Biblioteca Multimediale Marxista


TERZA PARTE



26.

E allora a questo punto non mi ricordo più dove ero rimasto in tutta questa storia anche perché ci sono un sacco di cose che non mi ricordo che non mi ricordo più bene precisamente come sono successe e ci sono anche un sacco di cose che non si possono ricordare che si possono solo dimenticare non è che qui io voglio raccontare tutta la storia della mia vita e neanche voglio raccontare tutto quello che è successo in questo periodo in cui sono successe tante cose diverse di tutti i tipi contradditorie che metterle tutte insieme cercare di dargli un senso mi sembra proprio impossibile ma quello che mi interessa qui adesso è soltanto raccontare ma cosi dal mio punto di vista naturalmente queste storie che mi sono successe cosi perché forse adesso vale la pena di raccontarle

a scuola era successo che dopo che l'avevamo cacciato il preside Mastino se n'era andato e i professori si erano dovuti adattare il loro potere era crollato avevamo ottenuto le assemblee avevamo ottenuto tutto niente più interrogazioni niente più registri sospensioni giustificazioni eccetera la scuola era scoppiata in breve tempo era diventata una scuola aperta ci veniva gente di tutti i tipi amici e studenti di altre scuole operai che non andavano al lavoro ci venivano disoccupati invece di andare al bar e emarginati vari invece di andare in giro li chiamavamo esterni tutti questi e così la scuola era diventata una fiera un bazar ci si giocava a scacchi a carte ci si portava da bere gli spinelli e i professori assistevano impotenti senza osare alzare un dito a tutto quello sfacelo

uno di questi esterni era Nocciola che ormai a scuola ci veniva tutti i giorni Nocciola campava rubacchiando nei supermercati e nei negozi fregava di tutto anche quello che non gli serviva perché poi lo rivendeva e la scuola era diventata un po' il suo mercato addirittura c'era chi gli prenotava dei mocassini o un giradischi e poi anche noi che non avevamo soldi e che adesso ci rompeva le balle chiederli a casa per fortuna c'era Nocciola che ci insegnava mille sistemi per campare con pochi soldi e per trovarne un po' rubavamo in massa nelle librerie e poi vendevamo i libri alle bancarelle falsificavamo i tesserini delle mense Nocciola sapeva aprire le cabine del telefono e girava sempre con chili di gettoni nelle tasche pagava tutto in gettoni andava al cinema e pagava in gettoni

poco a poco abbiamo cominciato anche a vendere la scuola abbiamo cominciato a smontarla proprio a smontarla e a vendere la roba pezzo per pezzo lampade macchine da scrivere sedie sgabelli le enciclopedie della biblioteca il materiale del laboratorio di chimica e di fisica le bacheche e gli armadietti non è rimasto più niente nella scuola una volta hanno ricomprato tutto nuovo ma noi abbiamo venduto tutto un'altra volta e così hanno lasciato perdere i professori non lasciavano neanche più la macchina al parcheggio se no gli sparivano le gomme la scuola era ormai diventata uno spazio vuoto vuoto anche d'interessi completamente estraneo da cui a un certo punto ci siamo resi conto che bisognava uscire per andare a svuotare qualcosa d'altro e così non ci siamo più andati e abbiamo cominciato a vivere nella sede

quando abbiamo preso la sede è successo che eravamo andati nella sede di un gruppo marxista leninista per chiedere la possibilità di utilizzarla per le nostre riunioni era una sede molto grande cinque o sei stanze era al pianterreno di un vecchio stabile del centro era tenuta benissimo c'era il parquet lucidato un ambiente molto decoroso con le tende rosse però era molto triste quelle grandi stanze vuote e un odore di chiuso e di chiesa sui muri c'erano enormi manifesti cinesi incorniciati sotto vetro manifesti di operai e contadini cinesi molto muscolosi e sorridenti sempre col pugno alzato e grandi striscioni appesi per tutta la lunghezza delle pareti viva l'eroica vittoria del popolo cambogiano c'era una sala adibita a centro culturale il centro culturale Antonio Gramsci c'era scritto sulla targhetta lucida della porta

quando abbiamo suonato c'era lì solo un compagno che stava ordinando i libri della biblioteca quasi tutti edizioni cinesi delle opere di Mao e Stalin e altre cose cosi e ci ha annunciati al compagno segretario che stava nel suo ufficio dietro una scrivania lucida dove c'era il telefono il segretario era un personaggio piccoletto con un gran pancione sempre molto serio con una gran pastrano grigio che non si levava mai, gli abbiamo detto cosa volevamo ma lui si è messo a parlare di linea politica facendoci una grande tirata sulla linea politica del suo partito voleva un confronto politico ma a noi del confronto politico non ce ne fregava niente in quel periodo c'erano un sacco di lotte in piedi e questi qui non si erano mai visti e adesso veniva a chiederci il confronto con la linea politica del loro partito

non ce ne fregava niente ma abbiamo dovuto ascoltare tutta la sua tirata trionfalista sul suo partito guardavamo il telefono sperando che suonasse per interromperlo però non suonava mai ma poi ci dice che però in quella particolare congiuntura di fase la presenza del partito in città si era affievolita per l'espulsione di alcuni militanti per deviazionismo di destra e di sinistra però avevano tre operai attivi come cellula del partita in due fabbriche e uno studente ma questo studente nell'ultimo periodo frequentava gentaglia che si ritrovava alla stazione e addirittura si sospettava che si drogava e alla fine il compagno segretario si è lasciato andare dicendo che non aveva più i soldi per pagare l'affitto e anche il telefono era tagliato e i tre operai ne avevano pieni i coglioni di tassarsi i salari ogni mese per pagare la sede cosi ci siamo messi d'accordo che loro ci passavano tutte le stanze meno una e così è stato

