Biblioteca Multimediale Marxista


Note:

(1) Fino al 1929, prima di prendere i voti sacerdotali. Eugenio Tisserant ricopriva, con il grado di colonnello dell'esercito un incarico di rilievo nei servizi segreti francesi nel Medio Oriente. Assieme al Cardinal Ottaviani, della curia romana in uno dei più autorevoli "protettori" vaticani dei membri dell'OAS rifugiatisi in Italia dopo il fallito "putsch" algerino del 1961 e, in particolare, di Georges Sange, e del colonnello Lacheroi, condannati a morte in contumacia dal governo francese. Il segretario particolare del cardinal Tisserant è il vicentino Monsignor Scalzotto - già assistente spirituale degli studenti dell'università cattolica quando ne era rettore l'ex fascista Padre Gemelli - ed attualmente "grande elettore" del deputato democristiano Altilio Ruffini, nipote del defunto cardinale e consigliere politico dell'on. Mariano Rumor.

(2) Un esponente del "Fronte Nazionale" rivelò ad alcuni amici che il Calzolari era stato reclutato come istruttore dei "reparti speciali" israeliani e che avrebbe dovuto "prendere servizio" nella primavera del 1970.

(3) 1I maresciallo dell'esercito Guido Bizzarri, un artificiere che in 45 anni di attività ha disinnescato circa 20.000 ordigni. dichiarerà alla stampa: "L'avrei disinnescata io ma nessuno me lo ha chiesto, E' stato più pericoloso farla brillare che aprirla".

(4) Un discorso a parte meriterebbero il ruolo giocato in questa fase dalla stampa "indipendente". Basterà sottolineare che, oltre ovviamente al "Secolo d'Italia", si sono distinti nell'incitare alla caccia all'"estremista di sinistra". la "Stampa" di Torino e i quotidiani della catena editoriale del Cav. Attilio Monti il "Tempo" di Roma, il 13 dicembre è arrivato al punto di pubblicare con ampio risalto che "La notizia degli attentati è stata data nel corso di un'assemblea alla Città Universitaria da un oratore di " Potere Operaio" il quale ha rivendicato al suo gruppo la paternità della strage, riscuotendo l'applauso degli studenti presenti... ".

(5) Alcuni giorni dopo la morte di Antonio Annarumma un gruppo di dirigenti della RAI-TV, tra i quali alcuni giornalisti. ha assistito a una proiezione privata di un film sugli incidenti di Via larga. Verso la fine del film appariva questa sequenza: un gippone isolato avanza contro mano in direzione di Largo Augusto, con le ruote di sinistra in bilico sul marciapiede. Ridiscendendo sulla strada, l'automezzo ha uno sbandamento. Il berretto a visiera cala sugli occhi dell'autista che cerca di liberarsene scuotendo il capo, In quel momento una jeep gli taglia la strada. Nello scontro l'autista del gippone viene proiettato in avanti e batte violentemente la testa contro il parabrezza, poi ricade sul sedile esanime, abbandona il capo sulla spalla. L'operatore del film ha girato la scena dal lato opposto della strada inquadrandola perfettamente anche perché il gippone ha la guida a destra. E' un film di eccezionale importanza perché costituisce la prova che la ferita mortale di Annarumma è stata prodotta dalla guida di ferro sporgente che si trova al lato della intelaiatura del parabrezza del gippone e serve a orientare l'inclinazione del vetro. Dopo la proiezione privata nella saletta di Via Teulada, questo film è scomparso. A quanto si sa è stato girato da una equipe che lavorava per conto dell'Office de la Radio et Television Francaise, Sono state fatte ricerche negli archivi della ORFT a Parigi ma senza successo. Dove è finito? Chi lo ha fatto scomparire?

(6) gli agenti che fomentarono i disordini, durante i quali alcuni ufficiali furono costretti ad allinearsi contro i muri della palestra sotto la minaccia delle armi, non furono sospesi. dal servizio. Furono invece espulsi dal corpo quegli agenti che, la notte del 18 novembre. si erano rifiutati di scendere dalle brande a causa dei massacranti turni di servizio.

(7) Il giornalista Pietro Zullino è notoriamente legato a Italo De Feo, il vice presidente socialdemocratico della RAI-TV. Il settimanale Epoca già nel luglio 1964 era apparso con una vistosa copertina tricolore e la fotografia dell'allora presidente della repubblica Antonio Segni di fianco al titolo "L'Italia che lavora chiede al capo dello Stato un governo energico".

(8) E' vero che il giorno dello sciopero generale Santino Viaggio reclutò un certo numero di meridionali. Essi furono condotti assieme ad altri fascisti alla sezione Colle Oppio del MSI da cui doveva partire un corteo di macchine con tricolori e gagliardetti. La polizia proibì il corteo provocando le proteste dei dirigenti, Caradonna in testa, che lo giustificavano come a un mezzo per alleviare alla cittadinanza i disagi provocati dallo sciopero degli autobus". I fascisti erano armati di sassi, catene e bastoni.

(9) Questi tre "passi" ,. sono stati consegnati da Evelino Loi al giornale al quale ha rilasciato questa dichiarazione.-

(10) E' vero che Loi ha svolto questa funzione di reclutatore. Le testimonianze al proposito abbondano. L'uomo che lanciò la bottiglia molotov contro la sede della RAI-TV a Roma, ad esempio, fu ricompensato con 10.000 lire. A Milano. secondo quanto hanno dichiarato i disoccupati Gaetano L., Tommaso M., Giuseppe C., Salvatore V., Antonio L., i reclutamenti avvenivano nell'atrio della Stazione Centrale, la sera tardi. Se ne occupava un certo Paolo dirigente della Giovane Italia. Uno dei reclutatori, che ha dormito per un certo tempo nella sede di Corso Monforte, ha rilasciato questa testimonianza: "In un cassetto c'erano delle pistole. Quando si usciva per fare delle azioni, con i bastoni e il resto, passavamo davanti ai poliziotti di guardia che si voltavano dall'altra parte facendo finta di non vederci" Un altro, un giovane siciliano di Palagonia. ha detto: "Una volta ci dissero che dovevamo andare a menare degli studenti di Mao, mi pare che fosse in un posto di Piazza Mazzini. Quelli però erano stati avvertiti da qualcuno e, quando andammo ci picchiarono. Io andai all'ospedale, i fascisti mi diedero 50.000 lire perchè non dicessi chi mi aveva mandato là. Quello che pensava a distribuire i soldi dopo le azioni era Salvatore V. che li riceveva dall'On. Servello (sic)".

(11) Trattasi di un agente della "celere", tale Murino.

(12) Nell'aprile 1970 Evelino Loi è stato condannato per contravvenzione al foglio di via obbligatorio e rinchiuso nel carcere di "Regina Coeli".


(13) Il commissario aggiunto Luigi Calabresi ha 32 anni. Nel 1966 era collaboratore del giornale del PSDI La Giustizia e nel 1968, con pseudonimo, del quotidiano romano della catena editoriale Monti, Momento-Sera. Il settimanale Lotta Continua lo ha più volte definito il "commissario CIA", riferendosi ad un "corso di aggiornamento" da lui frequentato per alcuni mesi negli Stati Uniti. Nel 1966. L'anno successivo, in occasione di un viaggio in Italia del generale americano Edwin A. Walker, il Calabresi gli fece da accompagnatore ufficiale. Fu lui a presentarlo al generale Giovanni De Lorenzo, con il quale il "braccio militare" di Barry Goldwater si incontrò ripetutamente in un appartamento romano in Via di Villa Sacchetti 15.

(14) Marcello Guida, uomo di fiducia di Mussolini, ricoprì, negli ultimi anni del ventennio, l'incarico di direttore del confino politico di Ventotene.

(15) E' esattamente ciò che si è verificato in Italia nei mesi successivi alla strage di Milano. Alle decine di denunce, arresti e condanne contro militanti della sinistra extra-parlamentare - quasi tutti per reato di opinione - seguirono in breve le denunce contro iscritti al PCI, giornalisti dell'Unità, sindacalisti e operai (circa 14.000, secondo quanto denunciato e documentato da CGIL, CISL e UIL).

(16) Soltanto i coniugi Corradini. indicati dagli inquirenti e dalla stampa come i mandanti degli attentati, verranno scarcerati dopo 7 mesi, per "mancanza di indizi".

(17) Di proprietà del cementiere lombardo Carlo Pesenti.

(18) A tre anarchici, fermati e condotti alla questura di Milano un'ora e mezza dopo l'attentato di Piazza Fontana, il commissario Calabresi chiese insistentemente notizie di una persona soltanto: Pietro Valpreda. Benché il ballerino, in passato non fosse mai stato implicato in attentati, il funzionario disse loro testualmente: "Perché permettete che un pazzo sanguinario come Valpreda frequenti i vostri ambienti?"

(19) Le accuse verranno formalmente precisate soltanto parecchi mesi dopo l'arresto.

(20) Nel 1965 sul giornale Azione (sovvenzionato dal Ministero dei Lavori Pubblici dell'on. Togni) Mario Merlino scriveva: "(...) L'avvento del cesarismo sembrava concretarsi nelle forme dei regimi sorti in Italia e in Germania a rivendicare la dignità dei valori organici della nostra civiltà, quali il senso dell'onore e della fedeltà, l'amore per la propria razza, l'impulso dinamico dominante che ha caratterizzato tutta la storia dell'occidente moderno, onde ci fu chi stupì per il crollo del fascismo e del nazional-socialismo ed il ripresentarsi delle forme ormai superate delle democrazie parlamentari nei rispettivi paesi".

(21) Esponenti di maggior rilievo dell'organizzazione erano Arthur Ehrahrd ed Helmuth Sunderman. ex-addetto stampa di Hitler e direttore della Casa Editrice Druffel Verlug.

(22) Fu attivamente presente in quella occasione, il "tutore dell'ordine" Salvatore Ippolito. alias studente anarchico Andrea Politi (vedi IV capitolo - La spia del 22 Marzo) che si incaricò di trasportare personalmente i mattoni sul luogo prescelto.

