello mi fa il biglietto perché devo avere il biglietto suo per andare su in infermeria. Poi ci vedremo mi minaccia. E andai in infermeria. Entrando in infermeria vidi che usciva un operaio con un braccio fasciato che si era fatto un taglio. Vai a casa? gli dico. No non mi hanno riconosciuto. Come con quel braccio tagliato non ti hanno riconosciuto? No.

Subito m'incazzai e mi dissi: Allora io con questo dito anche se non c'ho niente mi faccio dare dieci giorni. Perché quello si era fatto male veramente e gli dicono: No tu devi lavorare. Ma che siamo impazziti siamo in guerra siamo nel Vietnam qua? Con tutta questa gente sanguinante ferita che deve lavorare per forza? Entrai in infermeria e in quel momento arrivavano altri feriti. Lí in infermeria era sempre pieno sembrava proprio un ospedale di guerra. Con tutti questi operai che arrivavano in continuazione con una mano schiacciata con un taglio da qualche parte con qualcosa di rotto. Arrivava' uno che gli era scesa l'ernia e gridava. Lo portavano al pronto soccorso chiamavano l'ambulanza.

Arrivai io e cominciai a bluffare. Controllai bene e mi toccai il dito per sapere quando dovevo urlare. Quando mi toccarono il dito cominciai a bestemmiare in dialetto in napoletano. Quello che mi visitava era un torinese e gli faceva un certo effetto. Perché se bestemmiavo in italiano sembrava che recitavo mentre bestemmiando in napoletano questo qua non sapeva se recitavo o no. Mannaggia 'a maronna me stai cacando 'o cazzo statte fermo porco dio tutte queste cose qua dicevo. Ma io la devo visitare diceva lui. Si stia fermo. Ma che fermo. Ho fatto male al dito qua è rotto. E lui: Voglio vedere se è rotto io non so se è rotto. Ma io lo so io me lo sento rotto. Non lo posso muovere proprio.

Arriva un medico quello che aveva guardato l'ernia all'altro e dice: Va be' faccia un biglietto sei giorni. Sei giorni dice poi se le fa ancora male la mandiamo all'ospedale. Mi fa il biglietto e me ne vado. Vado dal capo e dico: Mi ha dato sei giorni. Quello si fa nero dalla rabbia e pensa: Questo stronzo m'ha fregato si farà sei giorni di festa alla faccia della Fiat. Che poi me li doveva pagare la Malf. Perché non era la mutua che c'è adesso l'Istituto Nazionale l'Inam. La Mutua aziendale Fiat pagava di piú. L'Inam i primi tre giorni di malattia non li paga ma con la Malf eri pagato dal primo giorno in poi. Era una bella fregatura per la Fiat avere quella mutua che infatti poi l'ha tolta.

Allora me ne vado a casa. A casa il dito non lo lavavo mai con il suo grasso nero tutto intorno. Non lo lavavo mai e nemmeno lo muovevo e stavo attento a non appoggiarlo da nessuna parte. Dopo i sei giorni era venuto gonfio. Il dito io non lo avevo mosso mai proprio per farlo gonfiare. Se uno le muove le dita le dita diventano snelle. Ma se uno prende un colpo a un dito e poi quel dito non lo muove mai il dito si gonfia veramente e diventa piú grosso dell'altro. Mica si gonfia molto ma si vede che è un po' piú grosso. E poi è piú liscio perché non gli hai fatto toccare niente.

Torno dentro dopo sei giorni e dico: Guardate che qua il dito si è fatto gonfio. A me sembra che mi fa male ancora. Ma non può lavorare cosí? No perché noi lavoriamo con le mani. Se io devo prendere un bullone o devo prendere la pistola cioè quella che avvita i bulloni e che si chiama pistola la devo usare con le mani. Ora o io sto attento a quello che faccio ai bulloni che prendo oppure sto attento al dito che non lo faccio toccare vicino a un posto. Invece cosí devo stare attento a quello che faccio e anche al dito. Ma io non posso fare questo. Perché se no dopo tre ore a furia di colpi che do qua contro a qualcosa finisce che m'innervosisco divento pazzo tiro una cosa in testa a qualcuno. Non posso farlo.

