Biblioteca Multimediale Marxista


Ringraziamo www.resistenze.org e l'Istituto di Studi Comunisti Marx - Engels per aver messo a disposizione il seguente testo tratto da:

Stalin - Opere complete Vol. V


LA QUESTIONE DELLA STRATEGIA E DELLA TATTICA DEI COMUNISTI RUSSI


Premessa

I - Concetti preliminari
1. Due aspetti del movimento operaio
2. Teoria e programma del marxismo
3.La strategia
4. La Tattica
5. Forme di lotta
6. Forme di organizzazione
7. Parola d'ordine. Direttiva
II - Il piano strategico
1. I rivolgimenti storici. I piani strategici
2.Il primo rivolgimento storico. Il periodo della rivoluzione democratica borghese in Russia
3.Il secondo rivolgimento storico. Verso la dittatura del proletariato in Russia
4. Il terzo rivolgimento storico. Verso la rivoluzione proletaria in Europa.



Premessa

Per il presente articolo ho preso come base le lezioni sulla Strategia e tattica dei comunisti russi da me tenute al circolo operaio del rione Presnaia ed al gruppo comunista dell'Università Sverdlov.
Mi sono deciso a pubblicarlo non solo perché considero mio dovere venire incontro ai desideri dei compagni del Circolo Presnaia e dell'Università Sverdlov, ma anche perché l’articolo di per sé non mi sembra privo di utilità per la nuova generazione di militanti del nostro partito. Ritengo necessario però avvertire che questo articolo non ha la pretesa di offrire qualcosa di sostanzialmente nuovo rispetto a ciò che é già stato scritto più volte sulla stampa russa di partito dai nostri compagni dirigenti. Esso deve essere considerato come una esposizione concisa e schematica delle principali idee del compagno Lenin.

I - Concetti preliminari

1. Due aspetti del movimento operaio.

La strategia politica, come la tattica, si occupa del movimento operaio. Ma nello stesso movimento operaio troviamo due elementi: l'elemento obiettivo, ovvero spontaneo, e l'elemento soggettivo, ovvero cosciente. L'elemento obiettivo, spontaneo é dato da quell’insieme di processi che si svolgono indipendentemente dalla volontà cosciente e regolatrice del proletariato. Lo sviluppo economico del paese, lo sviluppo del capitalismo, il crollo del vecchio regime, i movimenti spontanei del proletariato e delle classi che gli stanno attorno, i conflitti di classe, ecc. sono tutti fenomeni il cui sviluppo non dipende dalla volontà del proletariato: essi rappresentano l'aspetto obiettivo del movimento. La strategia non può intervenire in questi processi, giacché non può né abolirli né modificarli; può soltanto tenerne conto e prenderli come punto di partenza. E questo é il campo che costituisce oggetto di studio per la teoria ed il programma del marxismo.
Ma il movimento ha anche un aspetto soggettivo, cosciente. L'a spetto soggettivo del movimento é il riflesso nella mente degli operai dei processi spontanei del movimento, è il movimento cosciente e sistematico del proletariato verso un obiettivo preciso. questo aspetto del movimento é interessante per noi precisamente perché, a differenza dell'aspetto obiettivo, dipende interamente dall'azione direttiva della strategia e della tattica. Se la strategia non é in grado di modificare alcunché nel corso dei processi obiettivi del movimento, invece qui quando si consideri l'aspetto cosciente del movimento, il campo di applicazione della strategia é vasto e multiforme, giacché essa, la strategia, può accelerare o rallentare il movimento, indirizzarlo per la via più breve o deviarlo sulla via più difficile e dolorosa, a seconda dei pregi o dei difetti della strategia stessa.
Accelerare o rallentare il movimento, favorirlo o intralciarlo: questi sono i limiti ed il campo di applicazione della strategia e del la tattica politica.