(23) Il merito di aver sventato questo "attentato" sarà attribuito dalla polizia al già citato Salvatore Ippolito. Mario Merlino quella stessa mattina, all'interno dell'Università, fu visto entrare nell'ufficio del vice-questore Mazzatosta dove si trattenne per circa mezz'ora.

(24) Nel marzo 1970 alcuni giornali, hanno indicato Pio d'Auria come un probabile sosia di Valpreda. D'Auria, subito difeso a spada tratta dal quotidiano di Roma, Il Tempo, che gli ha fornito un avvocato, ha sporto querela. Sembra avere un alibi di ferro: afferma che il giorno degli attentati era a letto malato, come può testimoniare il medico che lo ha visitato. Non si spiega però perché , il giorno successivo alle rivelazioni dei giornali sul suo conto, abbia tentato "inutilmente" di convincere una ragazza, tale F., a testimoniare sulla sua presenza a Roma il 12 dicembre. La Stampa di Torino e L'Unità pubblicarono infatti la notizia che egli il giorno degli attentati si trovava a Milano. L'unico fatto accertato è che Pio D'Auria, il 4 dicembre 1969 partì in auto da Roma dicendo a tre persone, sue amiche, che si recava in Germania, a Monaco, e quindi a Milano. Dopo quel giorno, la prima volta che gli anarchici del "22 Marzo" lo rividero fu il 29 dicembre, quando lo incontrarono in Piazza dei Cinquecento intento a vendere libri. In quella occasione egli si allontanò velocemente fingendo di non conoscerli e il giorno successivo si trasferì con il camioncino in Via Appia. Pio D'Auria nel 1962 aveva aderito all'Avanguardia Nazionale fondata da Stefano Delle Chiaie e nel '64 aveva partecipato ai corsi di tecnica degli esplosivi che si tenevano nella sezione di Via Gallia. Nel 1966 fu fermato dalla polizia perché implicato negli scontri culminati con la morte di Paolo Rossi e, due anni dopo, prese parte, sempre insieme ai fascisti di Avanguardia Nazionale, alla "battaglia di Valle Giulia". Nel luglio '69 era in Corso Traiano, a Torino, durante i gravi incidenti scoppiati nel giorno dello sciopero generale per la casa.

(25) Si tratta di Sandro Di Manzana, un altro fascista infiltrato nel Movimento Studentesco della facoltà di Magistero, molto legato a Serafino Di Luia.

(26) Il trattamento riservato a Mario Merlino dagli inquirenti, nel corso degli interrogatori ha dell'incredibile. Dai verbali, pubblicati integralmente da tutta la stampa italiana, risulta che non gli è stato chiesto né cosa abbia fatto nei giorni precedenti gli attentati, né quali fossero i suoi rapporti con elementi "estranei" al "22 Marzo", abbondantemente pubblicizzati nei giorni immediatamente successivi. Nonostante le innumerevoli, inedite rivelazioni fatte dalla stampa sul suo conto in questi mesi, egli non è stato più interrogato dopo il 9 gennaio. Il paragone con Pietro Valpreda sottoposto nei sei mesi successivi a circa 100 ore di interrogatorio pressante, lascia stupefatti. C'è da chiedersi perché Mario Merlino sia stato incriminato, dal momento che - a parte l'assoluta assenza di indizi obiettivi - non esiste contro di lui alcuna dichiarazione accusatoria - del resto mai richiesta - da parte dei testimoni e degli altri imputati. La sua posizione appare molto simile a quella di un teste a carico che si voglia "proteggere".

(27) Nel verbale di interrogatorio del 19-12-69, Mario Merlino insinua nel magistrato il dubbio che "la conferenza tenutasi nel pomeriggio degli attentati al "22 Marzo" sia stata organizzata per avere una copertura" e aggiunge "mi lasciò anche perplesso il fatto che venisse spostata improvvisamente dal Bakunin". A parte il fatto che egli era perfettamente al corrente che l'idea della conferenza proveniva da Antonio Serventi, detto "il Cobra", persona estranea al circolo e che lo spostamento "improvviso" - come gli era staio riferito telefonicamente da Emilio Bagnoli - era imputabile ad un ripensamento dell'ultimora degli anarchici del Bakunin, che non vollero concedere la propria sede per un dibattito sulla "storia delle religioni": in realtà l'unico fra i sei imputati che abbia un alibi decisamente traballante è proprio lui, Mario Merlino. Prelevato in casa dalla polizia alle ore 19 del 12 dicembre, un'ora e mezza dopo l'esplosione dell'ultima bomba romana (Altare della Patria: ore 17,24) e condotto in questura egli - a differenza di tutti gli altri fermati - verrà ufficialmente interrogato dal Dott. Improta soltanto il mattino successivo. (I verbale: ore 11,45 di sabato 13).I,e sole domande che gli vengono rivolte riguardano il suo alibi per il pomeriggio del 12: ne fornirà uno falso. affermando di essere uscito di casa verso le 17 e di esservi tornato alle 19, dopo una passeggiata nella zona. Esce dall'interrogatorio turbato: confida a due anarchici che attendono il loro turno che la madre - interpellata telefonicamente dal dott.Improta - ha dichiarato che egli è uscito di casa prima delle ore 17. Chi ha un minimo di esperienza di uffici politici della questura conosce il trattamento che viene riservato in questi casi, ai fermati: contestazioni pressanti o, nella migliore delle ipotesi, isolamento assoluto in attesa di ulteriori verifiche. A Mario Merlino, invece, viene concesso di parlare liberamente con gli altri fermati, alcuni dei quali, la mattina successiva, lo vedranno gironzolare da solo nel cortile di S. Vitale. A 34 ore di distanza dal primo interrogatorio ne subisce un secondo (II verbale: ore 22 di domenica 14) nel corso del quale dà il via alla girandola delle accuse contro i compagni del "22 Marzo" e fornisce il suo secondo alibi. Incriminandolo per concorso in strage, il magistrato dimostrerà di non credere neppure a questo. In effetti il tempo che egli afferma di aver impiegato per recarsi dalla sua abitazione a quella della signora Minetti e viceversa, appare - ad un controllo anche superficiale - molto poco credibile. In quanto ai testi che confermano le sue dichiarazioni - Riccardo e Claudio Minetti - si tratta di due giovani fascisti, molto legati - per la particolare situazione familiare - a Stefano Delle Chiaie e abituali frequentatori assieme a Mario Merlino, dei campeggi paramilitari organizzati da Europa Civiltà. Ma quello che deve avere fatto maggiormente dubitare il magistrato della loro attendibilità è il fatto che Maria Grazia Minetti, la sorella maggiore che vive per proprio conto, quando i giornali riferirono i particolari dell'alibi fornito a Merlino dai fratelli, si recò da loro mettendone in dubbio la veridicità e fu picchiata violentemente. Resta da domandarsi, anche in questo caso. perché ai fratelli Minetti non sia stato riservato dagli inquirenti lo stesso trattamento - una denuncia per falsa testimonianza - del quale è stata fatta oggetto Rachele Torri, la zia di Pietro Valpreda.

(28) Inoltre nella zona di Roma dove il tranvetto fa capolinea, quella di Cinecittà, abitano una decina di aderenti all'Avanguardia Nazionale (come risulta dal taccuino degli indirizzi di Mario Merlino) e c'è la sede stessa dell'organizzazione fascista, affittata proprio in quei giorni.


(29) All'assalto partecipa anche Ugo Venturini il capo dei volontari del MSI di Genova che hanno risposto all'appello di Caradonna. Ugo Venturini è "l'operaio di 32 anni, padre di due figli" che. ferito nello scontro tra fascisti e antifascisti che cercavano di impedire un comizio dell'onorevole Giorgio Almirante a Genova, nell'aprile 1970 è morto una settimana dopo per una sopraggiunta infezione da tetano e è diventato il "martire" del MSI nella campagna elettorale del 7 giugno Nelle foto degli incidenti il Venturini è riconoscibile nel gruppo di fascisti che. impugnando aste di ferro acuminate, si lanciano contro un gruppo di studenti medi: il suo nome figura nella lista degli arrestati e denunciati all'autorità giudiziaria (cfr. "Il Messaggero" del 17 marzo 1968).

(30) Un'ora e mezzo circa dopo l'inizio degli scontri (cfr. "Il Messaggero" del 17-3-68, quando già le autoambulanze avevano portato via una ventina di studenti feriti.

(31) Ordine Nuovo è nato nel 1956 dalla scissione dal MSI di un gruppo neonazista, Ha rappresentato un efficace punto di riferimento, organizzativo e propagandistico, per l'OAS e !e altre: organizzazioni europee del colonialismo negli anni '60. Subito dopo il colpo di stato in Grecia, il suo presidente Pino Rauti è stato ricevuto dal ministro Pattakòs, e da allora i rapporti con il regime dei colonnelli si sono fatti strettissimi. Nel '68 e '69 P. Rauti ha fatto frequenti viaggi a Atene. Nella sede romana di Ordine Nuovo, via degli Scipioni 268, durante l'autunno-inverno '69. si sono tenute riunioni alle quali hanno partecipato membri dell'ESESI, la lega degli studenti greci fascisti in Italia. Nello stesso periodo gli iscritti al Fronte d'Azione Studentesca - la sezione giovani di Ordine Nuovo - hanno compiuto numerose azioni squadristiche davanti a licei romani e contro sezioni di partiti di sinistra. Il 15 novembre 1969 il gruppo dirigente di Ordine Nuovo è improvvisamente confluito nel MSI. dove è stato cooptato nel comitato centrale. A Pino Rauti è stata affidata la direzione del settore Iniziative sociali e di pubblica opinione. Tra i membri più attivi del gruppo ci sono Paolo Andreani, Giulio Maceratini, Carlo Magi, Giuseppe Spadaro, Gaetano Grazioni, Salvatore De Domenico, Oscar Marino, Paolo Zanadoff, Antonio Lombardo, Franz Primicino, Nunzio Bragaglino, i fratelli Cascella, Fabio Mari, Domenico Pilolli, Tommaso Mauro, Grillo e Cospito. Ordine Nuovo ha organizzato esercitazioni a fuoco nella zona di Tolfa, nei dintorni di Civitavecchia. L'incaricato alle armi è Daniele M., abitante a Roma, in via Ugo Bignami.

