Biblioteca Multimediale Marxista


Il carattere di classe del fascismo


 

dal Rapporto al VII Congresso dell'Internazionale Comunista



Il fascismo al potere, come lo ha giustamente definito la XIII sessione plenaria del Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista, è la dittatura terroristica aperta degli elementi più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziario.
La variante più reazionaria del fascismo di tipo tedesco che si definisce impudentemente nazionalsocialismo, senza aver nulla di comune con il socialismo. Il fascismo hitleriano non è soltanto nazionalismo borghese: è sciovinismo bestiale. È un sistema governativo di banditismo politico, un sistema di provocazione e di tortura ai danni della classe operaia e degli elementi rivoluzionari contadini, della piccola borghesia e degli intellettuali. È barbarie, è ferocia medievale. È l'aggressione sfrenata contro gli altri popoli e gli altri paesi.
Il fascismo tedesco scende in campo come reparto d'assalto della controrivoluzione internazionale, come principale fomentatore della guerra imperialistica come iniziatore della crociata contro l'Unione dei Soviet, la grande patria dei lavoratori di tutto il mondo.
Il fascismo non è una forma di potere statale che sta “al di sopra di tutte e due le classi, del proletariato e della borghesia “, come ha affermato, ad esempio, Otto Bauer. Non è la "piccola borghesia insorta che si è impadronita della macchina statale”, come afferma il socialista inglese Brailsford. No! Il fascismo non è né un potere al di sopra delle classi, né il potere della piccola borghesia o del sottoproletariato sul capitale finanziario. Il fascismo è il potere dello stesso capitale finanziario. È la organizzazione della repressione terroristica contro la classe operaia e contro la parte rivoluzionaria dei contadini e degli intellettuali. Il fascismo, in politica estera, è lo sciovinismo nella sua forma più rozza, lo sciovinismo che coltiva l'odio bestiale contro gli altri popoli.
E’ necessario sottolineare con grande forza specialmente questo carattere reale del fascismo, perché, ammantandosi di demagogia sociale, il fascismo ha potuto trascinare al suo seguito, in parecchi paesi, le masse della piccola borghesia disorientata dalla crisi ed anche una parte degli strati arretrati del proletariato, i quali non avrebbero mai seguito il fascismo se ne avessero compreso il reale carattere di classe, la vera natura.
Lo sviluppo del fascismo e la stessa dittatura fascista assumono forme diverse nei diversi paesi, a seconda delle condizioni storiche, sociali e politiche, nonché delle particolarità nazionali e della posizione internazionale dei singoli paesi. In alcuni paesi, prevalentemente laddove non ha una base di massa estesa e dove la lotta tra i singoli gruppi nel campo stesso della borghesia fascista è abbastanza forte, il fascismo non si decide a liquidare senz'altro il parlamento e lascia agli altri partiti borghesi e anche alla socialdemocrazia un certo margine di legalità. In altri paesi, dove la borghesia dominate teme uno scoppio imminente della rivoluzione, il fascismo instaura il suo monopolio politico illimitato, o di colpo, o intensificando sempre più il nei momenti in cui la situazione è particolarmente grave, tenti di allargare la sua base e di combinare la dittatura terroristica aperta con una grossolana falsificazione del parlamentarismo, senza modificare la propria essenza di classe.
L'avvento del fascismo al potere non è l'ordinaria sostituzione di un governo borghese con un altro, ma è il cambiamento di una forma statale del dominio di classe della borghesia - la democrazia borghese - con un'altra sua forma, con la dittatura terroristica aperta. Ignorare questa distinzione sarebbe un gravissimo errore. Ciò impedirebbe al proletariato rivoluzionario di mobilitare i più larghi strati di lavoratori della città e della campagna per la lotta contro la minaccia del potere da parte dei fascisti e anche di utilizzare le contraddizioni che esistono nel campo stesso della borghesia. Ma è errore non meno grave e pericoloso sottovalutare l'importanza che hanno per l'instaurazione della dittatura fascista le misure reazionarie della borghesia che sono oggi aggravate nei paesi dì democrazia borghese, che sopprimono le libertà democratiche dei lavoratori, falsificano e restringono i diritti del parlamento, intensificano la repressione contro il movimento rivoluzionario.
Non si può, compagni, immaginare l'ascesa al potere del fascismo in modo semplice e piano, come se un comitato qualsiasi del capitale finanziario decidesse di instaurare la dittatura fascista a una data fissa. In realtà il fascismo giunge ordinariamente al potere attraverso una lotta, talvolta acuta, con i vecchi partiti borghesi o con una determinata parte di essi, attraverso una lotta nel campo fascista stesso, lotta che, in qualche caso, giunge fino a conflitti armati, come abbiamo visto in Germania, in Austria e in altri paesi. Tutto ciò non diminuisce comunque l'importanza del fatto che, prima della instaurazione della dittatura fascista, i governi borghesi, ordinariamente, attraversano una serie di tappe preparatorie ed instaurano una serie di misure reazionarie, le quali favoriscono direttamente l'ascesa del fascismo al potere. Chi non lotta durante queste tappe preparatorie contro le misure reazionarie della borghesia e contro il fascismo, non è in grado di impedire, anzi facilita, la vittoria del fascismo.
