Biblioteca Multimediale Marxista


Discorso pronunciato in occasione della giornata della proclamazione dell’indipendenza e dell’entrata del governo democratico a Tirana.

28 novembre 1944.


 

 

Popolo albanese,
In un giorno memorabile come questo,nel 1912 ,dopo un lungo periodo di servitù,nacque l’Albania indipendente . Quando il nostro paese era minacciato da ogni lato dai nemici esterni, quando per il nostro popolo venivano forgiate nuove catene di servaggio, il vecchio Ismail Qemal, con un pugno di valorosi patrioti, levò alta la bandiera della libertà a Vlorë e il popolo albanese poté respirare. Noi riuscimmo vincitori,ma selvagge tempeste si abbatterono sul nostro sventurato popolo, e quel simbolo di libertà fu calpestato. Se ne fece turpe abuso, esso divenne merce di scambio per i satrapi del passato regime,venne impiegato per coprire le abiezioni e le vessazioni commesse a danno del nostro popolo.
Ma la bandiera del popolo,la bandiera di Ismail Qemal ,veniva conservata immacolata nell’animo dei patrioti albanesi , e quella bandiera fu levata in alto e tenuta dalle mani d’acciaio dei combattenti del popolo passando intatta e indomita fra tempeste e uragani,simbolo della libertà e dell’indipendenza .
Dopo tanti eroici scontri con il fascismo,la bandiera rossa di Vlorë, bagnata dal sangue degli eroi del popolo caduti in questa guerra antifascista,sventola oggi superba nel cielo della libera Albania.
Cinque anni sono trascorsi da quando ci fu imposta la pesante schiavitù fascista,cinque volte per le vie delle città d’Albania,a ogni 28 novembre,si è visto scorrere il sangue degli eroici figli del popolo che si scontravano con le baionette dell’occupatore e dei traditori. Il Giorno della Bandiera divenne un giorno due volte sacro,giorno dell’indipendenza e dell’unità del popolo albanese.
Il 7 aprile del 1939 ci fu imposta la schiavitù, una schiavitù pesante ,fummo invasi dal fascismo ,il maggior nemico nostro e dell’umanità . Hitler e Mussolini stavano preparando una grande guerra, stavano preparando un immane macello. Fummo noi a pagarne il primo tributo . L’orizzonte internazionale era fosco .L’Europa si stava armando con febbre selvaggia, ma in nostra difesa non si levò una voce ,eccetto le grida del nostro popolo tradito dai governanti di quel tempo,grida che chiedevano armi per combattere gli italiani.
Il tradimento non conobbe limiti.Gli intriganti della politica,gli speculatori furono pronti a dar man forte all’occupatore,ad abbracciarlo per opprimere il popolo,per farne schiavo ,carne da cannone. Fascisti e traditori operarono sistematicamente per soffocare ogni resistenza,per cancellare ogni sentimento patriottico,per calpestare l’onore del nostro paese,per far scomparire le nostre usanze e la nostra lingua,per colonizzare l’Albania e dar modo agli italiani di riversarsi dal nostro paese sui popoli vicini e sull’Unione Sovietica. Ma pur sotto un terrore estremo nacque la grande resistenza del nostro popolo, il quale si sollevò per riconquistare la libertà che gli era stata tolta.
I barbari fascisti, armati fino ai denti con le armi più moderne e sostenuti dai traditori, si trovarono di fronte i petti dei nostri combattenti,in cui fremeva il sentimento della libertà e il cuore era pregno di una ferrea volontà e di una abnegazione infinita .Si levarono i figli del popolo,pietosi delle sorti della patria ,gravati dalle sofferenze,dalle miserie e dagli affanni del popolo stesso.
Molti di essi, sin dalle prime ore della lotta, si immolarono per quel popolo che tanto amavano, caddero con il canto sulle labbra, felici, poiché sapevano perché combattevano, sapevano che sul loro sangue e sulle loro ossa sarebbe stata edificata la nuova Albania.
Questo era il richiamo,era l’appello che giungeva dal popolo dalla sua avanguardia, la quale gli diceva che sul paese incombeva una mortale minaccia, che occorreva impugnare le armi e con una spietata e incessante lotta liberare la patria.