(32) In quella occasione l'on. Giovanni Malagodi "dirottò" parte dei fondi confindustriali a lui destinati verso la corrente di Almirante, preoccupato della concorrenza elettorale che un MSI " moderato" avrebbe potuto esercitare nei confronti del PLI (cfr. Le nuove camicie nere di M. Giovana - Ed. I Radar, 1966).

(33) Della esplicita connivenza tra fascisti e polizia parlò diffusamente anche la stampa estera. Per soffocare lo scandalo il Ministero degli Interni sciolse le squadre speciali in borghese e trasferì il commissario Santillo dalla Questura di Roma a quella di Reggio Calabria.

(34) Su questo tipo di reclutamento esistono varie testimonianze. Un ex aderente all'organizzazione giovanile pacciardiana "Primula Goliardica" dichiara, ad esempio, che lui ed altri iscritti parteciparono, nell'estate del 64, ad un corso di addestramento para-militare tenuto da ufficiali del SIFAR in una località della Sila. Nel 1969 uno di questi ufficiali, per l'esattezza un colonnello, volle essere presente, nell'ufficio politico della Questura di Roma, agli interrogatori di alcuni fascisti, sospettati di attentati dinamitardi. fra i quali un paio dei suoi ex "allievi".

(35) In quella circostanza distribuirono il seguente volantino: "Giovani! A voi che rappresentate il futuro della Nazione spetta il dovere morale di dire "basta" alla banda di cialtroni che da vent'anni appesta l'aria della nostra Patria. Dire "basta" ai rinnegati che con il loro tradimento videro coronato vent'anni fa il loro servilismo. Dire "basta" ai rinnegati che ancora oggi celebrano la vittoria di quegli eserciti stranieri che permisero d'instaurare in Italia il più infausto sistema di governo che la nostra Storia ricordi! Firmato: Avanguardia Nazionale. Iniziativa Rivoluzionaria MSI (via del Pantheon 57)".

(36) La denuncia, presentata all'autorità giudiziaria dal PCI, non ebbe seguito nonostante alcuni fascisti di AN fossero stati fermati e identificati dalla polizia durante l'attacchinaggio, forse perché scambiati per autentici comunisti. Questi - tra i quali Flavio Campo - furono condannati in Pretura ad una multa per "affissione in luogo non idoneo"(!). La divisione dei tre milioni di compenso diede luogo a contestazioni. Il Delle Chiaie - che aveva rinnovato il guardaroba ed acquistato un'auto Austin A40 nuova fiammante - fu accusato dagli altri di aver fatto la parte del leone.

(37) 1I quotidiano Il Tempo, tradizionale sostenitore - in alcuni casi - "ispiratore" dell'Avanguardia Nazionale. scrisse che Paolo Rossi "era precipitato per un attacco di vertigini, causato da una crisi epilettica". I genitori del ragazzo - provetto rocciatore - querelarono il giornale. La Magistratura, in base alle risultanze dell'autopsia, aprì un'inchiesta che si concluse, un anno più tardi, con una archiviazione motivata dalla formula "omicidio ad opera di ignoti".

(38) Emersa drammaticamente la sua connivenza con i fascisti, il commissario l)'Alessandro - responsabile dell'ordine pubblico nella città universitaria - fu rimosso dall'incarico e trasferito.

(39) Nel novembre 1967 il tenente colonnello dei paracadutisti Roberto Podestà, ex ufficiale del SIM e comandante dei corsi di ardimento della scuola militare di Cesano, ha rilasciato a un giornalista del settimanaleABC, convocato d'urgenza nel suo appartamento in via Gianicolense a Roma, clamorose dichiarazioni riguardanti il tentato colpo di Stato del luglio '64. Il colonnello Podesà ha affermato di essere stato avvicinato allora dal giornalista Giano Accame che gli propose di collaborare con il movimento Nuova Repubblica di Randolfo Pacciardi in vista dei "gravi compiti che attendevano tutti gli uomini d'onore e tutti i veri soldati". Per questo il Podestà si era impegnato a prendere contatti con "elementi fidati" come il colonnello dei paracadutisti Palumbo e altri ufficiali della scuola di Cesano. Accertata la sua disponibilità , Giano Accame lo presentò all'onorevole Randolfo Pacciardi il quale, dopo alcuni colloqui interlocutori, gli propose " un'azione dolorosa ma necessaria per riportare l'ordine in Italia", e cioè l'eliminazione fisica dell'allora presidente del consiglio Aldo Moro. Sempre secondo il Podestà, Pacciardi aggiunse che "in vista dei disordini che ne sarebbero seguiti. sarebbe entrato in funzione un piano - concordato con il generale De Lorenzo - che prevedeva l'arresto, ad opera dei carabinieri, di parlamentari, sindacalisti e militanti di sinistra". L'operazione si sarebbe conclusa con l'accentramento di tutti i poteri nelle mani del presidente del Senato Cesare Merzagora. Il colonnello Podestà disse di avere finto di stare al gioco "per prendere tempo e mettersi in contatto con altri eventuali complici" ma poche settimane dopo fu "inspiegabilmente" trasferito da Roma a Trieste. A pochi giorni di distanza dalle dichiarazioni rilasciate a ABC Roberto Podestà è stato arrestato e rinchiuso a Regina Coeli per "irregolarità amministrative"

(40) Non tutta l'ex Avanguardia Nazionale vi partecipa. Alcuni confluiscono nei vari Ordine Nuovo, G.A.N., Europa Civiltà, Nuova Caravella, Fronte Nazionale: è una diaspora, comunque, più apparente che reale: nelle migliori tradizioni "politiche" del gruppo la maggior parte dei suoi membri manterrà regolari contatti fino a ricostituirsi ufficialmente, nell'inverno del '69, sotto il vecchio simbolo della "runa". Infiltrazione a parte, in questi ultimi due anni alcuni di essi continueranno a praticare l'attività in cui eccellono, quella degli attentati dinamitardi. Calcolando, per difetto, negli anni tra il '62 e il '67 il gruppo compie a Roma una quindicina di attentati "ufficiali" - per i quali undici dei suoi membri vengono condannati a lievi pene detentive - ed una ventina di attentati "ufficiosi" la cui paternità è nota a tutti tranne che alla polizia. Ai primi di settembre del '68, in sei o sette viaggi successivi, arrivano a Roma tra i 200 e i 250 chilogrammi di esplosivo, il cosiddetto "plastico viola". Provengono dalla Germania, nascosti nelle ruote di scorta di alcune auto e - divisi in pacchi di 5 chilogrammi l'uno - vengono nascosti in tre luoghi diversi. Una parte verrà usata in ottobre per gli attentati agli automezzi di P.S. in via Guido Reni, in novembre per quelli ad una scuola elementare e a due licei, e in dicembre per gli attentati ai distributori di benzina. Considerando gli altri attentati "minori" fatti nella capitale nel '69 ed eventuali "esportazioni", ne resta sempre una discreta riserva. Complessivamente finiscono in galera soltanto cinque h avanguardisti E' il loro leader indiscusso, Stefano Delle Chiaie - il quale trascorrerà i mesi di marzo-aprile in frequenti "missioni" al nord Italia - non ha problemi di "repressione". Una volta soltanto, nel 1962, fu arrestato con una pesante imputazione - aggravata da una precedente, antica, condanna a 1 anno con la condizionale - ma riuscì a cavarsela grazie al camerata Ernesto Brivio il quale - confiderà il Delle Chiaie ad un'amica - sborsò un milione "per cavarlo dagli impicci".

(41) Gli autori di questa inchiesta sono venuti a conoscenza, tramite la segnalazione di alcuni contadini del luogo, che nel fondo circostante la villa del Lippariti esisterebbe - sepolto accanto a un pilone dell'energia elettrica - un notevole quantitativo di esplosivi e di armi da guerra. La cosa, per scrupolo, viene notificata "a chi di dovere".

(42) Nel marzo del 1970 è stato denunciato per apologia di fascismo.

(43) I nomi degli altri arrestati sono: Carmine Palladino, già implicato nell'attentato alla RAI del 1964, Claudio Fabrizi, Gregorio Manlorico, Lucio Aragona, tutti di A.N., e Corrado Salemi, guardiano della sezione del MSI del Quadraro. Alfredo Sestili è molto legato a Mario Merlino. I due si frequentarono assiduamente durante lutto il 1969. Il 12 dicembre 1969, giorno degli attentati. passarono la mattinata assieme in casa della studentessa G.M., figlia di un alto funzionario del Ministero degli Interni.

(44) Nel marzo del 1970 è stato denunciato per apologia di fascismo.


(45) Dal verbale d'interrogatorio di un anarchico arrestato per gli attentati del 25 aprile a Milano: "Dichiaro i motivi per cui i verbali da me precedentemente firmati sono completamente falsi. Per tre giorni in Questura sono rimasto senza dormire e mi veniva imposto di stare in piedi quando le mie risposte non corrispondevano alla volontà degli agenti. Essi non hanno cessato un minuto d'interrogarmi e per questo si davano il cambio. Solo al terzo giorno mi è stato concesso di mangiare; ho dovuto affrontare un viaggio di notte da Pisa a Milano, ero intirizzito perchè non avevo con me indumenti caldi. Ma quello che più ha influito nel farmi firmare i verbali scritti dalla polizia sono state le percosse e le minacce. Era la prima volta che subito la violenza fisica. Sono stato schiaffeggiato, colpito alla nuca, preso a pugni, mi venivano tirati i capelli e torti i nervi del collo. Rendeva più terribile le percosse il fatto che avvenivano all'improvviso dopo aver fatto chiudere le imposte e venivo colpito al buio In particolare ricordo di essere stato colpito dal dr. Zagari che mi accolse al mio arrivo da Pisa alle 3 di notte con una nutrita scarica di schiaffi, e dagli agenti Mucilli e Panessa (n.d.a.; gli stessi che, assieme al commissario Calabresi, interrogarono Pinelli). Quanto alle minacce, consistevano nel terrorizzarmi annunciandomi, codice alla mano, a quanti anni di carcere avrei potuto essere condannato. cioè fino a venti anni. Tali minacce mi furono ripetute in carcere da parte del dottor Calabresi".

