Biblioteca Multimediale Marxista


Documenti elaborati dalle seguenti commissioni di studio


 

1) COMMISSIONE DI STUDIO SULLA ORGANIZZAZIONE DELLE ASSEMBLEE;

2) COMMISSIONE DI STUDIO SULLA DIDATTICA;

3) COMMISSIONE DI STUDIO SULLA SITUAZIONE ATTUALE DELL'EDILIZIA DELLA FACOLTÀ;

4) COMMISSIONE DI STUDIO SULLE RICHIESTE DEL M. S. E SULLE PROSPETTIVE DI LOTTA.

TALI DOCUMENTI SONO STATI APPROVATI DALL'ASSEMBLEA GENERALE MERCOLEDÌ 8 MAGGIO 1968

ESECUTIVO DI FACOLTÀ ELETTO FINO ALLA PROSSIMA ASSEMBLEA:

Ausania Giustino - Cerotto Glauco - Corona Giuseppe - Martone Agostino - Menegozzo Massimo -Parente Claudio - Sacerdoti Guido - Sarli Enzo - Virgilio Gianfranco - Ziccardi Roberto.

Per informazioni rivolgersi a Claudio Parente: ORUN Via De Preti 88 - telef. 325954

REGOLAMENTO D'ASSEMBLEA


della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Napoli

1) L'Assemblea deve essere convocata, almeno due giorni prima, a mezzo di manifesti, in cui sia specificato l'ordine del giorno.

I manifesti devono essere affissi nei seguenti posti: sui tre cancelli del Policlinico, a S. Andrea delle Dame, ad Anatomia, alla Mensa, a Gesù e Maria, alla Clinica Ortopedica, a Patologia generale, a Semeiotica, nella Presidenza.

2) L'Assemblea viene diretta da una presidenza composta di cinque membri: un presidente e quattro collaboratori.

3) Il dibattito dell'Assemblea si articola nella presentazione finale di mozioni che esprimano le linee emerse nel corso della discussione.

4) Ogni mozione deve essere sottoscritta da dieci studenti presenti in Assemblea.

5) La mozione approvata rappresenta la volontà dell'A. e costituisce la linea direttiva degli studenti di Medicina fino alla successiva.

6) I dieci firmatari sono a tutti gli effetti i responsabili della traduzione operativa della linea assembleare.

7) Con questo esecutivo di dieci membri possono collaborare tutti gli studenti che lo desiderino, mediante comunicazione all'esecutivo stesso.

8) Il programma proposto dalla mozione di maggioranza può prevedere il lavoro articolato attraverso commissioni su temi specifici. In questo caso le commissioni devono essere formate nell'A.

9) L'esecutivo ha il compito di convocare l'A. entro un mese dalla data dell'A. precedente.

10) Qualora l'esecutivo non convochi l'A. entro tale termine, esso decade di fatto e qualsiasi gruppo di studenti può convocare l'A. , nel rispetto delle norme di cui l'art. l.

11) La presidenza dell'A. è composta da tre membri rappresentanti il gruppo che convoca l'A. Gli altri due vengono espressi dall'A. stessa.

12) Il presidente fa parte del gruppo che convoca l'A. e, all'inizio della stessa, fa una relazione introduttiva.

13) Il presidente apre le iscrizioni a parlare e ne annuncia la chiusura dieci minuti prima

14) Finiti gli interventi il presidente riaprirà le iscrizioni per le repliche che richiuderà immediatamente.

15) Nel corso degli interventi è obbligatorio attenersi all'ordine del giorno.

16) Qualsiasi richiesta all'A. che esuli dall'ordine del giorno deve essere espressa una mozione d'ordine, sottoscritta da cinque studenti presenti e presentata al presidente che la sottoporrà all'A. immediatamente dopo l'intervento in corso.

17) Nel caso vengano presentate più di due notizie, le votazioni verranno effettua te secondo il criterio delle mozioni contrapposte.

18) E' consentita la permanenza nell'emiciclo alla presidenza e all'oratore.

19) Possono partecipare alle votazioni tutti gli studenti che dimostrino di essere regolarmente iscritti alla facoltà di Medicina e Chirurgia di Napoli.

20) Il presente regolamento dell'Assemblea della Facoltà di Medicina e Chirurgia può essere modificato e integrato dall'Assemblea stessa.