Il popolo albanese udì l’appello dei suoi figli. E comprendendo che il sangue sparso nelle vie delle città e dei villaggi era il suo sangue impugnò le armi.
Così ebbe inizio la nostra gloriosa Lotta di liberazione nazionale. Una lotta impari,perché noi non avevamo armi, eravamo scalzi e affamati, ma eravamo forti, poiché ci battevamo per una grande causa,ci battevamo per liberare il popolo, per portargli giorni felici, per vendicarci dei nemici che cercavano di soffocarci nel sangue. Eravamo un piccolo popolo di fronte a una grande belva; ma eravamo forti,poiché nutrivamo nei nostri cuori un odio immenso per coloro che avevano calpestato i nostri focolari e ci avevano depredato di tutto ciò che avevamo.
Impugnammo le armi e ci gettammo nella lotta poiché eravamo sicuri della vittoria sapendo che la giustizia era dalla nostra parte e che in questa lotta non eravamo soli. Tutto il mondo antifascista e amante del progresso, unito in un solido blocco, era in guerra contro lo stesso nemico: il nazismo e il fascismo, nemico dell’umanità.
Popolo albanese,
Tre anni di lotta armata, di pagine scritte nella storia del paese col sangue più puro dei figli e delle figlie d’Albania. Il nostro movimento di liberazione nazionale crebbe e si rafforzò, sviluppando una spietata lotta armata e politica . I nostri nemici erano forti e astuti,essi ricorsero al terrore e alla demagogia, impiegarono tutte le loro forze per soffocare la nostra resistenza.
I traditori del nostro Paese, Mustafa Kruja, Mehdi Frashëri,Ali Këlcyra, Mithat Frashëri, Abaz Kupi, Shefqet Vërlaci e tutti gli altri collaborazionisti, impiegarono tutti i mezzi per dividere il nostro popolo; la loro demagogia era sottile e in principio una parte del popolo si lasciò fino ad un certo punto trarre in inganno da questi banditi, ciechi strumenti sempre pronti a servire i nostri nemici interni ed esterni.
Le organizzazioni del Balli Kombëtar, del Legaliteti e tutte le altre organizzazioni terroristiche divennero armi attive degli occupanti e con inaudita ferocia si scagliarono assieme ai tedeschi sul popolo, massacrando in massa gli innocenti, donne, vecchi e bambini, commettendo rapine e stupri.
Questi assassini vomitarono fuoco e fiele contro il nostro movimento di liberazione nazionale, contro il nostro esercito, ma il nostro movimento non si piegò, poiché esso aveva solide basi,poiché esso era un movimento popolare,un movimento democratico e progressista. Nel nostro Fronte di liberazione nazionale si riunì la parte onesta del popolo che lavora, del popolo che si guadagna il pane col sudore della fronte e non con l’inganno e il tradimento.
Il nostro Fronte di liberazione nazionale riunì tutti gli elementi democratici, senza distinzione di tendenza politica o religiosa, esso divenne l’organismo sano, capace di attuare questo difficile e nobile compito. Il nostro Esercito di liberazione nazionale, cresciuto e temprato in cruente battaglie, era un esercito del popolo, in cui i contadini, gli operai, gli intellettuali, uniti come un sol uomo, si battevano per uno scopo comune, per l’Albania libera, per un’Albania indipendente, per una democrazia popolare. E dopo tre anni di sforzi eroici, dopo aver sparso tanto sangue,patito tante sofferenze e fatto tanti sacrifici, noi vincemmo sgominando il barbaro tedesco e i traditori che erano al suo servizio.
In questi tre anni di lotta, il nostro Fronte di liberazione nazionale divenne una realtà, furono creati i Consigli di liberazione nazionale, organi della lotta e basi del potere,e questi si rafforzarono e divennero l’autentico potere democratico del popolo. Questo nuovo potere popolare ha fatto piazza pulita del vecchio potere,divenuto cieco strumento al servizio dell’occupante e dei traditori .
Per creare il Fronte e il potere popolare hanno dato la propria vita migliaia di figli d’Albania, i quali si sono battuti con abnegazione perché erano certi di assicurare così un felice avvenire al nostro popolo. Il nostro movimento, con la sua giusta piattaforma politica,ha dischiuso al popolo vaste prospettive indicandogli la via della vittoria . Il nostro movimento di liberazione nazionale, che aveva per obiettivo l’unione di tutto il popolo albanese,si è sforzato di provare con il sangue versato e di far comprendere ai fuorviati che la strada da essi seguita era nefasta per la nostra patria .