(46) Nel maggio del 1970, al termine di una manifestazione degli anarchici milanesi contro l'archiviazione del caso Pinelli, Pasquale Valitutti è stato arrestato sotto l'accusa di esserne stato l'organizzatore ed è rimasto in carcere fino al 15 Giugno.

(47) Mentre era in corso l'istruttoria sulla morte di Giuseppe Pinelli, al dott. Giuseppe Caizzi vengono affidati una serie di procedimenti che egli gestirà in un modo che dovrebbe accreditarlo come magistrato democratico. Pubblico Ministero nel processo contro Piergiorgio Bellocchio, direttore del settimanale Lotta Continua ridimensiona il capo d'imputazione nei suoi confronti definendo incostituzionali alcuni articoli del codice Rocco di cui la Procura aveva chiesto l'applicazione; archivia la denuncia per vilipendio sporta dalla Questura milanese contro il film Indagine su un cittadino al disopra di ogni sospetto: promuove azione penale contro il direttore del Borghese, Mario Tedeschi, per un articolo nel quale s'incitava la polizia "ad occupare militarmente Milano". L'istruttoria sul caso Pinelli, durata cinque mesi, verrà archiviata il giorno successivo alla proclamazione, da parte dei sindacati poligrafici, di uno sciopero di una settimana, durante il quale i quotidiani non uscirono.

(48) Nel febbraio del 1970 questi verrà promosso capitano e trasferito dal capoluogo lombardo.

(49) Sostituto alla Procura della Repubblica di Roma, della quale dirige l'Ufficio Stampa, il dott. Occorsio fu Pubblico Ministero nel primo processo De Lorenzo-Espresso. In quella occasione chiese l'assoluzione dei giornalisti Jannuzzi e Scalfari, querelati dal generale sifaritico per le loro rivelazioni sul tentativo di colpo di Stato del luglio '64 e comunque condannati dalla IV Sezione del Tribunale di Roma, e la trasmissione degli atti al proprio ufficio per procedere contro il De Lorenzo in ordine a vari reati, tra cui quello di "usurpazione di potere politico". Tale linea. negli ambienti politico-forensi, fu definita "saragattiana". Nel novembre del '69 il dott. Occorsio promosse l'azione penale contro il direttore del settimanale "Pottere Operaio", Francesco Tolin, del quale ordinò l'arresto preventivo. Tale procedura - del tutto eccezionale trattandosi di "reati a mezzo stampa" - fu fermamente criticata in un o.d.g. dell'Associazione Nazionale Magistrati.dalla quale egli si dimise, per protesta, riscuotendo la solidarietà unanime della stampa reazionaria. Al processo, nella sua requisitoria contro Francesco Tolin, ne chiese la condanna a una pesante pena, sottolineando che "le forze della sinistra extra-parlamentare attaccano persino il PCI e i sindacati... ". Il dott. Occorsio è collaboratore della rivista giuridica "Il diritto delle comunicazioni " il cui direttore, avv. Emanuele Santoro, è il legale della RAI-TV e uomo molto vicino al suo vice presidente, il socialdemocratico Italo De Feo.

(50) Il fondo di solidarietà anarchica.

(51) Durante l'interrogatorio a cui fu sottoposto subito dopo il fermo di polizia, a Sergio Ardau furono mostrati tutti i reperti per eventuali riconoscimenti.

(52) Il quotidiano di Roma il Tempo ne attribuì la responsabilità a "comunisti sacrileghi"

(53) I GAN sono stati fondati l'11 maggio 1969 dall'ex repubblichino Mario Tedeschi, direttore del settimanale Il Borghese. Sono circa 250, diffusi in tutta Italia. Si presentano come filonixoniani e ardenti sostenitori del regime dei colonnelli greci, con i cui agenti in Italia hanno stretti rapporti. I loro aderenti appartengono in maggioranza alla media e piccola borghesia: commercianti. funzionari statali, professionisti, piccoli industriali, ufficiali dell'esercito, e cc. Scarsi i giovani che, dove sono presenti, come a Reggio Emilia e a Venezia, partecipano alle azioni squadristiche. Centro propulsore dei GAN è Il Borghese, nota centrale - assieme al Tempo e allo Specchio - di provocazioni giornalistiche. che nell'autunno 1969 ha organizzato il Soccorso Tricolore per raccogliere fondi destinati a squadristi e poliziotti. Recentemente ha proposto per un premio il vicequestore Mazzatosta, responsabile dell'ordine pubblico nell'università di Roma. Il Borghese è finanziato, oltre che dallo stesso Tedeschi, dal senatore missino Gastone Nencioni, da monsignor Pisoni e dall'industriale Carlo Pesenti che negli ultimi due anni ha investito grossi capitali in Grecia nel settore dell'edilizia. Un suo uomo di fiducia, Roberto Ardigò, ha avuto frequenti contatti nel corso del 1969 con personaggi di rilievo del mondo politico-finanziario ateniese. Improvvisamente, all'inizio del 1970, i rapporti tra Pesenti e Ardigò si sono deteriorati e quest'ultimo è stato allontanato dalla carica di amministratore della Italmobiliare (proprietà Italcementi).

(54) Con un linguaggio mistificato - preso a prestito per metà da Bakunin e per l'altra metà del filosofo fascista Julius Evola - vi si fa la difesa d'ufficio dei 16 missini padovani arrestati dal capo della squadra mobile di Padova, commissario Juliano, come autori dei 9 attentati dinamitardi compiuti nella città fra l'inverno del '68 e la primavera del '69. All'uscita dell'opuscolo comunque, l'istruttoria contro i neo fascisti era già stata interrotta dall'alto ed il commissario Juliano trasferito a Ruvo di Puglia, in attesa di provvedimenti disciplinari, per "irregolarità nelle indagini e abuso di potere". Lo stesso commissario, alcuni mesi prima, aveva fatto perquisire uno dei tanti "campeggi" organizzati dal Fronte Nazionale nella vicina cittadina di Cornuda, sequestrando un ingente quantitativo di armi e di esplosivi.

(55) Fascista fin da giovanissimo, l'editore trentenne Giovanni Ventura subisce, nell'autunno del '69. un improvvisa conversione. In settembre avvicina, a Roma. uno scrittore che sta progettando la traduzione commentata di alcune opere anarchiche inedite, si dichiara favorevole all'iniziativa e si offre di finanziarla: un testo di Stirner inaugurerà la collana. Tra ottobre e novembre avvicina alcuni giovani anarchici del circolo Bakunin di Via Baccina ai quali chiede informazioni sull'attività svolta e sui programmi futuri. Otto giorni dopo gli attentati, il 20 dicembre, la polizia perquisisce la sua abitazione di Treviso e la libreria, sequestrando alcuni fucili, una pistola e due cassette di munizioni. Il 18 dicembre un suo amico, il professore democristiano Guido Lorenzon, aveva denunciato al dott. Calogero, sostituto procuratore di Treviso, di aver ricevuto da lui alcune confidenze relative agli attentati. Alla fine di dicembre il Ventura è di nuovo a Roma; chi l'ha visto in quel periodo afferma che appariva distrutto psicologicamente. Nel febbraio del '70 alcuni giornali rivelano le accuse rivoltegli dal prof. Lorenzon. Secondo le dichiarazioni di quest'ultimo il Ventura gli avrebbe confidato:
1) in settembre, che gli attentati sui treni dell'agosto '69 erano stati finanziati da lui e da altre due persone ed erano costati circa un milione tra "materiale" e "rimborso spese" ai nove fascisti che li avevano eseguiti;
2) in ottobre, che era da tempo in contatto con un'organizzazione paramilitare che aveva in programma l'uccisione di parlamentari, sindacalisti, etc. e l'instaurazione violenta di un regime ispirato al fascismo "sociale" della repubblica di Salò; uno dei suoi tramiti con l'organizzazione - che contava molti aderenti tra gli ufficiali delle varie armi - era un conte che risiedeva in provincia di Milano;
3) in novembre. che avrebbe dovuto recarsi in Grecia per ottenere finanziamenti dalla Giunta dei Colonnelli;
4) dopo il 12 dicembre, che aveva partecipato alle riunioni in cui erano stati organizzati gli attentati ma che, all'ultimo momento, di fronte alla prospettiva di una strage - che doveva fra l'altro essere di "maggiori proporzioni" - si era tirato indietro. (In questa occasione avrebbe descritto minuziosamente il sottopassaggio della Banca Nazionale del Lavoro di Roma e il punto esatto dove era esploso l'ordigno). Nonostante le dichiarazioni del prof. Guido Lorenzon fossero state rilasciate alla Magistratura nei giorni immediatamente successivi alla strage, il Ventura è stato interrogato dagli inquirenti romani soltanto due mesi dopo. quando cioè esse erano state divulgate su tutti i giornali. Non essendo stato inoltrato alcun procedimento contro di lui, si deve supporre che nulla sia emerso a suo carico. Nell'aprile del '70, circa quattro mesi dopo essere venuto a conoscenza delle accuse rivoltegli dall'amico, il Ventura lo ha querelato per diffamazione, affermando che il Lorenzon è un mitomane il quale ha frainteso il contenuto, puramente ipotetico, di alcuni giudizi critici da lui espressi sull'opera letteraria di Celine, Comunque, almeno su un punto, la "mitomania" del prof. Lorenzon trova nella realtà un riscontro obiettivo: in una villa ad Arcore, in provincia di Milano, vive il conte M .B.. uno fra i più attivi promotori di Italia Sociale, l'organizzazione fascista, fiancheggiatrice del Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese. che si richiama apertamente alla "socialità" dei diciotto punti di Verona e che ha stretti contatti - come risulta da un suo bollettino interno. riservato agli aderenti - con l'altra organizzazione fascista "Costituente Nazionale Rivoluzionaria" fondata, nel novembre del '67, dall'ex esponente socialdemocratico Giacomo De Sario.(Un membro di rilievo della C.N.R.. il pittore Walter Criminati. nell'estate del '69 frequentava assiduamente, a Milano Nino Sottostanti, Serafino Di Luia e Giorgio Chiesa). Nella villa del conte. che è un ex repubblichino di Salò, si sono tenute nell'autunno-inverno del '69, frequenti riunioni di industriali e militari alle quali - almeno in due occasioni - ha preso parte anche Junio Valerio Borghese. In merito alle date precise in cui esse si svolsero esistono le interessanti testimonianze di alcuni tassisti.