2. Teoria e programma del marxismo.

La strategia come tale non si occupa di studiare i processi obiettivi del movimento. Cionondimeno essa li deve conoscere e deve tenerne conto nel modo giusto, se non vuole commettere gli errori grossolani ed esiziali nella direzione del movimento. E’ innanzitutto la teoria marxista e poi anche il programma marxista che studiano i processi obiettivi del movimento. La strategia deve quindi poggiare interamente sui dati della teoria e del programma del marxismo.
La teoria marxista, studiando i processi obiettivi del capitalismo nel loro sviluppo e nel loro declino, giunge alla conclusione che la caduta della borghesia e la conquista del potere da parte del proletariato sono inevitabili, e inevitabile é la sostituzione del capitalismo con il socialismo. La strategia proletaria può chiamarsi effettivamente marxista solamente quando questa conclusione fondamentale della teoria marxista venga posta alla base della sua attività.
Il programma marxista fondandosi sui dati della teoria, determina gli obiettivi del movimento proletario, che vengono formulati scientificamente negli articoli del programma. Il programma può essere valido per tutto il periodo dello sviluppo capitalistico, e avere come scopo il rovesciamento del capitalismo, e avere come scopo il rovesciamento del capitalismo e l’organizzazione della produzione socialista, oppure per una fase determinata dello sviluppo del capitalismo, per esempio per la liquidazione dei residui del regime assolutistico-feudale e la creazione delle condizioni di libero sviluppo del capitalismo. Per conseguenza, il programma può essere costituito da due parti: programma massimo e programma minimo. E’ ovvio che la strategia prevista per la parte minima del programma non può differire dalla strategia prevista per la parte massima; e la strategia può chiamarsi effettivamente marxista solo nel caso che la sua attività sia orientata secondo gli obiettivi del movimento formulati nel programma marxista.

3.La strategia.

Il compito più importante della strategia é di determinare qual é la direzione principale che il movimento della classe operaia deve seguire, e quale offre maggiori vantaggi al proletariato per vibrare all'avversario il colpo principale al fine di conseguire gli obiettivi posti dal programma. Il piano strategico é il piano di organizzazione del colpo decisivo, nella direzione in cui questo colpo può dare i risultati massimi con la massima rapidità.
I tratti principali della strategia politica potrebbero essere tracciati senza particolare fatica ricorrendo all'analogia con la strategia militare, per esempio nel periodo della guerra civile, durante la lotta contro Denikin. Tutti ricordano gli ultimi mesi del 1919, quando Denikin era sotto Tula. Si erano accese allora fra i militari interessanti discussioni sul seguente problema: da dove bisognava sferrare il colpo decisivo contro le truppe di Denikin? Alcuni militari proponevano di scegliere come direzione principale dell'offensiva la linea Tsaritsyn-Novorossisk. Altri invece proponevano di sferrare il colpo decisivo seguendo la linea Voronez-Rostov, in guisa che, percorrendo questa linea e spezzando così l'esercito di Denikin in due tronconi, fosse possibile poi schiacciarli separatamente. Il primo piano aveva indubbiamente il suo lato positivo nel senso che, contando sull'occupazione di Novorossisk, si sarebbe automaticamente tagliata alle truppe di Denikin la via della ritirata. Ma da un lato esso era svantaggioso, perché prevedeva che la nostra avanzata si sarebbe sviluppata in regioni (zona del Don) ostili al potere sovietico e comportava quindi perdite ingenti; dall'altro lato era pericoloso perché lasciava aperta alle truppe di Denikin la via verso Mosca attraverso Tula e Serpukhov. La concezione del colpo principale contenuta nel secondo piano era l'unica giusta perché da un lato prevedeva l'avanzata del nostro nucleo principale in regioni (governatorato di Voronez, bacino del Donez) che nutrivano simpatie per il potere sovietico, e non richiedeva perciò perdite particolari; dall'altro lato scardinava le operazioni del nucleo principale delle truppe di Denikin che marciavano su Mosca. La maggioranza dei militari si pronunciò per il secondo piano e così decisero le sorti della guerra contro Denikin.
In altri termini: determinare la direzione del colpo principale significa predeterminare il carattere delle operazioni per tutto il periodo della guerra e quindi predeterminare per i nove decimi le sorti di tutta la guerra. Questo é il compito della strategia.
Lo stesso deve dirsi per la strategia politica.
Il primo conflitto serio fra i dirigenti politici del proletariato del la Russia sul problema della direzione principale del movimento proletario, sorse ai primi del '900, durante la guerra russo-giapponese. Com'è noto, una parte del nostro partito (menscevichi) sosteneva allora che il movimento del proletariato, nella sua lotta contro lo zarismo, dovesse soprattutto orientarsi vero la formazione di un blocco del proletariato con la borghesia liberale, per cui i contadini, quale fattore rivoluzionario di primissimo ordine, erano esclusi o quasi dal piano, e alla borghesia liberale si affidava la funzione dirigente nel movimento generale delle forze rivoluzionarie. L'altra parte del nostro partito (i bolscevichi) sosteneva viceversa che ci si dovesse orientare verso la formazione di un blocco del proletariato con i contadini, per cui la funzione dirigente del movimento rivoluzionario generale doveva essere affidata al proletariato e la borghesia liberale doveva essere neutralizzata.
Se noi, in analogia con la guerra contro Denikin, ci rappresentiamo tutto il nostro movimento rivoluzionario dai primi del '900 sino al la rivoluzione del febbraio 1917 come una guerra degli operai e dei contadini contro lo zarismo e contro i grandi proprietari fondiari, é chiaro che dalla adozione di un determinato piano strategico (menscevico o bolscevico) , dall'adozione di un determinato orientamento principale del movimento rivoluzionario, dipendevano in gran parte le sorti dello zarismo e dei grandi proprietari fondiari.
Come durante la guerra contro Denikin la strategia militare, indicando la direzione principale del colpo, aveva con ciò stesso determinato per i nove decimi il carattere di tutte le ulteriori operazioni fino alla liquidazione di Denikin, così anche qui, nel campo della lotta rivoluzionaria contro lo zarismo, la nostra strategia politica, una volta indicata la direzione principale del movimento rivoluzionario nello spirito del piano bolscevico, determinò con ciò stesso il carattere del lavoro del nostro partito per tutto il periodo della lotta aperta contro lo zarismo, dai tempi della guerra russo-giapponese sino alla rivoluzione del febbraio 1917.
La strategia politica ha innanzitutto il compito di determinare in modo giusto la direzione principale del movimento proletario di un dato paese per un determinato periodo storico, partendo dai dati della teoria e del programma marxista e tenendo conto delle esperienze della lotta rivoluzionaria degli operi di tutti i paesi.

