Biblioteca Multimediale Marxista


3° CORSO TEORICO
LA LOGICA (2)

 


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Indice.
1. Incontro La conoscenza empirica Pag. 1
2. Incontro La conoscenza scientifica 6
Forme e Metodi di Conoscenza Scientifica. 11
La Logica in generale 16
La Logica formale 17
La Logica razionale 20
3. Incontro Le Categorie della Logica 21
L’astrazione 22
La Legge 24
Universale e particolare 27
Causa ed effetto 28
Errore 29
La destrutturazione del testo 33


2. La Concezione Scientifica

Il pensiero, perché sia corretto, occorre che rifletta la realtà, che esprima la realtà nella maniera più fedele possibile. L’uomo non riuscirà mai a conoscere tutta la realtà oggettiva e giungere così ad un’idea, ad un pensiero, ad una teoria assoluta. Il pensiero può abbracciare il più possibile, riflettere la realtà in maniera quanto più fedele possibile, ma mai totalmente.
Un pensiero superiore è quello che – in condizioni storicamente date – riflette la realtà in maniera migliore; le condizioni storiche date sono determinate dal livello di conoscenza dell’uomo e quindi gli strumenti tecnici ed il livello di conoscenza in grado di essere messi al servizio dell’uomo per intelligere, comprendere, il reale.
Si tratta allora di comprendere cosa è la realtà oggettiva e quali leggi governano la realtà oggettiva, quali letti ne determinano la sua esistenza ed il suo sviluppo per adeguare il nostro modo di analizzare, studiare, indagare il reale secondo le leggi della materia che sin qui abbiamo scoperto.

Già sul finire del 1700 la Scienza giunge alla constatazione sperimentale che la materia è data da un’evoluzione, da trasformazioni e mutamenti. La scoperta del microscopio nella metà del 1600 e tutte le successive modifiche e sviluppi consentono di leggere l’ultra piccolo, dopo che con il cannocchiale avevano iniziato a leggere il macrocosmo.
Gli sviluppi della Chimica del 1700 fanno comprendere come avviene la formazione della materia e quindi come avviene la formazione della realtà oggettiva, che noi percepiamo ed su cui operiamo per trasformarla.
Essa non è un qualcosa di inerte, di immutabile, ma una cosa in costante mutamene, in costante divenire, data dal movimento dei suoi atomi che variamente si compongono. si associano, dissociano. E questo riguarda sia i corpi animati che i corpi cosiddetti inanimati: rocce e l’intero regno minerale. Con Alessandro Volta giungiamo a comprendere un legame che unisce la Chimica ed i suoi processi con l’elettricità. Inizia così un lungo cammino: i processi chimici comportano liberazione o assorbimento di energia, fino a giungere verso la metà dell’Ottocento a comprendere che la materia è un flusso di energia in movimento caotico. La scoperta delle prime elementari forme della struttura dell’atomo: nucleo costituito da protone e neutrone e dall’elettone ed il grande movimento degli elettroni, dei campi magnetici determinati dai processi chimici. Ai primi decenni del Novecento giungiamo comprendere alcuni tratti decisivi della materia con Rutherford prima ed Hisenberg poi nel 1930. La materia è in eterno movimento, la cui velocità è quasi pari alla velocità della luce, quindi un movimento molto elevato, tanto che giungiamo a comprendere che se è possibile stabilire le linee generali e tendenziali di sviluppo di un oggetto, di un fenomeno, di una realtà, non possiamo, nel contempo, stabilire il comportamento di ciascun singolo elemento che lo compone, ove alcuni possono anche agire in maniera differente ed anche opposta alle linee generali di sviluppo dell’oggetto, del fenomeno indagato.
Lenin
Con gli sviluppi dell’ottica: natura della luce, dell’astronomia e poi dell’astrofisica giungiamo a comprendere l’esistenza di elementi ancora più piccoli, fino alla intellezioni di quello che viene definita “ antimateria”. Con questo termine viene denominato il complesso delle antiparticelle, oppure sistemi atomici composti da antiprotoni, antineutorni e positroni , che differiscono dalle omologhe per la carica opposta. E contestualmente a questo anche in chimica scopriamo l’esistenza di elementi chimici, simili, omologhi, a quelli noti, ma la cui struttura chimica è simile a quella nota con la sola differenza che l’una è l’immagine speculare dell’altra, come se la stessa formula chimica venisse letta allo specchio, risultando così capovolta. Abbiamo così la struttura destrogira, che è quella classicamente nota, e quella levogira che è l’omologa.
Intanto nell’Ottocento con Darwin giungiamo a comprendere le leggi che regolano l’evoluzione della specie animale e vegetale. Anche qui la materia si mostra in eterno movimento e giungiamo a comprendere il rapporto ambiente-soggetto, che costituisce una particolare forma del rapporto oggetto-soggetto, una particolare forma rapporto interno-esterno, un a particolare forma, e meglio variante, del rapporto generale-particolare. Giungiamo a comprendere come le condizioni esterne influenzano, modificano il soggetto, determinando nel tempo la sua evoluzione, nella forma della modifica genetica e lo sviluppo e la morte di particolari funzioni e di particolari organi, deputati a tali funzioni.
Comprendiamo così che un determinato oggetto è il risultato del rapporto oggetto-ambiente esterno e la cui conformazione, funzione, struttura, ossia il rapporto contenuto-forma, è il risultato molto complesso di questo rapporto ove l’ambiente influenza, spinge a modifiche nell’oggetto e l’oggetto agisce sull’ambiente e lo modifica e modificandolo ne subisce poi esso stesso le modifiche di quell’ambiente adesso modificato dall’azione dell’oggetto sull’ambiente esterno. oggetto ed ambiente sono,cioè, in costante divenire ciascuno influenzando ed interagendo sull’altro ed interagendo si modificano entrambi in un processo all’infinito. Comprendiamo così che l’oggetto è il risultato di un equilibrio, in eterna instabilità, in eterno movimento, in eterno divenire, di un equilibrio che viene ad instaurarsi nel rapporto oggetto-ambiente esterno, ma lo stesso ambiente è il risultato dello stesso rapporto, cioè esso stesso è un equilibrio instabile, dinamico.
L’equilibrio costituisce, cioè, il momento di quiete, il momento dell’unità, che si sposta costantemente, che muta costantemente. La filosofia parla qui di unità per intendere l’equilibrio che viene a costituirsi e che è poi la forma nella quale noi percepiamo gli oggetti, i fenomeni. Noi percepiamo degli oggetti, cioè, non il loro movimento ma il loro momento di quiete, la filosofia parla qui di “ unità degli opposti”.
Abbiamo, così, che l’oggetto, l’ambiente, il rapporto oggetto-ambiente sono dominati da due momenti: quello del movimento e quello della quiete, ove il movimento è universale e la quiete è una forma del movimento, uno stato del movimento e non la fissità.
Abbiamo però anche capito che non si può operare una distinzione netta tra oggetto ed ambiente, giacché questi due stessi termini si cambiano incessantemente di posto, quello che qui è ambiente da un’altra angolazione di lettura del processo è oggetto e quello che qui è oggetto da un’altra angolazione di lettura del processo è ambiente.
Esempio