LE CARENZE DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA NON SONO ESPRESSIONI CASUALI DI UN ERRORE DA PARTE DI CHI LA GOVERNA. OGNI CONTRADDIZIONE E' IL FRUTTO DI UNA SCELTA DI INTERPRETAZIONE DEL COMPITO ATTRIBUITO ALLA FACOLTÀ DA PARTE DI CHI LA DIRIGE E IN ESSA DETIENE IL POTERE.

Cerchiamo di analizzare per quanto possibile tali contraddizioni,

svolgendole in più punti.

A) Lezione

- La lezione cosi come è strutturata parte dalla premessa che il rapporto è unidirezionale: dalla cattedra all'allievo ecco le vie della scienza!

Se è vero che lo studente non può generalmente intervenire nel merito dei contenuti culturali della lezione, e questo perché nessuna struttura della Facoltà gli permette di verificare se quanto apprende è utile o meno all'esercizio corretto della professione, pure è vero che esistono sempre degli ambiti di intervento da parte dello studente sul modo in cui svolgere la lezione, studio collettivo, seminari, relazione degli studenti, orari ecc.

- Le lezioni sottolineano il principio dell'ipse dixit, dell'autorità assoluta, dell'obbedienza acritica e lo studente non può che essere recettore passivo.

- Le lezioni sono disarticolate spesso all'interno di una stessa materia, sempre all'interno del piano di studio: gruppi sanguigni, struttura della cellula, sono esempi di argomenti infinitamente ripetuti e quasi mai convenientemente approfonditi.

B) Esercitazioni

Il senso didattico della esercitazione è quello di dimostrare la validità della scienza insegnata. L'esercitazione è il momento della verifica pratica delle nozioni imparate e il momento che quindi dà senso alla teoria.

Questo non avviene.

Lo studente non esercita che raramente la verifica delle sue cognizioni.

Le esercitazioni quasi sempre sono lezioni supplementari o descrizioni di esperienze, o esperienze incomprensibili perché non sorrette da adeguata preparazione teorica.

La esercitazione quindi serve a confermare il canone della passività del cervello dello studente.

C) Presenze

La presenza in tutto questo non può essere che il controllo autoritario e insensato che lo studente abbia appreso solo quello che si vuole insegnare, riconoscendo di fatto che quello che si insegna e la maniera in cui lo si insegna non interessa lo studente per cui deve essere costretto. E' il riconoscimento implicito della mancata capacità di interessare nel modo corretto.

Cosi il professore Pontoni costringe con l'espediente della presenza, gli studenti a subire 25 ore di umiliazione intellettuale, ben sapendo che gli studenti non riescono a capire che il 10% dei suoi discorsi, di cui solo il 10% è costituito da contenuti professionali.

Che senso ha la presenza a clinica otorino quando tacitamente è riconosciuto che la metà degli studenti non riesce ad entrare in aula e l'altra metà all'interno per buona parte sonnecchia tra i banchi scricchiolanti e la tenebrosa atmosfera fine secolo. Che senso, infine, ha chiedere la presenza quando in coscienza ben si sa che se tutti gli studenti iscritti intervenissero non basterebbero due o più aule.

Piuttosto è risaputo che quando un docente vede paurosamente calare il numero degli studenti chiede e usa l'arma della presenza per non vedere diminuito il suo prestigio offeso.

D) Libri

Ecco un altro argomento per ghiotti affari e speculazioni. Il libro dovrebbe essere lo strumento iniziale del processo di apprendimento dello studente, un momento di razionalizzazione metodologica dei suoi studi.

Invece il libro diventa lo strumento della imposizione unilaterale della cultura del docente, l'ipse dixit codificato, e spesso un momento barbaro di speculazione economica.

Cosi, quando la biochimica di due anni prima può considerarsi sorpassato, lo studente napoletano studia su Cedrangolo, lo studente di Patologia Chirurgia seppellisce la sua preparazione biologica nel leggere il rinomato testo di Valdoni che a detta dell'autore è il testo d'obbligo degli studenti italiani.

Cosi col fenomeno della dispensa lo studente compra 40 pagine per completare il libro dopo due anni quando non gli serve più.

Cosi si impedisce la ricerca su più testi poiché vige il terrore di non dire quello che il maestro vuole o peggio dire cose nuove.

E) Esame

Ecco lo strumento di chiaro sapore repressivo, il punto ultimo del rapporto autoritario tra studente e professore. L'esame o il quiz ad estrazioni o la tombola che si voglia, è uno strumento assolutamente incapace di stabilire la preparazione professionale acquisita.