4. La Tattica.

La tattica é una parte della strategia, alla quale é subordinata ed alla quale serve. La tattica non si occupa della guerra in generale, ma dei suoi singoli episodi, delle battaglie, dei combattimenti. Se la strategia mira a vincere la guerra o a condurre a termine, per esempio, la lotta contro lo zarismo, la tattica, viceversa, mira a vincere de terminate campagne, determinate azioni più o meno corrispondenti alla situazione concreta della lotta in ogni momento specifico.
Il compito più importante della tattica é quello di determinare le vie ed i mezzi, le forme ed i metodi di lotta che corrispondono nel modo migliore alla situazione concreta esistente in un determinato momento e che preparano nel modo più sicuro i successi strategici. Perciò le azioni tattiche ed i loro risultati devono essere valutati non in se stessi, non dal punto di vista del loro effetto immediato, ma dal punto di vista dei compiti e delle possibilità della strategia.
Esistono situazioni in cui i successi tattici facilitano l'attuazione dei compiti strategici. Così per esempio é accaduto sul fronte di Denikin alla fine del 1918, quando le nostre truppe liberarono Oriol e Voronez, quando i successi ottenuti dalla nostra cavalleria sotto Voronez e dalla nostra fanteria sotto Oriol crearono le condizioni favorevoli per vibrare il colpo su Rostov. Così é accaduto nell'agosto 1917 in Russia, allorché il passaggio dei Soviet di Pietrogrado e di Mosca dalla parte dei bolscevichi creò una nuova situazione politica che facilitò il colpo vibrato in seguito dal nostro partito nel mese di ottobre.
Esistono anche situazioni in cui i successi tattici, brillanti per il loro effetto immediato, ma non proporzionali alle possibilità strategiche, creano una situazione ‘imprevista’, esiziale per tutta la campagna. Così accade a Denikin alla fine del 1919, quando egli, trascinato dal facile successo di un'avanzata rapida e sensazionale su Mosca, estese il suo fronte dal Volga al Dnieper e preparò così la rovina per le sue armate. Così accadde nel 1920 durante la guerra contro i polacchi, quando noi, sottovalutando la forza che aveva l'elemento nazionale in Polonia e trascinati dal facile successo di un'avanzata sensazionale, ci assumemmo il compito superiore alle nostre forze di irrompere in Europa attraverso Varsavia e unimmo contro le truppe sovietiche l'enorme maggioranza della popolazione polacca, creando così una situazione che annullava i successi ottenuti dalle truppe sovietiche sotto Minsk e Gitomir e minava il prestigio del potere dei Soviet in Occidente.
Esistono infine delle situazioni nelle quali é necessario trascurare il successo tattico ed affrontare coscientemente rovesci e sconfitte tattiche, per assicurarsi vittorie strategiche nel futuro.
Ciò accade non di rado in guerra, quando una delle parti belligeranti, volendo salvare i quadri del proprio esercito e sottrarli ai colpi del le forze preponderanti dell'avversario, incomincia una ritirata sistematica e cede, senza colpo ferire, intere città e regioni allo scopo di guadagnar tempo e raccogliere le forze per combattere nuove battaglie decisive nel futuro. Così accadde in Russia nel 1918 durante l'offensiva tedesca, quando il nostro partito fu costretto a subire la pace di Brest - che in quel momento presentava un grande svantaggio dal punto di vista dell'effetto politico immediato - per conservare l'alleanza con i contadini assetati di pace, per ottenere una tregua, per costituire un nuovo esercito e assicurarci così vittorie strategiche.
In altri termini: la tattica non può essere subordinata agli interessi transitori del momento, non deve ispirarsi a considerazioni di effetto politico immediato e, a maggior ragione, non deve staccarsi dalla realtà, né costruire dei castelli in aria; la tattica deve essere elaborata in modo da corrispondere ai compiti ed alle possibilità della strategia.
La tattica ha innanzitutto il compito di determinare le forme e di metodi di lotta che meglio corrispondono alla situazione concreta della lotta in ogni determinato momento, orientandosi secondo dell’esperienza della lotta rivoluzionaria degli operai di tutti i paesi.