Lo statico rapporto causa-effetto, ereditato dal passato e dalla logica formale e da Aristotele, viene così totalmente sconvolto. La stessa sorte tocca ai termini “ particolare” e “generale”.
Gli sviluppi dell’energia atomica e della scissione nucleare confermano come la materia altro non sia che energia in movimento e che è possibile liberare energia, rompendo i legami chimici che tengono uniti un atomo. Questo ci porta, allora, a leggere l’intero Universo come energia in movimento e così tutta quanta la materia terrestre i cui composti fondamentali sono dati dall’Idrogeno e dal Carbonio e dalle loro infinite combinazioni.
Comprendiamo così che la materia è una e tutto quello che noi vediamo, tutto quello che esiste altro non sono che le infinite forme che la materia prende, le infinite forme del divenire della materia.
Gli sviluppi recenti della Genetica ci hanno insegnato come avviene il processo di evoluzione-selezione scoperto da Darwin, le modifiche dell’ambiente a lungo andare modificano la struttura del DNA,c he si modifica per adattarsi al modificato ambiente, che trasmettendosi, trasmette danno vita nel tempo a nuovi soggetti o a modifiche nei soggetti: animali, piante.
Le neuroscienze, infine, ci hanno fatto capire che la realtà che noi percepiamo, le sensazioni che i sensi ci trasmettono, e quindi la realtà oggettiva che si riflette tramite i sensi, e con essi il livello stesso della quiete della materia, dei fenomeni, della realtà sono determinati dalla velocità di trasmissione a cui viaggiano gli impulsi tramite la struttura neurale, velocità di trasmissione determinata da impulsi elettrici, e meglio scariche elettriche, determinati da processi chimico-fisici e ripetitori di impulsi. Le Neuroscienze hanno confermato come la forma è determinata dalla funzione dell’organo e che tale forma ed organo sono la risultante di un equilibrio tra organismo generale, organo ed ambiente.
Tutte le scienze hanno evidenziato come il singolo fenomeno, il singolo oggetto, la specifica realtà in esame è sempre unico, solo per i tratti generali rientra nel generale della conoscenza di quel fenomeno, ma che presenta tratti specifici, peculiari proprio di quell’esatto fenomeno, proprio di quell’esatto processo storico di formazione di quel fenomeno. tutte le scienze hanno, cioè, confermato come principio generale per tutte le scienze il principio fisico scoperta da Hisenberg di indeterminatezza.
La realtà oggettiva è allora la risultante, l’equilibrio, la quiete di tutte le singole, specifiche, particolari realtà,c he con i loro tratti particolari, con le loro specificità concorrono a determinare quell’esatta, precisa, realtà oggetto, quell’esatto, preciso fenomeno, esso stesso risultato del processo di evoluzione storico: nascita-formazione-morte.

Possiamo, così, iniziare a fissare alcune leggi generali del movimento della materia.
La prima legge è allora che la materia è in eterno movimento, in eterno divenire e che essa è un flusso di energia, ossia la materia è energia in movimento.
Essa è una e diviene in infinite forme. Quelle che noi percepiamo sono le infinite forme del divenire della materia, e le percepiamo non nel loro stato di movimento, ma nel loro momento di quiete.
Questo significa, allora, che quando leggiamo un fenomeno, un oggetto, una realtà specifica noi stiamo leggendo un lato, un’angolazione della materia, una delle sue infinite angolazioni, una delle sue infinite forme che in quel momento dato la materia prende nel suo divenire. Poiché la materia è una e diviene in infinite forme, noi abbiamo che il singolo fenomeno in esame, ha infinti rapporti, nessi, interconnessioni, interdipendenze con molti altri fenomeni, con molti altri oggetti, con molte altre realtà specifiche che lo determinano, lo influenzano, che, diciamo così, costituiscono l’ambiente esterno di quel fenomeno, di quell’oggetto di quella realtà oggettiva in esame, entro cui tale fenomeno in esame si manifesta.
Nel corso degli ultimi tre secoli: XVIII-XIX-XX secolo noi abbiamo appreso come una serie di realtà, fenomeni che credevamo appartenenti ad un determinato campo e che fossero isolati, non solo abbiamo verificato che non sono isolati, ma anche che il campo d’indagine è risultato essere, poi, determinato da altri campi d’indagine a volte totalmente estranei, a prima vista, ad una lettura superficiale, fenomenica, empirica se non addirittura molto lontani.
Sulla base di questa consolidata esperienza noi abbiamo dovuto dapprima abbandonare la visione statica del rapporto causa-effetto e poi successivamente abbiamo abbandonato la struttura del sapere per singole scienze, ciascuna autonoma, indipendente dalle altre: la Fisica, la chimica, la Biologia, ecc., struttura scaturita dalla rivoluzione borghese del 1500-1700 che aveva abbattuto quella della società feudale, ove i saperi erano organizzati in due grandi blocchi detti “ Arti del Trivio” e “ Arti del Quadrivio”. E’ stato un processo lungo e molto tortuoso con grossi scontri, ove alla fine la precedente struttura è stata totalmente abbattuta e le scienze hanno subito profonde modifiche: la Fisica che nel precedente impianto comprendeva tutti i fenomeni naturali ha visto un processo di separazione e formazione di nuove scienze, l’Alchimia ha visto un profondo processo di sconvolgimento ove una parte, l’alchimia è stata relegata nel campo del fantasioso, mentre i quattro elementi, che costituivano la base materiale hanno visto una trasformazione, divenendo gli elementi della tavola di Mendeleiev; per approdare infine in un primo momento alla multidisciplinarietà e per questa via giungere poi da una parte alla nascita di nuove scienze costituite dalla fusione di altre scienze come l’Astrofisica, la Biochimica, l’Astrobiofisica e dall’altra ad una tripartizione delle Scienze in Scienze della Vita, Scienze Naturali e Scienze Umanistiche e sociali. Il tratto caratteristico è dato appunto dall’interconnessione di varie scienze, di spezzoni di varie scienze che si intersecano tra di loro. Questo è stato reso necessario, è stato un approdo naturale per poter intelligere la realtà nei suoi rapporti ed interconnessione e nessi, giacché la precedente struttura dei saperi per singole scienze non era più in grado di leggere, di intelligere e richiedeva sempre più il concorso di altre scienze.
La realtà, il fenomeno, è allora innervato da infiniti rapporti, nessi, interdipendenze e la comprensione di quel fenomeno, di quella realtà è allora la comprensione degli infiniti rapporti e nessi che lo attraversano, lo trasversalizzano e su cui tale fenomeno, tale realtà, interagisce e che modifica. La lettura degli infiniti nessi, la lettura cioè delle infinite angolazioni, data ciascuna da ciascun nesso, è impossibile. La realtà, cioè, nella sua totalità non è mai conoscibile. Nello Studio di un fenomeno noi dobbiamo porci l’obiettivo di abbracciare tutti i lati, per poterne abbracciare quanti più è possibile, coscienti che, comunque e sempre, quella che diamo è una lettura parziale. Il pensiero corretto è allora quello che abbraccia più lati del fenomeno, giacché in tale modo corrisponde maggiormente alla realtà oggettiva, a differenza di altri che ne abbracciano meno e quindi danno una lettura maggiormente parziale. E questo è possibile solo da parte degli uomini, del collettivo degli uomini, ove ciascun legge una massa di lati e tutti insieme, nella sintesi, riescono ad abbracciarne il maggior numero possibile.
La stessa matematica ha subito molte trasformazioni e sviluppi proprio per essere in grado di esprimere questa realtà fortemente in movimento, innervata da infiniti rapporti di interdipendenza, da infiniti nessi e relazioni.
La matematica giunge, infatti, con Leibnitz e Newton al calcolo infinitesimale: la funzione vuole, infatti, esprimere come una variazione in “ x” determini modifiche in y, z, ecc. Nell’Ottocento e Novecento si giunga al calcolo di funzioni e derivate particolari, per giungere all’Insiemistica, ove una massa di dati vengono raggruppati sotto un unico insieme, sulla base di una legge comune stabilita, e così si costruiscono vari insieme e si opera tra i vari insiemi, e successivamente alle matrici ed al calcolo matriciale ed ancora alla teoria delle interdipendenze settoriali che viene utilizzata in modo particolare in Economia Politica per la programmazione e la pianificazione economica.

