Biblioteca Multimediale Marxista
estratto dagli atti del processo "Conti"
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......... così come si veniva configurando conduceva 
  una dura ed inflessibile battaglia politica contro il pacifismo e il revisionismo 
  e l'estremismo gruppettaro che si sviluppavano nel corpo proletario. La battaglia 
  politica interna al Mov Riv. e con le diverse OCC faceva emergere il soggettivismo 
  nella differenza tra "avanguardia politico-militare" a "gruppo" 
  laddove la prima rappresentava la fusione teorico-politico-militare di organizzazione 
  di soggetti proletari reali ed interni alla classe, a settori di classe. Il 
  secondo, la pura manifestazione di sé stesso, cioè della tendenza 
  di alcuni soggetti a schierarsi sul terreno della L.A. per il comunismo. Nella 
  fase della transizione alla guerra di classe dispiegata il rapporto tra L'O. 
  e le masse proletarie e le loro avanguardie deve necessariamente farsi più 
  articolato e complesso.
  L'O. diventa" Partito che costruisce il Partito", supera il concetto 
  dell'Organizzazione politico-militare, riassume il suo ruolo essenzialmente 
  nella costruzione-esercizio di un vasto ed articolato sistema di potere proletario 
  armato all'interno del quale, il Partito è direzione politico/militare 
  nelle lotte e del combattimento proletario. La base oggettiva del riproporsi 
  del soggettivismo di O., pur dopo battaglie politiche e campagne di rettifica 
  durante le quali 1'O. si è impegnata duramente nell'espellere dal proprio 
  corpo questa infezione mortale sta proprio nelle difficoltà ed incapacità 
  emerse dai compiti di questo passaggio di fase. L'avanguardia politico-militare 
  assumendo la forma di esistenza della guerriglia acquistava la capacità 
  di rappresentare e di realizzare anche la possibilità di essere sempre 
  offensiva.
  E' la forma stessa della guerriglia (le leggi della guerra lo insegnano) che 
  ha consentito alle BR di essere sempre l'offensiva, anche a fronte di ritirate 
  del movimento di classe. Ritirate legate al cammino tortuoso della classe di 
  fronte alla controffensiva scatenata dalla borghesia imperialista sul terreno 
  della ristrutturazione industriale, del mercato del lavoro e della costruzione 
  del SIM. Mantenere sempre all'offensiva ha significato per l'O. lottare e combattere 
  innanzitutto sul terreno della propaganda e della disarticolazione (portare 
  l'attacco al cuore dello Stato) ma trovando infinite difficoltà ad assumere 
  il ruolo di direzione politico militare degli strati di classe, che l'aggravarsi 
  della crisi, dello sviluppo della crisi dello scontro tra borghesia e proletariato 
  ha spinto sul terreno della L.A. per il comunismo. Per la classe il percorso 
  che la sta portando alla partecipazione diretta sul terreno della L.A. non può 
  significare nell'immediato capacità dispiegata di organizzazione politico 
  militare clandestina al potere della borghesia, e di combattimento.
  Al contrario esistono percorsi differenziati (avanzati ed arretrati) all'interno 
  dei quali funzione dirigente del Partito, é comprenderli e valorizzarli 
  tutti, dirigerli assumendo sempre come riferimento generale le espressioni più 
  avanzate. Negli ultimi quattro anni, il soggettivismo di Organizzazione ha significato 
  una divaricazione tra la capacità offensiva messa in campo dall’O. 
  e dalle altre frazioni del Partito in costruzione e il livello del tutto ridicolo 
  di capacità dirigente rispetto alle lotte proletarie ed alle loro espressioni 
  organizzative combattenti - come erano e sono all'interno di una congiuntura 
  data e rapporti di forza esistenti - divaricazione che ha condotto a dispetto 
  della buona volontà e delle intenzioni dei compagni alla assolutizzazione 
  delle battaglie e campagne sul programma di congiuntura alle esigenze dell'O. 
  rispetto alla battaglia politica ed al proprio rafforzamento politico-militare.
  2 ) Sul rapporto Masse – Partito – Masse
  Dal rapporto M-P-M si sviluppa la possibilità della costruzione del PPA 
  cioè le condizioni più mature e le determinazioni politico-militari 
  per condurre la guerra rivoluzionaria per la transizione al comunismo. Questo 
  è il principio scientifico che dobbiamo ricollegare al centro della nostra 
  pratica sociale, facendolo riemergere dal soggettivismo di cui siamo stati impregnati. 