5. Forme di lotta.

I metodi di condotta della guerra e le forme della guerra non sono sempre gli stessi: cambiano a seconda delle condizioni di sviluppo e, soprattutto, dello sviluppo della produzione. Sotto Gengis-Khan la guerra si faceva diversamente che sotto Napoleone III e nel secolo ventesimo la guerra si fa diversamente che nel secolo diciannovesimo.
L'arte della guerra nelle condizioni odierne, una volta assimilate tute le forme di guerra e tutte le conquiste della scienza in questo campo, consiste nel saperle sfruttare razionalmente, nel saperle abilmente combinare o nell'applicare tempestivamente questa o quella forma a seconda della situazione esistente.
Lo stesso deve dirsi delle forme di lotta nel campo politico. Le forme di lotta nel campo politico sono ancora più varie delle forme di condotta della guerra. Esse cambiano in funzione dello sviluppo economico, sociale, culturale, in relazione alla situazione delle classi, al rapporto delle forze in lotta, al carattere del potere, e infine in funzione dei rapporti internazionali, ecc. La forma di lotta illegale sotto l'assolutismo, connessa con gli scioperi parziali ed alle dimostrazioni degli operai; la forma di lotta aperta quando esistevano le 'possibilità legali' e gli scioperi politici di massa degli operai; la forma di lotta parlamentare, per esempio nella Duma, e l'azione extra-parlamentare delle masse che sboccava talvolta nell'insurrezione armata; infine le forme di lotta statali dopo che il proletariato ha preso il potere, quando il proletariato ha la possibilità di assicurarsi tutti i mezzi e le risorse statali , compreso l'esercito: queste sono in generale le forme di lotta scaturite dalla pratica della lotta rivoluzionaria del proletariato.
Il partito ha il compito di assimilare tutte le forme di lotta, combinarle razionalmente sul campo di battaglia e di saper accentuare abilmente la lotta nelle forme che, in una determinata situazione, sono particolarmente adeguate allo scopo.

6. Forme di organizzazione.

Le forme di organizzazione degli eserciti, i generi ed i tipi del le truppe si adattano di solito alle forme ed ai metodi di condotta della guerra. Con il mutare di questi ultimi cambiano anche i primi. Nella guerra manovrata l'impiego in massa della cavalleria risolve spesso la situazione. Nella guerra di posizione, viceversa, la cavalleria non ha quasi nessuna funzione o ne ha una di secondaria importanza: l'artiglieria pesante e l'aviazione, i gas ed i carri armati decidono di tutto.
L'arte militare ha il compito di assicurarsi tutti i tipi di truppa, di perfezionarli e di saper combinare abilmente le loro operazioni.
Lo stesso si potrebbe dire delle forme di organizzazione nel campo politico. Qui, come nel campo militare, le forme di organizzazione si adattano alle forme di lotte. Le organizzazioni cospirative dei rivoluzionari di professione nell'epoca dell'assolutismo; le organizzazioni culturali, sindacali, cooperative e parlamentari (il gruppo parlamentare) nell'epoca della Duma; i comitati di fabbrica e di officina, i comitati contadini, i comitati di sciopero, i Soviet dei deputati operai e solfati, i comitati militari rivoluzionari ed un ampio partito proletario che collega tutte queste forme organizzative nel periodo delle azioni di massa e delle insurrezioni; infine l’organizzazione statale del proletariato nel periodo in cui il potere é concentrato nelle mani della classe operaia: queste sono in generale le forme di organizzazione alle quali, incerte condizioni, può e deve appoggiarsi il proletariato nella sua lotta contro la borghesia.
Il partito ha il compito di assimilare tute queste forme di organizzazione, di perfezionarle e di combinare abilmente la loro attività in ogni determinato momento.