La seconda legge è che lo sviluppo è determinato dalle condizioni interne all’oggetto stesso, al fenomeno stesso. Una realtà, un oggetto, un fenomeno non può evolvere qualsiasi direzione e non il prodotto di una qualsiasi cosa, ma può evolvere solo in ben precise direzioni. Questo è determinato dalle caratteristiche fondamentali dell’oggetto e dalle condizioni esterne. E’ possibile quindi stabilire le linee di sviluppo tendenziali di un oggetto, di un fenomeno, di una realtà e prevederne i suoli sviluppi. Ma queste linee di sviluppo costituiscono la potenzialità, le possibilità di sviluppo, che possono verificarsi o non verificarsi.
La filosofia antica aveva già introdotto la distinzione tra potenza ed atto, ossia tra quello che l’oggetto è ora ( atto ) e quello che esso può divenire ( potenza ).
Ma lo sviluppo, il mutamento non avviene all’improvviso, anche se quando si compie appare all’improvviso ed infatti la conoscenza empirica così lo legge. In realtà prima di questo mutamento, di questa modifica qualitativa, nell’oggetto, nel fenomeno, nella realtà oggettiva in esame sono avvenuti una serie di mutamenti quantitativi, che modificano lo stato, l’equilibro interno, le condizioni ambientali entro cui per l’innanzi si era mosso e sviluppato, e solo ad un certo punto si ha la rottura del precedente status, che oramai per le nove condizioni che nel frattempo si sono venute formando con i mutamenti quantitativi è solo un involucro vuoto, che impedisce al nuovo di manifestarsi pienamente e dispiegare tutte le sue potenzialità, nuovo stato qualitativo che si presenta appunto come rottura ed all’improvviso. La filosofia parla qui che è avvenuta una “ negazione della negazione”, una negazione del vecchio stato per l’affermazione di un nuovo stato, ossia che il nuovo stato può esistere solo negando il precedente stato, come il chicco di grano che nel divenire spiga nega il suo status di chicco per affermarsi come spiga.
Il fenomeno, l’oggetto una volta giunto ad uno nuovo stato qualitativo, si avvia nel contempo ad un nuovo processo di accumulazione quantitativa, per un nuovo salto qualitativo, ecc.
E’ il caso per esempio dell’acqua messa a bollire sul fuoco, all’inizio non succede nulla, poi iniziano a formarsi delle piccole bolle sul fondo del recipiente ed infine si ha l’ebollizione dell’acqua, quando la temperatura raggiunge i 100° centigradi. L’ebollizione si manifesta come la rottura dello stato liquido dell’acqua e la sua trasformazione in vapore acqueo, la cui forma fenomenica è appunto l’ebollizione, la comparsa di ebollizioni sulla superbie dell’acqua che liberano calore nella forma di vapore acqueo.
Questa accumulazione quantitativa è una forma del movimento, è una forma del divenire della materia nelle sue infinite forme. Diciamo, cioè, che stiamo leggendo lo sviluppo dal lato del suo mutamento.
Lo sviluppo è costituito dalla modifica totale o parziale del precedente status, esso comporta sempre il superamento della precedente fase, del precedente stadio e la conservazione nello sviluppo di altri tratti. Nello sviluppo di un oggetto vi è sempre la storia dell’oggetto stesso, che in quando esistente è un oggetto, è un fenomeno, è una realtà storici.
Lo sviluppo non è mai ripetitivo ed ogni nuova fase contiene elementi nuovi, possiamo cioè rappresentare lo sviluppo non come una linea retta ascensionale o circolare, bensì come una spirale che si allarga sempre più verso l’alto all’infinito.
Lo sviluppo è determinato dalle leggi dell’evoluzione scoperta ed analizzate da Darwin e dalle leggi dell’indeterminazione scoperte ed analizzate da Heisenberg.
Le leggi di Darwin ineriscono i sistemi, gli oggetti, i fenomeni in generale, le leggi di Heisenberg ineriscono invece gli elementi costitutivi dei sistemi, degli oggetti, dei fenomeni.

Questa realtà in costante divenire e la sconfinata massa di dati che essa implica, unitamente alla molteplicità di angolazioni di lettura richiedono strumenti adeguati e sufficienti, dato che la conoscenza spontanea, la conoscenza empirica, non è in grado di cogliere il movimento, ma solo il fenomeno, ossia quello che è già e non il divenire.
Dobbiamo quindi indagare ed impadronirci di nuovi metodi di analisi e di nuovi metodi di conoscenza ed attrezzare nuovi strumenti.
Questi li dobbiamo ricavare dal patrimonio già acquisito e consolidato degli uomini, ossia dalla conoscenza scientifica. Ma adesso, a differenza di quanto accade nella conoscenza spontanea empirica, dobbiamo studiare ed impadronirci saldamente della conoscenza scientifica, dei suoi metodi e degli strumenti che nel corso dei secoli gli uomini hanno acquisito.
Dobbiamo, cioè, abbandonare il sentiero della filosofia con le sue categorie, le sue verità, i suoi schemi precostituiti e incamminarci per il sentiero della conoscenza scientifica.
Il metodo della conoscenza scientifica rappresenta l’insieme dei criteri e dei principi che deve rispettare l’uomo indagando questo o quel campo della realtà. Questi principi si formulano in base a questi o quei lati e nessi universali della realtà, in base alle leggi che presiedono al funzionamento ed allo sviluppo della conoscenza.
Una parte di questi principi è applicabile in tutti gli stadi di sviluppo della conoscenza, in tutti i settori della ricerca scientifica, l’altra parte in questo o quello stadio di conoscenza, in questo o quel settore della scienza, che esprimono e riflettono le specificità di ciascuna scienza, di ciascun settore, di ciascun campo d’indagine, essi sono propri di questi e non possono essere trasportati meccanicamente negli altri settori, pena il fallimento, il disastro nella ricerca.
Distinguiamo così i metodi generali di conoscenza scientifica ed i metodi ed i procedimenti particolari di ricerca scientifica. Alcuni dei metodi e procedimenti generali, utilizzati nel processo della conoscenza scientifica sono:
1. L’osservazione,
2. L’esperimento,
3. La comparazione,
4. L’ipotesi,
5. L’analogia,
6. La modellazione,
7. L’induzione e la deduzione,
8. L’analisi e la sintesi.
Essi hanno alla base la logica e si avvalgono delle categorie della Logica.


Forme e Metodi di Conoscenza Scientifica.