Il Comitato antifascista di liberazione nazionale e la presidenza del Consiglio antifascista d’Albania, con l’appello indirizzato agli elementi che ancora militavano nelle file del nemico, hanno fornito un’altra prova concreta degli scopi cui tendeva il nostro movimento.
Dopo tre anni di eroici sforzi, dopo tanto sangue versato,siamo usciti vincitori. Il sanguinario nemico tedesco è stato cacciato da quasi tutto il nostro paese, sono state sgominate le bande di reazionari,colpevoli di fratricidio e oggi, il 28 novembre, viene celebrato con indescrivibile entusiasmo da tutto il popolo albanese che ha conquistato la sua libertà a prezzo del suo sangue . Oggi nella Tirana liberata dopo un’aspra battaglia combattuta strada per strada e casa per casa, oggi nella capitale dell’Albania libera e democratica, tra questa popolazione eroica che si è mantenuta irremovibile all’avanguardia della nostra lotta e che i massacri dei tedeschi e dei traditori non sono riusciti a piegare, ma gli hanno dato maggior vigore, è giunto il Governo democratico d’Albania.
Popolo albanese,
La nostra lotta vittoriosa ha elevato il prestigio del nostro paese, ha fatto si che il nome d’Albania e di albanese sia onorato in tutto il mondo progressista,che si parli di noi con rispetto, poiché noi ci siamo mantenuti e ci manteniamo fedeli alla grande alleanza del blocco antifascista, poiché noi abbiamo sparso il nostro sangue a rivoli a fianco dei nostri alleati che si battevano eroicamente per salvare l’umanità dalle grinfie del nazismo tedesco .
La nostra eroica lotta era strettamente legata alla lotta dei nostri grandi alleati: Unione Sovietica, Inghilterra e America, era strettamente legata alla lotta dei popoli asserviti. Durante la nostra lotta noi eravamo mossi da una fiducia irremovibile nella vittoria, poiché avevamo il grande appoggio dell’alleanza anglo-sovieto-americana .Quando la gloriosa Armata rossa, quella stessa Armata rossa
che ora marcia verso Occidente per il decisivo attacco all’ultimo bastione hitleriano, guidata dal grande stratega dei tempi moderni, il maresciallo Stalin, sgominava senza pietà le orde hitleriane, liberava i propri territori, nel nostro popolo si rinnovavano e si moltiplicavano le energie che lo sostenevano nella lotta, aumentavano il suo vigore e la sua fede.
Le splendide vittorie dell’Armata rossa erano anche le vittorie nostre e del mondo intero,poiché costituivano il principale fattore per la distruzione del nazismo .
Grazie a queste vittorie, la lotta di liberazione nazionale dei popoli asserviti ha acquistato nuovo vigore; queste vittorie dell’Armata rossa hanno contribuito a farci giungere a questo giorno che oggi celebriamo con tanto splendore. E il nostro piccolo, ma invitto popolo, rivolge ai popoli eroici dell’Unione Sovietica e all’Armata rossa di chiara fama l’espressione della sua infinita riconoscenza.
In questa lotta immane, l’Inghilterra e gli Stati Uniti d’America non si lasciarono piegare dal nazismo tedesco, hanno combattuto e combattono con valore per la causa comune. La guerra condotta da loro sui mari, in terra e nei cieli, che arreca tanti danni alla macchina bellica tedesca, è un valido aiuto per il nostro popolo. L’apertura del secondo fronte e l’annientamento della resistenza tedesca in Francia servono ad affrettare la vittoria finale .
Nella sua Lotta di liberazione nazionale, il nostro popolo ha avuto il sostegno dell’eroica lotta dei popoli della Jugoslavia. I nostri popoli,vicini e fratelli,sin dai primi giorni dell’occupazione,si sono impegnati in una risoluta lotta di liberazione. Il nostro esercito e quello jugoslavo versarono il loro sangue fianco a fianco sui campi di Kosova e della Metohija; i nostri soldati e quelli jugoslavi si fasciavano a vicenda le ferite riportate in aspre battaglie contro lo stesso nemico e col sangue si forgia l’amicizia; le nostre brigate, che hanno ricevuto l’ordine di non lasciare uscir vivo nessun tedesco dal nostro paese, si stanno trasferendo in Montenegro, dove assieme alle brigate jugoslave metteranno fine alla resistenza tedesca in quelle zone .