7. Parola d'ordine. Direttiva.

Decisioni felicemente formulate, che rispondono agli obiettivi della guerra o di una singola battaglia, e acquistano popolarità fra le truppe, hanno talvolta un'importanza decisiva al fronte come mezzo per spingere l'esercito all'azione, per sostenere il morale, ecc. Gli ordini, le parole d'ordine o gli appelli alle truppe appropriati, hanno per tutto il corso della guerra la stessa grande importanza di un'ottima artiglieria pesante o di veloci carri armati di alta efficienza.
Le parole d'ordine hanno un’importanza ancora maggiore nel campo politico, dove si ha a che fare con decine e centinaia di milioni di uomini, con le loro varie rivendicazioni e con i loro vari bisogni.
La parola d'ordine è la formulazione sintetica e chiara degli obiettivi immediati e remoti della lotta, lanciata, per esempio, dal gruppo dirigente del proletariato, dal suo partito. Esistono parole d'ordine diverse, che variano secondo gli obiettivi della lotta, parole d'ordine che abbracciano un intero periodo storico oppure singole fasi ed episodi di un determinato periodo storico. La parola d'ordine 'Abbasso l'autocrazia' lanciata per la prima volta dal gruppo ‘Emancipazione del lavoro’ nel dicembre 1880-1890, era una parola d'ordine di propaganda, perché mirava a far aderire al partito, isolatamente ed a gruppi, i combattenti più fermi ed intrepidi. Nel periodo della guerra russo-giapponese quando l'instabilità dell'autocrazia era divenuta più o meno evidente a grandi strati della classe operaia, questa parola d'ordine diventò una parola d'ordine di agitazione, poiché contava già sull'adesione di masse di milioni di lavoratori. Nel periodo precedente alla rivoluzione di febbraio 1917, quando lo zarismo aveva ormai perduto definitivamente il credito di fronte alle masse, la parola d'ordine 'Abbasso lo zarismo' si trasformò da parola d'ordine di agitazione in parola d'ordine di azione, giacché si proponeva lo scopo di far muovere masse di milioni di lavoratori all’assalto contro lo zarismo. Durante le giornate della rivoluzione di febbraio questa parola d'ordine già si era trasformata in direttiva del partito, vale a dire in un appello aperto alla conquista, entro un termine stabilito, di certe istituzioni e di certe posizioni del sistema zarista, poiché si trattava di rovesciare lo zarismo, di distruggerlo. La direttiva é un appello diretto del partito all'azione in un determinato periodo e in un determinato luogo, obbligatorio per tutti i membri del partito e comunemente fatto proprio dalle grandi masse dei lavoratori, se l'appello formula in modo giusto, esatto, le rivendicazioni delle masse, se è effettivamente maturo.
Confondere le parole d'ordine con le direttive o la parola d'ordine di agitazione con la parola d'ordine d'azione è altrettanto pericoloso quanto sono pericolose e talvolta persino disastrose le azioni premature o quelle tardive. Nell'aprile 1917 la parola d'ordine ‘Tutto il potere ai Soviet’ era una parola d'ordine di agitazione. La famosa dimostrazione tenutasi a Pietrogrado nell'aprile 1917 con la parola d'ordine ‘Tutto il potere ai Soviet’, dimostrazione che si svolse attorno al Palazzo d'Inverno, fu un tentativo, tentativo prematuro e quindi disastroso, di trasformare questa parola d'ordine in parola d'ordine d'azione. Questo fu un esempio pericolosissimo di confusione della parola d'ordine di agitazione con la parola d'ordine di azione. Il partito aveva ragione di condannare i promotori di questa dimostrazione, giacché sapeva che non esistevano ancora le condizioni indispensabili per trasformare questa parola d'ordine in parola d'ordine d'azione, che un’azione prematura del proletariato avrebbe potuto condurre alla disfatta delle sue forze.
Esistono d'altro lato dei casi in cui il partito si trova di fronte alla necessità di revocare o di modificare “ in ventiquattr’ore” una parola d'ordine ( o direttiva ) già approvata o venuta a maturazione, per salvare i propri ranghi da un'imboscata tesa dall'avversario, o per rinviare provvisoriamente l'attuazione di una direttiva a un momento più proprio. Un caso di questo genere si é verificato a Pietrogrado nel giugno 1917, quando la dimostrazione degli operai e dei soldati, accuratamente preparata e fissata per il 9 giugno, fu ‘improvvisamente’ revocata dal Comitato Centrale del nostro partito a causa del mutamento della situazione.
Il compito del nostro partito è di trasformare abilmente e tempestivamente le parole d'ordine di agitazione in parole d'ordine di azione, o le parole d'ordine di azione in precise direttive concrete, oppure, se la situazione lo richiede, di dar prova della duttilità e della decisione indispensabili per revocare tempestivamente l'attuazione di determinate parole d'ordine, anche se popolari, anche se mature.


