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USCIRE DALLA CRISI


 

Il proletariato metropolitano non ha alternative. Per uscire dal-la crisi deve porsi e risolvere la questione centrale del potere. Solo distruggendo lo Stato imperialista, instaurando il suo potere la dittatura del proletariato, è possibile staccare "l'anello Italia" dalla catena imperialista, solo rifiutando il posto che ci assegna la divisione imperialistica del lavoro si possono valorizzare a pieno le forze produttive presenti nella nostra area.
Uscire dalla crisi vuoi dire comunismo! Vuoi dire: ricomposizione del lavoro manuale e intellettuale; organizzazione della produzione in funzione dei bisogni del popolo, del "valore d'uso", e non piú del "valore di scambio", vale a dire dei profitti di un pugno di capitalisti e di multinazionali. Tutto questo oggi è sto
ricamente possibile. Necessario e possibile! È possibile utilizzare l'enorme sviluppo raggiunto dalle forze produttive per liberare finalmente l'uomo dallo sfruttamento bestiale, dal lavoro necessario, dalla miseria, dalla fatica, dalla degradazione sociale in cui lo inchioda l'imperialismo.
È possibile stravolgere la crisi imperialista in rottura rivoluzionaria e quest'ultima in punto di partenza di una nuova società i che costruisce ed è costruita da uomini sociali, mettendo al suo i centro l'espansione e la soddisfazione crescente dei molteplici bisogni di ciascuno e di tutti.
« Solo l'enorme incremento delle forze produttive raggiunto mediante la grande industria permette di distribuire il lavoro fra tutti i membri della società senza eccezioni e perciò di limitare il tempo di lavoro di ciascuno in tale misura che per tutti rimanga un tempo libero sufficiente per partecipare sia teoricamente che praticamente agli affari generali della società. Quindi solo oggi ogni classe dominante e sfruttatrice è diventata superflua, anzi è diventata un ostacolo allo sviluppo della società e solo ora essa sarà anche inesorabilmente eliminata, per quanto possa essere in possesso della violenza immediata » (Engels)
L'imperialismo delle multinazionali è l'imperialismo che sta percorrendo fino in fondo, ormai senza illusioni la fase storica del suo declino, della sua putrefazione. Non ha piú nulla da pro-porre, da offrire, neppure in termini di ideologia. La mobilitazione reazionaria delle masse in difesa di se stesso che sta alla base della sua affannosa ricerca di consenso non può appoggiarsi in questa fase su alcuna base economica.
La controrivoluzione preventiva come soluzione, per ristabilire "la governabilità delle democrazie occidentali", si smaschera ora come fine in sé. La forza è la sua unica ragione. Siamo di fronte non solo alla rappresentazione esplicita della sconfitta storica dell'imperialismo come modo di produzione capace di espansione infinita progressiva, continua, ma anche alla sostituzione con-seguente delle ragioni della forza alle debolezze della sua ragione storica. L'esaurirsi delle sue capacità di sviluppare ancora le forze produttive è un processo irreversibile.
Nessuno sforzo controrivoluzionario per quanto feroce e violento potrà riuscire a bloccarlo, e ciò vuol dire anche che nessuna controrivoluzione, per quanto feroce e violenta, potrà riuscire a vincere in queste condizioni storiche.
Dire che l'imperialismo è sulla difensiva non significa dire che è senza unghie, né che il suo rovesciamento avverrà in modo rapido e semplice. Nel momento del suo declino è estremamente crudele e userà ogni arma a sua disposizione per ingannare, dividere, affamare, torturare e assassinare, coloro che Io attaccano. Ma il suo definitivo rovesciamento è inevitabile.
Non è solo a causa delle sue contraddizioni interne che l'imperialismo non trova piú le energie e le condizioni per la propria riproduzione e per il proprio sviluppo, ma queste contraddizioni vengono progressivamente esaltate e approfondite dall'impegno su un numero crescente di fronti, tanto ai suoi confini, quanto nelle sue metropoli, dalla guerra di liberazione dei popoli e dalla guerra di classe rivoluzionaria del proletariato. È questa guerra che gli impedisce di evolvere in forme diverse da quelle proprie e specifiche della controrivoluzione in ciascun paese; ed è questa controrivoluzione che consente alle forze rivoluzionarie di rafforzarsi, crescere ed infine vincere.
La borghesia si affermò perché era espressione di un reale processo di crescita delle forze produttive; la borghesia imperialista perderà perché per affermare sé stessa è obbligata a soffocare questa crescita.
Una necessità irresistibile rende irresistibile il processo di rivoluzione sociale che stiamo vivendo e tra tutte le forze produttive, noi, l'avanguardia organizzata del proletariato metropolita-no, siamo la principale.