La valutazione di merito non può essere che il momento ultimo di un contatto permanente tra chi insegna e chi apprende, attraverso un reciproco e permanente contatto e collaborazione.

Ma la struttura autoritaria dell'insegnamento impedisce tutto ciò e l'esame, unico punto di contatto si risolve nient'altro in uno sterile controllo se quello che è uscito per tanti mesi dalla cattedra è stato passivamente mnemonicamente accumulato.

La struttura autoritaria si rivela ancora di più, per chi non ha seguito, attraverso la bocciatura vera e propria struttura medioevale (e non indottrinamento) e riconoscimento assurdo che l'impreparazione dello studente è un fatto la cui colpa è interamente dello studente che quindi va punito.

Cosi si assiste alla assurdità del prof. Cennamo che boccia 10 volte ed è 10 volte colpevole, dei famosi personaggi cattivi della facoltà, e boccia tutti, ed è quello che non mette mai più di 27; tutte proposizioni che suonano a umiliazione della personalità dello studente.

Esame obbligatorio e complementare altra forza del corpo di preparazione.

Con molta ipocrisia si dice che lo studente è libero di fare il proprio piano di studio anche diverso, non si dice che lo studente con il grado di preparazione con cui esce dal liceo può ancore leggere il Corriere dei Piccoli ma che non è assoluta mente capace di fare scelte in merito al piano, se neppure sa che cosa è lontanamente la professione.

Con altrettanta ipocrisia si parla di esami complementari, ben sapendo che esistono esami complementari di fatto obbligatori, istologia, semiotica, infettive, clinica ortopedica, altri (chirurgia maxilio-facciale) su cui lo studente già oberato può al massimo mostrare una simpatia viscerale; altri che servono soltanto a dare le cattedre agli eredi del potere nel caso che essi sono più del numero previsto, o compensare i fedeli servitori cui l'erede al trono designato per nascita toglie il diritto ai sogni della cattedra principale.

Cosi i piccoli re degli esami complementari pur di ottenere la presenza degli studenti dimenticano la facciata autoritaria e pur di accalappiarli permettono loro scopertamente di alzare la media depressa.

Tutti questi strumenti sono quelli che permettono al medico comune italiano di essere al di sotto del medico del GHANA, di essere un omicida potenziale, specialista in semeotica telefonica e sfornatore di ricette, schiavo delle mutue, oppressore della società.

Che escano questi medici dalla nostra Facoltà interessa molto a chi detiene il potere nella facoltà, cioè il gruppo dei clinici, i feudatari della salute pubblica. Il potere infatti rappresenta per loro il 17, 5% dei dividenti delle cliniche, decine di milioni all'anno, oltre gli stipendi, le visite private, significa il controllo delle carriere universitarie, il controllo dei concorsi ospedalieri, il controllo in poche parole dell'intera Sanità Pubblica Regionale, la formazione di un potere con riflesso ampio e nefasto anche al di fuori della professione medica.

Questa classe di potenti è strettamente e gelosamente legata a questo potere, tanto è vero che se lo tramanda di padre in figlio, cosi assistiamo al fenomeno delle dinastie dei Del Torto, dei Tesauro, dei Califano, degli Auricchio ecc.

Il problema che si pone di garantire la permanenza di questo potere nelle mani di una classe privilegiata di medici.

Questo fine viene raggiunto proprio attraverso la creazione nella facoltà di due livelli di preparazione professionale.

1) il livello comune consentito dagli strumenti precedentemente valutati che crea il medico super dequalificato che dal basso della sua sottocultura e ammaestrato all'obbedienza non solo non avrà strumenti per impensierire i potenti ma porterà loro rispetto e li venererà come MAESTRI;

2) il secondo livello di preparazione è quello che permette invece la rigenerazione del potere, il controllo che la nuova classe dirigente medica sviluppi secondo i canoni dell'appartenenza alla dinastia, o visto che le dinastie non sono sufficientemente prolifere, dimostri devozione al Maestro e abilità professionale.

Questa preparazione la si impartisce attraverso l'internato negli istituti, la disponibilità delle biblioteche gelosamente nascoste alla gran massa degli studenti, con l'esercizio pratico sugli strumenti più moderni, con gli esami semplificati e spesso particolari, con la benevolenza paternalistica. Tutto questo costruisce la coscienza allo studente privilegiato di essere dall'altra parte della barricata, di meritare il privilegio e di rispettare "come un padre" chi ha permesso questo.