II - Il piano strategico

1. I rivolgimenti storici. I piani strategici.

La strategia del partito non è qualcosa di eterno, fissato una volta per sempre. Essa cambia in relazione ai rivolgimenti storici, alle svolte storiche. Questi mutamenti si esprimono nel fatto che per ogni determinato rivolgimento storico viene elaborato un singolo piano strategico corrispondente, valido per tutto il periodo che intercorre tra un rivolgimento e l'altro. Il piano strategico contiene la determinazione della direzione del colpo principale che le forze rivoluzionarie devono sferrare e lo schema della corrispondente distribuzione di masse di milioni di uomini sul fronte della lotta sociale. Naturalmente un piano strategico valido per un determinato periodo storico, che ha particolarità proprie, non può essere valido per un altro periodo storico che ha particolarità completamente diverse. Ad ogni rivolgimento storico corrisponde un piano strategico indispensabile e adeguato ai suoi compiti.
Lo stesso si potrebbe dire per le cose militari. Il piano strategico elaborato per la guerra contro Kolciak, non poteva servire per la guerra contro Denikin, guerra che richiese un nuovo piano strategico, il quale a sua volta non poteva essere utilizzato, ad esempio, per la guerra del 1920 contro i polacchi, giacché sia le direttrici dei colpi principali che il piano di distribuzione delle principale forze combattenti non potevano essere differenti in ognuno di questi tre casi.
La storia moderna della Russia conosce tre rivolgimenti storici principali che hanno generato tre diversi piani strategici nella storia del nostro partito. Riteniamo indispensabile dare un abbozzo di questi tre piani per illustrare come cambiano, in generale, i piani strategici del partito in dipendenza delle nuove svolte storiche.

2.Il primo rivolgimento storico. Il periodo della rivoluzione democratica borghese in Russia.

Questo rivolgimento ha inizio nei primi anni del 1900, nel periodo della guerra russo-giapponese, quando la sconfitta degli eserciti dello zar ed i grandiosi scioperi politici degli operai russi misero in movimento tutte le classi della popolazione e le spinsero sul terreno della lotta politica. Questo rivolgimento terminò nelle giornate della rivoluzione del febbraio 1917.
In questo periodo due piani strategici vennero a conflitto nel nostro partito: il piano dei menscevichi (Plekanov-Martov, 1905) ed il piano dei bolscevichi (compagno Lenin, 1905 ).
La strategia menscevica prevedeva nel suo piano che il colpo principale contro lo zarismo dovesse seguire la linea della coalizione del la borghesia liberale con il proletariato. Questo piano, partendo dalla premessa che la rivoluzione fosse allora borghese, affidava alla borghesia liberale la funzione di egemone (di capo) del movimento, e condannava il proletariato alla funzione di ‘opposizione di estrema sinistra’, alla funzione di ‘sprone’ della borghesia, per cui i contadini veniva esclusi o quasi dal novero delle forze principali della rivoluzione. Non è difficile comprendere che questo piano, in quanto, in un paese come la Russia, escludeva dal gioco delle forze una massa di milioni di contadini, era irrimediabilmente utopistico e, in quanto metteva le sorti della rivoluzione nelle mani della borghesia liberale (egemonia della borghesia), era reazionario, giacché la borghesia liberale non aveva interesse ad una vittoria completa della rivoluzione ed era sempre pronta a chiudere la partita con una transazione con lo zarismo.
La strategia bolscevica (vedi Due tattiche del compagno Lenin) prevedeva nel suo piano che la rivoluzione dovesse sferrare il colpo principale contro lo zarismo seguendo la linea della coalizione del proletariato con i contadini, neutralizzando la borghesia liberale. Questo piano, basandosi sulla considerazione che la borghesia liberale non era interessata ad una vittoria completa della rivoluzione democratica borghese e che alla vittoria della rivoluzione essa preferiva una transazione con lo zarismo a spese degli operai e dei contadini, affidava al proletariato, quale unica classe del paese rivoluzionaria fino in fondo, la funzione di egemone del movimento rivoluzionario. Questo piano era ottimo non solo perché valutava giustamente le forze motrici della rivoluzione, ma anche perché conteneva in embrione l'idea della dittatura del proletariato ( egemonia del proletariato ), prevedeva genialmente la fase successiva, superiore, della rivoluzione in Russia e facilitava il passaggio a questa fase.
Lo sviluppo successivo della rivoluzione sino al febbraio 1917 confermò interamente la giustezza di questo piano strategico.