Fase e congiuntura

Riconoscere l'esistenza oggettiva delle contraddizioni di classe e piú precisamente individuare quale tra esse è per noi, in questa fase, principale e quali invece sono oggettivamente secondarie, è un presupposto necessario dell'azione rivoluzionaria.
Non si ha lotta rivoluzionaria se non si affronta e combatte il nemico principale.
Abbiamo fin qui sostenuto che, in questa fase storica la contraddizione di classe principale è quella che oppone al proletariato metropolitano la borghesia imperialista e che, dunque, quest'ultima è rispetto ad esso e alle sue avanguardie politico militari il principale nemico da abbattere.
Abbiamo visto anche che lo Stato imperialista è una sintesi delle forme molteplici che assume l'iniziativa storica della borghesia imperialista, un concentrato esclusivo dei suoi bisogni, e lo strumento essenziale del suo dominio in tutti i campi.
Dire che in questa fase la borghesia imperialista è il nemico principale, se ci consente di individuare le linee strategiche del nostro movimento, ancora non è però sufficiente per determinare una giusta tattica. Tattica e strategia sono aspetti complementari e necessari alla nostra azione. La guerra di classe nel suo movimento reale fa emergere ad ogni momento determinato l'aspetto principale della controrivoluzione imperialista, ed è questo che chiamiamo congiuntura. La congiuntura non è determinata soggettivamente e univocamente dalle avanguardie armate e crederlo è fonte di astrattezza nell'individuazione della linea di combattimento. La congiuntura è, come la fase, un dato oggettivo dello scontro di classe che le forze rivoluzionarie contribuiscono a determinare essendone a loro volta determinate. Senza una corretta valutazione della congiuntura non vi può essere perciò una corretta individuazione della tattica, e senza una tattica adeguata nessun avanzamento reale risulta effettivamente possibile.
Quali sono gli elementi che è necessario valutare per comprendere la congiuntura e dunque per elaborare una tattica adeguata. Sono tre: a) il terreno dominante sul quale si muove l'iniziativa controrivoluzionaria della borghesia imperialista, b) le condizioni particolari e specifiche che caratterizzano il movimento di resistenza offensivo e più in generale gli strati proletari più combattivi,
c) lo stato reale del partito o comunque dell'avanguardia armata.

L'attuale congiuntura, passaggio dalla pace armata alla guerra

La congiuntura attuale è caratterizzata dal passaggio dalla fase della "pace armata" a quella della "guerra". Questo passaggio viene manifestandosi come un processo estremamente contraddittorio, che contemporaneamente si identifica con la ristrutturazione dello Stato in Stato imperialista delle multinazionali. Si tratta quindi di una congiuntura estremamente importante la cui durata e specificità dipendono dal rapporto che si stabilisce tra rivoluzione e controrivoluzione: non è comunque un processo pacifico, ma nel suo divenire, assume progressivamente la forma della guerra.
Il principio tattico della guerriglia in questa congiuntura è la disarticolazione delle forze del nemico.
Disarticolare le forze del nemico significa portare un attacco il cui obbiettivo principale è ancora quello di propagandare la lotta armata e la sua necessità, ma in esso già comincia ad operare anche il principio tattico proprio della fase successiva la distruzione delle forze del nemico: questo attaoco deve propaganda-re la linea politica dell'avanguardia politico-militare e contemporaneamente disarticolare la nuova forma che lo Stato imperialista va assumendo, deve cioè tendere anche ad inceppare, creare disfunzioni nell'apparato di guerra che la controrivoluzione va approntando. Scopo immediato di questi attacchi è:
a) mettere sistematicamente a nudo il fatto che il governo (Esecutivo) è nello stesso tempa uno strumento di repressione interna e una determinazione nazionale degli interessi dell'imperialismo dominante con in testa gli USA e la RFT. Obbiettivo questo che potrà essere conseguito sviluppando l'iniziativa su tre fronti:
I - contro la DC che dal dopoguerra in poi rappresenta nel nostro paese gli interessi tattici e strategici dell'imperialismo dominante e delle multinazionali;
2 - contro il personale politico imperialista che manovra le strutture centrali dello Stato, strutture che si snodano a partire dai ministeri attraverso un corpo ben distinto di istituzioni economiche, giudiziarie, carcerarie, militari, in tutto il paese.
3 - contro il personale politico imperialista che manovra i "centri vitali" del potere direttamente o indirettamente collegati all'Esecutivo ma formalmente autonomi (dalla Confindustria alle gerarchie di fabbrica, Fondazioni, mass-media).
4 - contro il personale politico imperialista che manovra le filiali locali degli organismi sovranazionali (Trilateral , CEE, NA TO) e che perciò funziona da tramite materiale della catena di trasmissione del potere.
b) accumulare su questo attacco un vasto e articolato potenziale rivoluzionario consolidandolo nella mobilitazione permanente contro lo Stato imperialista e l'Esecutivo che ne è il cervello e il motore.
Da come si risolve lo scontro in questa fase dipendono in larga misura i tempi della guerra ed in ultima analisi anche il suo esito.
La disarticolazione delle forze del nemico è quindi l'ultimo periodo della fase della banda armata e introduce progressivamente in quella della guerra civile rivoluzionaria.
Disarticolazione politica e militare delle forze del nemico devono procedere di pari passo, e dal lato delle forze rivoluziona-rie, questo processo corrisponde attualmente alla costruzione del Partito Comunista Combattente nel movimento di resistenza proletaria, per sviluppare la guerra di classe di lunga durata per la conquista del potere.