I capi della socialdemocrazia attenuarono e nascosero alle masse il carattere di classe del fascismo e non le chiamarono a lottare contro le misure reazionarie, sempre più gravi, della borghesia. Essi hanno la grande responsabilità storica del fatto che una parte considerevole delle masse lavoratrici in Germania e in parecchi altri paesi fascisti non riconobbero nel fascismo il loro più spietato nemico, il predone della finanza, avido di sangue, e non furono pronte a reagire.
Qual è l'origine dell'influenza del fascismo sulle masse? Il fascismo riesce ad attirare una parte delle masse perché fa appello demagogicamente ai loro bisogni e alle loro aspirazioni più sentite. Il fascismo non attizza soltanto i pregiudizi profondamente radicati nelle masse, ma specula anche sui migliori sentimenti delle masse, sul loro senso di giustizia e qualche volta persino sulle loro tradizioni rivoluzionarie. Perché i fascisti tedeschi, questi lacché della grande borghesia, nemici mortali del socialismo, si spacciano per “socialisti" davanti alle masse e presentano la loro ascesa al
potere come una “rivoluzione"? Perché tentano di sfruttare la fede nella rivoluzione e l'aspirazione al socialismo che vivono nei cuori delle grandi masse lavoratrici della Germania.
Il fascismo agisce nell'interesse degli imperialisti più sfrenati, ma si presenta di fronte alle masse sotto la maschera di difensore della nazione offesa e si richiama al sentimento nazionale ferito. Come, ad esempio, il fascismo tedesco, che ha trascinato dietro di sé le masse piccolo borghesi con la parola d'ordine: " Contro Versailles!
Il fascismo tende allo sfruttamento più sfrenato delle masse, ma le avvicina con un abile demagogia anticapitalistica, sfruttando l'odio profondo che i lavoratori nutrono contro la borghesia rapace, contro le banche, i trust e i magnati della finanza, e lancia le parole d'ordine più suggestive, in questo momento, per le masse politicamente immature. In Germania, -“ il bene comune al di sopra di quello privato”; in Italia, " il nostro non è uno stato capitalista, ma uno stato corporativo”; nel Giappone, " per un Giappone senza sfruttamento”; negli Stati Uniti d'America, "per la spartizione delle ricchezze”, ecc., ecc.
Il fascismo abbandona il popolo alla crudeltà degli elementi venali più corrotti, ma si presenta al popolo con la rivendicazione di un “potere onesto ed incorruttibile”. Il fascismo specula sul profondo sentimento di delusione suscitato nelle masse dai governi della democrazia borghese e si mostra ipocritamente indignato contro la corruzione (ad esempio gli affari Barmat e Sklarek in Germania, l'affare Staviski in Francia e molti altri).
Nell'interesse dei gruppi più reazionari della borghesia, il fascismo si accaparra le masse deluse che si staccano dai vecchi partiti borghesi. Ma suggestiona queste masse con la violenza dei suoi attacchi contro i governi borghesi, con il suo atteggiamento intransigente verso i vecchi partiti della borghesia.
Superando nel cinismo e nell'ipocrisia tutte le altre varietà di reazione borghese, il fascismo adatta la sua demagogia alle particolarità nazionali di ogni paese ed anche alle particolarità dei diversi strati sociali di uno stesso paese. E le masse della piccola borghesia, e persino una parte degli operai ridotti alla disperazione dalla miseria, dalla disoccupazione e dalla precarietà della loro esi-stenza, cadono vittime della demagogia sociale e sciovinista del fascismo.
Il fascismo giunge al Potere come partito d'assalto contro il movimento rivoluzionario del proletariato, contro la massa popolare in fermento; ma presenta la sua ascesa al potere come un movimento rivoluzionario contro la borghesia, in nome di “tutta la nazione” e per la “salvezza” della nazione (ricordiamo la “marcia” su Roma di Mussolini, la marcia di Pilsudski su Varsavia, la “rivoluzione” nazionalsocialista di Hitler in Germania, ecc.).
Ma qualunque sia la maschera sotto cui il fascismo si nasconde, quali che siano le forme nelle quali si presenta, quali che siano le vie per le quali giunge al potere,
il fascismo è la più feroce offensiva del capitale contro le masse lavoratrici;
il fascismo è lo sciovinismo sfrenato e la guerra di conquista;
il fascismo è forsennata reazione e controrivoluzione;
il fascismo è il peggior nemico della classe operaia e di tutti i lavoratori!

Il fascismo aveva promesso agli operai un "salario equo”: in realtà ha apportato loro un livello di vita ancora più basso, ancor più miserabile. Aveva promesso lavoro ai disoccupati: in realtà ha dato loro tormenti ancora più duri della fame, il lavoro forzato, da schiavi. In realtà il fascismo trasforma gli operai e i disoccupati in pària della società capitalista, privi di qualsiasi diritto; distrugge i loro sindacati, li priva della libertà di sciopero e della stampa operaia, li costringe ad entrare nelle sue organizzazioni, dilapida i fondi delle loro assicurazioni sociali e trasforma le fabbriche e le officine in caserme nelle quali regna l'arbitrio sfrenato dei capitalisti.
Il fascismo aveva promesso alla gioventù lavoratrice di aprirle un'ampia via verso un brillante avvenire. In realtà le ha recato i licenziamenti in massa dei giovani dagli stabilimenti, i campi di lavoro e l'incessante addestramento milItare per la guerra di conquista.