Col sangue e con le comuni sofferenze si sta cementando l’amicizia fra il nostro popolo e i popoli della Jugoslavia . In questo giorno di grande festa per il nostro paese, noi inviamo il nostro saluto ai popoli fratelli di Jugoslavia .
Con il vicino popolo greco abbiamo combattuto e versato assieme il nostro sangue,ci siamo fasciati a vicenda le ferite in questa comune lotta antifascista, ed è nostro desiderio di mantenere sempre buone relazioni con questo nobile popolo. Notiamo con rincrescimento che le bande scioviniste e reazionarie di Zerva stanno martirizzando la minoranza albanese,la depredano dei suoi beni e la espellono dai suoi territori .Elementi di Zerva passano clandestinamente il nostro confine, uccidendo e ferendo i nostri partigiani. Non tollereremo simili atti nel nostro paese. Il primo ministro greco Papandreu, ha avanzato delle pretese di annessione per le nostre regioni di Gjirokaster e di Korçë, che a lui piace chiamare Vorio-Epiro. Certamente simili pretese non facilitano il mantenimento di buoni rapporti con i nostri vicini del Sud.
I nostri confini sono indiscutibili, poiché al loro interno non vi è che terra nostra, la terra lasciateci in retaggi dai nostri avi e che noi abbiamo bagnato del nostro sangue. Nessuno avrà l’ardire di toccarli, poiché sapremo difenderli.
Il nostro movimento di liberazione nazionale ha riconosciuto alla minoranza greca in Albania diritti uguali a quelli della popolazione albanese. Il Governo democratico d’Albania garantirà alla minoranza greca nel nostro paese le libertà e i diritti democratici e nazionali, per i quali i figli di questa minoranza hanno combattuto eroicamente nelle brigate dell’Esercito di liberazione nazionale.
Popolo albanese,
Oggi ha inizio una nuova pagina della nostra storia, una pagina che dipende da noi rendere, e la renderemo, altrettanto gloriosa quanto lo è stata quella della nostra lotta contro l’occupatore. E questa è la pagina della lotta per la ricostruzione dell’Albania, per l’edificazione della sua economia, per l’edificazione della cultura e dell’istruzione del nostro popolo,per l’elevamento del suo livello sociale, economico e politico. Il nostro movimento ha intrapreso in momenti critici una gigantesca e impari lotta,uscendone vincitore,poiché il nostro popolo si unì come un solo uomo attorno al Fronte di liberazione nazionale. Il nostro movimento di liberazione nazionale intraprenderà anche questa seconda lotta e ne uscirà vincitore,poiché questo è il testamento spirituale di coloro che sono caduti sul campo dell’onore,poiché a questo è collegata la vita di tutto il popolo e il suo avvenire.
I nazisti tedeschi e i traditori hanno seminato orrore e lutti nel nostro paese, intere regioni sono in cenere, l’agricoltura è in sfacelo, l’economia del paese ha subito gravi danni, migliaia di famiglie sono all’aperto, senza tetto e senza pane, devono essere aperte le scuole, occorre salvaguardare la salute della popolazione. Tutti questi importanti compiti potranno essere assolti, se rafforzeremo il nostro potere e porteremo alla guida del paese quegli uomini a cui sta a cuore il popolo .
Perciò ci si pone il dovere di dare ogni cosa per il potere, di renderlo forte e affinché esso possa attuare tali compiti di vitale importanza, tutto il popolo gli si mobiliti attorno.
Rafforziamo il nostro Fronte di liberazione nazionale ed esso riunisca nelle sue file tutto il nostro popolo, alimentandolo della nostra giusta politica, legandolo strettamente al potere e rendendolo cosciente dei compiti che gli si prospettano. Dobbiamo renderci conto anche ora, così come lo abbiamo compreso durante la lotta armata che per assolvere questi compiti, per assicurare al popolo una vita più felice e più prospera, è necessario che il popolo intero partecipi a questa grande opera .
