Biblioteca Multimediale Marxista
    (Scritta il 26 marzo (8 aprile) 1917. Pubblicata il 1° maggio 1917 in 
    Jugend-Internationale, n. 8. Opere vol. 23)
    Compagni operai svizzeri,
    nel partire dalla Svizzera per la Russia, allo scopo di continuare nel nostro 
    paese il lavoro rivoluzionario internazionalista, noi, iscritti al Partito 
    operaio socialdemocratico di Russia, diretto dal Comitato centrale (a differenza 
    dell’altro partito, che porta lo stesso nome, ma è diretto dal 
    Comitato d’organizzazione), vi inviamo un fraterno saluto e l’espressione 
    della nostra profonda e fraterna riconoscenza per il vostro comportamento 
    fraterno verso gli emigrati.
    Se i socialpatrioti e gli opportunisti dichiarati, i grütliani svizzeri, 
    sono passati, come i socialpatrioti di tutti i paesi, dal campo del proletariato 
    a quello della borghesia, se costoro vi hanno apertamente invitati a combattere 
    la nociva influenza degli stranieri sul movimento operaio svizzero, se i socialpatrioti 
    e gli opportunisti mascherati, che sono la maggioranza fra i capi del partito 
    socialista svizzero, hanno condotto in forma mascherata la stessa politica, 
    noi dobbiamo dichiarare che fra gli operai rivoluzionari socialisti svizzeri, 
    i quali sono su posizioni internazionaliste, abbiamo trovato una viva simpatia 
    e che il fraterno contatto con loro ci è stato di grande utilità.
    Noi siamo sempre stati particolarmente cauti nel prendere posizione su quelle 
    questioni del movimento svizzero la cui conoscenza esige un lungo lavoro nel 
    movimento locale. Ma quelli di noi — forse non più di dieci o 
    quindici — che sono stati membri del partito socialista svizzero, hanno 
    considerato come loro dovere di sostenere risolutamente il nostro punto di 
    vista, e cioè quello della “sinistra di Zimmerwald”, sulle 
    questioni generali e fondamentali del movimento socialista internazionale 
    e di combattere con decisione non soltanto il socialpatriottismo, ma anche 
    la tendenza cosiddetta del centro, cui appartengono R. Grimm, F. Schneider, 
    Jacques Schmid e altri in Svizzera, Kautsky, Haase, l’“il Gruppo 
    di lavoro” in Germania, Longuet, Pressemane e altri in Francia, Snowden, 
    Ramsay MacDonald e altri in Inghilterra, Turati, Treves e i loro amici in 
    Italia, e il partito, sopra menzionato, del “Comitato d’organizzazione” 
    (Axelrod, Martov, Ckheidze, Skobelev e altri) in Russia.
    Noi abbiamo lavorato in pieno accordo con i socialdemocratici rivoluzionari 
    della Svizzera, che in parte sono raggruppati intorno alla rivista Freie Jugend, 
    che hanno redatto e divulgato (in tedesco e in francese) i punti del referendum 
    per la convocazione d’un congresso del partito nell’aprile 1917 
    al fine di decidere la questione dell’atteggiamento di fronte alla guerra, 
    che hanno proposto al congresso del cantone di Zurigo a Töss la risoluzione 
    dei giovani e della “sinistra” sulla questione della guerra, che, 
    nel marzo 1917, hanno stampato e diffuso in qualche località della 
    Svizzera francese un manifestino in tedesco e in francese intitolato Le nostre 
    condizioni di pace, ecc.
    Inviamo un saluto fraterno a questi compagni, con i quali abbiamo concordemente 
    lavorato fianco a fianco.
    Per noi non era e non è affatto dubbio che il governo imperialista 
    inglese non permetterà a nessun costo il ritorno degli internazionalisti 
    russi, avversari irriducibili del governo imperialista di Guckov-Miliukov 
    e soci, avversari irriducibili della continuazione della guerra imperialista 
    da parte della Russia.
    A questo proposito, dobbiamo brevemente soffermarci sulla nostra concezione 
    dei compiti della rivoluzione russa. Stimiamo tanto più necessario 
    far questo, in quanto, per tramite degli operai svizzeri, possiamo e dobbiamo 
    rivolgerci agli operai tedeschi, francesi, italiani che parlano la stessa 
    lingua della popolazione svizzera, la quale, finora, ha approfittato dei benefici 
    della pace e di una libertà politica relativamente maggiore.