Viste le principali categorie della Logica, passiamo adesso ad esaminare la conoscenza scientifica e quindi le forme ed i metodi della conoscenza scientifica, di cui dobbiamo impadronirci per poter intelligere il reale ed essere in grado di trasformarlo.
Il metodo della conoscenza scientifica rappresenta l’insieme dei criteri e dei principi che deve rispettare l’uomo indagando questo o quel campo della realtà. Questi principi si formulano in base a questi o quei lati e nessi universali della realtà, in base alle leggi che presiedono al funzionamento ed allo sviluppo della conoscenza.
Una parte di questi principi è applicabile in tutti gli stadi di sviluppo della conoscenza, in tutti i settori della ricerca scientifica, l’altra parte in questo o quello stadio di conoscenza, in questo o quel settore della scienza, che esprimono e riflettono le specificità di ciascuna scienza, di ciascun settore, di ciascun campo d’indagine, essi sono propri di questi e non possono essere trasportati meccanicamente negli altri settori, pena il fallimento, il disastro nella ricerca.
Distinguiamo così i metodi generali di conoscenza scientifica ed i metodi ed i procedimenti particolari di ricerca scientifica. Alcuni dei metodi e procedimenti generali, utilizzati nel processo della conoscenza scientifica sono:
1. L’osservazione,
2. L’esperimento,
3. La comparazione,
4. L’ipotesi,
5. L’analogia,
6. La modellazione,
7. L’induzione e la deduzione,
8. L’analisi e la sintesi.

1. L’osservazione
L’osservazione è una percezione premeditata e conforme allo scopo dei fenomeni riguardanti l’oggetto di indagine.
Essa presuppone la formulazione a priori dello scopo, la definizione dei metodi di raggiungimento di esso, un piano di controllo sul comportamento dell’oggetto, l’impiego degli strumenti che estendono le possibilità di percezione e di fissazione di queste o quelle proprietà dell’oggetto.

2. L’esperimento
L’esperimento è un procedimento di ricerca scientifica che presuppone una rispettiva modificazione dell’oggetto o la riproduzione di esso in condizioni appositamente create.
A differenza dell’osservazione, dove il soggetto non si intromette nel fenomeno indagato, ma si limita a fissarne lo stato naturale, l’esperimento presuppone un intervento attivo del soggetto nella sfera indagata, l’alterazione dello stato naturale delle cose, non solo, ma l’oggetto viene posto in condizioni diverse da quelle previste, di solito in condizioni critiche. Il ricercatore costringe l’oggetto a reagire alle nuove condizioni ed a manifestare nuove proprietà, non osservabili allo stato naturale. Poi modificando queste condizioni, egli stabilisce come e in quale direzione mutano queste e le altre proprietà dell’oggetto e raccoglie in tal modo un ricco materiale che caratterizza il comportamento dell’oggetto in una situazione diversa.
Effettuando questo o quell’esperimento, il ricercatore parte dai dati disponibili sul dato ordine di fenomeni, ne tiene conto nello scegliere il metodo e le vie concrete per realizzare l’esperimento. Inoltre, egli parte da determinate supposizioni che devono essere confermate o confutate dall’esperimento. In altre parole, anche se l ‘esperimento è chiamato a fornire nuovi dati concreti sull’oggetto d’indagine, esso è legato non solo alle forme sensibili di conoscenza, ma anche al pensiero astratto.


3. La comparazione
La comparazione è un metodo di accertamento della somiglianza e della differenza tra il fenomeno, oggetto di indagine, e altri fenomeni.
la comparazione è un metodo di ricerca scientifica indispensabile, largamente applicato nei più diversi stadi di sviluppo della conoscenza. Senza di essa è inconcepibile la conoscenza scientifica.
Infatti, la scienza ha lo scopo di individuare ciò che è comune ai fenomeni, ciò che si ripete in essi, e di metterne in luce l’essenza. Comparando l’oggetto d’indagine ed altri oggetti, confrontando i dati ottenuti in un momenti ed in condizioni determinate con i dati ottenuti in un altro momento ed in condizioni diverse, noi ne stabiliamo così le caratteristiche comuni. La comparazione aiuta ad accertare quello che si ripete nei fenomeni e trarre sulla base di ciò queste o quelle conclusioni generali riguardanti l’oggetto d’indagine.
4. L’ipotesi.
L’ipotesi è una delle più importanti forme del pensiero, che collega la conoscenza teorica con quella empirica e che assicura il passaggio dal riflesso dei momenti esteriori al riflesso dei momenti interiori.
L’ipotesi è una supposizione, basata sui dati accertati, intorno alla causa che condiziona questi o quei fenomeni.
Un’ipotesi si costruisce nel seguente modo.
Dapprima si studiano minuziosamente i fenomeni che si riferiscono all’oggetto d’indagine. Mediante osservazioni ed esperimenti si raccolgono dati concernenti le proprietà dell’oggetto, accessibili alla percezione, i suoi mutamenti ed i suoi nessi con i fenomeni che lo circondano. Sulla base di un’analisi di questi dati si formula una proposizione circa la causa eventuale della comparsa delle proprietà osservabili, proposizione la cui verità è supposta in vista di conseguenze che se ne possono trarre e che la verificano o no in determinate condizioni. Se questa o quella conseguenza supposta non si verifica, l’ipotesi è considerata erronea. ma se tutte le conseguenze si verificano , l’ipotesi è considerata scientificamente fondata ed in seguito, man mano che viene ulteriormente dimostrata e confermata dall’esperienza, si trasforma in una teoria scientifica, in una conoscenza attendibile.
L’ipotesi assolve un ruolo eccezionalmente importante nello sviluppo del sapere scientifico. E ciò non è casuale, poiché essa rappresenta una forma di passaggio dalla descrizione alla spiegazione dell’oggetto d’indagine, dalla fissazione delle sue manifestazioni esterne alla riproduzione delle cause interne che le generano.

L’analogia.
Un’altra forma del pensare, la quale permette di realizzare il passaggio dalla conoscenza empirica a quella teorica è l’analogia.
L’analogia è un procedimento mentale, nel corso del quale si trae la constatazione di un rapporto di somiglianza per queste o quelle proprietà tra due oggetti una conclusione sulla loro somiglianza anche per quel che riguarda le loro altre proprietà.
L’analogia come forma del pensare si applica di solito quando ci si trova di fronte ad un fenomeno più o meno studiato che somiglia ad un altro fenomeno non ancora indagato. tenendo conto di questa somiglianza, si può supporre che il fenomeno non esplorato ubbidisca alle leggi proprie al primo fenomeno. A fondamento di una tale supposizione è il fatto che tra le proprietà ed i rapporti che caratterizzano due oggetti, vi è una certa interconnessione e interdipendenza e perciò alcune proprietà e rapporti comuni ad entrambi portano a presupporne altri.
La conclusione per analogia ha un ruolo sostanziale nello sviluppo della scienza. Molte importantissime scoperte scientifiche sono state fatte estendendo le leggi proprie ad un ordine di fenomeni ai fenomeni di u altro ordine. Così il fisico olandese Christian Huygens trasse una conclusione sulla natura ondulatoria della luce in base alla somiglianza tra quest’ultima, per tutta una serie di proprietà, e un fenomeno come il suono. Kronig, confrontando il movimento delle molecole del gas con il movimento delle palle elastiche e constatando alcuni tratti comuni di questo processo, calcolala pressione del gas. La somiglianza che si ha tra il movimento di un liquido lungo un tubo e quello degli elettroni lungo un conduttore servì di base all’elaborazione della teoria della corrente elettrica. Infine, la scoperta di una certa somiglianza tra i processi di riflesso dell’organismo vivente ed alcuni processi fisici ha contribuito alla creazione dei rispettivi congegni cibernetici.