Questi saranno i rigeneratori dei gruppi di potere, gli oppressori del domani.

Ma questo gruppo di potere è destinato a scomparire come tale, perché un potere ben diversamente forte cresce all'esterno della facoltà è il potere dominante nella società, il potere dei grossi trusts industriali , dei padroni della Confindustria, e il potere che regola nelle mani di pochi l'economia dell'intera nazione che programma i suoi profitti per anni interi. Questo gruppo di potere colossale nei confronti dei nostri clinici sa che la programmazione passa sulla testa degli uomini purtroppo e che si basa sullo sfruttamento razionale delle capacità produttive dell'uomo.

Ma questo processo di efficiente sfruttamento dell'uomo non avviene in maniera indolore. Da per tutto infatti sono in aumento le malattie del progresso, nevrosi, alienazione di massa, malattie cardiocircolatorie.

Da per tutto sono in aumento impressionante le malattie professionali, gli infortuni sul lavoro determinati dai ritmi di produzione al limite dello sfruttamento delle risorse lavorative umane.

Il potere dominante per garantire le stesse deve garantire la edificazione di una salute pubblica pianificata che elimini permanentemente le disfunzioni morbose che lo sfruttamento determina.

Ma questo programma ha bisogno di medici ben diversi da quelli attuali, ha bisogno di una massa di medici tecnicamente ben più qualificati e capaci, ma come i primi sprovvisti di qualsiasi personalità critica incapaci di ribellarsi alla condizione di burattini disposti comunque ad essere servitori del padrone più potente.

Come si riflette questo tentativo di nuova utilizzazione della professione della facoltà medica?

Essenzialmente nella ristrutturazione della facoltà in nome di una maggiore razionalità ed efficienza, nella abolizione dei vecchi centri di potere che ostacolano questo processo.

Questo tentativo, ancora ai primordi in Italia e a Napoli in particolare, trova i suoi esecutori potenziali nei nuovi progressisti che per lo più fanno capo agli istituti biologici. Questo non succede a caso, infatti la cultura biologica-medica sempre più si avvia ad essere la base nel contenuto fondamentale del medico del domani, che da maestro e artigiano si avvia ad essere scienziato, elaboratore metodologico di dati disparati, utilizzatore di tecniche sempre più complesse.

Lo scontro tra i due poteri ancora agli inizi si maschera nei termini di scontro tra cultura arretrata e avanzata, tra inefficienza ed efficienza, tra il vecchio istituto e il dipartimento.

La lezione che lo studente deve apprendere da ciò è che egli non può lottare guardando miopemente solo sulle cose, ma alzare gli occhi e guardare in faccia gli uomini che muovono le cose per i propri interessi, individuabili e combatterli dovunque siano dentro la facoltà, fuori nella società.

Napoli: Istituto di Patologia Generale Occupato

Maggio 1968

PROPOSTA all'ASSEMBLEA di

Medicina e Chirurgia

della Commissione sull'Edilizia

Maggio 1968

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PREMESSA

L'esame della situazione dell'edilizia universitaria è una questione non marginale dell'attuale problematica del M. U. , ma investe in prima persona gli studenti, perché punto focale per l'attuazione di una didattica e di una ricerca, funzionali alla preparazione professionale del futuro medico.

Da questa premessa, nasce la considerazione che l'approvazione in sede parlamentare di leggi tecniche riguardanti gli organici e l'edilizia universitaria prima che fosse stata definita una legge sulla ristrutturazione della didattica, ha portato a condizionamento di quest'ultima lasciando come unica possibilità l'articolazione di una legge che rispecchi, nelle sue parti sostanziali, quell'aborto che è il piano Gui e tende, in definitiva, alla razionalizzazione della situazione attuale.

STRUTTURA ATTUALE DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA

Particolarmente grave appare la situazione dell'edilizia, intesa come spazio disponibile per la didattica: l'intera area in cui sono dislocati i vari istituti della facoltà è di circa tre ettari: il numero degli studenti supera i tremila. Vi è una disponibilità, quindi, di 10 metri quadrati per ogni studente (il rapporto ottimale, secondo recenti studi, è di 150-200 metri quadrati per ogni studente).