(56) Reggio Emilia è al centro di un intenso traffico di armi da parte dei fascisti della provincia. Alcuni di essi. tutti del "giro" di Paolo Pecoriello e Bruno Giorgi. sono incorsi negli ultimi mesi in "spiacevoli avventure". A detta della cittadinanza reggiana si tratta comunque di "pesci piccoli". Il 29 settembre '69 il figlio del deputato liberale di Reggio, on. Ferioli, viene trovato ucciso da un colpo di Smith & Wesson. Durante il sopralluogo nell'appartamento i carabinieri rinvengono un ingente quantitativo di armi e munizioni. Un'inchiesta sulla loro provenienza, aperta dalla locale Procura della Repubblica dopo un mese. in seguito ad una interpellanza di parlamentari comunisti, viene archiviata con un nulla di fatto. Il 18 dicembre viene denunciato per detenzione abusiva di armi da guerra un fascista del quale non viene reso noto il nome. Il 30 dicembre il missino Agostino Bossi viene arrestato e processato perchè trovato in possesso di un. ingente quantitativo di armi da guerra. Il 14 febbraio 1970 al fascista Siro Brugnoli fermato dai carabinieri di Guastalla ad un posto di blocco viene sequestrato un carico di armi nascoste nel bagagliaio dell'auto. Nella sua abitazione di Reggio vengono rinvenuti: 12 fucili automatici, 20 pistole un mitra, una mitragliatrice tedesca con relativo treppiede, casse di munizioni, bombe a mano ANANAS, 5 cariche di dinamite, 250 detonatori, 40 metri di miccia a lenta combustione. Il Brugnoli, che nel bar Varolli di Reggio è stato udito più volte vantare stretti rapporti con alcuni colonnelli greci della base NATO di Napoli, dichiarerà, nel corso del processo, di essere un collezionista. Condannato a due anni di carcere, verrà rimesso in libertà dopo un mese.

(57) L'avvocato Giuseppe Pasquarella nel 1966 viene arrestato a Milano ed espulso dall'Ordine degli Avvocati. Si trasferisce a Ravenna, feudo del petroliere-editore-zuccheriere Attilio Monti e quindi, nel 1968, a Rimini.In breve tempo diviene ricchissimo: acquista una villa in località "La Grazia", apre un albergo-ristorante ed uno studio al centro di Rimini in via Mentana 19. Stringe amicizia con Giovannini (torrefazioni) e Savioli (alberghi e nights a Riccione), noti finanziatori del M.S.I. locale, di cui egli è uno dei più autorevoli esponenti. Frequenta assiduamente il vice-commissario della Questura di Rimini. Quando Panorama uscì con le dichiarazioni di Gian Luigi Fappani, tutte le copie della rivista scomparvero la mattina stessa dalle edicole di Rimini.

(58) Nella tarda serata di giovedì 11 dicembre il Crocesi telefonò da Roma ad un altro fascista riminese, tale Tomasetti, avvertendolo che era in procinto di partire per Milano.

(59) Memoriale autografo rilasciato dal Fappani al Movimento Studentesco Milanese il 18 3-1970. "Fui assoldato dal SID con il ricatto. Avevo accumulato reati per 20 anni di carcere. Mi invitarono a presentarmi in Piazzale Loreto dal Maresciallo dei C.C. Rocco. In Corso Buenos Aires dovevo consegnare delle piantine militari ad un ufficiale cecoslovacco (n.d.a.: la provocazione non riuscì). Il primo lavoro a favore del SID fu una lista con gli estremi dei dirigenti del Movimento Studentesco Milanese in collaborazione con Giovanni Ettore Borroni (n.d.a.: un attivista missino del FUAN.Caravella trovato morto, in circostanze misteriose, nell'autunno del '68). Giornalmente ricevevo istruzioni sui compiti da svolgere e. ogni settimana, consegnavo agli agenti del SID una relazione divisa in tre punti: A) relazione politica, B) situazione attivisti; C) situazione organizzativa. Ho consegnato inoltre vario materiale di propaganda fornendo gli indirizzi dei vari collaboratori e le indicazioni necessarie ad individuarli. Confermo che gli appartenenti al SID sono ancora gli agenti del SIFAR e che la repressione viene organizzata senza autorizzazione ufficiale del Ministero. Ho avuto l'incarico di vendere bombe lacrimogene e fumogene al Movimento Studentesco allo scopo di dare al SID il motivo per la repressione (n.d.a.: questa proposta, fatta dal Fappani ad alcuni militanti del M.S. nel febbraio del '69, gli costò il "posto" giacchè fu individuato come provocatore ed allontanato). Confermo che al mio posto. a livello della attuale dirigenza, il SID ha un suo informatore. Dichiarando ciò aggiungo che ho ricevuto da parte del SID la minaccia di pagarla cara".

(60) Nel marzo del '68 era con i fascisti reclutati da Caradonna per dare l'assalto alla facoltà di Lettere e, in quell'occasione. fu arrestato.

(61) Tra l'agosto e il dicembre del 1969 Pietro Valpreda fu interrogato otto volte dalla polizia in merito a questi attentati.

(62) E' il figlio di un avvocato romano. Gira armato di pistola e vanta rapporti con ufficiali americani della base NATO di Verona. Nell'estate ed autunno del '69 prende contatti con i fascisti di Milano e, contemporaneamente, fa frequenti viaggi in Germania. Con Chiesa e Fappani discute l'organizzazione di squadre anticomuniste addestrate militarmente.

(63) I due avvicinarono il Fappani dopo che nella stampa apparvero le sue prime dichiarazioni e, oltre a promettergli dei soldi, gli fecero notare che "i camerati ce l'avevano con lui per il tradimento" e che quella "era l'occasione ideale per riscattarsi". Lascia davvero, perplessi lo zelo dimostrato.

(64) Se ha fallito nel suo compito di spingere gli anarchici del 22 Marzo a compiere attentati terroristici, Mario Merlino può aver comunque fornito all'"esterno" del gruppo quelle informazioni (ad esempio: i discorsi velleitari di Roberto Mander sulla necessità di "far saltare in aria" l'Altare della Patria; la professione del padre di Roberto Gargamelli. cassiere alla Banca Nazionale del Lavoro dov'è stato collocato un ordigno: la partenza di Pietro Valpreda per Milano) indispensabili per organizzare gli "attentati" a misura degli anarchici. Se esistessero ulteriori dubbi al proposito. basterà citare alcuni brani del verbale dell'interrogatorio a cui fu sottoposto Merlino nell'ufficio politico della questura romana dopo la serie di attentati fascisti ai distributori di benzina. Da essi risulta oltretutto, in modo inequivocabile, come la polizia fosse al corrente del ruolo da lui svolto nell'ambito della sinistra extra-parlamentare. "... Affermo di conoscere un giovane che si chiama Sestili (n.d.a.: è il fascista che tentò d'infiltrarsi nel P.s.d'I. e che fu in seguito arrestato per alcuni attentati) a me noto con il nome di "Polenta". Giorni fa gli fornii dietro sua richiesta. un numero telefonico che corrisponde a Sandro Pisano, via dei Cartari 11, tel. 6567923. Fornii quel numero perchè il Pisano è uno dei pochi elementi di destra con il quale mantengo contatti per motivi politici. ( ... ) Non so se riferisse le notizie che gli passavo a Stefano Delle Chiaie. Ero invece convinto che lavorasse per altri in quanto, sentendolo parlare del "vecchio"
credevo si riferisse a Valerio Borghese, il Presidente del Fronte Nazionale...". Sandro Pisano, subito dopo gli attentati. ha pregato una ragazza, R.C. di non parlare dell'appartamento di via Tamagno, a lei noto. Lo stesso ha fatto Mario Merlino con
alcuni camerati, facendo "filtrare" la raccomandazione da Regina Coeli. Il giorno successivo alla localizzazione dell'appartamento da parte di chi ha condotto questa contro inchiesta, è scomparsa la targhetta con il cognome Di Luia dalla colonnina prospiciente il numero civico 43. la targhetta della cassetta delle lettere e quella accanto alla porta sul pianerottolo. Sandro Pisano - infiltratosi più volte nei cortei del Movimento Studentesco in coppia con un altro fascista. Tonino Fiore - è un
attivo militante di Avanguardia Nazionale e di Ordine Nuovo. Lui e il fratello maggiore Franco, Presidente di Nuova Caravella - l'organizzazione di estrema destra che "decorò" il Ministro degli Interni greco Pattakòs con il proprio distintivo - vantano ottime "entrature" nel SID. Franco Pisano, in varie occasioni, confidò di aver avuto l'incarico di indagare sul viaggio a Cuba dell'estate dei '68 di un gruppo di studenti e assistenti della facoltà di Architettura di Roma.

(65) Quando i giornali pubblicarono che egli era ricercato dalla polizia il Di Luia spedì a una ragazza sua amica una lettera che ne conteneva un'altra. affrancata da Monaco di Baviera, ed alcune istruzioni: "Se vengono a cercare di me, di che hai ricevuto posta da Monaco".

(66) In quel periodo fu segnalato in Italia Savvas Costantinopoulos, il columnist ufficiale dei governo di Atene.

(67) Si veda in appendice il testo completo del "rapporto".