    Noi restiamo incondizionatamente fedeli alla dichiarazione che abbiamo pubblicato 
    il 13 ottobre 1915, nel n. 47 dell’organo centrale del nostro partito, 
    il Sotsialdemokrat, che si pubblicava a Ginevra. Dicevamo allora che, se la 
    rivoluzione avesse dovuto trionfare in Russia e se al potere fosse giunto 
    un governo repubblicano, desideroso di continuare la guerra imperialista, 
    la guerra insieme alla borghesia imperialista inglese e francese, la guerra 
    per la conquista di Costantinopoli, dell’Armenia, della Galizia, ecc., 
    ecc., noi saremmo stati avversari risoluti di un tale governo, noi saremmo 
    stati contro la “difesa della patria” in una simile guerra.
    È ora avvenuto qualcosa del genere. Il nuovo governo della Russia, 
    che ha condotto trattative col fratello di Nicola II per la restaurazione 
    della monarchia in Russia e in cui i posti principali, decisivi sono occupati 
    dai monarchici Lvov e Guckov, tenta di ingannare gli operai russi con la parola 
    d’ordine: “I tedeschi devono rovesciare Guglielmo” (giusto! 
    ma perché non aggiungere che anche gli inglesi, gli italiani, ecc. 
    devono rovesciare i loro re e i russi i loro monarchici Lvov e Guckov??). 
    Per mezzo di questa parola d’ordine e non pubblicando i trattati imperialisti, 
    briganteschi, conclusi dallo zarismo con la Francia, l’Inghilterra, 
    ecc. e confermati dal governo Guckov-Miliukov-Kerenski, il governo tenta di 
    gabellare la guerra imperialista contro la Germania per una “guerra 
    difensiva” (e cioè giusta e legittima anche dal punto di vista 
    del proletariato), di gabellare per “difesa” della repubblica 
    russa (che non esiste ancora in Russia e che i Lvov e i Guckov non hanno ancora 
    neppure promesso di instaurare! ) la difesa delle mire piratesche, imperialiste, 
    brigantesche del capitale russo, inglese, ecc.
    Se è vero, come dicono le ultime informazioni telegrafiche, che, sulla 
    base della parola d’ordine: “Fino a quando i tedeschi non avranno 
    rovesciato Guglielmo, la nostra sarà una guerra di difesa”, si 
    è giunti a una specie di avvicinamento fra i socialpatrioti russi dichiarati 
    (come Plekhanov, Zasulic, Potresov, ecc.) e il partito del “centro”, 
    il partito del “Comitato d’organizzazione”, il partito di 
    Ckheidze, Skobelev, ecc.; se questo è vero, noi combatteremo con raddoppiata 
    energia il partito di Ckheidze, Skobelev, ecc., contro il quale, anche prima, 
    abbiamo sempre lottato a causa della sua politica opportunista, esitante e 
    instabile.
    La nostra parola d’ordine è: “Nessun appoggio al governo 
    Guckov-Miliukov!”. Chi dice che quest’appoggio è necessario 
    per lottare contro la restaurazione dello zarismo inganna il popolo. Al contrario: 
    proprio il governo Guckov ha già condotto trattative per la restaurazione 
    della monarchia in Russia. Soltanto l’armamento e l’organizzazione 
    del proletariato possono impedire a Guckov e soci di restaurare la monarchia 
    in Russia. Soltanto il proletariato rivoluzionario della Russia e di tutta 
    l’Europa, rimasto fedele all’internazionalismo, può liberare 
    l’umanità dagli orrori della guerra imperialista!
    Non chiudiamo gli occhi sulle immense difficoltà che deve affrontare 
    l’avanguardia rivoluzionaria internazionalistica del proletariato russo. 