A ciò si deve aggiungere che i vari istituti sono dislocati in posti diversi.

C'é da considerare, infine, il significato assunto dalle cliniche universitarie che, nate come ibrido tra l'ospedale e la facoltà universitaria con la funzione di fornire insieme, agli studenti, dati teorici e pratici per una organica didattica, si sono sviluppate enormemente nella caratteristica ospedaliera a scapito di quella didattica, perché strumentalizzate dai clinici come fonte di profitti.

Questa situazione abnorme determina la degenerazione della didattica, data la difficoltà se non l'impossibilità di un rapporto funzionale tra studenti e docenti.

STRUTTURE IN COSTRUZIONE E PROGRAMMATE

Il Policlinico, in costruzione ai Colli Aminei., risponde chiaramente alla funzione degenerata assunta dalle attuali cliniche.

Questa considerazione si recava dai seguenti dati:

1) Posti letto: 2700 (quello attuale ne ha 1400);

2) aule che non contengono più di 200 posti;

3) biblioteche inadeguate

Sulla costruzione e sulla dislocazione del policlinico ai Colli Aminei sono intervenuti. inoltre, altri interessi nella persona dell'ing. Beguinot (genero di Tesauro) e di gruppi politici, che hanno agevolato speculazioni terriere. Non bisogna, a tale proposito, dimenticare che la costruzione del Policlinico ai Colli Aminei comporta il passaggio nelle vicinanze della costruenda tangenziale con la conseguente valorizzazione dei terreni adiacenti.

CONSEGUENZA DI TALE SCELTA

La scelta dei Colli Aminei, come sede del Policlinico, provoca di fatto alcune situazioni negative:


1) Impossibilità di integrazione della facoltà di Medicina con le strutture urbane.

2) Alti costi di insediamento e di funzionamento.

3) Impossibilità di realizzare quel tessuto di collegamenti interdisciplinari (dipartimenti), che a livello della ricerca come della didattica è sempre più ritenuto condizione imprescindibile del progresso scientifico e del rinnovamento didattico.

Il dipartimento, infatti, è il superamento del criterio di settorializzazione della cultura in "facoltà" divise ed inavvicinabili l'una all'altra. Esso deve essere la nuova struttura di base dell'Università che garantisca l'unità didattica-ricerca, possibile solo in un confronto tra le varie discipline.

Un dipartimento correttamente inteso non potrà, quindi, essere, attuato nel nuovo policlinico staccato come esso sarà dalla futura sede universitaria di Fuorigrotta, Questo dato di fatto viene avvalorato dalla decisione mistificatoria, presa il 26 aprile 1968 dal Consiglio d'Amministrazione della facoltà, che prevede l'istituzione di due dipartimenti, uno di Scienze neurologiche; l'altro di Patologia Generale. Sotto questa etichetta essi sono in realtà un brillante esempio di istituti giganti, che non danno alcuna possibilità di collegamento interdisciplinare e servono esclusivamente a rafforzare centri indisturbati di potere e a crearne altri con l'istituzione di nuove cattedre.

In considerazione di questa analisi della situazione edilizia, l'Assemblea della facoltà di Medicina DENUNZIA quanto segue:


1) L'azione deleteria dei gruppi di clinici che per seguire la politica di aumento dei loro profitti (ospedalizzazione della facoltà di Medicina), stanno costruendo un complesso enorme e dispendioso in una zona assurda, che può rispondere solo agli interessi dei gruppi di speculazione edilizia di Napoli.

2) La volontà dei cattedratici di creare indisturbati centri di potere.

3) La costruzione del Policlinico utile solo ad alienare gli studenti di Medicina dal resto dell’università, impedendo loro un collegamento interdisciplinare e facendoli diventare dei semplici tecnici lontani da una organica ricerca.

4) Il tentativo mistificatorio di avvalorare l'ubicazione del nuovo Policlinico con la costruzione di un collegio universitario.

5) Lo spreco di 20 miliardi e la volontà di distruggere la possibilità di una università unitaria, finalizzando buona parte dei fondi stanziati per l'università intera (11miliard) al completamento del policlinico.

6) La creazione di dipartimenti che non hanno alcun valore nella futura articolazione della didattica a che servono, nel modo in cui. sono concepiti, alla creazione di nuove cattedre.

7) La mancanza della pubblicazione dei contratti tra i laboratori di ricerca della facoltà e il C. N. R.