Il fascismo aveva promesso agli impiegati, ai funzionari subalterni, agli intellettuali di assicurar loro l'esistenza, di distruggere l'onnipotenza dei trust e le speculazioni del capitale bancario. In realtà ha portato loro una incertezza e una sfiducia ancora maggiori nel domani, li ha sottoposti a una burocrazia composta dei suoi più docili partigiani, ha instaurato la dittatura insopportabile dei trust, ha seminato in proporzioni inaudite la corruzione e la decomposizione.
Il fascismo aveva promesso ai contadini, rovinati, ridotti alla fame, la soppressione del giogo dei debiti, l'abolizione degli affitti e persino la cessione, senza indennizzo, delle terre dei latifondisti ai contadini immiseriti e senza terra. In realtà ha instaurato un asservimento inaudito del contadino lavoratore ai trust e all'apparato statale fascista, e spinge ai limiti estremi lo sfruttamento delle larghe masse dei contadini da parte dei latifondisti, delle banche e degli usurai.
- La Germania sarà un paese contadino o cesserà d'esistere - ha dichiarato solennemente Hitler. E che cosa hanno ricevuto i contadini, in Germania, sotto il potere di Hitler? La moratoria, che è già stata annullata? Oppure la legge sull'ereditarietà delle aziende contadine, che scaccia dalla campagna milioni di figli e di figlie di contadini e ne fa dei mendicanti? I braccianti agricoli sono stati ridotti alla condizione di semiservi, privati persino del diritto elementare di trasferirsi liberamente altrove. Ai contadini è stata tolta la possibilità di vendere sul mercato i prodotti della loro azienda.
E in Polonia?

“I contadini polacchi - scrive il giornale polacco Czas (Il tempo) - si servono di sistemi e di mezzi che erano in uso forse soltanto nel Medioevo: lasciano covare il fuoco nella stufa e lo prestano ai vicini, dividono i fiammiferi in parecchie parti, si prestano l'un l'altro dei residui di acqua insaponata sporca, fanno bollire l'acqua nei barili di aringhe per trarne il sale. Questa non è una favola, ma è la situazione reale della campagna, situazione di cui ciascuno può accertarsi”.
E queste cose, compagni, sono scritte non già da comunisti, bensì da un giornale reazionario polacco!
Ma siamo ancora ben lungi dall'aver detto tutto.
Ogni giorno, nei campi di concentramento della Germania fascista, nei sotterranei della Gestapo, nelle galere polacche, nei posti di polizia bulgari e finlandesi, nella Glavniacia di Belgrado, nella Siguranza rumena, nelle isole di confino italiane, i migliori figli della classe operaia, i contadini rivoluzionari, i combattenti per un avvenire migliore dell'umanità sono sottoposti a violenze e ad insulti così ripugnanti, da far impallidire le azioni più infami dell'Okhrana zarista. Lo scellerato fascismo tedesco riduce a un ammasso sanguinolento il marito in presenza della moglie, spedisce per pacco postale alle madri le ceneri dei figli uccisi. La sterilizzazione è trasformata in strumento di lotta politica. Nelle camere di tortura, ai prigionieri antifascisti si iniettano a viva forza delle sostanze velenose, si spezzan loro le braccia, si cavan loro gli occhi; essi vengono strangolati, affogati, si incide loro sulla carne viva l'emblema fascista.
Ho davanti a me i dati statistici forniti dal Soccorso Rosso Internazionale sul numero degli uccisi, dei feriti, degli arrestati, degli storpiati e dei torturati in Germania, in Polonia, in Italia, in Austria, in Bulgaria, in Jugoslavia. Nella sola Germania, gli operai, i contadini, gli impiegati, gli intellettuali antifascisti, comunisti, socialdemocratici, membri delle organizzazioni cristiane di opposizione, uccisi dal momento dell'ascesa al potere dei nazionalsocialisti, sono più di 4.200; gli arrestati 357.300, di cui 218.600 sono stati feriti e sottoposti a torture strazianti. In Austria, il governo fascista “cristiano” dal momento dei combattimenti di febbraio dell'anno scorso ha ucciso 1.900 operai rivoluzionari, ne ha feriti e mutilati 10.000 e ne ha arrestati 40.000. E questi dati, compagni, sono ben lungi, dall'essere completi.
Mi è difficile trovare le parole per esprimere tutta l'indignazione che si impadronisce di noi all'idea delle torture cui vengono sottoposti oggi i lavoratori di molti paesi fascisti. Le cifre e i fatti che citiamo non riflettono neanche la centesima parte del quadro reale dello sfruttamento e delle sofferenze senza limiti che il terrore bianco infligge quotidianamente alla classe operaia dei diversi paesi capitalisti.
Nessun libro può dare un'idea chiara delle innumerevoli crudeltà commesse dal fascismo sui lavoratori.
Con profonda commozione e con odio profondo contro i carnefici fascisti, noi inchiniamo le bandiere dell'Internazionale Comunista dinanzi alla memoria imperitura dei compagni tedeschi Johann Scheer, Fiete Schulze e Lùttgens, dei compagni austriaci Koloman Wallisch e Mùnichreiter, dei compagni ugheresi Sciallai e Furst, dei compagni bulgari Kofargiev, Liutibrodski e Voikov, alla memoria delle migliaia di operai, di contadini, di rappresentanti degli intellettuali progressisti, comunisti, socialdemocratici e senza partito, che hanno dato la vita nella lotta contro il fascismo.