Nessun albanese onesto rimanga fuori del Fronte, nessuna energia venga sprecata. In occasione della festa del 28 novembre, in occasione della liberazione di Tirana, la presidenza del Consiglio antifascista di liberazione nazionale concede una amnistia generale per tutti i membri del Balli Kombetar,del Legaliteti e delle altre organizzazioni che hanno collaborato con l’occupatore; sono esclusi da questa amnistia tutti i criminali di guerra, coloro che hanno ucciso, incendiato, violentato e che hanno rapinato i beni del popolo.
Questo è un altro fatto che testimonia gli elevati scopi del movimento che ha combattuto e che combatterà per il popolo,di quel movimento che ha come suo principio la massima giustizia.
L’Albania tutta diventi un cantiere di lavoro,in cui grandi e piccoli comprendano che non lavorano per gli stranieri, ma lavorano e costruiscono per il proprio paese . E per il nostro paese, per il quale non abbiamo risparmiato neppure la vita, non dobbiamo risparmiare il nostro sudore e la nostra fatica.
Dobbiamo dedicare tutte le nostre forze affinché il nostro esercito, grande fattore di questi successi,sia potenziato e divenga un esercito moderno nel vero senso della parola. Esso sia il vero difensore del popolo e del suo potere. Per assolvere tale compito essenziale, è necessario che facciamo del nostro esercito un esercito veramente cosciente e politico, poiché solo così esso sarà in grado di concludere la lotta con il massimo successo e di divenire vivo usbergo degli interessi del popolo .
Popolo albanese,
I frutti della tua lotta eroica dovrai raccoglierli tu stesso,perché spettano a te e tu li hai pagati al prezzo del tuo sangue. Affinché i banditi, gli speculatori, gli intriganti e i politicanti imbroglioni, coloro che son usi a vivere alle nostre spalle e che ci ha succhiato il sangue, non possano strapparceli e sottrarceli, serriamo le nostre file più forte che mai, riuniamoci tutti attorno al potere, al Fronte, al Governo democratico e così uniti procediamo verso gli obiettivi a cui tendiamo, e che sono il miglioramento della vita sociale ed economica del nostro paese.
Evviva l’Albania libera e democratica !
Evviva il popolo albanese !
Evviva l’Esercito di liberazione popolare !
Evviva i nostri grandi alleati :Inghilterra,Unione Sovietica e America !
Evviva la fratellanza dei popoli dei Balcani amanti della libertà !
Evviva l’eroico popolo di Tirana !



CENNI BIOGRAFICI (a cura di Diego)


Enver Hoxha nacque ad Argirocastro, nel sud dell'Albania il 16 Ottobre 1908; suo padre era un modesto impiegato, per parecchi anni emigrante in America, sua madre una casalinga. Grande influenza sulla crescita spirituale di Enver Hoxha fu esercitata da suo zio Hyen Hoxha, un uomo che per quel periodo può essere definito rivoluzionario, rappresentò Argirocastro il 28/11/1912 all'atto di proclamazione dell'indipendenza dell'Albania, firmando un documento che consacrava la volontà del popolo albanese a liberarsi dal gioco dell'impero turco, più tardi anche l'atteggiamento ostile contro il regime reazionario di re Zog, ebbero un ruolo fondamentale per la formazione delle idee politiche di Enver Hoxha. Nella sua città respirava aria di protesta contro un governo repressivo che culminò con la rivoluzione democratica del 1924. Finita la scuola elementare frequentò il liceo di Argirocastro. A 16 anni era già tra i primi iniziatori e anche segretario della società degli Studenti di Argirocastro permeata di spirito democratico-rivoluzionario. Capeggiò la protesta degli studenti progressisti quando la sede fu chiusa dal governo dopo un anno. Lascia Argirocastro per trasferirsi a Korça dove continuò gli studi nel liceo francese. Qui conobbe la storia, la letteratura e la filosofia francese. In questa città lesse per la prima volta il "Manifesto del Partito Comunista" datogli da un lavoratore di nome Koçi Bako e in questo periodo conobbe per la prima volta la Rivoluzione Socialista d'Ottobre, tutto ciò con le idee della rivoluzione francese che entusiasmarono Enver Hoxha ne determinarono lo sviluppo culturale