  Questo principio scientifico del materialismo dialettico per essere fino in 
  fondo compreso e posto alla base dell'esistenza dell'attività molteplice 
  dei Comunisti, del capire e vivere la realtà di classe del dirigere vittoriosamente 
  la guerra di classe rivoluzionaria, deve essere fatto uscire da una interpretazione 
  meccanicista e sostanzialmente soggettivista. E' meccanicista quando questo 
  preciso rapporto dialettico si riduce a solo metodo di ragionamento cioè 
  quando questi tre momenti perdono la loro fondamentale interazione. Si riduce 
  così questo principio a sola funzione interpretabile della realtà: 
  e nella sostanza il compito dei comunisti diventa unicamente essere veicolo 
  delle tensioni che la classe esprime nelle sue lotte. Il soggettivismo all'interno 
  di questo rapporto assumendo la variante del meccanicismo, opera l'annullamento 
  del rapporto dialettico, pratica-teoria-pratica rivoluzionaria è interrotto 
  dall'agire sbagliato dei soggettivisti che assolutizzano a loro stessi la realtà 
  che li circonda cioè l'impianto teorico-strategico che hanno assunto. 
  Questo impedisce di cogliere nella sua essenza la lotta di classe, i rapporti 
  di forza tra proletariato e borghesia. Lo stato del processo dell'unità 
  di classe e su quali contenuti si va esprimendo, i livelli di organizzazione 
  che le lotte si danno autonomamente . Questa trasgressione e il pressappochismo 
  che lo caratterizza ogni volta che è praticato porta a misurare sulla 
  sola determinazione comunisti-Partito lo scontro di classe ed i rapporti di 
  forza tra proletariato e borghesia.
  La pratica politica che ne consegue, non instaura più il rapporto masse-Partito-masse, 
  è proprio quella pratica che non tenendo conto della realtà generale, 
  allontana i soggettivisti dalle masse. La loro è una espulsione progressiva 
  dallo scontro, ciò che determinavano è solo scontro militare tra 
  guerriglia e Stato. La formazione della teoria e della strategia rivoluzionaria 
  è a questo punto fuori dalla complessa attività delle masse, fuori 
  dal movimento insostituibile dalle masse-alle masse. “La conoscenza comincia 
  con la pratica e la conoscenza teorica acquisita attraverso la pratica deve 
  nuovamente tornare alta pratica.” 
  La conoscenza diventa teoria e pratica rivoluzionaria capace di agire all'interno 
  della lotta di classe ai diversi livelli della sua espressione. La pratica rivoluzionaria 
  deve cogliere gli elementi che permettono il superamento delle parzialità 
  che la lotta di classe esprime (per esempio l'economicismo), senza negarle ne 
  assolutizzarle dalla pratica sociale si forma nuova conoscenza sviluppo più 
  maturo della teoria rivoluzionaria per tornare nuovamente alla pratica sociale, 
  alle masse. In questo percorso c'è la verifica, della giustezza di una 
  linea politica ed il superamento degli errori che saranno inevitabili.
  Errore è credere a monte di una esperienza e pratica accumulata in anni 
  di attività rivoluzionaria di avere ormai raggiunto una teoria rivoluzionaria 
  perfetta. Tutt’al più da smussare e con questa spiegare, elaborare, 
  trasformare i movimenti di massa rivoluzionari. Il sistema del P.P.A., se interpretato 
  in modo riduttivo ed applicato al rapporto meccanicista masse-Partito-masse 
  genera lo sviluppo ristretto delle potenzialità interne allo scontro 
  di classe facendoci vedere solo ciò fin da subito si dialettizza con 
  la teoria.
  Ecco come il soggettivismo diventa metro di misura di se stesso e della realtà 
  oggettiva. Stabilisce con la sua funzione ciò che è sistema di 
  potere e ciò che è organizzabile dentro questo sistema di potere.	
  In sostanza non è più il rapporto masse-Partito-masse ma il soggettivismo 
  che scandisce la costruzione a esercizio del potere proletario armato. I1 punto 
  è questo, analizzare i movimenti di massa antagonisti, cogliere il loro 
  contenuto rivoluzionario in rapporto alle contraddizioni che gli oppone spontaneamente 
  alla società capitalistica. Perciò è fondamentale essere 
  presenti dentro questi movimenti nelle forme di organizzazione che essi esprimono, 
  capirne la base materiale su cui nascono e le contraddizioni che le perquotono. 
  Il principio politico è che: i comunisti si organizzano dentro le masse 
  e non le masse dentro i comunisti. Questo significa imparare ad organizzarsi 
  ad ogni livello di espressione di antagonismo di classe e non aspettare che 
  l'evolversi spontaneo assume le caratteristiche a noi più assimilabili. 
  Per questo non c'è alcuna ambiguità nell'assumere compiti di lavoro 
  politico e di direzione anche all'interno del lavoro legale purché all'interno 
  di una strategia di un lavoro rivoluzionario. Per lavoro legale non si intende 
  l'infiltrazione dentro gli spazi lasciati aperti dalla borghesia né sfruttare 
  furbescamente determinate contraddizioni presenti in aree di dissenso sociale 
  e politico. Ne tantomeno la riproposizione di livelli diversi e compartimentati 
  tra loro (uno legale ed uno illegale). Ma capacità di propagandare le 
  ragioni sociali della guerra. Di organizzare dirigere complessivamente l'antagonismo 
  di classe nelle svariate manifestazioni che assume. Al contrario il soggettivismo 
  opera l'esatto opposto, si allontana dalle masse, svolge lavoro rivoluzionario 
  dentro livelli di antagonismo organizzato ed organizzabile riducendo anche questo 
  a puro lavoro di organizzazione di Partito determinando produzione di sé 
  stesso dentro la classe, nei casi migliori, al peggio la disgregazione delle 
  realtà proletarie.