Dalla tribuna di questo Congresso, noi salutiamo il capo del proletariato tedesco, il presidente onorario del nostro Congresso, il compagno Thàlmann (applausi fragorosi; tutti si alzano). Salutiamo i compagni Rakosi, Gramsci (applausi fragorosi; tutti si alzano), Antikainen, Jonko Panov. Salutiamo il capo dei socialisti spagnuoli, Largo Caballero, gettato in prigione dai controrivoluzionari, Tom Mooney, che già da 18 anni langue in prigione, e le migliaia di altri prigionieri del capitale e del fascismo (applausi fragorosi). E noi diciamo loro: - Fratelli di lotta, fratelli d’arme! Voi non siete dimenticati. Noi siamo con voi. Daremo ogni ora della nostra vita, ogni goccia del nostro sangue per la vostra liberazione e per la liberazione di tutti i lavoratori dall'infame regime fascista (applausi scroscianti; tutta la sala è in piedi).
Compagni! Lenin ci aveva già avvertiti che la borghesia può riuscire a scatenare contro i lavoratori un feroce terrore e a respingere per un periodo dì tempo più o meno breve le forze crescenti della rivoluzione, ma che, ciononostante, non si salverà dalla rovina.

La vita - scriveva Lenin - fa valere i suoi diritti. La borghesia può dibattersi, esasperarsi, fino a perdere la ragione; può esagerare, commettere sciocchezze, vendicarsi a priori dei bolscevichi, e ammazzare a centinaia, a migliaia, a centinaia di migliaia i bolscevichi di ieri e di domani (in India, in Ungheria, in Germania, ecc.) . Nell'agire così la borghesia agisce come agirono tutte le classi condannate a morte dalla storia. I comunisti devono sapere che in ogni caso l'avvenire appartiene loro; e quindi noi possiamo (e dobbiamo) unire la massima passione nella grande lotta rivoluzionaria con la valutazione più fredda spassionata dei furibondi sussulti della borghesia”. (L’estremismo malattia infantile del comunismo, in Lenin, Opere scelte in due volumi, Mosca., Ediz. in lingue estere, 1948, voI. II, p. 610).


Sì, se noi e il proletariato di tutto il mondo seguiremo senza deviare la via tracciata da Lenin, la borghesia, malgrado tutto, perirà! (applausi).
Perché e in qual modo il fascismo ha potuto vincere?
Il fascismo è il peggior nemico della classe operaia e dei lavora-
tori. Il fascismo è il nemico dei nove decimi del popolo tedesco, dei nove decimi del popolo austriaco, dei nove decimi degli altri popoli dei paesi fascisti. Come, in qual modo, questo acerrimo nemico ha potuto vincere?
Il fascismo è potuto giungere al potere prima dì tutto perché la classe operaia, a causa della politica di collaborazione di classe dei capi socialdemocratici con la borghesia, si trovò divisa, disarmata politicamente ed organizzativamente di fronte alla borghesia che passava all'offensiva. E i partiti comunisti non erano abbastanza forti per salvare le masse, senza e contro la socialdemocrazia, e condurle alla battaglia decisiva contro il fascismo.
Infatti, i milioni di operai socialdemocratici, i quali oggi insieme ai loro fratelli comunisti subiscono gli orrori della barbarie fascista, devono riflettere seriamente: se nel 1918, quando scoppiò la rivoluzione in Germania e in Austria, il proletariato austriaco e quello tedesco non avessero seguito la direzione socialdemocratica di Otto Bauer, Federico Adler e Renner in Ausiria, di Ebert e di Scheidemann in Germania, ma avessero invece seguito la via dei bolscevichi russi, la via di Lenin e di Stalin, oggi non esisterebbe il fascismo né in Austria né in Germania, né in Italia, né in Ungheria, né in Polonia, né nei Balcani. Non la borghesia, ma la classe operaia sarebbe da molto tempo padrona della situazione in Europa. (Applausi).
Prendiamo, per esempio, la socialdemocrazia austriaca. La rivoluzione del 1918 le fece compiere un prodigioso balzo in avanti. Essa aveva il potere nelle mani, aveva salde posizioni nell'esercito, nell'apparato statale. Grazie a queste posizioni avrebbe potuto distruggere in germe il fascismo nascente. Ma cedette una dopo l'altra, senza resistenza, le posizioni della classe operaia. Permise alla borghesia di rafforzare il proprio potere, di abrogare la costituzione, di epurare l'apparato statale, l'esercito e la polizia dai militanti socialdemocratici, di strappare le armi agli operai. Essa permise ai banditi fascisti di assassinare impunemente gli operai socialdemocratici, accettò le condizioni del patto Huttenberg, il quale aprì le porte delle officine agli elementi fascisti. Nello stesso tempo, i capi della socialdemocrazia prendevano in giro gli operai con il programma di Linz, che prevedeva, come alternativa, la eventualità della violenza armata contro la borghesia e della instaurazione della dittatura del proletariato, assicurando agli operai stessi che il partito avrebbe proclamato lo sciopero generale e la lotta armata se le classi dirigenti fossero ricorse alla violenza contro la classe operaia. Come se tutta la politica di preparazione all'attacco fascista non fosse un susseguirsi di violenze, coperte di forme costituzionali, contro la classe operaia! Persino alla vigilia delle lotte di febbraio, e nel corso della battaglia, la direzione della socialdemocrazia austriaca lasciò isolato dalle grandi masse lo Schutzbund (Lega di difesa, organizzazione paramilitare della socialdemocrazia austriaca) che lottava eroicamente, e condannò il proletariato austriaco alla sconfitta.