e le sue tendenze politiche. Nell'estate del 1930 terminò gli studi nel liceo di Korça, nello stesso anno vinse una borsa di studio per frequentare la facoltà di scienze naturali a Montepellier in Francia. Era nei suoi desideri studiare la filosofia o la giurisprudenza. Qui segue le lezioni e le conferenze dell'Associazione dei Lavoratori organizzate dal Partito Comunista Francese. Dopo un anno non avendo grande interesse per la biologia lascia Montepellier per andare a Parigi, sperando di continuare lì gli studi universitari. Frequenta i corsi della facoltà di filosofia della Sorbona e gli ambienti marxisti della capitale francese, collabora con "L'Umanitè" scrive alcuni articoli sulla situazione dell'Albania. Qui ha modo di studiare il "Capitale" di Marx e "L'Antidyring" di Engels. Per questi motivi nel Novembre del 1933 gli viene negata la borsa di studio dal governo di Zogu. Per problemi economici e grazie all'aiuto di alcuni amici albanesi va' a Bruxelles, dove trova lavoro nel consolato albanese. Frequenta i corsi universitari della facoltà di giurisprudenza, qui amplia e arricchisce ancora di più le proprie conoscenze sulla letteratura marxista-leninista. Ben presto fu licenziato, perché il console scoprì, attraverso gli agenti di Zogu, che il suo impiegato depositava nell'ufficio materiali e libri rivoluzionari. In quel periodo studiava in Francia e lavorava in Belgio, frequentando anche l'università di Bruxelles. Rimasto senza lavoro e senza soldi non potendo finire gli studi universitari Enver Hoxha l'estate del 1936 ritorna definitivamente in Albania. Trascorre un breve periodo di tempo nella sua città di nascita, si rilaccia ai comunisti albanesi, nel luglio del 1936 conosce Alì Kelmendi comunista albanese, ha contatti con il gruppo comunista di Korça, che era il più solido e organizzato del movimento. Ritorna a Korça come insegnante nel liceo francese. Il 7 Aprile del 1939 l'Italia occupa l'Albania, dando vita ad una dura dittatura, che solo il revisionismo post bellico in Italia dipingerà come leggera (attualmente vi è una vera e propria cancellazione storica di quel periodo in Italia). Per le sue idee apertamente rivoluzionarie e antifasciste viene licenziato. Lascia Korça, va' a Tirana, capitale dell'Albania il 29 Novembre del '39. Qui lavora per un po' di tempo come professore part-time nel Ginnasio Statale, venne nuovamente licenziato perché ormai noto comunista. Con l'aiuto di alcuni amici apre un piccolo negozio, che divenne una copertura per la sua attività clandestina. Si mette in contatto con molti membri dei vari gruppi comunisti, con quello di Scutari, con quello dei Giovani di Korça et. In collaborazione con i militanti comunisti di questi gruppi lavora attivamente per l'unificazione del disperso movimento comunista, col fermo proposito di creare un unico partito comunista. L'8 Novembre del 1941 fu fondato il Partito Comunista Albanese ed Enver Hoxha che aveva avuto un ruolo importante e decisivo fu eletto tra i sette membri del Comitato Centrale provvisorio. Secondo la decisione della riunione, non fu eletto alcun segretario o presidente. Ben presto Enver Hoxha si mette in rilievo come il vero leader del partito. Svolse una intensa attività per l'organizzazione del partito a Tirana e nelle diverse città e regioni dell'Albania . Lui era l'inspiratore principale della vita politica del partito, che consisteva nell'organizzazione della lotta armata attraverso un fronte unico di tutte le forze, indipendentemente dal loro orientamento politico e ideologico. Nel Settembre del 1942 attraverso la Conferenza di Pesa fu creato il Fronte Nazionale di Liberazione. Condannato a morte in contumacia dal tribunale fascista, Enver Hoxha vive e lavora nella illegalità a Tirana e nelle diverse regioni del paese. Nel Marzo del'43 la prima Conferenza Nazionale del P.C.A. lo elegge, anche formalmente, segretario generale del partito, carica che terrà sino alla sua morte. Fondò l'esercito di liberazione nazionale che nella primavera del '44 contava circa 70 mila uomini. Il ruolo di Enver