3.Il secondo rivolgimento storico. Verso la dittatura del proletariato in Russia.

Il secondo rivolgimento ebbe inizio con la rivoluzione del febbraio 1917, dopo il rovesciamento dello zarismo, quando la guerra imperialista mise a nudo le piaghe mortali del capitalismo in tutto il mondo; quando la borghesia liberale, incapace di prendere di fatto nelle sue mani la direzione del paese, fu costretta a limitarsi a conservare formalmente il potere (governo provvisorio); quando i Soviet dei deputati operai e soldati, preso di fatto il potere nelle proprie mani, non ebbero né l'esperienza né la volontà di farne uso nel modo necessario; quando i soldati al fronte e gli operai ed i contadini all'interno languivano sotto il peso della guerra e dello sfacelo economico; quando il regime del ‘dualismo del potere’ e della ‘Commissione di coordinamento’, lacerato da contrasti interni ed incapace sia condurre la guerra che di assicurare la pace, non solo non trovava ‘una via di uscita dal vicolo cieco’, ma rendeva ancora più confusa la situazione. Questo periodo terminò con la Rivoluzione d'Ottobre.
In questo periodo due piani strategici vennero a conflitto in seno ai Soviet: il piano dei menscevichi e dei socialisti rivoluzionari ed il piano dei bolscevichi.
La strategia dei menscevichi e dei socialisti rivoluzionari, ondeggiante in un primo tempo fra i Soviet ed il governo provvisorio, fra la rivoluzione e la controrivoluzione, assunse la forma definitiva al momento dell'apertura della Conferenza democratica (settembre 1917). Questa strategia seguì la linea dell'allontanamento graduale ma costante dei Soviet dal potere e della concentrazione di tutto il potere nel paese nelle mani del ‘Preparlamento’, prototipo del futuro parlamento borghese. I problemi della pace e della guerra, il problema agrario e quello operaio, come quello nazionale, venivano rinviati alla convocazione dell'Assemblea costituente, la quale, a sua volta, veniva rinviata a tempo indeterminato. ‘Tutto il potere all'Assemblea costituente’: così i socialisti rivoluzionari ed i menscevichi formulavano il loro piano strategico. Era un piano di preparazione alla dittatura borghese, invero impomatata e lisciata, ‘assolutamente democratica’, ma pur sempre dittatura borghese.
La strategia dei bolscevichi (vedi le Tesi del compagno Lenin, pubblicate nell'aprile del 1917) prevedeva nel suo piano di dirigere il colpo principale contro il potere borghese, per liquidarlo mediante le forze unite del proletariato e dei contadini poveri, e per organizzare la dittatura del proletariato nella forma della Repubblica dei Soviet. Rottura con l'imperialismo e uscita dalla guerra; liberazione delle nazionalità oppresse del vecchio impero russo; espropriazione dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti; preparazione delle con dizioni necessarie per organizzare l'economia socialista: questi erano gli elementi del piano strategico dei bolscevichi in questo periodo.
‘Tutto il potere ai Soviet’: così i bolscevichi formulavano allora il loro piano strategico. Questo piano era importante non solo perché valutava giustamente le forze motrici della nuova rivoluzione proletaria in Russia, ma anche perché agevolava ed accelerava lo scatenamento del movimento rivoluzionario in Occidente.
Lo sviluppo successivo degli avvenimenti sino alla Rivoluzione d'Ottobre, confermò interamente la giustezza di questo piano strategico.