  Il rapporto più ampio e molteplice che i comunisti instaurano con le 
  masse é quello che permette di tornare nuovamente alle masse con una 
  teoria rivoluzionaria matura per la costruzione del P.P.A. cioè delle 
  sue tre determinazioni fondamentali gli OMR il Partito e un forte movimento 
  di massa rivoluzionario. Questo rapporto è con le masse per le masse, 
  ma le masse proletarie non sono qualcosa di statico e lineare, in un unico movimento 
  omogeneo ma al proprio interno tensioni, tendenze, contraddizioni, livelli diversi 
  di organizzazione nascono, si sviluppano spesso si ripiegano o rifluiscono su 
  sé stessi, i comuni ti devono saper cogliere le contraddizioni che hanno 
  un peso centrale ma non appiattendo il tutto a quel livello, e capire i momenti 
  di lotta e di organizzazione possibile e lavorare dentro di quelli. I livelli 
  di lotta e di organizzazione rivoluzionaria più maturi che già 
  si misurano in rapporto alla borghesia in termini di scontro per il potere sono 
  il referente centrale e privilegiato per instaurare il rapporto con le masse, 
  è dentro quei livelli che più forte si fa la strada per la costruzione 
  del P.P.A.
  Non é quindi un generico rapporto ma qualcosa di più concreto 
  da capire, sviluppare come conoscenza e teoria, é la base materiale del 
  P.P.A., da qui si sviluppa ed arriva fino alle realtà più arretrate. 
  Affrontare il nodo centrale di questa congiuntura di transizione significa entrare 
  nel merito che i compiti che ha posto e pone e in particolare in quello della 
  conquista delle masse alla L.A. E' quanto ripetiamo da alcuni anni nei nostri 
  documenti, nella nostra pratica sociale. Quello che in più dobbiamo aggiungere 
  non sono elementi di arricchimento o di analisi degli errori dei perché 
  e dei percome, ma fissare il quadro generale dello scontro in cui questo compito 
  centrale stà vivendo. Spesso abbiamo parlato di "campagne, di ripresa 
  dell'iniziativa, di programma, etc...." ma non sempre abbiamo analizzato 
  scientificamente, partendo dal rapporto Partito-masse-Partito il quadro strategico 
  dove quelle iniziative si inserivano. Il più delle volte siamo partiti 
  da quanto 1’O. aveva maturato politicamente, militarmente-organizzativamente 
  con ciò decretato l'apertura o la chiusura di congiunture, di rapporti 
  di forza più o meno favorevoli a questa o quella iniziativa, in poche 
  parole salvo poche eccezioni abbiamo collocato la nostra tensione d'Organizzazione 
  al centro dello scontro di classe.(nota a meno : Fiat Set. 80) Quello che c'è 
  da definire concretamente é il quadro strategico dove si inserisce la 
  campagna, 1’azione etc..... Esempio è possibile unicamente dentro 
  un rapporto dialettico con le masse e non può prescindere da esse. Il 
  Partito senza questa determinazione sarebbe il riflesso estremo di tensioni 
  che in determinati settori del proletariato si agitano. Ad ogni modo non sarebbe 
  un Partito capace di guidare un processo di guerra di lunga durata. quello che 
  può determinare è una sorta di estremizzazioni della guerriglia 
  in un tessuto sociale disastrato dalle contraddizioni che la crisi capitalistica 
  genera. Questa realtà se così dovesse permanere, non sarebbe nessun 
  contributo alla definizione del quadro strategico dello scontro di classe nel 
  nostro paese.
3) ELEMENTI PER LA DEFINIZIONE DI UN QUADRO STRATEGICO PER 
  LA RIPRESA SU NUOVE BASI DEL.PROCESSO DI UNITA' DEI COMUNISTI NELLA COSTRUZIONE 
  DEL P.CC. E PER L'UNITA DELLE MASSE SUL PROGRAMMA DI CONGIUNTURA.
  "La ritirata strategica ha come obiettivo il passaggio alla controffensiva 
  ed è solo la prima tappa della difensiva strategica" (Mao)
  Molti compagni pensano, e noi stessi spesso siamo caduti in errore che il processo 
  rivoluzionario sia nella sua dinamica generale un processo tutto sommato lineare, 
  di riflesso si concepisce la funzione dell'O. unicamente come movimento di offensiva. 
  Nella guerra di classe di lunga durata, forma e contenuto coincidono, quindi 
  si ha l'unità del politico col militare, ma ciò non vuol dire 
  sviluppo lineare. Lo sviluppo rivoluzionario è complesso e contradditorio: 
  l'avanguardia agendo all'interno delle contraddizioni le spinge a maturazione, 
  al loro superamento perché si ripropongano ad un livello più avanzato. 