    In un periodo come l’attuale sono possibili i cambiamenti più 
    bruschi e repentini. Nel n. 47 del Sotsialdemokrat abbiamo risposto chiaro 
    e netto alla questione che si presenta spontaneamente: che cosa farebbe il 
    nostro partito, se la rivoluzione lo portasse improvvisamente al potere? Abbiamo 
    risposto: 1. proporremmo immediatamente la pace a tutti i popoli belligeranti; 
    2. pubblicheremmo le nostre condizioni di pace consistenti nell’emancipazione 
    immediata di tutte le colonie e di tutti i popoli oppressi o lesi nei loro 
    diritti; 3. inizieremmo immediatamente e condurremmo a termine l’emancipazione 
    completa dei popoli oppressi dai grandi-russi; 4. non ci inganneremmo neppure 
    un istante sul fatto che queste condizioni sarebbero inaccettabili non soltanto 
    per la borghesia monarchica, ma anche per la borghesia repubblicana della 
    Germania, e non soltanto per la Germania, ma anche per i governi capitalisti 
    dell’Inghilterra e della Francia.
    Potrebbe accaderci di dover condurre una guerra rivoluzionaria contro la borghesia 
    tedesca, e non soltanto contro la borghesia tedesca. Noi la condurremmo. Non 
    siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione 
    del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo 
    che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che 
    possono essere necessarie nell’interesse del socialismo.
    Il compito che abbiamo abbozzato nel n. 47 del Sotsialdemokrat è gigantesco. 
    Esso può essere adempiuto soltanto attraverso una lunga serie di grandi 
    battaglie di classe fra il proletariato e la borghesia. Ma non la nostra impazienza, 
    né i nostri desideri, bensì le condizioni oggettive create dalla 
    guerra imperialista hanno trascinato tutta l’umanità in un vicolo 
    cieco e l’hanno messa dì fronte al dilemma: o lasciar perire 
    ancora milioni di uomini e distruggere completamente la civiltà europea, 
    o far passare il potere, in tutti i paesi civili, nelle mani del proletariato 
    rivoluzionario e compiere la rivoluzione socialista.
    Al proletariato russo è toccato il grande onore d’iniziare la 
    serie delle rivoluzioni generate per necessità oggettiva dalla guerra 
    imperialista. Ma ci è assolutamente estranea l’idea di considerare 
    il proletariato russo come il proletariato rivoluzionario eletto fra gli operai 
    degli altri paesi. Sappiamo benissimo che il proletariato della Russia è 
    meno organizzato, preparato e cosciente degli operai degli altri paesi. Non 
    le sue qualità peculiari, ma soltanto le circostanze storiche particolari 
    hanno fatto del proletariato russo, per un certo tempo, forse brevissimo, 
    il combattente d’avanguardia del proletariato rivoluzionario di tutto 
    il mondo.
    La Russia è un paese contadino, uno dei paesi più arretrati 
    dell’Europa. Il socialismo non vi può vincere direttamente e 
    immediatamente. Ma il carattere contadino del paese, data l’immensa 
    estensione delle terre appartenenti alla nobiltà fondiaria, stando 
    alla esperienza del 1905, può dare alla rivoluzione democratica borghese 
    in Russia un’ampiezza formidabile e far sì che la nostra rivoluzione 
    sia il prologo della rivoluzione socialista mondiale, sia un passo verso di 
    essa.
    Il nostro partito si è formato lottando per queste idee, pienamente 
    confermate dall’esperienza del 1905 e della primavera 1917, combattendo 
    accanitamente tutti gli altri partiti e per queste idee noi continueremo a 
    batterci anche nel futuro.
    Il socialismo non può vincere direttamente e immediatamente in Russia. 
    Ma la massa contadina può condurre la rivoluzione agraria, inevitabile 
    e matura, fino alla confisca di tutto l’incommensurabile possesso dei 
    grandi proprietari fondiari. Noi abbiamo sempre sostenuto questa parola d’ordine 
    e la sostengono oggi a Pietroburgo il Comitato centrale e il giornale del 
    nostro partito, la Pravda. Per questa parola d’ordine il proletariato 
    combatterà senza nascondersi affatto che saranno inevitabili di accaniti 
    conflitti di classe fra gli operai salariati agricoli e i contadini poveri 
    a essi vicini, da una parte, e i contadini agiati, rafforzati dalla “riforma” 
    agraria di Stolypin (1907-1914), dall’altra parte. Non si deve dimenticare 
    che deputati contadini hanno presentato alla prima (1906) e alla seconda (1907) 
    Duma un progetto agrario rivoluzionario in cui si chiedeva la nazionalizzazione 
    di tutte le terre, che dovevano essere messe a disposizione dei contadini 
    attraverso i comitati locali eletti su una base del tutto democratica.