4. Il terzo rivolgimento storico. Verso la rivoluzione proletaria in Europa.

Il terzo rivolgimento ebbe inizio con la Rivoluzione d'Ottobre, quando il conflitto mortale tra i due gruppi imperialistici dell'Occidente giunse al culmine, quando la crisi rivoluzionaria in Occidente si sviluppò in modo lampante; quando il potere borghese in Russia che ave va fatto fallimento e si dibatteva nelle sue contraddizioni, crollò sotto i colpi della rivoluzione proletaria, quando la rivoluzione proletaria vittoriosa, rompendo con l'imperialismo ed uscendo dalla guerra, trovò dei nemici giurati nella coalizione imperialistica dell'Occidente; quando il nuovo governo sovietico, con i suoi atti di pace, confiscando le terre dei grandi proprietari fondiari, espropriando i capitalisti e liberando le nazionalità oppresse, si guadagnò la fiducia di milioni di lavoratori di tutto il mondo. Fu un rivolgimento di importanza mondiale, perché fu spezzato per la prima volta il fronte internazionale del capitale, fu posta per la prima volta nella pratica la questione del rovesciamento del capitalismo. Grazie a ciò la Rivoluzione d'Ottobre si trasformò da forza nazionale, russa, in forza internazionale, e gli operai russi da reparto arretrato del proletariato internazionale si trasformarono in reparto d'avanguardia, che con la sua lotta piena di abnegazione risvegliava gli operai d'Occidente ed i paesi oppressi dell'Oriente. Questo rivolgimento non si é ancora sviluppato fino in fondo, giacché non ha ancora acquistato quell'ampiezza internazionale, ma il suo contenuto ed il suo orientamento generale si sono già definiti con sufficiente chiarezza.
Due piani strategici vennero allora a conflitto nei circoli politici della Russia: il piano dei controrivoluzionari, che attiravano nelle loro organizzazioni la parte attiva dei menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari ed il piano dei bolscevichi.
Il piano dei controrivoluzionari, dei socialisti-rivoluzionari e dei menscevichi era di unire in un sol campo tutti i malcontenti : i vecchi ufficiali all'interno ed al fronte, i governi nazionalistici borghese nelle regioni periferiche, i capitalisti ed i grandi proprietari fondiari, espropriati dalla rivoluzione, gli agenti dell'Intesa che preparavano l'intervento, ecc. Essi miravano a rovesciare il governo sovietico mediante le rivolte o l'intervento straniero e volevano restaurare in Russia gli ordinamenti capitalistici.
Il piano dei bolscevichi, al contrario, era di consolidare all'in terno, in Russia, la dittatura del proletariato e di estendere la sfera d'influenza della rivoluzione proletaria in tutti i paesi del mondo, mediante l'unione degli sforzi dei proletari della Russia,, dei proletari dell'Europa e dei paesi oppressi dell'Oriente contro l'imperialismo mondiale. E' di straordinario interesse la formulazione precisa e sintetica del compagno Lenin nel suo opuscolo “La rivoluzione proletaria ed il rinnegato Kautsky:
‘Realizzare al massimo il realizzabile in un solo paese per sviluppare , appoggiare e destare la rivoluzione in tutti i paesi’ Il valore di questo piano strategico non consisteva soltanto nella giusta valutazione delle forze motrici della rivoluzione mondiale, ma anche nel fatto che esso prevedeva e facilitava il processo, successivamente iniziatosi, in virtù del quale sulla Russia sovietica veniva a convergere l'attenzione del movimento rivoluzionario di tutto il mondo ed essa diventava il vessillo dell'emancipazione degli operai dell'Occidente e delle colonie d’Oriente.
Lo sviluppo successivo della rivoluzione in tutto il mondo, così come i cinque anni di esistenza del potere sovietico in Russia, hanno interamente confermato la giustezza di questo piano strategico. Il fatto che i controrivoluzionari ed i socialisti-rivoluzionari-menscevichi, i quali hanno tentato a più riprese di rovesciare il potere sovietico e l'organizzazione proletaria internazionale diventano l'arma più importante della politica del proletariato mondiale, questo fatto parla chiaramente a favore del piano strategico dei bolscevichi.

Pravda, n.56, 14 marzo 1923