  Lo scontro di classe interno al rapporto crisi-ristrutturazione crisi-rivoluzione, 
  il quadro generale, i rapporti di forza non possono prescindere da questa dialettica, 
  pena la concezione idealistica della lotta di classe stessa, e l'assunzione 
  di questi due rapporti.
  Questo è il terreno su cui è andata maturando la concezione soggettivista 
  della guerra di classe nella metropoli imperialista, ed ha portato ad una frenetica 
  rincorsa del rapporto crisi-rivoluzione intendendolo nella sua eccezione vecchia 
  di gruppo guerrigliero che, ha scandito in questi ultimi anni una mortale rincorsa 
  all'essere sempre e comunque all'offensiva.
  Come più volte abbiamo detto l'attuale congiuntura politica si colloca 
  a cavallo di due fasi, non siamo più nella fase della propaganda armata, 
  pur non essendo ancora in quella della guerra civile dispiegata. E' per questo 
  una congiuntura di transizione. Il problema centrale di questa congiuntura, 
  se vogliamo evitare inutili cazzate, non è quello di unire ciò 
  che non c'è, è invece tutto da conquistare! Le masse e l'unità 
  dei comunisti. Se in passato abbiamo pensato, senza per altro teorizzarlo, che 
  la durata di questa congiuntura dipendesse unicamente da noi e da un consenso, 
  da una simpatia che le masse ci riservavano a fronte della delegittimazione 
  dello Stato, abbiamo commesso l'errore più infantile della nostra epoca.
  I fatti parlano da soli. La durata e il prolungarsi di questa congiuntura dipendono 
  dalla capacità soggettiva del proletariato metropolitano di costituirsi 
  in Partito combattente e di condensare il suo antagonismo in sistema di potere 
  rivoluzionario, e dall'evolversi della crisi strutturale del M. di P.C. Attualmente 
  la borghesia ha spostato in suo favore questa congiuntura, le sue vittorie hanno 
  raggiunto una dimensione generale che si ripercuotono per un arco di tempo di 
  non breve periodo. Il consolidamento di queste vittorie, il mantenimento dell'offensiva 
  non dipende unicamente dalla borghesia, ma, a nome e soprattutto dalla capacità 
  che avrà l'avanguardia del PM di superare gli errori commessi e di ristabilire 
  un nuovo rapporto con i movimenti di massa antagonisti e con i primi embrioni 
  degli Organismi Rivoluzionari che le masse si danno. Il carattere di questa 
  vittoria che la borghesia ha riportato sul nascente sistema di potere, di cui 
  noi siamo una componente, e i suoi movimenti di massa antagonisti, fino ad accelerare 
  l'attacco alla C.O. dei grandi poli industriale, è sostanzialmente diversa 
  dalle vittorie che anche in fasi precedenti aveva ottenuto.
  In passato isolare l'avanguardia Pol. mil. e colpirla era l'obbiettivo prioritario, 
  questo permetteva di adottare strategie preventive, capaci di contenere, sviare 
  su terreni forvianti le lotte proletarie, attaccando così i livelli autonomi 
  più maturi di organizzazione proletaria. 
  L'approfondirsi della crisi capitalistica, la necessità della borghesia 
  imperialista di fare in fretta per non restare completamente tagliata fuori 
  dallo scatenamento della guerra imperialista, trova come unica possibilità 
  l'approfondimento della guerra al proletariato. Il suo obiettivo centrale diventa 
  quello di: strappare con ogni mezzo insieme alla componente cosciente del PM 
  ogni forma di resistenza. Da parte nostra aver attaccato l'aspetto centrale 
  del progetto della borghesia imperialista, nel suo cuore: la Nato, senza capacità 
  di previsione, senza comprendere come si sarebbero approfondite le contraddizioni 
  e il livello che la borghesia, diretta dall'imperialismo americano metteva in 
  campo. Ha significato in definitiva lasciare che le contraddizioni aperte le 
  riempisse la borghesia imperialista, scatenando la guerra al proletariato. Dobbiamo 
  capire che condurre la guerra di classe nelle metropoli imperialiste è 
  un'attività molto più complessa di quanto pensavamo, è 
  un'attività molteplice, al cui interno ci sono molti movimenti che non 
  devono essere assolutizzati all'unico che fino ad ora abbiamo concepito: l'offensiva. 
  
  L'offensiva a tutti i costi, senza un quadro strategico che la fa essere possibile, 
  alla lunga si presenta come sfasatura, e ripropone la divaricazione del rapporto 
  M.P.M, al nemico di classe gli si offre una possibilità ulteriore per 
  accerchiare, annientare l'avanguardia rivoluzionaria e portare fino in fondo 
  i suoi progetti di ristrutturazione e annientamento di interi strati di classe. 