(68) Europa Civiltà è sorta nel 1968 dal Movimento Integralista, un'organizzazione di fascisti "evoliani" molto legati alla destra democristiana e in particolare al deputato Agostino Greggi. Presidente è Loris Facchinetti. intimo amico di Mario Merlino e Serafino Di Luia. Il vero ispiratore a livello internazionale è il giornalista belga Jean Thiriart. condannato all'ergastolo per collaborazione coi nazisti durante l'occupazione militare. Thriart è strettamente legato ai colonnelli greci, a esponenti dei MSI,
a un noto editore milanese e a un gesuita che ricopre una importante carica nella Congregazione. Europa Civiltà gode di finanziamenti massicci. Organizza campeggi paramilitari in cui istruttori tedeschi tengono corsi di controguerriglia. I suoi campi base sono a Palombara Sabina, sul monte Vettore, nel parco Nazionale d'Abruzzo, sul monte Faito, sul monte Meta. Organizza anche corsi di paracadutismo con l'aiuto dell'Associazione Nazionale Paracadutisti che ha messo a disposizione la sua palestra romana di via S. Croce in Gerusalemme. A differenza di altre organizzazioni neofasciste non promuove azioni squadristiche e scongiura i suoi iscritti - circa 3.000 in tutta Italia - dal prendervi parte. La clamorosa manifestazione
di "protesta" messa in atto da due suoi aderenti che si sono incatenati nei magazzini Gum di Mosca è stata concordata da un agente del regime greco in un albergo di via Veneto a Roma. Due giorni prima dell'"azione russa" infatti un altro iscritto a Europa Civiltà aveva distribuito volantini di protesta in una strada di Atene ed era stato immediatamente espulso dalla
Grecia: ciò, nell'intenzione degli organizzatori, avrebbe dovuto dimostrare la maggiore liberalità del regime dei colonnelli rispetto a quello sovietico. Nell'autunno 1969 i dirigenti di Europa Civiltà hanno tenuto numerose riunioni congiunte con quelli di Ordine Nuovo, del Fronte Nazionale e di Avanguardia Nazionale nella sede di Largo Brindisi 18 a Roma. Il capo dell'ufficio politico della questura della capitale ha definito "pacifici escursionisti" gli iscritti a Europa Civiltà, in una intervista apparsa sul settimanale Epoca.


(69) Questo capitolo non intende proporre una visione complessiva della situazione politico-sociale dell'Italia nei due anni che precedono la strage dei 12 dicembre 1969, ma solo offrire alcuni momenti del quadro generale all'interno del quale si è sviluppata la "strategia della tensione". Siamo consapevoli dei limiti profondi di questa ricostruzione ma di essa non si poteva fare a meno, proprio per porre in evidenza come, all'interno di tale strategia, i fascisti siano stati solo degli utili "mazzieri". Questa non vuol essere quindi una conclusione ma solo una premessa che noi offriamo a tutti i militanti come modesto contributo a quelle analisi politiche, globali e approfondite. che andranno sviluppate in altre sedi.

(70) Due anni fa Attilio Monti acquistò la raffineria di Gaeta che, opportunamente potenziata, dovrebbe diventare uno dei passaggi salienti del ciclo: greggio americano-petroliere greche-raffinazione Monti-rifornimento navi della locale base NATO. Un'altissima personalità socialdemocratica ed esponenti della destra DC, tra i quali l'on. Giulio Andreotti, si fecero paladini, all'indomani dell'acquisto, dell'installazione nel porto di Gaeta di un campo-boe che avrebbe permesso l'attracco simultaneo di numerose petroliere. Quando la notizia "filtrò", le popolazioni del litorale minacciarono una sommossa temendo - non a torto - che la cosa avrebbe seriamente pregiudicato le risorse turistiche della zona e il progetto venne provvisoriamente accantonate. Nel febbraio '70, in pieno clima post-bombe, alcuni esponenti dei locale PSU hanno iniziato un cauto sondaggio tra la popolazione in previsione di un suo rilancio in grande stile.

(71) Il ruolo svolto da queste sedicenti agenzie-stampa è esemplificato dall'estratto di un rapporto segreto della CIA dedicato alla situazione italiana e datato 5 luglio 1963."
"Quando Scelba divenne ministro degli Interni riunì una serie di fascicoli su personalità di primo piano degli ambienti politici, sindacali, economici ed intellettuali. Il prefetto P., che aveva ricoperto una carica importante nei servizi di sicurezza durante il fascismo, fu incaricato della cosa. I fascicoli vennero minuziosamente redatti e ben documentati. Quando Tambroni divenne a sua volta ministro degli interni diede ordine a Pavone di arricchire i fascicoli e questi, con l'aiuto di alcuni giornalisti suoi intimi amici (G.M., C.C., E.F., N.M.) fondò l'agenzia-stampa Eco di Roma che serviva da copertura per ottenere informazioni su uomini politici, leader sindacali e giornalisti. In poco tempo la lista dei fascicoli si allargò fino a comprendere migliaia di nomi. Quando divenne Presidente dei Consiglio, Tambroni li fece trasportare in un appartamento privato di piazza Indipendenza dove un giornalista chiamato T. e il suo capo di gabinetto Mori se ne sarebbero occupati. Egli se ne servì contro i suoi avversari per tentare di mantenersi al potere. Costretto a rinunciare all'incarico, portò i fascicoli nella villa del suo amico M. in Sardegna...".

(72) Nel mese di giugno 1969 a Milano. alcuni militanti di due gruppi della sinistra extra-parlamentare vengono avvicinati da Giulio Seniga, (Nella "Strage di Stato vent'anni dopo" a cura di Giancarlo De Palo e Aldo Giannuli edita da Edizioni Associate nel 1989 è stata inserita una nota che testualmente citiamo "Questo riferimento a Giulio Seniga non appare affatto convincente, anche perchè la postilla premessa a questo capitolo non conferma affatto le accuse formulate. Peraltro Seniga, dopo una iniziale incertezza, scelse il PSI e non il PSU" ed inoltre "Seniga ci ha fatto sapere di essere estraneo all'episodio e di non querelare La strage di Stato per non affiancarsi alla campagna contro di essa. Ne prendiamo volentieri atto. Ciò non vuol dire naturalmente, che rinunciamo a criticare il comportamento di Giulio Seniga nei confronti della sinistra extraparlamentare, documentato in suoi recentissimi scritti, anche sulle colonne dell'Avanti!") l'ex-segretario di Pietro Secchia che nel 1949 fuggi in Svizzera con dei documenti e la cassa del PCI e che oggi è notoriamente legato al PSU ed in particolare ad uno dei componenti dei suo ufficio esteri, di cui sono noti i rapporti con l'amministrazione Nixon, Seniga offre denaro che però viene rifiutato. Una conferma a questo tipo di operazione è stata fornita anche, da un'intervista dell'anarchico Ivo Della Savia apparsa sul Corriere della Sera il 25 febbraio 1970: "... da una parte ci sono dei giovani che si ribellano contro la società, e sono capaci di rendere dannosa la loro azione; dall'altra vi è gente che appartiene ad un altro ambiente sociale, che ha altre esigenze e che vede in questi giovani degli strumenti". Domanda dell'intervistatore: "Cosa fa? Li finanzia?" Risposta: "Sì, in una certa maniera ma mai chiaramente. Tra costoro c'è anche quell'amministratore di un partito di sinistra che anni fa sparì con tutta la cassa e non venne mai denunciato". Nell'estate '69 anche l'avvocato milanese F.A. prendeva contatto con alcuni militanti dei movimento studentesco di Roma per offrire loro dei soldi e per proporre la formazione di commandos di guerriglieri. Ma anche in questo caso i "finanziamenti" non sono stati accettati.
Questi tentativi di strumentalizzare, in chiave reazionaria. la lotta delle avanguardie studentesche non sono inediti. Tra i tanti esempi basterà citarne uno relativo alla Francia. Alla fine del '68 sulla Rivolte Etudiante (Editions du Seuil -Paris) appariva questa dichiarazione di I.P. Duteuil, uno dei leaders studenteschi dei "Movimento 22 Marzo": "Per quanto riguarda il nostro movimento la CIA si è interessata più volte di esso. Giornalisti e funzionari americani ci hanno offerto in varie occasioni somme di denaro rilevanti. Inutile dire l'accoglienza che gli abbiamo riservato...".
Anche la sinistra moderata non è esente da simili "corteggiamenti". Nello stesso periodo ai corrispondenti dei giornali stranieri ad Amsterdam venne consegnata la fotocopia di una lettera sottratta al danese Jan Hackkerup, segretario dell'IUSY, l'Internazionale Giovanile Socialista con sede a Vienna. Da essa emergevano gli stretti rapporti finanziari esistenti tra l'organizzazione e due associazioni giovanili americane notoriamente creature della CIA, la FYSA e la YRS. La cosa suscitò una violenta polemica antiamericana e nei vari paesi scandinavi fu oggetto di interpellanze parlamentari.


(73) Sul luogo dell'eccidio furono rinvenuti 5 kg di bossoli d'ordinanza, tra i quali, numerosi, quelli delle pistole in dotazione agli ufficiali di P.S.

(74) Fu aperto un procedimento giudiziario contro 150 braccianti, identificati per lo più grazie alle liste dei feriti ricoverati negli ospedali. Alcuni dei denunciati guarirono in più di tre mesi. Nessun funzionario, ufficiale o agente di P.S. fu incriminato per l'eccidio.