Il medico intuisce che sto bluffando e mi fa una proposta: Preferisce andare a lavorare o preferisce che le faccio il ricovero all'ospedale? Io mi dico: Qua devo fare il duro, perché il ricovero all'ospedale a loro gli costa di piú. Lui non può giustificare di mandare un operaio all'ospedale per un dito non lo può fare. Lui voleva bluffare con me pensava: Questo qua si vuole fare altri tre o quattro giorni di festa e allora io lo minaccio. E lui al posto di andare all'ospedale preferirà tornare in fabbrica. All'ospedale chiaramente sei fottuto non puoi divertirti insomma stai lí dentro e basta.

Faccio: No io allora vado all'ospedale. Perché secondo me il dito mi fa male ancora non è guarito. Allora lui dice a uno': Fai la carta per l'ospedale a questo qua. Io mi feci verde pensai: Mi ha fregato questo stronzo. Me ne stavo lí zitto volevo quasi dire: Vado a lavorare. Allungo il collo per guardare la carta e vedo che quello stava scrivendo altri sei giorni. Io non dico niente mi prendo la carta e me ne vado. Lui zitto io zitto. Io senza dire: Allora non devo andare all'ospedale. C'eravamo capiti immediatamente che ci stavamo prendendo per il culo l'uno con l'altro.

Cosí mi feci dodici giorni di mutua pagata e ero contento. Perché ero riuscito a fregare il lavoro e la sua organizzazione a vantaggio dei miei propri interessi. Ma in quei giorni senza lavoro non sapevo che cazzo fare tutto il giorno. Me ne andavo in giro cosí per il Valentino dove stavano le puttane i froci. Andavo in giro così a cazzo mi annoiavo e non sapevo che fare anche se avevo i soldi. Mi pagavano quasi centoventimila lire al mese alla Fiat. Ogni quindici giorni davano un anticipo come prendevo l'anticipo davo quarantamila lire a mia sorella dove abitavo.

Mi restavano diecimila lire queste diecimila lire le sprecavo in due o tre giorni. Un po' perché non sapevo che cazzo fare passavo da un bar all'altro compravo i giornali Playmen Diabolk Me ne andavo al cinema non sapevo che cazzo fare. Quei soldi me li consumavo così senza sapere che cazzo facevo. Stavo cosí mi riposavo della stanchezza di un lavoro di merda. Una cosa abbastanza assurda cioè assurda veramente. E in quei dodici giorni di mutua pagata me ne accorgevo che non sapevo neanche come riposarmi del lavoro e non sapevo che cazzo fare a Torino.

Al ritorno dai dodici giorni di mutua fatti comunque alla faccia della Fiat perché non c'avevo un cazzo torno dentro. Mi misero a avvitare le marmitte e decisi di fare il culo al nuovo fuorilinea che avevo. Perché quando devi imparare una nuova operazione hai ancora il fuorilinea vicino che te la insegna. E io a questo qua gli volevo fare il culo perché i fuorilinea sono dei crumiracci gente che lí ci lavorano da dieci anni da tre anni. Lui mi faceva vedere: Hai visto trrrr trrrr trrrr fai tu il prossimo. Andavo io trrrrrrrr e m'incagliavo. Facevo finta d'incagliarmi con la pistola facendo finta che s'incastrava vicino al bullone. Fai presto chiamavo il fuorilinea vieni a vedere che non riesco.

Dio cane dio cane cominciava a fare quello che era un torinese. Si chiamano barott sono quelli della cintura torinese dei contadini sono. Sono tuttora dei contadini che c'hanno la terra e la moglie la lavora. Sono i pendolari gente durissima ottusi senza un po' di fantasia pericolosi. Mica fascisti ottusi proprio. Poi erano pane e lavoro. Io che ero qualunquista almeno ero uno recuperabile. Ma quelli accettavano fino in fondo il lavoro il lavoro era tutto per loro e te lo dimostravano coi fatti. Stavano qua a lavorare per anni per tre anni per dieci anni. Che uno invecchia subito e muore presto. Per quei quattro soldi che non ti bastano mai è solo un ottuso un servo che può farlo. Restare per anni in questa prigione di merda e fare un lavoro che annienta la vita.