  Parlare oggi di un quadro generale caratterizzato dalla difensiva strategica, 
  non significa, come molti credono, riportare indietro 10 anni di L.A. con tutto 
  il suo bagaglio di esperienza, o peggio, perché il nemico ha riportato 
  significative vittorie contro le BR e il Mov. Riv. (anche se di ciò ne 
  dobbiamo tenere conto). Significa ragionare sulla complessività della 
  congiuntura di transizione per come è andata maturandosi, in questi anni. 
  Il passaggio dalla propaganda armata alla congiuntura di transizione non si 
  muoveva in un quadro generale di offensiva strategica, ma la stessa andava e 
  va costruita con la capacità di conquistare e organizzare le masse alla 
  lotta armata e costruire il Partito. Non si può scambiare, come spesso 
  abbiamo fatto, l'offensiva tatticamente possibile della organizzazione per l'offensiva 
  del PM concentrata in un sistema di potere. Anche quando 1'O. è stata 
  in grado di legarsi materialmente ai programmi del PM (campagna D'Urso) e di 
  conquistare in dialettica con esso il P.I. ciò è avvenuto in un 
  quadro di difensiva strategica, i risultati politici spostavano in avanti i 
  rapporti di forza e contribuivano a determinare la durata della congiuntura. 
  Gli stessi rapporti di forza conquistati nelle fasi precedenti non determinano 
  il carattere offensivo della nuova fase, ma è necessario ripartire da 
  quelli per trasformare congiuntura dopo congiuntura, misurandoli rispetto ai 
  compiti che si presentano dal vivo dello scontro di classe. Non capire la complessità 
  di questi principi significa trasgredire le leggi della guerra rivoluzionaria, 
  e concepirla come un evolversi spontaneo e su se stesso.
  Nella nostra produzione teorico-pratica è mancata sostanzialmente una 
  visione completa e chiara del quadro strategico in grado di identificare le 
  varie congiunture che compongono una fase politica. Questo quadro d'insieme 
  non è solo l'analisi del movimento crisi-ristrutturazione crisi-rivoluzione 
  in una data congiuntura politica, ma l'analisi di una fase della guerra di classe.
  Ciò che c'è da stabilire è quale è il carattere 
  strategico di questa fase.
  Le congiunture che l'attraversano si informano di quel carattere e non viceversa. 
  Una campagna che sviluppa i contenuti di una congiuntura riportando una vittoria 
  sul nemico, contribuisce a determinare la durata della congiuntura, stabilendo 
  e consolidando i rapporti di forza ma non modifica la sostanza strategica della 
  fase. Solo consumando vittoriosamente una intera fase politica si può 
  passare a quella successiva. Così è stato con la fase della propaganda 
  armata, così è attualmente per i compiti della congiuntura di 
  transizione, e solamente l'approfondimento, e la conquista di quegli obiettivi 
  può determinare l'entrata o meno delle masse organizzate nella guerra 
  di classe dispiegata. L'O. nella sua pratica sociale molte volte ha commesso 
  proprio questo errore, ha sviluppato campagne che erano tutte interne alla congiuntura 
  di transizione, per come questa si è aperta ed è andata evolvendosi 
  all’interno del suo movimento generale la difensiva strategica, ma caratterizzando 
  le campagne su obiettivi di fasi diverse, sbandando dalla propaganda alla guerra 
  dispiegata. Nel definire una fase della guerra di classe come movimento generale 
  di difensiva o di offensiva strategica non va commesso nessun arbitrio, nessun 
  errore di soggettivismo. Va assolutamente rifiutata una analisi che pone come 
  elemento centrale di partenza la nostra sconfitta, ciò riproporrebbe 
  ancora una volta la deviazione che stiamo cercando di scrollarci di dosso. L'analisi 
  di una fase della guerra di classe va analizzata studiando i movimenti generali 
  che la compongono, e il livello raggiunto all'interno di questi movimenti dalla 
  strategia rivoluzionaria come capacità di direzione.
  Da questa analisi si dà la possibilità di stabilire il carattere 
  di una fase della guerra di classe e che forme assume. Sicuramente per il livello 
  di presenza e di radicamento che abbiano all'interno del PM riusciremo solamente 
  a tracciare le linee generali e queste senza pontificarle le rimettiamo al confronto 
  e al dibattito. Da molti compagni viene espressa una tesi politica circa la 
  tendenza già in atto allo scatenamento della guerra imperialista.
  E' una tesi condivisa da noi e posta al centro della nostra iniziativa.
  Lo scatenamento della guerra imperialista informa tutti i rapporti sociali, 
  la guerra informa la politica. E' a questo livello di sviluppo del processo 
  crisi-ristrutturazione che si colloca il suo opposto, il processo crisi-rivoluzione. 