8) La mancanza della diffusione pubblica dei proventi delle cliniche ospedaliere dal 1964-65 ad oggi

9) La volontà del governo di bloccare una seria e organica ristrutturazione della didattica, facendola precedere dall'approvazione di leggi tecniche, quali quelle sull'edilizia e sugli organici.

STRUMENTI DEL M. U. PER IL PROBLEMA EDILIZIO

Constatata la posizione di potere dei nostri docenti e l'enorme interesse economico che essi hanno a difenderla, l'Assemblea della facoltà di Medicina ritiene che in questo momento di lotta, che vede contrapposto il M. U. al potere accademico, non sia utile la partecipazione (consultiva o deliberativa che sia) di uno studente ai Consigli di amministrazione, in quanto essa servirebbe unicamente a permettere ai professori di stabilire una mediazione fra loro e lo studente stesso, allo scopo di legalizzare votazioni e decisioni atte principalmente a consolidare i loro intere si.

Infatti non sarebbe permesso, per legge, allo studente che partecipa ai lavori dei consigli di facoltà, di pubblicizzare i verbali dei consigli, estraniando così lo studente stesso, completamente, dal movimento di massa, unica forza di opposizione al potere.

L'assemblea pertanto ritiene che l'unica forma di partecipazione e di controllo valido da parte degli studenti, sia quello di richiedere la pubblicazione dei verbali dei Consigli di Facoltà.

Tale pubblicazione può avvenire anche oggi, qualora ci fosse da parte del potere accademico volontà di attuarla, omettendo dal verbale dati riguardanti il numero dei presenti e la loro qualifica, cosi da poter considerare tale pubblicazione stralcio dell'intero verbale, come è permesso per legge.

L'Assemblea della facoltà di Medicina ricorda inoltre, che in altre sedi universitarie, come Milano, avvengono pubblicazioni di tale genere.

RICHIESTA DEL M. S. DI MEDICINA E PROSPETTIVE DI LOTTA

Documento della commissione di studio sui modi e le forme di lotta che devono guidare lo studente nella facoltà.

La Commissione di studio sui modi e le forme di lotta che devono guidare lo studente nella facoltà ha elaborato, dopo attenta analisi, questa serie di richieste, che sottopone al giudizio dell'assemblea:

1) Riconoscimento che gli studenti hanno il diritto di intervenire nel processo di controllo e difesa della loro qualificazione professionale attraverso l'assemblea permanente, controcorsi, seminari, conferenze; questo riconoscimento comporta la concessione permanente di aule per tempi determinati.

ESEMPIO: Aula di patologia per un pomeriggio alla settimana, con contemporaneo blocco delle attività accademiche.

2) Biblioteche aperte.

3) Diari di esami stabiliti dagli studenti.

4) Appelli mensili, da settembre a luglio (eliminazioni delle attuali Sessioni).

5) Pubblicazione dei bilanci.

6) La presenza consultiva nel Consiglio di Facoltà.

7) Diffusibilità dei verbali delle riunioni del Consiglio di Facoltà.

8) Riconoscimento delle rappresentanze elette dall'assemblea, come uniche rappresentative della volontà degli studenti di Medicina

9) Concessione in ogni Istituto di uno spazio riservato alle comunicazioni interne del movimento studentesco.

10) Abolizione della richiesta delle "presenze" durante le lezioni, e le esercitazioni.

11) Abolizione degli sbarramenti biennali.

Tali richieste non devono essere intese come obiettivi del movimento studentesco della nostra facoltà, bensì come strumenti di lotta a consentire al movimento stesso l'approfondimento dei temi di fondo.

Queste richieste rappresentano, secondo noi, la conseguenza di contraddizioni epidermiche, che trovano la loro ragione in contraddizioni più profonde che sono alla base di qualsiasi forma di ingiustizia riscontrabile nella società tutta.

La "scelta" dello studente e la "realtà" della facoltà

Lo studente della facoltà di medicina non ha di che essere soddisfatto in qualunque direzione volga lo sguardo.

Davanti a sé la professione medica, il mistero, scelta in base al mito corroso del prestigio della professione, alla necessità del ricambio nello studio paterno, a slanci umanitari che si spengono subito dopo.

Dietro di sé le scuole medie. Nel mezzo, al centro, la sua preparazione professionale, l'obbligo di studiare nel modo comandato, nell'interno della facoltà, senza la possibilità di capire la ragione di questo studio.