Comunque questo qua ha il sospetto che voglio fargli il culo e allora abbandona il posto e ferma la linea. Arrivano i capi. Quando si ferma una linea si accende il rosso dove è stata fermata la linea e arrivano tutti i capi lí. Che succede? C'è questo che non vuole lavorare. Ma stai dicendo un'infamia perché io sto lavorando non ci riesco perché sto imparando. Mica sono intelligente come te tu ci stai da dieci anni qua dentro è chiaro che uno come te impara tutto subito. Lo volevo vedere morire. Tu sei intelligente gli dicevo ci stai da dieci anni qua dentro e capisci tutto per me è un po' piú difficile. Poi vengo da una convalescenza con questo dito qua come faccio.

Allora il capo mi dice: Senta a me sembra che lei vuole fare un po' il lavativo. Invece deve mettersi in mente che alla Fiat si deve lavorare non si deve fare il lavativo. Se vuole fare il lavativo vada a via Roma lí dove ci stanno gli amici suoi. Gli dico: Guardi io non lo so se a via Roma c'ho degli amici. Comunque io vengo qua perché c'ho bisogno dei soldi. Sto lavorando non ho imparato ancora e quando imparo lavoro. Mi volete dare sei giorni di prova o no? Ma come sei giorni di prova dice il capo lei già sta da un mese qua. Sí da un mese ma stavo a quel posto là non a questo qua. Adesso devo avere altri sei giorni di prova e lui il fuorilinea per sei giorni deve stare qua con me. Se no non faccio un cazzo.

Dovevo avvitare i bulloni alla marmitta nove bulloni. Dovevo stare otto ore con la pistola in braccio il motore mi passava davanti avvitavo poi andava via. Un altro metteva la marmitta e infilava i bulloni io li avvitavo solo. Era abbastanza facile ma dovevo stare otto ore con la pistola in braccio o su una spalla una pistola a aria che pesa quattordici chili. Poi a me i lavori che devo usare una mano sola o un solo braccio che non li devo usare tutti e due insieme non mi piacciono. Perché mi fanno una spalla piú grossa e un'altra piú piccola. Diventi storto con una spalla in un modo e una in un altro un muscolo piú grosso e un altro piú piccolo. Ti deformi veramente. Mentre se fai dei movimenti come la ginnastica dove muovi tutte due le parti allo stesso modo questo non mi dà fastidio. Questa ginnastica qua invece mi faceva incazzare. Mi mettevo il motore sulla spalla e poi il rumore totototototo to to to non ne potevo piú.

Io comunque avevo già deciso di rompere con la Fiat di minacciarli. All'ultimo scontro con il mio fuorilinea arrivano un'altra volta i capi tutti quanti insieme. Gli operai si erano fermati perché il mio fuorilinea aveva ancora fermato la linea. Stavano tutti lí a guardare me io a guardare i capi. E li minaccio minaccio il capo il fuorilinea il gran capo che era venuto lí anche lui quello là il colonnello. Guardate dico guardate che la Fiat non è mia mettetevelo bene in mente. Non l'ho voluta io non l'ho fatta io io sto qua dentro per guadagnare i soldi e basta. Però se mi fate incazzare e mi rompete le scatole io vi spacco la faccia a tutti quanti. Davanti agli operai glielo dico. Li avevo minacciati esplicitamente ma quelli non potevano rischiare. Perché non sapevano io come la pensavo se facevo sul serio o no. Allora il gran capo usò il paternalismo.

Lei ha ragione mi fa davanti agli operai. Però il lavoro è una cosa importante il lavoro è una cosa che si deve fare. Evidentemente lei sta un po' nervoso oggi ma noi non ci possiamo fare niente qua non è un ospedale. Si vada a curare fa avvicinandosi a me si metta in mutua fa vicino a me davanti agli operai non rompa le scatole alla gente che vuole lavorare. Mi recupera insomma mi recupera e poi chiude il discorso. Se vuoi rompere le scatole mettiti in mutua va a fa 'nculo non rompere le scatole qua dentro a gente che lavora e che vuole lavorare. Qua non c'è posto per lavativi pazzi malati che non gli va di lavorare. Intanto la linea si rimetteva in moto e gli operai non mi guardavano piú.