Era forse inevitabile la vittoria del fascismo in Germania? No, la classe operaia tedesca poteva impedirla.
Ma per poterla impedire avrebbe dovuto riuscire a formare il fronte unico proletario antifascista, avrebbe dovuto costringere i capi della socialdemocrazia a cessare la campagna contro i comunisti e ad accettare le reiterate proposte del Partito comunista per l'unità di azione contro il fascismo.
Di fronte all'offensiva del fascismo e alla liquidazione graduale delle libertà democratiche borghesi, la classe operaia non avrebbe dovuto accontentarsi delle proteste verbali della socialdemocrazia, ma rispondere con una vera e propria lotta di massa, che avrebbe ostacolato la realizzazione dei piani fascisti della borghesia tedesca.
Avrebbe dovuto impedire che il governo Braun-Severing sciogliesse l'Unione dei combattenti rossi, e stabilire un saldo collegamento di lotta tra questi e i membri del Reichsbanner (Lega della “Bandiera del Reich", organizzazione paramilitare di massa della socialdemocrazia.) che erano quasi un milione, costringendo Braun e Severing ad armare gli uni e gli altri per resistere alle bande fasciste e schiacciarle.
Essa avrebbe dovuto costringere i capi della socialdemocrazia, che erano alla testa del governo della Prussia, a prendere misure per difendersi contro il fascismo, ad arrestare i capi fascisti, a sopprimere la loro stampa, a confiscare i loro mezzi materiali e i mezzi dei capitalisti che sussidiavano il movimento fascista, a sciogliere le organizzazioni fasciste, a togliere loro le armi, ecc.
Inoltre, essa avrebbe dovuto esigere il ripristino e l'allargamento di tutte le forme di assistenza sociale e l’introduzione della moratoria e dei sussidi per i contadini rovinati dalla crisi, coprendo le spese con una imposta sulle banche e sui trust, assicurandosi l'appoggio dei contadini lavoratori. Ciò non fu fatto, per colpa della socialdemocrazia tedesca, e per questa ragione il fascismo riuscì a vincere.
Era forse inevitabile il trionfo della borghesia e della nobiltà in Spagna, in un paese nel quale le forze dell'insurrezione proletaria si combinano cosi favorevolmente con la guerra contadina?
I socialisti spagnuoli erano al governo fin dai primi giorni della rivoluzione. Orbene, stabilirono forse il collegamento per la lotta comune fra le organizzazioni operaie di tutte le correnti politiche, compresi i comunisti e gli anarchici? Raggrupparono forse la classe operaia in un'unica organizzazione sindacale? Reclamarono forse la confisca delle terre dei latifondisti, della Chiesa e dei monasteri a favore dei contadini, allo scopo di conquistare questi ultimi alla rivoluzione? Sì provarono forse a lottare per l'autodecisione nazionale dei catalani, dei baschi, per la liberazione del Marocco? Procedettero forse all'epurazione dell'esercito dagli elementi monarchici e fascisti, per preparare il passaggio dell'esercito dalla parte degli operai e dei contadini? Sciolsero forse la guardia civile, odiata dal popolo, carnefice di tutti i movimenti popolai? Colpi- rono forse il partito fascista di Gil Robles, colpirono la potenza della Chiesa cattolica? No, essi non fecero nulla di tutto ciò! Essi respinsero le reiterate proposte dei comunisti per l'unità di azione contro l'offensiva della reazione borghese-latifondista e del fascismo. Promulgarono delle leggi elettorali che,permisero alla reazione la conquista della maggioranza delle Cortes, delle leggi che punivano i movimenti popolari, delle leggi in forza delle quali si processano oggi gli eroici minatori delle Asturie. Essi, con le armi della guardia civile, spararono sui contadini che lottavano per la
terra; e via di seguito...
La socialdemocrazia ha cosi aperto la strada al fascismo, sia in Germania che in Austria e in Spagna, disorganizzando e scindendo le file della classe operaia.
Compagni, il fascismo ha vinto anche perché il proletariato si trovò isolato dai suoi alleati naturali. Il fascismo ha vinto perché
è riuscito a trascinare con sé le grandi masse dei contadini, grazie alla politica sostanzialmente anticontadina condotta dalla socialdemocrazia a nome della classe operaia. Il contadino ha visto susseguirsi al potere una serie di governi socialdemocratici , i quali rappresentavano per lui il potere della classe operaia; ma nessuno di questi governi mise fine alla miseria dei contadini, nessuno diede ai contadini la terra. La socialdemocrazia in Germania non toccò i latifondisti, si oppose agli scioperi dei salariati agricoli e, per conseguenza, molto tempo prima che Hitler giungesse al potere, gli operai agricoli abbandonarono i sindacati riformisti e passarono per lo più agli “Elmetti di acciaio” e ai nazionalsocialisti.
lì fascismo ha vinto anche perché è riuscito a penetrare tra la gioventù mentre la socialdemocrazia distoglieva la gioventù operaia dalla lotta dì classe e il proletariato rivoluzionario non svolgeva tra i giovani il necessario lavoro di educazione e non dedicava sufficiente attenzione ai loro interessi e ai loro bisogni specifici. Il fascismo ha fatto leva sul bisogno di attività combattiva, particolarmente acuto nei giovani, e ha attirato una parte considerevole della gioventù nelle sue quadre di combattimento. La nuova generazione della gioventù maschile e femminile non è passata attraverso gli orrori della guerra. Sente sulle sue spalle tutto il peso della crisi economica, della disoccupazione e della disgregazione della democrazia borghese. Privi di prospettive per l’avvenire, strati considerevoli di giovani si sono mostrati particolarmente sensibili alla demagogia fascista, che prometteva loro un avvenire allettante dopo la vittoria del fascismo.