  Il processo crisi-rivoluzione si colloca, cioè, al livello più 
  alto di maturazione della crisi dell'imperialismo. All'interno di questo rapporto 
  dialettico è possibile comprendere il carattere che esprimono i movimenti 
  di massa e lo stato di costruzione del P.P.A. I movimenti di massa contro la 
  guerra imperialista, le lotte degli operai occupati e cassaintegrati contro 
  la attuazione dei processi di ristrutturazione industriale che sono il supporto 
  economico e politico alla strategia di guerra della borghesia imperialista, 
  le lotte del proletariato marginale contro la ristrutturazione del mercato del 
  lavoro, e molte altre manifestazioni dell'antagonismo della classe hanno come 
  carattere comune la resistenza attiva allo scatenamento della guerra. Il primo 
  movimento che si oppone alla strategia della borghesia è proprio la resistenza 
  attiva al suo progetto. Questa diventa l'ostacolo che la borghesia deve rimuovere, 
  questo è il suo primo obiettivo: sconfiggere qualsiasi forma di resistenza 
  attiva. Possiamo perciò affermare che il carattere di questa fase è 
  la tendenza già in atto alla guerra imperialista, e il movimento generale 
  che gli si oppone, la resistenza attiva. Questa è la base materiale, 
  il carattere dei movimenti antagonisti su cui sta vivendo la teoria di costruzione 
  del sistema del potere proletario armato. I compiti che indica questa teoria 
  di potere per la sua costruzione deve vivere, dialettizzarsi al livello raggiunto 
  dai movimenti di massa antagonisti. E' perciò fondamentale capire come 
  questi si esprimono, gli obiettivi che pongono, ed assumerne la direzione, non 
  stare alla coda di essi, ne starne troppo avanti, portare a maturazione superiore 
  i contenuti della resistenza attiva al cui interno vivono latenti gli elementi 
  che possono trasformare la resistenza attiva in controffensiva. La teoria del 
  sistema del Potere Proletario Armato si riferisce alle molteplici espressioni 
  dei movimenti antagonistici, e non esclusivamente alle avanguardie; se cosi 
  non fosse (e non è stato) si creerebbe una sfasatura (come si è 
  creata) che limita, riduce le possibilità di costruzione del sistema 
  del Potere proletario armato. Questa sfasatura si manifesta (e si è manifestata) 
  in rapporto all'offensiva scatenata dalla borghesia. Lo scatenamento dell'offensiva 
  della borghesia ha messo a nudo, ha rivelato quanto è debole e sfasata 
  l'interpretazione teorico-pratica che abbiamo avuto del sistema del P.P.A., 
  ha rivelato quanto abbiamo riferito questa teoria alle sole avanguardie, ha 
  fatto emergere 1’inconsistenza della base materiale che lo deve esprimere: 
  i Movimenti di Massa Rivoluzionari. Ciò ci riporta alla contraddizione 
  iniziale: il quadro strategico in cui vive la teoria del Sistema del Potere 
  Proletario Armato. Come abbiamo affermato, questo è informato dalla tendenza 
  in atto alla guerra imperialista che spinge progressivamente la borghesia stessa 
  ad accelerare i suoi programmi di ristrutturazione e di attacco al P.M. (segue....).
Fasi che i programmi della borghesia si pongono nel movimento 
  di offensiva. Questo movimento della Guerra vive tanto all'interno della metropoli 
  imperialista, quanto contro le lotte dei popoli oppressi del terzo mondo e dell'America 
  del centro-sud. All'opposto, il carattere della guerra di classe, oggi, è 
  la resistenza attiva. Dobbiamo ricollocare la nostra attività rivoluzionaria 
  all'interno del movimento reale del processo rivoluzionario, pena l'uscita definitiva 
  della nostra 0. dal procedere lento ma inesorabile della rivoluzione sociale.
  Dobbiamo imparare a praticare la difensiva strategica per capire come praticare 
  i compiti della congiuntura di transizione che attraversiamo: conquista organizzazione 
  delle masse sul terreno della L.A. per il C.; unità dei comunisti per 
  la costruzione del PCC. Tutto questo ancora non è sufficiente se non 
  analizziamo i movimenti tattica, congiunturali all'interno della difensiva strategica. 