    Un simile rivolgimento, di per sé, non sarebbe ancora affatto socialista. 
    Ma esso darebbe un impulso prodigioso al movimento operaio mondiale. Esso 
    consoliderebbe straordinariamente le posizioni del proletariato socialista 
    in Russia e la sua influenza sugli operai agricoli e sui contadini più 
    poveri. Esso darebbe al proletariato urbano la possibilità di sviluppare, 
    poggiando su questa influenza, organizzazioni rivoluzionarie come quella dei 
    “soviet dei deputati operai”, di sostituire con esse i vecchi 
    strumenti d’oppressione degli Stati borghesi (esercito, polizia, burocrazia), 
    d’applicare — sotto la pressione della durissima guerra imperialista 
    e delle sue conseguenze— una serie di misure rivoluzionarie per il controllo 
    sulla produzione e sulla distribuzione dei prodotti.
    Con le sue sole forze, il proletariato russo non può condurre vittoriosamente 
    a termine la rivoluzione socialista, ma può dare alla rivoluzione russa 
    un’ampiezza che crei per essa le migliori condizioni, e, in una certa 
    misura, la inizi. Può rendere più facili le condizioni per l’intervento 
    del suo principale, più fedele e sicuro collaboratore, il proletariato 
    socialista, europeo e americano, nelle battaglie decisive.
    Le persone di poca fede possono anche disperare a causa della temporanea vittoria, 
    in seno al socialismo europeo, di quei ripugnanti servitori della borghesia 
    imperialista che sono Scheidemann, Legien, David e soci in Germania, Sembat, 
    Guesde, Renaudel e soci in Francia, i fabiani e i laburisti in Inghilterra. 
    Noi siamo fermamente convinti che le onde della rivoluzione spazzeranno via 
    rapidamente questa sudicia schiuma del movimento operaio mondiale.
    In Germania le masse proletarie, che tanto hanno già dato all’umanità 
    e al socialismo con un lavoro organizzativo tenace, costante e ostinato nel 
    corso dei lunghi decenni di “tregua” europea, dal 1871 al 1914, 
    sono già in ebollizione. L’avvenire del socialismo tedesco non 
    è rappresentato dai traditori Scheidemann, Legien, David e soci, né 
    dai politicanti ondeggianti, senza carattere, come Haase, Kautsky e i loro 
    simili, aggrappati alla routine del periodo “pacifico”.
    Quest’avvenire appartiene alla corrente che ha dato Karl Liebknecht, 
    che ha creato il “gruppo Spartaco” e svolge la sua propaganda 
    nell’Arbeiterpolitik di Brema.
    Le condizioni obiettive della guerra imperialista ci danno la garanzia che 
    la rivoluzione non si limiterà alla prima fase della rivoluzione russa, 
    che la rivoluzione non si limiterà alla Russia.
    Il proletariato tedesco è l’alleato più sicuro, più 
    fedele della rivoluzione proletaria russa e internazionale.
    Quando, nel novembre 1914, il nostro partito lanciò la parola d’ordine 
    della “trasformazione della guerra imperialista in guerra civile” 
    degli oppressi contro gli oppressori, per il socialismo, essa fu accolta con 
    sarcasmo ostile e maligno dai socialpatrioti e con silenzio incredulo e scettico, 
    diffidente e abulico dai socialdemocratici del “centro”. Il socialsciovinista, 
    il socialimperialista tedesco David la chiamò “insensata”. 
    Il portavoce del socialsciovinismo russo (e anglo-francese), che è 
    socialismo a parole e imperialismo nei fatti, il signor Plekhanov, la chiamò 
    “una cosa tra il sogno e la commedia”. E i rappresentanti del 
    “centro” tacquero o si abbandonarono a piacevolezze sulla “linea 
    retta tracciata nello spazio etereo”.
    Oggi, dopo il marzo 1917, soltanto un cieco può non vedere che questa 
    parola d’ordine è giusta. La trasformazione della guerra imperialista 
    in guerra civile sta diventando un fatto.
    Viva la rivoluzione proletaria che è cominciata in Europa!
    Per incarico dei compagni partenti, membri del Partito operaio socialdemocratico 
    di Russia (diretto dal Comitato centrale), che hanno approvato questa lettera 
    nella loro riunione dell’8 aprile 1917,
    N. LENIN