Sulle forme dell'azione di guerriglia nell'attuale congiuntura

Ogni fenomeno nel suo divenire si trasforma. Questa trasformazione non è solo "quantitativa", ma investe anche la sua "qualità": Questa è una legge generale del materialismo dialettico
e perciò vale anche per la guerriglia e le sue forme di combattimento:
I - All'inizio e per forza di cose, operavamo per piccoli nuclei,
e abbiamo praticato piccole azioni. 2 - Poi, crescendo la forza
e il radicamento della guerriglia, siamo passati ad azioni più complesse che impegnano contemporaneamente ma sempre in piccole azioni, piú nuclei. 3 - Oltre ancora la guerriglia si è mossa per campagne e cioè contemporaneamente in piú poli sulla stessa linea di combattimento. Questa è una direttrice di crescita della guerriglia.
Una seconda direttrice di crescita è stata quella del passaggio da "azioni rapide" ("mordi e fuggi") ad "azioni prolungate" (Amerio, Sossi, Costa) ciò ci ha consentito di svolgere una propaganda armata più incisiva e di dimostrare al Movimento di resistenza i livelli raggiunti dalla guerriglia nell'organizzazione del potere proletario. Ci ha consentito inoltre di ampliare e moltiplicare le contraddizioni all'interno dello Stato,
Una terza direttrice infine è stata quella del rapido concentramento di forze numerose per attaccare il nemico in piccole battaglie (Casale, Coco).
Abbiamo riassunto queste tre direttrici di crescita dell'azione guerrigliera perché sono quelle che fanno emergere con maggiore intensità i contenuti fondamentali della guerriglia.
La forza reale della guerriglia dimostra non solo "alzando il tiro" ma soprattutto impostando campagne sempre piú articolate (che investono un numero crescente di poli); impegnando il nemico in azioni prolungate che esaltino ed esasperino tutte le sue contraddizioni interne, attaccando le forze nemiche di sorpresa in battaglie via via piú consistenti che forniscano alle masse proletarie il margine reale della crescita della forza guerrigliera.
Inoltre la ristrutturazione dello Stato Imperialista delle Multi-nazionali si caratterizza per la sua estrema militarizzazione e per la concentrazione di forza militare a difesa dei suoi organismi vi-tali, del proprio personale di direzione, delle sue strutture fonda-mentali ecc.
Sviluppare l'iniziativa rivoluzionaria per disarticolare politica-mente e militarmente questo apparato, comporta l'adozione di nuove tecniche di combattimento che prefigurino e facciano vive-re sin da oggi l'aspetto fondamentale della guerra civile dispiegata: l'annientamento delle forze imperialiste. Questo non significa che non esistono piú mediazioni adottabili, ma che esse vanno viste in rapporto dialettico con la necessità di incidere "militarmente" per poter incidere "politicamente".
Compito dell'organizzazione guerrigliera è di passare dalle azioni cosiddette "dimostrative" a quelle che danno al combattimento un inequivocabile significato "distruttivo" della forza nemica. Nessun obbiettivo deve essere difendibile, dai gorilla e dai merce-nari del regime, nessun bunker nel quale gli agenti della contro-rivoluzione si nascondono deve potersi dire "sicuro".
Le tecniche della guerriglia consentono questo, dobbiamo farle nostre ed addestrarci ai nuovi livelli di combattimento che la guerra di classe ci impone