Hoxha come uomo politico e militare fu molto importante. Fondamentale fu anche il ruolo che ebbe Enver Hoxha nell'organizzazione del nuovo sistema politico. Consapevole del fatto che l'Albania nel dopoguerra non poteva essere ancora un dominio feudale della borghesia, né una colonia delle potenze imperialiste, Enver Hoxha nel partito inspirò la creazione di embrioni del nuovo potere politico: i consigli nazionali di liberazione. Nel Maggio del 1944 il Congresso Antifascista di Permet nomina Enver Hoxha presidente del Comitato Antifascista Nazionale di Liberazione, all'epoca unico organo legislativo dello Stato albanese, con gli attributi di un governo provvisorio, e Comandante Generale dell'Esercito. Dopo 4 mesi in vista dell'ormai prossima liberazione del paese, il Comitato fu trasformato in Governo Democratico Provvisorio ed Enver Hoxha fu il primo capo di governo della nuova Albania. Dopo la liberazione avvenuta ad opera esclusiva dello stesso esercito di liberazione albanese, Enver Hoxha inizia una nuova fase di lotta per far risorgere l'Albania sulla strada del socialismo. Nel Marzo del 1946 l'assemblea Costituente uscita dalle elezioni del Dicembre del 1945 proclamò L'Albania Repubblica Popolare, e nominò Enver Hoxha Primo Ministro, carica che terrà fino al 1954. Nell'Agosto dello stesso anno Enver Hoxha partecipa a Parigi alla Conferenza di Pace, come capo della delegazione albanese, difendendo brillantemente il diritto del suo popolo a considerarsi membro della coalizione antifascista, contrastando le rivendicazioni territoriali della Grecia. Il periodo 1947-1948 fu contrassegnato dal fermo e determinato comportamento di Enver Hoxha atto a impedire la realizzazione degli intenti titisti: trasformare l'Albania in una Repubblica Iugoslava. La diffidenza di Enver Hoxha verso i dirigenti iugoslavi e verso Tito ebbe origine nel corso della guerra e si sviluppò nel dopoguerra, via via che i rapporti tra i due Stati si estendevano così crescevano i dubbi di Enver Hoxha sulla reale politica iugoslava. Questi dubbi venivano alimentati dal modo con cui erano condotti i rapporti economici tra i due paesi e con la tendenza sempre più spiccata della Iugoslavia a far dell'Albania un suo stato satellite. Soprattutto il problema nazionale, con la mancata autodeterminazione del Kossovo promessa da Tito e mai realizzata alimentavano i dubbi di Enver Hoxha verso la dirigenza iugoslava. Gli anni '50 furono gli anni dei primi, difficilissimi, passi dell'Albania verso lo sviluppo economico, sociale e culturale. Per valutare correttamente, oggettivamente, questa esperienza quasi cinquantennale, per comprendere la grandezza delle trasformazioni politiche, economiche, sociali e culturali realizzate, si devono fare i conti con la enorme arretratezza che l'Albania aveva ereditato dal passato. Un paese con una economia completamente agricola, di agricoltura primitiva segnata da rapporti economici feudali, quasi totalmente priva dell'industria, con un livello di istruzione molto basso: 80-85% della popolazione analfabeta; una vita media che non toccava i 40 anni, questa era l'Albania prima della guerra. A tutto ciò si dovevano aggiungere le perdite umane, 28 mila caduti su 800 mila abitanti e le distruzioni della guerra. Enver Hoxha come leader del P.C.A. e come capo del governo ebbe un ruolo importante in quella che si rivelò una lotta ancora più cruenta della guerra per far risorgere l'Albania. La politica del Partito del Lavoro - chiamato così dopo il primo congresso del Novembre 1948 - aveva tre orientamenti fondamentali: L'industrializzazione, lo sviluppo dell'agricoltura attraverso la cooperativizzazione, un programma per lo sviluppo dell'istruzione e della cultura. Enver Hoxha fu l'ispiratore e l'ideatore di queste opere che furono avviate in quegli anni, come leader del Partito del Lavoro. Con grandi sacrifici, con un enorme entusiasmo popolare ed anche con l'aiuto dei paesi socialisti - Unione Sovietica negli anni '50 e per un certo periodo poi anche la Cina - l'Albania fu trasformata in un paese progredito, ben