La modellazione
Una stretta connessione tra la conoscenza empirica e quella teorica ed il passaggio dalla prima alla seconda sono resi possibili anche grazie ad un procedimento di ricerca scientifica come la modellazione.
La modellazione rappresenta la riproduzione di determinate proprietà e nessi dell’oggetto d’indagine in un altro oggetto appositamente creato, cioè nel modello, al fine di studiarli più a fondo.
Può servire da esempio di modella la carta geografica che riproduce determinate caratteristiche della superficie del globo terrestre. Sono modelli le macchine cibernetiche che imitano le proprietà del cervello umano, le formule strutturali che riproducono le proprietà ed i nessi della molecola di questo o quella sostanza, dell’atomo, ecc.
La modellazione presenta una notevole somiglianza con il metodo dell’analogia. Qui, sulla base della scoperta di queste o quelle proprietà di un oggetto – del modello – si trae la conclusione che le possiede anche un altro oggetto, quello indagato.
Pregio della modellazione è che essa permette di accertare queste o quelle proprietà dell’oggetto d’indagine, si presentarle in forma pura e di studiarle in assenza dell’originale. Ciò è di eccezionale importanze nei casi in cui l’accesso all’oggetto e l’azione su di esso sono resi difficili da queste o quelle circostanze o sono impossibili in generale.
Si distinguono i modelli in materiali ed ideali ( logici ).
I modelli materiali sono oggetti appositamente creati o prescelti dall’uomo, che riproducono fisicamente queste o quelle proprietà, nessi o processi che sono caratteristici dell’oggetto d’indagine. I modelli materiali esistono realmente, funzionano e si sviluppano in base a determinate leggi oggettive che esistono fuori della coscienza umana ed indipendentemente da essa. E’ un modello materiale quello di una casa, di un ponte, di una diga, ecc.
I modelli ideali rappresentano costruzioni mentali, immagini, schemi teorici che riproducono in forma ideatele proprietà ed i nessi dell’oggetto d’indagine. Questi modelli vengono fissati con l’ausilio di determinati segni, disegni e di altri mezzi materiali. A differenza di quelli materiali, i modelli ideali non riproducono lo stato fisico e le proprietà dell’oggetto d’indagine, ma solo le copiano, le riflettono nelle rispettive costruzioni mentali.
Il ruolo della modellazione nella conoscenza e nella pratica si è accresciuto particolarmente in questi ultimi tempi in seguito allo sviluppo della cibernetica e della logica matematica.

L’induzione e la deduzione
Al livello empirico di sviluppo della conoscenza si fa largo uso di una delle forme del pensare: l’induzione.
L’induzione è un processo mentale, nel corso del quale, sulla base della conoscenza di una serie di casi particolari, si trae una conclusione generale riguardante tutti i fenomeni di un dato ordine.
La conoscenza ottenuta per via induttiva è di regola probabilistica, problematica, in quanto qui la conclusione generale si trae dal fatto della ripetibilità semplice di questa o quella proprietà in tutti i fenomeni indagati. La presenza di questa o quella proprietà nei casi esaminati non dimostra affatto che essa si ripeterà necessariamente anche negli altri fenomeni non studiati. Sì, può ripetersi, ma può anche non ripetersi. Si ripeterà immancabilmente, se è conforme alla natura dei fenomeni del dato ordine, ma può anche non ripetersi, se non è collegata con la natura di essi ed è condizionata da circostanze esterne. Ma l’induzione non può stabilire, se questa proprietà è un momento necessario o casuale, ci vogliono a questo scopo altri metodi di conoscenza scientifica, in particolare la deduzione, metodo che ha già attinenza con la conoscenza teorica.
La deduzione è un processo mentale, nel corso del quale si formula logicamente una nuova idea in base a questi o quegli enunciati, che si presentano come regola comune a tutti i fenomeni del dato ordine.
Anche se l’induzione e la deduzione sono due forme a sé stanti del pensare, esse sono organicamente connesse, presuppongono l’una l’altra ed all’infuori di questa unità non sono in grado di assicurare lo sviluppo del processo conoscitivo. Generalizzando i dati empirici che si vanno accumulando, l’induzione prepara il terreno per formulare supposizioni intorno alla causa dei fenomeni indagati, intorno all’esistenza o meno di questo o quel nesso necessario, intorno alle vie da seguire per verificare se siano giuste o meno queste supposizioni. Mentre la deduzione, dando un fondamento teorico alle conclusioni per induzione, toglie loro il carattere problematico e le trasforma in una vera conoscenza.
“ Induzione e deduzione sono necessariamente implicate l’una nell’altra, proprio come sintesi ed analisi. Invece di innalzare in cielo, unilateralmente, l’una a danno dell’altra, bisogna cercare di usare ciascuna di esse al posto che le è proprio e ciò si può fare solo una volta che si abbia ben presente la loro reciproca applicazione, il loro mutuo completarsi.” ( F. Engels ).