  Resistenza attiva e ritirata strategica non indicano un movimento passivo e 
  su se stesso, delineando il primo passaggio per la controffensiva. Gli obiettivi 
  della ritirata strategica sono la prima risposta all'offensiva scatenata dalla 
  BI. E' questi il contenuto politico del conservare le forze del nascente sistema 
  del PPA, di cui 1'O. è una componente: conservare le forze e attaccare 
  posizioni conquistate dalla borghesia imperialista dentro il mov. di massa antagonista 
  e al nascente sistema del PPA. Questo deve essere il centro dell'attività 
  rivoluzionaria di ogni istanza della nostra O. Lo sviluppo di questo mov. é 
  anche il presupposto, nell'immediato, nel contingente del non disperdere le 
  forze ma di conquistarne altre. Molti obietteranno che 1'O. nel praticare questo 
  mov. perde il suo carattere centrale, carattere che le ha permesso di costruirsi 
  in questi anni come avanguardia pol-mil. concentrando l'attacco al cuore del 
  progetto della borghesia, al cuore dello stato, interpretando i livelli più 
  alti dello scontro di classe, sintetizzandoli in linea politica, in attività 
  di combattimento. La sostanza di questa obiezione ci riporta ad una pratica 
  soggettivista, cioè, ad assolutizzare le complesse attività ed 
  i compiti di questa congiuntura di transizione ad un'unica determinazione: il 
  combattimento contro il cuore dello stato; a risolvere all'interno di una concezione 
  guerrigliera la molteplice originalità dello sviluppo della guerra di 
  classe nella metropoli imperialista, senza capire che l'attacco al cuore dello 
  stato o è dentro una strategia di conduzione della guerra attinente allo 
  sviluppo che ha raggiunto, oppure ancora una volta è ridurre le determinazioni 
  del sistema del PPA ad un solo aspetto della guerra di classe. Nell'epoca dell'imperialismo 
  delle multinazionali la guerra di classe assume nuovi caratteri: da un lato, 
  la capacità accumulata dalla borghesia di conoscere le dinamiche della 
  lotta di classe; in grado di incidere in modo preventivo annientando sul nascere 
  tutte le condizioni più mature per lo sviluppo del processo rivoluzionario; 
  attaccando ormai dall'interno le aree politiche su cui si sta costruendo il 
  sistema di potere che la distruggerà; coniugando in vere e proprie campagne 
  di annientamento gli aspetti molteplici della guerra al proletariato, della 
  guerra al nascente sistema di potere, vorrebbe espropriare il PM delle ragioni 
  sociali della lotta di classe, impedendogli col contributo dei revisionisti 
  e del sindacato di assumere più concretamente i contenuti più 
  alti che in questi anni ha espresso, e di praticarli all'interno di proprie 
  forme di organizzazione autonoma. Questa campagna controrivoluzionaria percorre 
  tutto il sistema di potere e nell'attacco non persegue solo lo smantellamento 
  politico e organizzativo, ma agisce a causa anche dei nostri errori alla delegittimazione 
  della L.A per il C., come reale terreno di emancipazione sociale. Dall'altro 
  lato c'è un'avanguardia giovane decimata dall'attacco di questi anni 
  e un mov. di massa antagonista che si sta misurando con il più efferato 
  progetto di ristrutturazione e annientamento. Per tutto questo gli errori, le 
  deviazioni, gli eccessi, i ritardi inevitabili presenti come portato spontaneo 
  dello scontro di classe, se non vengono compresi fino in fondo, se persistono, 
  generano inevitabilmente la sconfitta. La campagna di primavera de… ha 
  portato alla massima maturazione i compiti che la fase della propaganda armata 
  aveva come obiettivo, ponendo alla base della congiuntura di transizione i compiti 
  necessari per i1 suo dispiegamento: la conquista delle masse alla lotta armata 
  per il C. e la costruzione del PCC. questa è una questione complessa 
  che attraversa un'intera congiuntura e implica una maturazione complessiva di 
  come condurre la guerra nelle metropoli. Per questo è necessario determinare 
  con la massima chiarezza il movimento dalle masse alle masse, al cui interno 
  principio masse-partito-masse sviluppa la possibilità per 1a costruzione 
  del PPA. Perciò analizzare l'evolversi strutturale della crisi che investe 
  per intero il modo di produzione capitalistico è necessario per capire 
  come la crisi produce la guerra imperialista, come questa tendenza già 
  in atto informa tutti i rapporti sociali. L'attacco della BI si inserisce in 
  un quadro informato dalla sua tendenza principale: la guerra imperialista e 
  tende fin da subito ad imporre alla classe condizioni simili ad una economia 
  di guerra. L'obiettivo della borghesia è di garantirsi la funzionalità 
  dal suo modo di produzione e in generale di tutti i rapporti sociali in qualsiasi 
  periodo di acutizzarsi della crisi. Così ad un'espulsione massiccia di 
  forza-lavoro, ad un uso generalizzato della cassa integrazione, all'uso massiccio 
  della disoccupazione corrisponde un piano che prevede la riappacificazione forzata 
  dei rapporti sociali fino a criteri di annientamento 1) Riappacificazione forzata 
  degli operai occupati, spinta in particolari nei settori trainanti del mercato 
  in modo da ottenere l'abbassamento della conflittualità e il massimo 
  sfruttamento della forza-lavoro.
  2) Regolamento delle tensioni di classe e governo ferreo del mercato del lavoro, 
  per determinare quantitativamente l'offerta di mano d'opera, qualificandola 
  secondo le esigenze dell'industria. 
  3} Ripristino di un più dispotico comando, distruzione di qualsiasi forma 
  organizzativa della classe operaia e proletaria, fino a punte di annientamento.
  Questo è reso possibile dall'alto ricambio di forza lavoro favorito dalla 
  massiccia espulsione di forza lavoro stessa, e di come la ristrutturazione de 
  l mercato del lavoro la riqualifichi alle esigenze delle aziende.