A questo proposito, non possiamo non rilevare anche una serie di errori dei partiti comunisti, errori che frenarono la nostra lotta contro il fascismo. Nelle nostre file si è verificata una intollerabile sottovalutazione del pericolo fascista, sottovalutazione che ancora non è superata dappertutto.
Questa sottovalutazione che si verificava per il passato nei nostri partiti, si esprimeva nell'affermazione: “La Germania non è l'Italia", nel senso che il fascismo aveva potuto vincere in Italia, ma che la sua vittoria era da escludersi in Germania, dove l'industria e la cultura erano altamente sviluppate, dove esisteva una tradizione di 40 anni di movimento operaio e dove il fascismo era perciò impossibile. Cosi dicasi delle opinioni che si riscontrano attualmente e secondo le quali nei paesi della democrazia borghese "classica” il terreno non è adatto per il fascismo. Tali opinioni hanno potuto e possono contribuire a rallentare la vigilanza nei confronti del pericolo fascista e ad ostacolare la mobilitazione del proletariato nella lotta contro il fascismo.
Si possono anche citare non pochi casi nei quali i comunisti furono colti di sorpresa dal colpo di stato fascista. Ricordate la Bulgaria, quando la direzione del nostro partito prese una posizione "neutrale" e, in sostanza opportunista, di fronte al colpo di stato del 9 giugno 1923; ricordate la Polonia, quando nel maggio 1926, la direzione del Partito comunista valutando in modo sbagliato le forze motrici della rivoluzione polacca, non seppe scoprire il carattere fascista del colpo di stato di Pilsudski e restò alla coda degli avvenimenti; ricordate la Finlandia, dove il nostro partito, mosso dal preconcetto di una fascistizzazione lenta e graduale, non vide giungere il colpo di stato fascista che il gruppo dirigente della borghesia preparava e che colse di sorpresa il partito e la classe operaia.
Quando il nazionalsocialismo, in Germania, era già divenuto un minaccioso movimento di massa, certi compagni per i quali il governo di Brùning era già un governo di dittatura fascista, affermavano presuntuosarnente: <Se mai il “terzo impero" hitleriano verrà al mondo, verrà al mondo un metro e mezzo sotto terra e sopra vi sorgerà il potere operaio vittorioso>.
I nostri compagni in Germania per molto tempo non tennero nella dovuta considerazione il sentimento nazionale offeso e la indignazione delle masse contro Versailles, trascurando le oscillazioni dei contadini e della piccola borghesia, si occuparono in ritardo del programma di liberazione sociale e nazionale, e quando lo presentarono non seppero adattarlo ai bisogni concreti e al livello delle masse, non seppero neanche popolarizzarlo largamente tra le masse stesse.
In parecchi paesi lo sviluppo indispensabile della lotta di massa contro il fascismo fu sostituito da sterili ragionamenti sul carattere del fascismo “in generale” e da una ristrettezza settaria nella impostazione e nella soluzione dei compiti politici attuali del partito.
Compagni, non è per il semplice desiderio di rovistare nel passato che noi parliamo delle cause della vittoria del fascismo e rileviamo la responsabilità storica della socialdemocrazia ed anche i nostri errori nella lotta contro il fascismo. Noi non siamo degli storici avulsi dalla vita; noi siamo dei combattenti della classe operaia e abbiamo l’obbligo di rispondere alla domanda che tormenta milioni di lavoratori: - È possibile, e per quali vie, impedire la vittoria del fascismo? - E a questi milioni di operai rispondiamo: - Sì, compagni, è possibile sbarrare la strada al fascismo! È del tutto possibile; ciò dipende da noi stessi, dagli operai, dai contadini, da tutti i lavoratori!
La possibilità di prevenire la vittoria del fascismo dipende prima di tutto dalla combattività della classe operaia, dalla compattezza delle sue forze, strette in un unico battagliero esercito che lotti contro l'offensiva del capitale e del fascismo. Il proletariato, attuando l'unità per la lotta, paralizzerebbe l'influenza del fascismo sui contadini, sulla piccola borghesia urbana, sulla gioventù e sugli intellettuali, riuscirebbe a neutralizzarne una parte e ad attirare l'altra nel suo campo.
In secondo luogo, ciò dipende dall'esistenza di un forte partito rivoluzionario che diriga in modo giusto la lotta dei lavoratori contro il fascismo. Un partito che spinga sistematicamente gli operai a ritirarsi di fronte al fascismo e permetta alla borghesia fascista di rafforzare le sue posizioni, un partito siffatto porta inevitabilmente gli operai alla sconfitta.