L’analisi e la sintesi
Nel processo della conoscenza della realtà circostante, l’uomo distingue sempre mentalmente questi o quei lati dell’oggetto d’indagine e li raggruppa in nuove combinazioni per ottenere così una nuova conoscenza.
Nei primi stadi, quelli iniziali, di sviluppo del sapere si compie la cosiddetta analisi e sintesi diretta. Una caratteristica peculiare di questa forma del pensiero è che si assiste ad una risoluzione diretta, puramente meccanicistica, del tutto indagato nei suoi singoli lati, nelle sue singole parti e ad un diretto raggruppamento meccanicistico dei lati, delle parti risolte in queste o quelle combinazioni. L’analisi avviene indipendentemente dalla sintesi, la sintesi indipendentemente dall’analisi. Una tale analisi e sintesi assicura la prima conoscenza dell’oggetto. Essa non può dare di più.
Con il passaggio del sapere dalla fissazione delle proprietà e dei nessi osservabili alla superficie dei fenomeni, all’individuazione delle cause che li condizionano, appare un nuovo tipo di analisi e sintesi: l’analisi e sintesi a posteriori.
Un’analisi del genere presuppone non una scomposizione meccanicistica del tutto nelle sue parti componenti, ma una scomposizione tale da esprimere la divisone di un dato fenomeno in causa ed effetto. Una sintesi del genere rappresenta non una composizione meccanicistica della parti risolte in questa o quella combinazione, ma una ricomposizione che rispecchia il nesso causa-effetto. Il nesso di causa effetto si presenta qui come perno intorno al quale ruota l’attività analitica sintetica del pensiero, che orienta e coordina questa attività.
Questa tipo di analisi e sintesi, ossia l’analisi e sintesi a posteri, porta alla spiegazione de singoli lati dell’oggetto, fenomeno, in esame, alla scoperta della loro natura, alla scoperta delle loro cause.
Ma esso non è in grado di riprodurre tutti i lati e nessi dell’oggetto in esame nella loro interdipendenza naturale, cioè di riprodurre nella coscienza la sua essenza. Per l’intellezione dell’essenza del fenomeno in esame si rende necessario un nuovo tipo di anali e sintesi.
Questo nuovo tipo di analisi e sintesi si chiama
analisi e sintesi progressivo o sistematico-strutturale.
L’analisi e sintesi sistematico-strutturale.
Peculiarità dell’analisi e sintesi sistematico-strutturale è che il processo di scomposizione del tutto nelle sue parti e di unificazione delle parti in un tutt’uno corrisponde alla scomposizione effettiva di questo o quell’ente materiale nei singoli fenomeni, nei lati e nelle proprietà qualitativamente determinati e all’effettiva interconnessione naturale di questi lati e proprietà.
Qui analisi e sintesi sono nell’unità organica tra di loro, si compiono in uno stesso tempo. Il procedimento analitico rappresenta qui ad un tempo anche il procedimento sintetico. Ad esempio, la derivazione dallo sviluppo dei rapporti mercantili di tali fenomeni della società borghese come il denaro,il plusvalore, la forza-lavoro, il capitale, ecc. rappresenta non solo un’analisi, ma anche una sintesi, non solo la scomposizione dell’oggetto analizzato nelle sue singole manifestazioni, ma anche la riproduzione di tutto il sistema dei nessi che sorgono da questi fenomeni.
Può servire da esempio di applicazione nel processo della conoscenza scientifica dei sopraesaminati tipi di analisi e sintesi l’indagine di Lenin sulla fase imperialistica del capitalismo. Nel corso di questa indagine Lenin sottopose ad analisi i materiali disponibili sull’imperialismo, scoprendo i momento che lo distinguevano dalla fase premonopolistica. tali tratti caratteristici erano.
la concentrazione del capitale e la nascita dei monopoli,
il mutamento del ruolo delle banche e la comparsa del capital e finanziario,
l’esportazione dei capitali,
la spartizione del mondo tra gli Stati imperialisti.
Nel dato stadio di indagine Lenin componeva i tratti caratteristici dell’imperialismo in un tutt’uno non ancora in quella successione che riflettesse la loro necessaria interdipendenza naturale, ma in quella in cui venivano esaminati nella letteratura economica da lui analizzata. Nel dato caso Lenin ricorreva all’analisi e sintesi diretta.
Nel corso dell’ulteriore indagine, cercando di scoprire la causa di questa o quella proprietà della fase imperialistica di sviluppo, di definirne la natura, egli applicò l’analisi e sintesi a posteriore. Mediante una tale analisi e sintesi Lenin, ad esempio, stabilì che il monopolio è il risultato della concentrazione eccessiva della produzione.
Dopo aver chiarito i tratti specifici dell’imperialismo, Lenin scoprì il momento principale che ne condizionava tutte le altre peculiarità. la comparsa ed il dominio dei monopoli. E’ quel fondamento il cui sviluppo fu all’origine della fase imperialista del capitalismo, ed è, secondo l’espressione di Lenin, legge universale e fondamentale del dato stadio di sviluppo del capitalismo.
Prendendo per punto di partenza il monopolio ed esaminandone lo sviluppo, Lenin riprodusse per mezzo di un sistema di concetti economici l’essenza dell’imperialismo. Egli rivelò che la comparsa del monopolio nella produzione porta alla liquidazione del dominio del sistema di libera concorrenza ed assicura la possibilità d fare un calcolo approssimativo della produzione, della capacità del mercato, delle fonti di materie prime e di spartirle tra le unioni monopolistiche.
La comparsa del monopolio nel settore bancario trasforma le banche da modeste mediatrici di potenti centri monopolistici che dispongono “ di quassi tutto il capitale liquido di tutti i capitalisti e piccoli industriali”. Ciò ha per conseguenza la fusione delle banche e dell’industria e la nascita del capitale finanziario, il dominio dell’oligarchia finanziaria, la formazione di determinate eccedenze di capitale in alcuni paesi che ne condizionano l’esportazione negli altri paesi. Quest’ultima circostanza porta in ultima analisi alla spartizione del mondo fra i maggiori paesi capitalistici.
Derivando dal monopolio le peculiarità della fase imperialistica di sviluppo del capitalismo, Lenin individuava determinati lati del tutto indagato nella loro necessaria interconnessione ed interdipendenza per mettere in luce l’essenza effettiva dell’imperialismo. Qui ogni movimento del pensiero è ad un tempo analitico e sintetico: la scomposizione del tutto nei suoi singoli elementi e la composizione degli elementi individuati in un tutto organico. Tutto ciò mostra che nel dato stadio di indagine, Lenin si servì dell’analisi e sintesi sistematico-strutturale.
Si vede da questo esempio che ciascuno degli indicati tipi di analisi e sintesi è legato ad un determinato grado di sviluppo del sapere ed ha una proprio particolare sfera di applicazione.


La logica in generale.
La logica è la scienza che studia le leggi del pensiero. Il pensiero è il prodotto della realtà, ma non riflette correttamente la realtà, giacché la realtà non è immediatamente comprensibile. occorre che tali dati della realtà vengano studiati, elaborati, ricostruiti nella loro interdipendenza, perché possano essere colti pienamente.
Noi sappiamo che ogni cosa, ogni oggetto è legato per mille interdipendenze con tutti gli altri, ora un dato che noi cogliamo una massa di dati che noi cogliamo, è un dato, una massa di dati, isolati da molti altri, da tutti gli altri. Per una corretta comprensione occorre che si raccolgono altri dati e ricostruiti e ricomposti unitariamente, solo così avremo un’idea quantomeno sostanzialmente esatta dell’oggetto in esame. Ma la comprensione non è fine a se stessa, è funzionale all’utilizzo ed alla trasformazione dell’oggetto: una esatta comprensione diviene allora importante, sotto questa luce, allora, la raccolta, l’elaborazione e la ricostruzione unitaria dei dati diviene veramente importante.
Il tatto ci dice che un oggetto è duro, e la vista che ha un certo spessore ed una certa lunghezza, dal colore e dalla conformazione possiamo pensare ad un tronco d’albero.
E’ un tronco d’albero?
Lo spessore è reale?
Quanto è duro?
La risposta a questa domanda ci consente di capire che uso possiamo fare di un tale oggetto, come possiamo modificarlo secondo le nostre esigenze e se è funzionale alle nostre esigenze e quali strumenti dobbiamo adoperare.
dobbiamo raccogliere altri dati ed i cinque organi non ci sono più d’aiuto, bisogna procedere a comparazioni, verifiche per stabilire cosa sia. Qui usiamo il metodo della comparazione e verifica dei dati più generali, già in nostro possesso. Per verificare lo spessore – potrebbe essere vuoto – battiamo con la mano l’oggetto, ma in questo caso non utilizziamo i dati che il tatto ci trasmette, bensì utilizziamo i dati che vengono trasmessi all’udito. in base al suono che emesso dall’oggetto percosso dalla nostra mano ci ricaviamo per approssimazione lo spessore.
abbiamo qui usato un organo del tatto, la mano, per ottenere dati per l’udito.
Questa semplice,spontanea, naturale operazione richiede di per se stessa una complessa operazione.
* innanzitutto l’individuazione della mano come strumento del suono e non solo del tatto e non sono prensile, ma l’individuazione di una particolare manovra tecnica di percussione dell’oggetto al fine di ottenerne il suono interessato;
** l’individuazione di differenti suoni di corpi vuoti, semivuoti, pieni una volta percossi, e questo richiede che per molte volte spontaneamente l’uomo ha constatato la differenza di suoni di corpi solidi percossi dal caso, l’accumulazione di questi dati fino alla loro più o meno esatta ripetitività nelle sue sfumature. l’astrazione di tutti questi suoni e conseguente catalogazione a secondo del suono. vuoto, semivuoto, pieno; il passaggio dalla casualità o accidentalità alla riproduzione meccanica del suono attraverso percussione dell’oggetto come azione cosciente da cui dedurre che o che.
E’ già questo un processo logico. semplice, elementare; ma in questa operazione semplice, spontanea naturale ci sono già tutte in germe le leggi fondamentali del pensiero.
La logica è, allora, la scienza del pensiero, che formula le leggi, il metodo, che consente una più alta e corretta comprensione della realtà. Queste leggi non possono essere inventate di sana pianta. Affinché possano assolvere al loro ruolo, queste leggi devono essere ricavate per astrazione dalla storia della natura e dalla storia della società umana, ossia dalle scienze naturali e dalle scienze sociali.
Le leggi della Logica sono, infatti, le leggi più generali di queste scienze.
L’uomo giunge alla Logica per necessità.
la logica è, cioè, la risposta che l’uomo attrezza per una massa sempre crescente di problemi, che scaturiscono da una sempre più ricca e complessa azione di trasformazione del rapporto uomo-natura, la cui gestione richiede uno strumento che consente di mettere ordine ( ed una rapida individuazione e catalogazione dei dati ); in grado, infine, di essere momento di sintesi superiore di tutti i saperi dell’uomo.


