Biblioteca Multimediale Marxista


Prefazione


Dopo aver molto parlato di Angela Davis quando comparve sulla lista delle dieci persone più ricercate degli Stati Uniti e nei giorni che seguirono il suo arresto, la stampa del "sistema" delle due rive dell'Atlantico si è sforzata di passare tutto sotto silenzio. Solo la stampa di sinistra ha parlato di quest'affare dopo parecchi mesi e gli articoli non hanno sempre contribuito a chiarire i dati che si hanno di questo che può essere già definito il "caso Davis". Sono stati, a quanto mi risulta, proprio alcuni americani progressisti i primi che nei loro giornali hanno tracciato un paragone tra Angela Davis e il capitano Dreyfus. Angela Davis è perseguitata "in nome dell'ordine, contro la verità e la giustizia": secondo le parole di Léautaud, perseguitata da quell'America il cui ordine è quello dei razzisti che opprimono le minoranze nere, messicane, indiane, portoricane. Angela Davis è braccata anche perché, in quanto comunista, combatte questo "ordine" e propone altre scelte. I partigiani dell'ordine utilizzano per distruggerla il razzismo e l'anticomunismo viscerale, così come lo stato maggiore utilizzò l'antisemitismo e la xenofobia contro il capitano Dreyfus.
Ma il parallelo finisce qui. Alcuni increduli hanno sostenuto che se Dreyfus non fosse stato Dreyfus, sarebbe stato antidreyfusardo. Ribaltando la frase si può dire che, se Angela Davis non fosse ciò che è, non vi sarebbe un "caso Davis". Per questo è lei stessa che conduce la sua difesa.
Avocando a sé il diritto di difendersi, Angela rende manifesto il significato politico della lotta che conduce. Dappertutto nel mondo sono apparsi comitati per la difesa e la liberazione di Angela Davis e lei stessa coordina la azione di questi comitati.
Infatti come ella spiega nell'intervista al Muhammad Speaks, riportata nel presente libro, Angela Davis è un'organizzatrice e vuol fare del suo processo un elemento d'organizzazione. Sotto tale aspetto, ella piuttosto ci rammenta Gheorghi Dimitrov che nel processo degli incendiari del Reichstag a Lipsia nel 1933, prendendo egli stesso la sua difesa, si trasformò da accusato in accusatore. Ed essere nella Germania nazista bulgaro e comunista non era pia favorevole all'accusato dell'essere "negra" e comunista nella California di Reagan. (1)
Comunque, se la Germania nazista non ha impedito a Dimitrov di formulare da sé la sua difesa, non va allo stesso modo per Angela Davis. Accade che in California se un accusato vuoi difendersi da sé debba esserne autorizzato dal tribunale. Bobby Seale, dirigente del movimento delle Pantere nere, già una volta giudicato, non ottenne il diritto di difendersi e, avendo tentato di parlare, fu fatto incatenare ed imbavagliare dal presidente del tribunale, per insolenza. Dopo l'attentato ad Hitler del 20 luglio 1944 gli accusati comparvero davanti al sinistro Freisler senza cintura né bretelle né bottoni ai pantaloni. Un film dell'epoca ci permette di vedere Freisler che gesticola davanti agli accusati già condannati. Doveva spettare alla libera America di darci lo spettacolo di un accusato incatenato ed imbavagliato, che si sente condannare al carcere a vita.
Per questo è importante la battaglia che Angela Davis conduce per avere il diritto di partecipare alla propria difesa: se un diritto così elementare le viene riconosciuto ciò sarà di grande aiuto per gli altri prigionieri politici neri d'America. Altrimenti l'America dell'"ordine" e di Reagan dovrà assumersi la vergogna di giudicare una donna incatenata ed imbavagliata.