(75) Per esaminare brevemente il ruolo svolto dalla stampa "d'informazione" negli anni '68 e '69 - di forsennata manipolazione dell'opinione pubblica e quindi di obiettiva complicità con il disegno reazionario complessivo - si può partire dal giudizio espresso da Giorgio Bocca, redattore del Giorno, sull'atteggiamento assunto da molti suoi colleghi in merito agli attentati del 12 dicembre.
"Nell'occasione si è ancora una volta tristemente manifestato il cinismo incivile, la prepotenza da servi in libera uscita che è di tanti giornalisti pronti al linciaggio dei deboli e dei perseguitati: hanno dato per crollato le mille volte l'alibi di questo o quell'imputato; scritto che sono assassini prima di qualsiasi giudizio; accettate per buone le testimonianze d'accusa più inverosimili; usato le più impudenti e strumentali violazioni del segreto istruttorio. Sì, il quadro della stampa italiana appare nero, deprimente.
Un giudizio esatto che rischia, tuttavia, di suonare moralistico se non viene inquadrato in un'analisi, sia pure superficiale, della situazione in cui versa la stampa "indipendente" del nostro paese. Le antiche tradizioni di conformismo e servilismo della maggior parte del giornalismo italiano non sono infatti che il logico riscontro dell'assoluto controllo esercitato dai centri di potere economico sulle testate dei più importanti quotidiani e settimanali in circolazione. E non c'è da meravigliarsi se questi, pur rappresentando interessi di gruppi spesso economicamente antagonisti e quindi talvolta divisi nella definizione di una strategia di potere, si siano trovati in quest'occasione sostanzialmente uniti e concordi e abbiano fatto, per così dire quadrato. A livello di stampa la strage di Milano e la sua per così dire gestione politica - con tutte le implicazioni che essa comporta - appartengono al sistema complessivo, all'ala riformista dei capitalismo italiano come alla sua ala più arretrata. In questo quadro va tuttavia messo in rilievo il ruolo particolare svolto dai giornalisti di proprietà del cavalier Attilio Monti. Nel corso degli ultimi due anni evitando agevolmente lo scoglio delle leggi anti-trust che regolano il settore della stampa, egli ha creato la più importante catena di quotidiani italiani: Il Resto del Carlino e Carlino Sera, La Nazione e Nazione Sera a Firenze. Il Telegrafo a Livorno, Il Giornale d'Italia e Momento-Sera a Roma. L'Unione Sarda a Cagliari ed alcuni quotidiani minori dell'Italia meridionale. Sono i giornali che più e meglio di ogni altro, a parte quelli dichiaratamente fascisti - sono stati gli zelanti interpreti presso l'opinione pubblica della "strategia della tensione". Non occorrono molti esempi. Il giorno successivo alla scissione socialdemocratica Il Giornale d'Italia uscì con il titolo, a caratteri cubitali, "SVENTATO IL COMPLOTTO CONTRO LO STATO" e con un lungo articolo in cui si spiegava come Ferri, Cariglia, Preti e Tanassi avevano impedito la consegna dell'Italia all'imperialismo sovietico da parte di De Martino, Lombardi e Mancini. Nei giorni successivi alla strage, mentre è in corso la più gigantesca campagna di caccia all'"estremista di sinistra" della storia dell'Italia post-fascista, Momento-Sera pubblica in prima pagina, con grande rilievo, che il figlio dell'on. Belisario, un parlamentare della sinistra democristiana, è nell'elenco dei sospetti terroristi. La notizia - nessun altro giornale italiano la pubblicò - è priva di ogni fondamento. Il giorno successivo verrà smentita ma intanto il senatore Belisario è stato colto da infarto e morirà dopo. un paio di giorni.

(76) I fascisti ripartirono quasi tutti la mattina successiva. Quelli che rimasero a Battipaglia - una decina - nei due giorni successivi incendiarono il palco eretto dai sindacati per il comizio di protesta e aggredirono due iscritti all'Unione (m-l) giunti in auto da Napoli.

(77) Nei mesi di novembre e dicembre '69 la Borsa di Milano fu caratterizzata da un andamento assai instabile e da frequenti crolli di titoli, soprattutto di quelli legati al piccolo azionario, più sensibile all'allarmismo ed allo sconforto. L'11 dicembre, giorno precedente agli attentati, nella rubrica finanziaria dei quotidiano svizzero Journal de Géneve si leggeva: "Mercato irregolarissimo a Milano, con 3.120.000 titoli trattati. I valori che avevano resistito finora sono a loro volta oggetto di disimpegno...".

(78) E' una filiazione diretta dell'omonimo movimento neonazista tedesco, presieduto da Adolf von Thadden. Nel settembre del 1969 un quotidiano di provincia, La Gazzetta del Popolo, segnalò che questi era entrato clandestinamente in Italia sotto falso nome con un'auto targata Milano e che si era incontrato in una villa sopra Stresa, nella frazione Brisino, con alcuni industriali italiani del Nord e con esponenti del Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese.

(79) In quell'epoca Michele Sindona appare improvvisamente e clamorosamente alla ribalta dei mondo finanziario italiano. Fino ad allora è conosciuto come valente avvocato fiscalista; si sa che è siciliano, ha 41anni e fa frequenti viaggi negli USA dove conta molte amicizie negli ambienti degli italo-americani. L'uomo che mantiene e coltiva questi contatti per suo conto è un certo signor Porco, ufficialmente agente per l'Italia delle acciaierie americane Cruciblee Steel. Nel 1967 Sindona rileva una grossa quota della Banca Privata Finanziaria di Milano e ne diventa vicepresidente, assumendone il controllo ed iniziando una escalation speculativo-finanziaria che non ha precedenti nel nostro paese. La tecnica usata è delle più semplici: concede prestiti a società in difficoltà costringendole alla vendita per sanare i debiti. Quindi le risana economicamente e le rivende a società straniere, di preferenza americane. Bastano alcuni esempi ad illustrare questa gigantesca operazione di neo-colonialismo finanziario che costituirà un supporto indispensabile alla creazione del terreno economicamente favorevole allo svilupparsi, a livello politico, della "strategia della tensione". Basti pensare al ruolo giocato dalla media industria, la più soggetta all'ipoteca USA, nella fase "calda" dell'autunno sindacale. quando la sua intransigenza nei confronti delle richieste operaie provocò l'accentuarsi delle tensioni sociali e la loro accorta strumentalizzazione per mezzo della stampa e del "personale politico" di complemento. Nei primi mesi del '68 Sindona trasferisce alla Chatillon l'emiliana Vittadello e la milanese Rosier; alla Cruciblee Steel la Siderurgica Vanzetti; alla belga Solina la veneta CTIP; alla Celanese USA la SIACE; inoltre mette sotto controllo diretto del capitale americano la Banca di Messina, la Italswiss, la Banca Provinciale di Depositi e Sconti, le concerie Pacchetti e, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia. decine di industrie alimentari. meccaniche. cartarie, turistiche. cinematografiche, ecc.

(80) Nell'autunno del '68, con un'enorme copertura finanziaria alle spalle, Michele Sindona aveva già iniziato la scalata alla Italcementi ed alle Bastogi, e quindi alla possibilità stessa di esercitare un controllo decisivo sul mercato finanziario interno. In concorrenza diretta con Carlo Pesenti e con il Vaticano, proprietari dell'Italcernenti, nella fase iniziale dell'operazione, nel 1969, Sindona raggiungerà con loro un accordo di massima, che, sia pure variamente articolato, li vedrà schierati insieme contro la linea di razionalizzazione e di attacco alle patrimoniali portava avanti dal capitale.

(81) In particolare con Marcel Hepp, direttore dei Bayer Kurier, il quotidiano dell'ultra-reazionario ministro della Difesa Franz joseph Strauss; con il generale Schnez, il più "ultra" dei 5 capi della Bundswehr: con la Junge Union, l'organizzazione giovanile della destra democristiana e con il deputato clerico-fascista Stingel, che ricopre l'incarico importantissimo di capo dell'Ufficio del Lavoro di Norimberga.

(82) Sono circa 20. L'autenticità di tale cifra è data dalla fulmineità con la quale la polizia ha sempre identificato i suoi autori. Un esempio in percentuale: nel 1969, sui 7 attentati compiuti con molotov contro altrettante sezioni missine, in 6 casi la polizia ha scoperto i responsabili, denunciando complessivamente 11 militanti di sinistra. Nello stesso anno, sui circa 60 attentati contro sedi di organizzazioni di sinistra compiuti con molotov o, più frequentemente, con bombe a mano e ordigni al tritolo, in soli 19 casi si è giunti all'identificazione dei responsabili, con 26 fascisti complessivamente denunciati. Va inoltre considerato che in quattro occasioni i fascisti sono stati scoperti perché - essendosi fatti scoppiare gli ordigni in mano - sono dovuti ricorrere a cure ospedaliere.


(83) Ma la circostanza più clamorosa e illuminante è che Giuseppe Schirinzi, un mese dopo il ritorno dal viaggio in Grecia, fondò il circolo pseudo-anarchico XXII Marzo di Reggio Calabria che ebbe - come quello romano - fondato da Mario Merlino - vita brevissima. Giuseppe Schirinzi il 9 dicembre 1969 - giorno successivo all'attentato alla questura di Reggio Calabria - partì per Roma dove fu arrestato il 17 dicembre. In casa di chi fu arrestato? Cos'ha fatto in quegli otto giorni Giuseppe Schirinzi, membro dell'esecutivo del "Centro studi di Ordine Nuovo?".


(84) Tra novembre e dicembre: alla S.I.P., a Catasto e la chiesa di S. Brunello (in coincidenza con un comizio di Almirante), contro due sezioni della DC, la caserma dei carabinieri, il supermercato Standa e la chiesa di Marina di S. Lorenzo, una località dove, durante l'estate, i fascisti della provincia si erano riuniti per un "Campeggio marino" organizzato dai fratelli Crea, due industriali locali legati a Junio Valerio Borghese.