La logica formale.
La prima forma di logica è stata la logica formale, elaborata da Aristotele nel IV secolo prima dell’era volgare e successivamente elaborata ed arricchita nel Medioevo.
Sorta 2300 anni fa, costituisce a tutt’ora – per quanto riguarda la scienza borghese – l’impianto teorico e metodologico della scienza e del pensiero borghesi più in generale.
Nella su a struttura più semplice – ma nella sua essenza – stabilisce quando dati due elementi uguali tra di loro è possibile affermare che un terzo elemento p uguale ai primi due: basta che il terzo sia uguale ad almeno uno dei due, in questo modo se noi abbiamo una massa di elementi catalogati e ci si presenta un altro, per verificare se assimilabile in quella catalogazione, basta che lo confrontiamo ad uno degli elementi già catalogati:
ossia se A = B e B = C, allora A = C,
o se A = C e C = B, allora B = C.
E questo è il sillogismo classico, riguardante i singoli termini.
la struttura più complessa è quella che prende in esame non i singoli termini, ma proposizioni. E proposizione può essere anche una legge, una teoria, un sistema teorico. Stabilisce le leggi che regolano il rapporto e la validità consequenziale che da due concetti se ne ricava. Stabilisce il rapporto che deve intercorrere in una sequenza logica, il rapporto che deve intercorrere tra una premessa maggiore ed una premessa minore perché la conclusione sia vera o falsa. Aristotele complessifica ulteriormente lo schema, introducendo la negativa, ossia la premessa maggiore p negativa, o se la minore o se entrambe positive e la conclusine negativa, ecc. costruita la struttura fondante, essa può essere complessifica come meglio si crede, come è richiesto dalle esigenze delle conoscenze poste dalla realtà.
Il sistema si regge sempre su una premessa maggiore ed una minore e sempre e solo queste due, non di più.
Esempio.
A. tutti gli uomini sono mortali ( premessa maggiore ),
B. Mario è un uomo ( premessa minore ),
C. Mario è mortale ( conclusione )
In questo caso sono rispettate le condizioni stabilite da Aristotele e la conclusione è vera.
Non lo è se noi scriviamo:
A’. Tutti gli uomini sono mortali ( premessa maggiore ),
B’. Mario è mortale ( premessa minore ),
C’. Mario è un uomo ( conclusione ).
La conclusione può non essere vera. Mario è il nome che ho dato al mio cane!
Il cane è! mortale, ma non è un uomo.
Ma è vero se:
A’’. Tutti gli animali sono mortali ( premessa maggiore ),
B’’. Mario è un animale ( premessa minore ),
C’’. Mario è mortale ( conclusione ).
La conclusione è vera ma può non esserlo, se Mario è il nome della pianta o della via in cui abito.
Ma se costruisco:
A’’’. Tutti gli esseri sono mortali ( premessa maggiore ),
B’’’. Mario è un essere mortale ( premessa minore ),
C’’’. Mario è un uomo ( conclusione ).
La conclusione in questo caso è corretta, ma l’intero impianto è falso.
La A. non è vera. la mortalità non riguarda solo gli uomini, ma anche le piante e tutte le cose.
la validità della A – che è la premessa maggiore – pur se le consequenziali B e C sono costruite correttamente, invalida l’intero sistema. La conclusione è vera: Mario è mortale, ma non discende da questo impianto logico, ma da un altro.
E discende da.
A*. Gli esseri viventi sono mortali ( premessa maggiore ),
B*. Mario è un essere vivente ( premessa minore ),
C*. Mario è mortale ( conclusione ).
tutto questo perché la mortalità discende dall’essere vivente e non da una forma particolare dell’essere vivente: essere uomo.