Ma chi è questa donna che minaccia la libera America, questa donna che fu sospesa dall'insegnamento all'università di California su richiesta di Reagan e riammessa dopo una sentenza che dichiarava incostituzionali i motivi addotti per rompere il suo contratto? Cercare di rispondere a tale domanda è ancora difficile. Poco dopo il suo arresto la rivista Newsweek pubblicò un lungo articolo con le fotografie di Angela Davis adolescente e poi adulta, senza dare alcuna spiegazione di come la ragazzina dalle trecce ribelli fosse diventata ribelle all'ordine americano.
È a lei stessa che bisogna porre la domanda: è l'esperienza del razzismo criminale che l'ha condotta a mettere sotto accusa la società in cui vive. Angela proveniva da un gruppo di popolazione che poteva vivere in modo relativamente agiato. Eldridge Cleaver le ha rimproverato di non essere nata nei ghetti, ma ciò non ha messo al riparo dall'assassinio alcuni suoi amici, uccisi con una bomba mentre erano in chiesa.
Malgrado ciò, mentre molti intellettuali bianchi e neri si contentano di una critica lucida e violenta della società nella quale vivono, Angela Davis ha cercato delle soluzioni, cioè un metodo d'azione. Tale ricerca fu lunga e, sebbene non sia del tutto conosciuta, sembra che in parte fu discontinua. Resta il fatto che alla fine di questa ricerca Angela Davis ha aderito al Partito comunista degli Stati Uniti, mentre nello stesso tempo, come filosofo, praticava il metodo marxista.
Le conferenze del primo corso universitario, che si trovano anch'esse nel presente volume, sono, malgrado il loro aspetto accademico ed austero, estremamente significative. Angela Davis afferma validamente la necessità dello studio dialettico della libertà, e per un altro verso quella di uno studio oggettivo dell'apporto dei neri alla civiltà americana. Questo secondo studio è ancora per ragioni razziali allo stato embrionale ma Angela Davis apre le porte, con quel suo primo corso, a ricerche nuove e feconde.
Mi hanno raccontato (ma non l'ho potuto verificare) che alcuni poliziotti sono stati inviati a seguire i corsi di Angela Davis, per sapere se faceva propaganda comunista. Se l'aneddoto è vero, la polizia degli Stati Uniti ha potuto apprendere che esiste un contributo nero legato ad un movimento dialettico che si rifà ad Hegel che aveva tracciato lo schema del rapporto tra padrone e schiavo.
Tutto ciò non corrisponde affatto agli stereotipi del "comunista", quali sono suggeriti al museo del FBI a Washington, e se il poliziotto di servizio è veramente esistito mi piace credere che le sue convinzioni ne siano uscite scosse.
Noi dedichiamo le pagine che seguono all'immagine di un'intellettuale militante e di una americana nera. La sua lotta è un aspetto della lotta di tutti i neri e di tutti i progressisti americani che sono stati ridotti al silenzio dai Nixon, dai Reagan e dalla loro stampa.
Oggi, grazie ad Angela Davis ed ai suoi amici, un'altra voce ci parla dagli Stati Uniti e questa voce non è quella della maggioranza silenziosa, di cui Nixon pretende di essere il portavoce; è la voce che sale dai ceppi e dalle catene e parla di un futuro in cui Bobby Seale, Ericka Ruggins, Ruchell Magee, i Fratelli di Soledad, i loro fratelli, le loro sorelle imprigionati e Angela Davis saranno liberi.

Jacques Hily

Ufahamu (2)


Ad Angela Davis che, per aver lottato
con le sue idee contro l'ingiustizia,
è accusata di azioni non commesse.


Pensiero


Trovate quanto la gente è pronta a sopportare e
avrete trovato il limite esatto di tutte le ingiustizie.
Andando oltre, l'ingiustizia suscita
crisi o azioni di rivolta, o entrambe le cose.
I tiranni non conoscono altri limiti alla loro
tirannia che la sopportazione di coloro
che opprimono.


(F. Douglass, 1849)