In terzo luogo, ciò dipende dalla giusta politica della classe operaia rispetto ai contadini e alle masse piccolo-borghesi della città. Queste masse bisogna prenderle come sono e non come si vorrebbe che fossero. Soltanto nel corso della lotta esse elimineranno i loro dubbi e le loro esitazioni; soltanto con un atteggiamento paziente nei riguardi delle loro inevitabili esitazioni e con l'aiuto politico del proletariato esse perverranno a un grado più elevato di coscienza e di attività rivoluzionaria.
In quarto luogo, ciò dipende dalla vigilanza e dall'azione tempestiva del proletariato rivoluzionario. Non dare la possibilità al fascismo di prenderci di sorpresa, non lasciargli l'iniziativa. vibrargli dei colpi decisivi quando non è ancora riuscito a raccogliere le sue forze, non permettergli di rafforzarsi, opporgli resistenza ad ogni passo, ovunque si manifesti, non permettergli la conquista di nuove posizioni, come cerca dì fare con successo il proletariato francese. (Applausi).
Ecco le condizioni principali per impedire h sviluppo del fascismo e la sua andata al potere.


La dittatura fascista della borghesia è un potere feroce, ma instabile.
In che cosa consistono le cause principali della instabilità del fascismo?
Il fascismo, che si propone di superare le divergenze e le contraddizioni nel campo della borghesia, acuisce ancor di più queste contraddizioni. Il fascismo si sforza di instaurare il suo monopolio politico distruggendo con la violenza gli altri partiti politici.
Ma l'esistenza del sistema capitalistico, l'esistenza di diverse classi e l’inasprimento delle contraddizioni di classe scuotono e fanno crollare inevitabilmente il monopolio politico del fascismo. Non è come nel paese dei Soviet, dove la dittatura del proletariato è attuata anch'essa da un partito che ha il monopolio, ma dove questo monopolio politico corrisponde agli interessi di milioni di lavoratori e poggia sempre più sulla costruzione della società senza classi.
In un paese fascista, il partito dei fascisti non può conservare a lungo il suo monopolio, perché non è in grado di porsi il compito di distruggere le classi e le contraddizioni di classe. Distrugge l'esistenza legale dei partiti borghesi, ma parecchi di essi continuano ad esistere illegalmente. E il Partito comunista, anche nella illegalità, avanza, si tempra e dirige la lotta del proletariato contro la dittatura fascista. In questo modo, il monopolio politico del fascismo, sotto i colpi delle contraddizioni di classe, deve crollare.
Un'altra causa dell'instabilità della dittatura fascista sta nel fatto che il contrasto tra la demagogia anticapitalistica del fascismo e la politica del più brigantesco arricchimento della borghesia monopolistica permette di smascherare più facilmente l'essenza di classe del fascismo e giunge a scalzare e a restringere la sua base di massa.
La vittoria del fascismo suscita inoltre l'odio profondo e l'indignazione delle masse, favorisce lo sviluppo dello spirito rivoluzionario e dà un impulso potente al fronte unico del proletariato contro il fascismo.
Il fascismo, facendo una politica di nazionalismo economico (autarchia) e assorbendo la maggior parte del reddito nazionale nella preparazione della guerra, mina tutta l'economia del paese ed acutizza la lotta economica tra gli stati capitalistici. Esso dà ai conflitti che sorgono in seno alla borghesia il carattere di scontri violenti, non di rado cruenti, e ciò mina la stabilità del potere statale agli occhi del popolo. Un potere che assassina i suoi propri aderenti, come è avvenuto il 30 giugno dell'anno scorso in Germania, un potere fascista contro il quale una parte della borghesia fascista lotta con le armi alla mano (putsch nazionalsocialista in Austria, attacchi violenti di alcuni gruppi fascisti contro il governo fascista in Polonia, in Bulgaria, in Finlandia e in altri paesi), è un
potere che non può a lungo conservare la propria autorità agli occhi delle grandi masse piccolo-borghesi.
La classe operaia deve saper utilizzare le contraddizioni e i conflitti che sorgono nel campo della borghesia, ma non deve illudersi che il fascismo si esaurisca da sé. Il fascismo non cade automaticamente. Soltanto l'attività rivoluzionaria della classe operaia permette di utilizzare i conflitti che sorgono inevitabilmente nel campo della borghesia per minare la dittatura fascista ed abbatterla.
Il fascismo elimina gli ultimi resti della democrazia borghese, erige la violenza aperta a sistema di governo e scalza con ciò le illusioni democratiche e l'autorità delle leggi agli occhi delle masse lavoratrici. Questo avviene in special modo in quei paesi, come ad esempio l'Austria e la Spagna, dove gli operai si sono battuti contro il fascismo con le armi alla mano. La lotta eroica dello Schutzbund e dei comunisti in Austria, malgrado la sconfitta, ha scosso fin dal primo momento la solidità della dittatura fascista. In Spagna, la borghesia non è riuscita ad imporre il bavaglio fascista ai lavoratori. Grazie alle lotte armate che si sono svolte in Spagna e in Austria, la necessità della lotta di classe rivoluzionaria è compresa da masse sempre più larghe della classe operaia.