(85) Chi è Pietro Valpreda? Per il "Secolo d'Italia" (19 dicembre) "una belva oscena e ripugnante, penetrata fino al midollo dalla lue comunista"; per "il Messaggero" (17 dicembre) "una belva umana mascherata da comparsa da quattro soldi"; per "La Nazione" (18 dicembre) "un mostro disumano"; per l'organo del PSU, L'"Umanità" (18 dicembre) "uno che odiava la borghesia al punto da gettare rettili nei teatri per terrorizzare gli spettatori"; per "Il Tempo" (18 dicembre) " un pazzo sanguina
rio senza nessuno alle spalle"; ecc. Questo per la stampa di destra. Per l'"Avanti!" (18 dicembre) è invece "un individuo morso dall'odio viscerale e fascistico per ogni forma di democrazia"; per "l'Unità" (19 dicembre) "un personaggio ambiguo e sconcertante dal passato oscuro, forse manovrato da qualcuno a proprio piacimento". Va detto, a parziale giustificazione dei due quotidiani di sinistra, che, subito dopo il suo arresto, da ambienti anarchici qualificati fu diffusa la notizia che da tempo si dubitava di lui: sul finire dell'estate al circolo Bakunin era giunta da Milano la segnalazione di tenerlo d'occhio. A quell'epoca alcuni anarchici milanesi del "Ponte della Ghisolfa" erano venuti a conoscenza del verbale d'interrogatorio di un loro compagno accusato degli attentati del 25 Aprile. Tra le varie domande rivoltegli dagli inquirenti una suonava presso a poco così: "E' vero, come ci ha detto Valpreda, che una volta gli hai chiesto degli esplosivi?".
La cosa - con l'aggravante di una sospetta provocazione dovuta all'assoluta estraneità dell'anarchico ai fatti addebitatigli - venne segnalata a Roma. Solo a molti mesi di distanza, nel gennaio del '70, gli anarchici milanesi - venuti a conoscenza di un secondo verbale - scopriranno che si era trattato di un equivoco. Il verbale si riferiva all'interrogatorio di A.D.E., svoltosi subito dopo gli attentati del 25 Aprile. Vi compariva la frase: "Valpreda una volta mi disse che x gli aveva chiesto se conosceva il modo di procurarsi degli esplosivi".
La dichiarazione di A.D.E., personaggio ambiguo che già gli anarchici consideravano con sospetto, venne attribuita dagli inquirenti, nel corso delle contestazioni mosse da x, a Pietro Valpreda, ed iscritta a verbale. Un vecchio trucco della polizia, che comunque, in questo caso, fece nascere sul conto di Valpreda una "voce" che, mai efficacemente smentita, ha ingenerato equivoci anche tra i militanti di sinistra. Alcuni dei quali sono tuttora convinti che egli, opportunamente "manovrato" dall'apparato, sia davvero l'esecutore materiale della strage di Piazza Fontana.
Chi è Pietro Valpreda non sta a noi giudicare. In una vicenda che coinvolge profondamente la classe operaia e i militanti rivoluzionari del nostro paese di lui c'interessa il ruolo che occupa nel disegno reazionario complessivo: e, più in particolare - come già per Giuseppe Pinelli nel contesto dell'inchiesta e dell'istruttoria, che di esso sono parti organiche e inalienabili. Per questo, dal momento che si tenta - con un'ultima grottesca scappatoia - di farlo passare per pazzo, ci sembra opportuno allegare a questa contro-indagine un documento da cui - se non altro si può evincere che le facoltà mentali di Pietro Valpreda - come del resto le sue capacità deambulatorie - sono in perfette condizioni.
Questa lettera è uscita da Regina Coeli clandestinamente, scavalcando la censura carceraria.


(86) Angelo Fascetti, nell'Aprile del '70, è stato arrestato e incarcerato al termine di una manifestazione di solidarietà con Valpreda. I poliziotti lo hanno "selezionato" tra una ventina di altri anarchici presenti.

(87) Allude probabilmente a Armando Gageggi, un vecchio attore d'avanspettacolo che svolge questa attività per arrotondare la pensione.

(88) Esistono quattro testimonianze al proposito.

(89) L'esistenza del deposito di esplosivi fu segnalata alla polizia da Mario Merlino, il quale affermò di averne sentito parlare da Roberto Mander ed Emilio Borghese.

(90) La "miccia", rinvenuta in casa di Roberto Mander durante una requisizione, è in realtà una di quelle cordicelle cerate che si usano per i "botti" di Capodanno.

(91) Allude al "quaderno musicale" sequestrato in casa di Enrico Di Cola, l'anarchico del 22 Marzo che, imputato di "associazione a delinquere", ha preferito rendersi latitante. Su una pagina del quaderno erano stati segnati i nomi di alcune notissime basi NATO in Italia. Quando la notizia fu comunicata alla stampa il quotidiano di sinistra "Paese-Sera" pubblicò un titolo a quattro colonne in prima pagina in cui si preannunciava, come probabile, un'inchiesta del S.I.D. in merito alla scoperta. Il 4 Gennaio 1970, dopo l'annuncio da parte del magistrato inquirente dott. Occorsio dell'incriminazione del Di Cola, il quotidiano dei M.S.I "Il Secolo d'Italia" scrisse: "Il passato criminale di Enrico Di Cola può essere sintetizzato nei seguenti punti:
1) andava spesso con Valpreda in pizzeria;
2) partecipò ad uno sciopero della fame davanti al Palazzo di Giustizia per protestare contro l'arresto di alcuni anarchici;
3) il pomeriggio dei 12 Dicembre ascoltò una conferenza nel circolo 22 Marzo.
Con simili prove il Di Cola può essere incriminato senza ombra di dubbio di concorso in strage o almeno di associazione a delinquere".

(92) Com'è noto, subito dopo l'arresto di Valpreda e l'"uscita" del taxista Rolandi che dichiarò di averlo accompagnato davanti alla Banca dell'Agricoltura con la valigetta dell'esplosivo, fu diffusa immediatamente la voce dagli ambienti polizieschi che il ballerino era afflitto dal "morbo di Burger". La malattia. che comporta la necrosi progressiva degli arti inferiori, lo avrebbe costretto a percorrere in taxi i 147 metri che separano l'edificio della banca dal punto dove Cornelio Rolandi afferma di averlo preso a bordo. I giornali scrissero che le malattia era "all'ultimo stadio", che egli aveva già subito. "l'amputazione di varie dita dei piedi", che di notte, in cella, "si rotolava gridando per il dolore agli arti inferiori". Il 17 Dicembre "Il Messaggero" scrisse: "... minato dal morbo di Burger, che aveva stroncato le sue ambizioni di ballerino, Valpreda era un disperato che ha finito per trascinare e travolgere nel mostruoso disegno i compagni più giovani e inesperti". Due persone - un anarchico che aveva partecipato con lui ad una marcia della pace di 70 km ed una, sua amica che aveva avuto occasione di osservarne poco tempo prima le dieci dita dei piedi - si recarono in questura per testimoniare ma gli dissero di ripassare. Un commissario della squadra politica, in vena di confidenze, disse ad un suo conoscente: "E' una storia ridicola! Gli agenti che lo pedinavano tornavano in questura sfiancati".

(93) Quando VaIpreda ha scritto la lettera, il nome dei poliziotto Salvatore Ippolito "in arte" anarchica Andrea Politi non era ancora stato reso noto. In varie occasioni, parlandone con il proprio avvocato o nelle lettere spedite dal carcere ai compagni, egli aveva espresso il dubbio che all'interno dei "22 Marzo" si fosse infiltrata una spia anche se non era in grado d'identificarla. L'"anarchico di Stato" dirà invece di non esser stato in grado di segnalare i preparativi della strage perché Valpreda e C., sospettando di lui, lo avevano emarginato e tenuto all'oscuro. In realtà egli continuerà a frequentare il circolo fino alla vigilia degli attentati ed anche in seguito. Quanto alle sue dichiarazioni relative all'incontro del 14 dicembre con Emilio Borghese, durante il quale questi gli avrebbe "confessato" la propria responsabilità, va messo in rilievo il comportamento improvviso dei giovane che, dopo aver tramato stragi alle sue spalle, una volta placata la sete di sangue si sarebbe affrettato a restituirgli piena fiducia. In realtà l'Ippolito era riuscito a mimetizzarsi egregiamente, e, semmai l'unica cosa che i suoi superiori potrebbero imputargli è l'eccesso di zelo. Infatti - a parte le proposte di attentati che, spesso e volentieri, rivolgeva ai "compagni" del 22 Marzo - il 15 novembre, nel corso della manifestazione antimperialista che si svolse a Roma, due militanti del Movimento Studentesco lo disarmarono mentre. impugnando una sbarra di ferro, si accingeva a sfasciare la vetrina di un negozio di abbigliamento.


(94) Alcuni giornali lo identificarono nel presidente di Nuova Repubblica, Randolfo Pacciardi, il quale si era incontrato ad Atene nella primavera del '69 con il Ministro degli Esteri greco Pipinelis. Pacciardi smentì e querelò. Nello stesso periodo si era però recata ad Atene un'altra persona: il redattore del quotidiano romano Il Tempo P. Rauti, presidente di Ordine Nuovo: molto introdotto negli ambienti militari italiani grazie al volumetto "Le mani rosse sulle Forze Armate" da lui pubblicato sotto lo pseudonimo di Flavio Messala; organizzatore, nel marzo del 1968, dei viaggio-premio dei fascisti italiani in Grecia a cui partecipò anche Mario Merlino. Anche P. Rauti querelò un quotidiano, Paese Sera, che aveva timidamente ipotizzato rapporti tra lui e i colonnelli greci.

(95) E' il termine greco con il quale viene indicata l'Arma dei Carabinieri.

(96) L'argomento fu oggetto di discussioni riservate tra il Ministro degli Interni Restivo, il capo della polizia Vicari ed il capo dei carabinieri Forlenza, nei giorni successivi all'eccidio di Battipaglia. Esso non fu mai reso noto ufficialmente.

(97) Si tratta di Giorgio Ladas, segretario generale del Ministero dell'interno greco e Presidente della Giunta. Era a capo della gendarmeria militare al tempo del colpo di Stato. Il suo braccio destro è l'agente del KYP Costantino Plevris, intimo amico di P. Rauti e presidente del movimento neonazista greco 4 Agosto nella cui sede di Atene, nel marzo del '68, si incontrò con Mario Merlino e con altri fascisti di Ordine Nuovo e di Avanguardia Nazionale.

(98) Si tratta degli attentati dinamitardi eseguiti il 25 aprile 1969 a Milano, al padiglione Fiat della Fiera Campionaria ed all'Ufficio Cambi della Stazione Centrale. Nel marzo del 1970 i difensori degli anarchici che in seguito alle indagini condotte dal commissario aggiunto Luigi Calabresi erano stati identificati come gli esecutori (i coniugi Corradini, indicati come i mandanti, furono rilasciati dopo sette mesi di carcere per "mancanza di indizi a carico") chiesero al magistrato inquirente che il testo del "dossier greco", accompagnato da una perizia che ne, affermava l'autenticità, fosse allegato agli atti dell'istruttoria. Il magistrato, dottor Antonio Amati, rifiutò. Dopo 13 mesi gli anarchici sono ancora in carcere in attesa di processo.

(99) La manifestazione ci fu. Tra i vari oratori intervenne il deputato dei M.S.I. Luigi Turchi.

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