  Riproducono quindi mutamenti di composizioni di classe al cui interno la strategia 
  di guerra della borghesia tenta di differenziare per poi annientare. I movimenti 
  di massa antagonisti vivono tutta intera questa dialettica stridente e si scontrano 
  con l'opera restauratrice che lo SIM vuole imporre a1la classe. La resistenza 
  a questo progetto e la lotta del PM ed in particolare della classe operaia dei 
  grandi poli industriali hanno rilevato l'opera preventiva della borghesia imperialista 
  e la sostanza della tendenza alla guerra che lo Stato scatena contro tutti i 
  rapporti sociali. Questo scontro ha elevato la coscienza di classe, i contenuti 
  latenti e coscienti di molte lotte hanno come obiettivo il potere politico, 
  la distruzione del modo di produzione capitalistico, la transizione al Comunismo. 
  La C.O. in una fase di resistenza attiva, ha posto i termini di una propria 
  organizzazione autonoma: come e che tipo di lotta praticare. Questo è 
  il dibattito che dai livelli più alti di coscienza di classe attraversa 
  tutto il corpo proletario. La latta di classe esce dalle viscere della fabbrica 
  , dai quartieri, della parzialità, dei corporativismi e si pone come 
  obiettivo l'abbattimento del lavoro salariato.
  Questo è ciò che una avanguardia consapevole delle dinamiche della 
  guerra di classe deve saper trasformare in linea politica capace di muoversi 
  partendo dai livelli più alti fino a tutti gli interstizi della stratificazione 
  proletaria. La ristrutturazione nella prima fase aveva acutizzato lo scontro 
  tutto all'interno delle gerarchie, tutto all'interno al rapporto capitale-salario, 
  spazi di potere da conquistare. Le lotte sedimentavano su questo terreno, e 
  dalla capacità di generalizzarsi, in queste lotte vivono nuovi contenuti 
  di potere trovando il loro ostacolo nel sindacato che le rimandava indietro 
  depotenziate e mortificate. 
  La ristrutturazione nel farsi più acuta, espellendo una quantità 
  enorme di forza lavoro determinava una tensione dello scontro polarizzata all’esterno 
  della fabbrica, si rivolge contro lo Stato, d’ora in poi solo queste lotte 
  avranno la forza di generalizzarsi.
  Microconflittualità, assenteismo tutte forme di lotta di resistenza della 
  fase precedente trovano la borghesia imperialista in grado di isolare ed annientare 
  col contributo cosciente del sindacato. Ma questo processo segna anche la fine 
  del sindacato, esso si manifesta fino in fondo come lo …atto dentro la 
  classe, come portatore di linee antiproletarie (patto neocorporativo, patto 
  sociale). Questa interazione complessa che le nuove lotte pongono ad un livello 
  qualitativamente più alto, aprono la problematica dei nuovi livelli di 
  organizzazione e di contenuti che ricompongono in un unico programma le lotte 
  della classe. Ed in generale quale strategia seguire in una fase che dalla difesa 
  attiva, dalla resistenza, porti all’offensiva contro il potere della borghesia 
  per la costruzione del PPA. Queste nuove lotte portano al loro interno i contenuti 
  della fase successiva, ed al contempo rompono con il patto sociale, con la riappacificazione 
  forzata con la tradizione sindacale e revisionista.
  Compito dell’avanguardia è di conquistarle alla strategia della 
  L.A per il Comunismo. In questo si misura la capacità di costruirsi in 
  Partito, di superare le tendenze soggettiviste. Queste riflessioni, questi elementi 
  di bilancio sarebbero parziali se non fornissero delle proposte.
  I movimenti di massa.
  I movimenti di massa antagonisti, i comunisti, devono avere un ambito strategico 
  chiaro cui fare riferimento, dentro questo quadro generale va condotta la battaglia 
  politica tra le masse e tra i comunisti sulla linea da seguire. Il resto è 
  frazionismo, idealismo che si traduce in linea politica soggettivista che ha 
  già procurato guai nel passato, e che oggi porta alla disfatta del patrimonio 
  di lotte conoscenza sacrificio, a cui i comunisti ed i proletari hanno contribuito.
  Rompere col soggettivismo d’O. significa soprattutto lanciare la parola 
  d’ordine: Unità dei comunisti per la costruzione del PCC, e lavorare 
  ristabilendo la giusta dialettica per l’unità delle masse sul programma 
  di congiuntura. La parola d’ordine dell’unità dei comunisti 
  non deve essere assunta come dato contingente, risultato delle sconfitte riportate, 
  né coke determinazione organizzativa, ma come reale processo di costruzione 
  che ha come primo obiettivo la sconfitta della logica dello schieramento, del 
  procedere solo attraverso spaccature indebolendo dall’interno la costruzione 
  del Partito. Ciò non significa rinunciare alla battaglia politica, ma 
  assumerla all’interno del centralismo democratico come vita e dialettica 
  stessa del Partito.
  Su queste basi è possibile misurare le esperienze, i contenuti, i livelli 
  più maturi che tutti i comunisti che lavorano alla costruzione del Partito 
  hanno accumulato. In questo si dà la possibilità di contribuire 
  alla costruzione della giusta linea politica facendogli assumere la direzione 
  dell’O.