Nella facoltà lo studente vive e, purtroppo, spesso si adegua con un sorriso di pazienza, che lo distinguerà forse per tutta la vita, a tutta una seria di assurde contraddizioni.

Per chi invece non si adegua subito, si apre una lotta, che molto spesso, somiglia a quella di Don Chisciotte contro i mulini a vento.

Di fronte a questa situazione, come abbiamo detto, o ci si rassegna o si diventa lottatori (Don Chisciotte) di professione.

Persistenza delle Contraddizioni

Ma le contraddizioni rimangono; e bruciano sulla pelle, degli studenti. Che, senso ha allora lottare, se si legge nelle vecchie cronache del Mattino del 1901 che gli studenti in medicina scioperavano (erano cinesi?) per l'ottenimento del diario di esami? Non è questo lottare contro dei mulini a vento? Lottare nella vecchia maniera, con lo sguardo miope alle cose, non ha più senso. Non sono le cose che ci opprimono, ma gli uomini che stanno dietro alle cose e le usano (il potere), e l'uso che gli uomini fanno delle cose non è mai casuale, ma determinato e scelto.

Lotta di Potere

L'oppressione in cui vive lo studente è un prodotto di uomini e di gruppi di potere che cercano di usare la Facoltà di Medicina e quindi il medico per i propri profitti.

Al Maestro clinico serve un medico dequalificato (quello attuale) e servo fedele delle sue istruzioni.

Al padrone della fabbrica serve un medico efficiente che permetta con la sua assistenza il massimo sfruttamento dell'operaio.

Ai padroni della società serve un medico efficiente che elimini le disfunzioni morbose che il progresso (razionalizzazione dello sfruttamento) determina sugli uomini.

Attualmente gli uomini che muovono e creano le oppressioni. (i gruppi di potere) non sono d'accordo sull'uso del medico e tentano di eliminarsi e sostituirsi.

Ma la battaglia dei potenti non si risolve nel loro sangue, chi muore e sanguina sono sempre gli oppressi, ma nella proposta culturale, nel tipo di indirizzo scientifico della facoltà.

1) Indirizzo scadente=medico scadente=potere nelle mani dei clinici.

2) Indirizzo efficiente-razionale=medico macchina efficiente=rafforzamento del potere dei biologi.

L'immobilismo del M. S. fa’ il gioco del potere più arretrato dei nostri Maestri clinici.

La battaglia miope sulle cose, viene viceversa strumentalizzata dai nuovi padroni.

I clinici cercano di immobilizzare il M. S. attraverso le clientele, gli interni, eredi dalla nascita del potere, codificando la distribuzione delle categorie all'interno dell'Università (padroni e servi).

I biologi, nuovi padroni, cercano viceversa la cogestione del potere con gli studenti, che significa di fatto gestione del M. S. per i propri fini, in nome di un’Università di massa più efficiente che si adegui alle scelte più razionali del sistema.

In ogni caso si richiede un medico senza cervello, la bestialità dell'obbedienza l'accettazione di tutto ciò che è, affermando che ciò esiste è logico per il semplice fatto che esiste.

Senso di una Richiesta

Se le contraddizioni diventano cosi evidenti da cominciare a far dubitare della logicità di certe cose, il potere (i gruppi economici, i partiti) ci garantisce che è nelle sue capacità di accontentare gli scontenti, ci garantisce il nostro essere bestia.

Né noi vogliamo, a priori, dubitare che il potere non sia in grado di far diventar buono il sistema: quello che noi chiediamo al potere, che afferma che il sistema è in sostanza buono e che basta eliminare qualche contraddizione per far venire fuori questa sostanza, è di eliminarle, queste contraddizioni, per dimostrare ciò.

Dal canto nostro vi dev'essere la premura di rompere questo cerchio (le lotte su obiettivi che sono il paravento di una sostanza, che noi definiamo cattiva, e il potere buona) allungando la vista, risalendo dalle ombre alle cose, dalle cose a chi le muove.

Questo è il senso delle nostre richieste: una sfida al potere a dimostrare che l'eliminazione di certe contraddizioni faccia divenire il sistema buono a noi che viceversa crediamo che alla base della scontentezza umana vi sia una realtà di sfruttamento dell'uomo sull'uomo, di pochi uomini su molti uomini.

Napoli: Istituto di Patologia Generale Occupato

Maggio 1968