Solo dei filistei incancreniti, dei lacchè della borghesia, come
il più vecchio teorico della II Internazionale, Karl Kautsky, possono muover rimprovero agli operai dicendo che non bisognava prender le armi in Austria e in Spagna. Che cosa sarebbe oggi il movimento operaio in Austria e in Spagna, se la classe operaia di questi paesi avesse seguito i consigli di tradimento che Kautsky le dava? Una profonda demoralizzazione sarebbe penetrata nelle file della classe operaia.

“Ma la scuola della guerra civile - dice Lenin - non è vana per i popoli. E' una scuola difficile, ed in essa il corso completo comprende inevitabilmente le vittorie della controrivoluzione, l'orgia dei reazionari inferociti, il selvaggio castigo degli insorti per opera del vecchio potere, ecc. Ma soltanto i pedanti incurabili e le mummie rimbambite possono lamentarsi del fatto che i popoli sono entrati in questa scuola di sofferenze; questa scuola insegna alle classi oppresse come condurre la guerra civile, insegna come vince la rivoluzione, concentra nelle masse
degli schiavi moderni quell'odio che si nasconde eternamente negli schiavi oppressi, ottusi, ignoranti, e che spinge alle gesta storiche più grandi gli schiavi coscienti dell'onta della loro schiavitù”. (Sostanze infiammabili nella politica mondiale pubblicato nel Proletari, n. 33, 5 agosto <23 luglio> 1908 - Lenin, Gli anni della reazione e del risveglio rivoluzionario, Roma, Edizioni Rinascita, 1950, p. 294).

La vittoria del fascismo in Germania ha scatenato, com’è noto, una nuova ondata offensiva del fascismo, la quale ha condotto alla provocazione di Dollfuss in Austria, a nuovi attacchi della controrivoluzione contro le conquiste rivoluzionarie delle masse in Spagna, alla riforma fascista della costituzione in Polonia, e ha incoraggiato in Francia le squadre armate dei fascisti a tentare un colpo di stato nel febbraio 1934. Ma questa stessa vittoria, e la sfrenatezza della dittatura fascista, hanno suscitato un movimento di fronte unico proletario contro il fascismo su scala internazionale.
L'incendio del Reichstag, che fu il segnale della offensiva generale del fascismo contro la classe operaia, l'occupazione e il saccheggio dei sindacati e delle altre organizzazioni operaie, i gemiti degli antifascisti torturati che salgono dai sotterranei delle caserme e dai campi di concentramento fascisti, mostrano alle masse, in modo evidente, quali sono le conseguenze della condotta scissionistica e reazionaria dei capi della socialdemocrazia tedesca, che respinsero le proposte dei comunisti per la lotta comune contro l’offensiva fascista, e convincono della necessità di unire tutte le forze della classe operaia per abbattere il fascismo.
La vittoria di Hitler ha dato, inoltre, una spinta decisiva alla creazione in Francia del fronte unico della classe operaia contro il fascismo. La vittoria di Hitler non solo ha allarmato gli operai francesi per la sorte degli operai tedeschi, non solo ha attizzato il loro odio contro i carnefici dei loro fratelli di classe tedeschi, ma ha altresì rafforzato la loro decisione di non permettere a nessun costo che avvenga nel loro paese ciò che è avvenuto alla classe operaia in Germania.
La potente aspirazione al fronte unico in tutti i paesi capitalisti dimostra che gli insegnamenti della disfatta non vanno perduti. La classe operaia incomincia ad agire in modo nuovo. L'iniziativa del Partito comunista nella organizzazione del fronte unico, e l'abnegazione illimitata dei comunisti, degli operai rivoluzionari nella lotta contro il fascismo, hanno accresciuto in misura senza precedenti l'autorità dell'Internazionale Comunista. Nello stesso tempo si sviluppa una crisi profonda nella II Internazionale, crisi che si manifesta con particolare chiarezza e si aggrava dopo la bancarotta della socialdemocrazia tedesca. Gli operai socialdemocratici possono convincersi sempre più che, in fin dei conti, la Germania fascista, con tutti i suoi orrori e la sua barbarie, altro non è che una conseguenza della politica socialdemocratica di collaborazione di classe con la borghesia. Le masse comprendono sempre più che non bisogna rimettersi sulla strada per la quale i capimdella socialdemocrazia tedesca hanno condotto il proletariato. Nel campo della II Internazionale non si era mai visto uno sbandamento ideologico simile a quello che si nota oggi. In tutti i partiti socialdemocratici si sta svolgendo un processo di differenziazione.
Dalle loro file si vanno staccando due campi fondamentali: accanto al campo degli elementi reazionari, che fanno di tutto per conservare il blocco della socialdemocrazia con la borghesia e respingono furiosamente il fronte unico con i comunisti, incomincia a formarsi il campo degli elementi rivoluzionari, i quali dubitano che la politica di collaborazione di classe con la borghesia sia giusta, sono favorevoli alla creazione del fronte unico con i comunisti ed incominciano a passare in sempre maggior misura sulle posizioni della lotta di classe rivoluzionaria.
Il fascismo, dunque, che si è manifestato come il risultato della decadenza del sistema capitalistico, agisce, in ultima analisi, come un fattore della sua ulteriore decomposizione. Perciò il fascismo, che si assume il compito di seppellire il marxismo, di seppellire il movimento rivoluzionario della classe operaia, conduce esso stesso, per la dialettica della vita e della lotta di classe, a uno sviluppo ulteriore di quelle forze che devono divenire il suo becchino, il becchino del capitalismo. (Applausi).