Limiti.
Aristotele astrae dalla scienza dell’epoca le leggi della logica formale, in specifico astrae il metodo dal punto più alto della scienza dell’epoca: la geometria, la geometria euclidea.
L’età del bronzo ( 3500 – 1100 prima dell’era volgare ) e l’età del ferro ( 1100 fino al 500-400 prima dell’era volgare ) avevano elaborato grandi ed innumerevoli conoscenze scientifiche: astronomia, matematica, geometria, medicina tanto che farà dire a Childe che in sostanza tutto lo sviluppo scientifico e tecnologico avutosi fino alla prima metà del XX secolo è già tutto dentro il solco tracciato dall’età del bronzo.
Questa massa enorme di conoscenze richiedeva innanzitutto che fosse vagliata ed operata una vasta sintesi-elaborazione, secondo le istanze della proprietà privata in generale e di quella schiavista in particolare, che sotto Alessandro Magno iniziava a dispiegarsi: Aristotele era il precettore di Alessandro Magno. L’unica sintesi-elaborazione possibile era un sistema metafisico, il cui impianto era dato da verità prime ed eterne predefinite.
La logica formale di Aristotele costituisce questo momento di sintesi ed elaborazione, ove tutta la ricchezza metodologica dell’età del bronzo viene irreggimentata e così fossilizzata.
Aristotele stabilisce a priori un insieme di verità prime ed eterne. Stabilite queste i dati vengono ricercati ed ordinati secondo questi principi primi, queste verità prime ed eterne. Si ha così un sistema dottrinario fortemente ideologico, il sistema, cioè, delle certezze della proprietà privata, funzionale alla costruzione del consenso/dominium. la ricchezza e complessità dell’età del bronzo vengono così filtrate attraverso queste lenti deformanti ed in quanto tali quello che non passa per la cruna dell’ago proprietario viene tout court eliminato, soppresso, abbassato al rango di mito, linearizzato fino a farlo passare per quella cruna. Fa così brutti e spiacevoli incontri già lo stesso Aristotele in alcune trattazioni di zoologia e di anatomia e fisiologia umana, che restano però marginali nel più complessivo sistema teorico della logica formale. Ma quelle erano le condizioni reali in cui date potessero avvenire la sistematizzazione e la trasmissione del patrimonio scientifico.
Ma questo avverrà a grave danno delle stesse conoscenze scientifiche ampiamente acquisite all’epoca ed grave danno delle future conoscenze: all’epoca eravamo già giunti al calcolo infinitesimale, alla comprensione del piccolo e grande circolo nell’uomo, alla teoria eliocentrica, ed altro ma scontrandosi tali teorie scientifiche con l’impianto aristoteliana esse verranno messe da parte e contrastate in tutto il corso successivo della storia, quando gli uomini per altre vie vi giungeranno e questo fino al 1600-1700, ossia per oltre 1900-2000anni, come abbiamo documentato in “ Scienza Medica”.
Già qui un forte limite della logica formale.
La struttura della logica formale ci consente una sufficiente catalogazione e questo è senz’altro molto. Ma questo si converte nel suo contrario, ossia diviene negativo, nel momento in cui si applica, nel momento, cioè, in cui si attua la sistematizzazione e catalogazione dei dati. Questa struttura è già il predeterminare la ricerca E questo comporta una lettura forzata – se non completamente falsa – della realtà, il precludersi tutte le potenziali angolazioni di quel dato, il giungere a diverse e differenti verità.
Per esempio.
Era già acquisizione teorica e scientifica che la Terra giurasse attorno al sole, la teoria invece della centralità della terra, il sistema tolemaico, trovava la sua sostanzialità esattamente nella struttura della logica formale aristoteliana e sarà preferita alla eliocentrica, eppure all’epoca era l’eliocentrica la teoria prevalente e la tolemaica relegata a visioni isolate e senza alcun sostegno negli astronomi dell’epoca.
Se ciò che si muove verso un punto è meno importante di quello che invece sta fermo, allora la Terra deve stare ferma, altrimenti la Terra sarà inferiore al punto od oggetto verso cui si muove, ciò che sta è perfetto rispetto a ciò che si muove verso di esso, perché ciò che si muove ha bisogno di quell’oggetto verso cui si muove, invece ciò che sta fermo per il fatto di essere tale significa che non bisogno di alcun che e perciò stesso è superiore.
la logica formale perché possa essere costruita ha bisogno di principi primi attorno cui raccogliere ed ordinare dati: questo p un altro suo limite.
Ancora.
Nel mondo delle api la femmina è tutto, mentre al maschio, il fuco, è riservato dolo il ruolo di procreazione, dopo di che il fuco viene ucciso dall’ape regina, che è femmina.
Ora quando Aristotele studia il mondo delle api e la generazione degli animali va incontro a plateali assurdi, evidenziando tutti i limiti della sua impostazione metodologica: la logica formale.
Nel suo sistema:
il maschio in quanto tale è quello che feconda, che comanda, che decide, combatte per difendere, procura il cibo e quindi è superiore;
la femmina in tale è l’essere che esegue, ubbidisce feconda ed alleva la prole. Ora poiché è indubbio che l’ape regina è femmina, non cista il fuco e la fine che fa, non ci sta la femmina che dirige, combatte, decide, procura il cibo.
Questo allora significa che la femmina dell’ape è maschio e femmina, come accade per alcune piante, aggiunge Aristotele a sostegno di questa sua felice conclusione. L’ape quindi, conclude Aristotele, si autogenera: essendo allora anche maschio ecco che allora comanda, decide, combatte, procura il cibo.
Il sistema è ora in equilibrio.
La premessa maggiore è rispettata, la premessa minore discende dalla maggiore, che è verità a priori, e la conclusione è vera, rispetto alle due premesse.
In Sintesi.
La logica formale si mantiene ancora sull’aspetto fenomenico, e si pone il compito di sistematizzare, ordinare, ecc. questo ed in quanto tale è innervato dal buon senso, dalle verità certe e costituisce base solida a tutti i luoghi comuni, che trovano nella forma più elementare della logica formale il più valido sostegno.
la logica formale trova la sua ragion d’essere, la base materiale della sua esistenza nelle condizioni tecniche della produzione che si sono avute per circa 1800 anni. un sistema di produzione, quello schiavista e feudale, basato sull’autosufficienza, sulla lettura isolata dei processi, e tale lettura bastava a quel livello della conoscenza, a quel livello di trasformazione del rapporto uomo-natura, a quel grado di sviluppo delle forze produttive.

La Logica dialettica, o Logica razionale.

Successivamente alla Logica formale e prima della logica dialettica trova sviluppo una forma intermedia di logica, la logica idealista o hegeliana. Essa in sostanza assolve al ruolo di snodo, di passaggio, dalla logica formale alla logica dialettica, giacché ripone al centro l’elaborato della filosofia greca del VI-IV secolo prima dell’era volgare e l’intero dibattito:
Eraclito-Parmenide-Democrito.
La hegeliana è cioè la forma primitiva, e perciò stesso infantile, della logica razionale. In questo sviluppo della Logica la hegeliana cede il passo alla dialettica razionale, dopo essere evolta nella logica dialettica e la logica formale diviene funzione tecnica della razionale.

Lo sviluppo del sistema di produzione capitalistico che si basa sullo sviluppo non più locale, ma mondiale dei nuovi rapporti di produzione e delle nuove forze produttive, richiede il superamento della visione locale, isolata, staccata dei processi e richiede una lettura del complessivo.
La realtà inizia allora ad apparire all’uomo come un quadro di infiniti intrecci, di nessi, di azioni reciproche, in cui nulla rimane quel che era, dove era e come era, ove tutto è in movimento, nasce e muore. In cui tutte le differenze si risolvono le une nelle altre attraverso infiniti gradi intermedi, infinite sfumature. In cui causa ed effetto sono dei concetti che hanno validità solo se applicano relativamente all’angolazione di lettura del processo in esame. nella sua connessione generale con la totalità del mondo questi concetti – di causa ed effetto – si confondo e si dissolvono nella visione dell’universale azione reciproca, in cui cause ed effetti si scambiano continuamente la loro posizione, ciò che ora qui è effetto, lì diventa causa e viceversa.. Diviene così evidente che una rappresentazione corretta della totalità del mondo – e la situazione impone una lettura unitaria del mondo – del suo sviluppo e di quello dell’umanità può aversi solo prendendo in esame l’unitarietà della materia, giacché tutto quanto il mondo naturale, storico, spirituale si presenta come un processo unico, costantemente in movimento e l’uno interdipendente dall’altro, l’uno condizionato e condizionante l’altro.
Ora è evidente che tutta questa complessità non è leggibile, non è gestibile dalla logica formale, non ci sta nella obsoleta logica formale. Non è più assolutamente possibile ragionare per verità eterne predefinite, per A-B-C, se A allora… .
Il modo di pensare metafisico attenendosi alle cose singole dimentica il loro nesso, attenendosi al loro stato di quiete, dimentica il loro sorgere e tramontare, attenendosi al loro stato di quiete dimentica il movimento, stando davanti agli alberi non vede la foresta.
Ad un tale grado della concezione della natura, ove tutte le differenze si risolvono l’una nell’altra il vecchio metodo di pensiero della metafisica non basta più. La dialettica che appunto non conosce linee rigide e nette, né incondizionati, né definitivi: “ o-o”, ma che conosce anche “ tanto questo, quanto quello”, la dialettica p l’unico metodi di pensiero appropriato alla intellezione della realtà
Per l’uso quotidiano, per il commercio scientifico al minuto la metafisica, la lettura cioè di singoli aspetti, isolati staccati dall’insieme e dal movimento e la logica formale conservano ancora la loro validità. Non è, allora, più possibile ragionare in base a cose singolarmente prese, ma occorre tener presente l’insieme. E così quelli che erano i limiti della vecchia logica formale e del pensiero metafisico diventano ora ostacoli e freni alla trasformazione del rapporto uomo-natura.
Per il suo procedere, l’uomo deve andare oltre.
La logica dialettica, la logica razionale è l’andare oltre.
La logica dialettica è allora la dottrina non delle forme esteriori del pensiero, ma delle leggi di sviluppo di tutte le cose materiali, materiali e spirituali, cioè dello sviluppo di tutto il contenuto concreto del mondo e della sua conoscenza, cioè il compendio, la sintesi della storia della conoscenza del mondo.