lontano dal livello ereditato dal passato, e questo era già un ottimo progresso. Furono costruiti grandi complessi industriali, centrali termo e idroelettriche, bonificate le paludi arginati i fiumi, nacquero intere nuove città dal nulla. Si sviluppò un sistema diffusissimo di scuole elementari e medie che assicurava l'istruzione a tutti i bambini, fu elettrificato tutto il paese. Enver Hoxha sapeva benissimo che l'Albania non era il paradiso terrestre, che era ancora molto lontana dai paesi più progrediti dell'Europa. Gli ultimi anni cinquanta furono contrassegnati dalle crescenti divergenze con la dirigenza sovietica. Il Partito del Lavoro d'Albania e personalmente Enver Hoxha nutrivano molte riserve sul nuovo corso ufficialmente applicato da Krusciov dopo il XX° Congresso del P.C.U.S. Per Enver Hoxha non c'era solo la questione di Stalin, ma soprattutto la politica verso gli U.S.A. e l'imperialismo mondiale, ed ancora le tendenze egemonistiche della nuova U.R.S.S. verso i paesi socialisti. Enver Hoxha in diverse occasioni a Mosca, nel Dicembre del 1956, Aprile '57, Gennaio 1960, ed anche a Tirana nel Maggio del 1959 nei contatti avuti con Krusciov presentò le sue riserve. Sino a giungere alla Conferenza degli 81 partiti fratelli tenutasi a Mosca il 16/11/1960 dove Enver Hoxha con un discorso coraggioso rese pubbliche le sue riserve e le sue accuse verso il nuovo corso sovietico. Questo atto segnò la rottura, anche ufficiale, tra l'Albania e l'U.R.S.S. Da questo momento Enver Hoxha, affiancato dai cinesi, diventò uno dei più ardui combattenti contro il revisionismo moderno. Per tutto la sua vita difenderà la teoria e i principi nei quali credeva, il marxismo-leninismo. Respinse ogni deviazione dallo spirito rivoluzionario di questa teoria. Iugoslavi, Sovietici, Cinesi, Eurocomunisti, tutti erano per lui il cavallo di Troia nel movimento comunista e operaio mondiale. Enver Hoxha voleva conservare le vittorie del socialismo in Albania e la stessa indipendenza del paese. Negli anni '70 si aprono nuovi fronti di lotta, smacherare e individuare all'interno del Partito e dello Stato tutti coloro che erano contro il socialismo. Un infarto al miocardio lo colse nel 1973. Di fatto da quel momento in poi l'attività di Enver Hoxha nel Partito e nello Stato tende sempre più a diminuire. Inizia da parte dei nemici infiltrati nel Partito e nello Stato l'opera di demolizione metodica, sistematica di tutto ciò che era stato realizzato sulla via del socialismo in Albania. Tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80 inizia un periodo di intensa attività teorica di Enver Hoxha. Tutta la sua esperienza, tutta la sua vita, da militante a leader comunista è racchiusa nei diversi volumi da lui scritti. Tra questi abbiamo: "L'autogestione iugoslava" teoria e pratica capitaliste (1978), Imperialismo e rivoluzione (1978), Riflessioni sulla Cina (1979), Con Stalin (1979), L'eurocomunismo è anticomunismo (1980), I Kruscioviani (1980), Il pericolo angloamericano in Albania (1982), I titisti (1982), Riflessioni sul medio oriente (1984), Quando si gettavano le basi della nuova Albania (1984), Due popoli amici (1985), Le superpotenze (1985). Questa è solo una parte della sua intensa attività pubblicistica, attraverso la quale Enver Hoxha voleva arricchire la teoria per la quale aveva dedicato tutta la sua vita. Negli anni '80 lo stato di salute di Enver Hoxha peggiora, soffriva di diabete e nel 1983 fu colpito da una ischemia cerebrale, ripetutasi nel 1984. Il 9 Aprile 1985 ebbe un arresto cardiaco, i medici riuscirono a riattivizzare il suo cuore, ma era privo di conoscenza. I'11 Aprile del 1985 muore Enver Hoxha. Enver Hoxha nella sua attività cinquantennale nel movimento comunista aveva dato al popolo, libertà e dignità nazionale, aveva trascinato il suo popolo dal buio del feudalesimo, verso una società, anche se non ideale, più giusta e più progredita, aveva dato al suo popolo un ideale per cui valeva la pena lottare, sacrificarsi, vivere. Enver Hoxha riuscì a dare al suo popolo tutto ciò che non ha più.