loro in tre o quattro hanno alzato un muro per isolare la loro stanza dalle altre e hanno fatto un'entrata autonoma ma dopo tutto questo lavoro non li abbiamo più visti né sentiti finché ci siamo accorti che non venivano più e allora abbiamo buttato giù il muro e abbiamo usato anche la loro stanza subito nel giro di pochissimi giorni c'è stato un grande afflusso di persone tutta la gente sparsa del movimento ha cominciato a affluire lì è arrivato di tutto operai studenti disoccupati donne freak vecchi compagni dei gruppi extraparlamentari anarchici era un luogo diverso dalla classica sede dei gruppi quella era una sede di movimento e dato che era grande offriva molti spazi per tutte le differenze

avevamo ereditato tutto l'arredamento degli emme elle le loro sedie le loro scaffalature i loro armadi il telefono invece se l'era portato via il compagno segretario avevamo ereditato i grandi manifesti cinesi incomiciati con Mao che passeggia sorridente in mezzo alla campagna seguito da drappelli di contadini chi con la falce chi col forcone chi col fucile e li abbiamo lasciati li la sede era sempre aperta si faceva finta di chiuderla la sera accostando la porta ma in realtà le chiavi non esistevano c'era gente che andava gente che veniva in continuazione c'erano riunioni di operai di studenti di precari di ospedalieri di donne ma anche gruppi che venivano li con le chitarre i flauti e il resto a suonare a fumare gli spinelli a fissare gli appuntamenti per la serata era diventata una tappa obbligata nella giornata di tutta la gente

i compagni ovviamente utilizzavano anche la sede come luogo dove elaborare i vari sistemi per non pagare le bollette della luce del gas del telefono i sistemi per non pagare i trasporti per sabotare le macchinette dei biglietti degli autobus per falsificare i biglietti dei treni per sabotare i contatori della luce eccetera erano cose che partivano spontaneamente da individui o da piccoli gruppi e che comunicandosele avrebbero poi portato a organizzare vere lotte di massa su queste cose per esempio si era presa l'abitudine di andare la domenica al cinema gratis in cinquanta sessanta si entrava tutti di prepotenza o al massimo se si capiva che avrebbero chiamata la polizia si scendeva al patto della colletta una somma irrisoria del tutto simbolica

stessa cosa per i negozi di lusso del centro entrare in trenta quaranta in un negozio di ricchi già di per sé intimidiva mica male e senza neanche fare le cose troppo in fretta era semplicissimo portarsi a casa un piatto dello stereo una piastra un giubbotto di pelle una macchina fotografica eccetera stessa cosa per le lotte dei trasporti si viaggiava a gruppi numerosi e si dichiarava che non si pagava distribuendo poi alla gente dei volantini per invitarli a fare lo stesso finché diventava un'abitudine e il bigliettaio neanche più chiedeva il biglietto ai compagni neanche quando erano soli in un primo tempo la società degli autobus ha pensato di mettere delle guardie sugli autobus ma poi ha dovuto rinunciare perché a questo costo doveva sommare quello delle devastazione delle stazioni e anche quello di un paio di autobus andati in cenere una notte

la nostra sede era in pieno centro e tutta la zona circostante era di fatto occupata da noi ci circolava gente del movimento fuori sulle panchine del giardinetto stazionavano per tutto il giorno gruppi di compagni a circa duecento metri c'era un grande magazzino che era quotidianamente visitato da gruppi di compagni quelli della direzione del grande magazzino a un certo punto hanno pensato di reagire a quella spudorata razzia quotidiana e hanno messo lì un gran numero di guardioni questi un giorno si sono messi a correre dietro a dei compagni che avevano rubato della roba da mangiare gli hanno corso dietro anche fuori e allora i compagni si sono messi a correre verso la sede e hanno cominciato a gridare è stato un attimo allarme generale tutti fuori con le bandiere che in realtà erano manici di piccone con attaccata una strisciolina rossa

i guardioni non se lo aspettavano hanno frenato a pochi metri dalle prime bandiere retromarcia e via però hanno saputo il nome di una nostra compagna e l'hanno denunciata e per paura di una reazione da parte nostra hanno chiesto due auto con gli sbirri davanti all'entrata allora le compagne hanno deciso una bella mossa si sono messe tutte vestite bene e sono entrate in venti trenta nel grande magazzino e una volta dentro hanno cominciato a girare nel reparto abbigliamento con delle lamette e zac zac giacche maglioni gonne pantaloni impermeabili vestiti mantelli un vero disastro milioni di danni e poi se ne sono uscite tranquille nessuno si è accorto di niente le macchine della polizia sono rimaste di guardia per altre due settimane e intanto la gente andava a rubare in un altro supermercato e poi tutto è ricominciato anche li di nuovo un'altra volta

in un primo tempo la sede è stata utilizzata dalla massa del movimento principalmente per queste attività alcuni addirittura utilizzavano la sede come abitazione provvisoria quelli che magari il giorno prima se ne erano andati di casa diventava il loro bivacco notturno tiravano fuori dall'armadio il loro sacco a pelo che poi la mattina lo riarrotolavano e lo rinfilavano nell'armadio c'erano i bagni e il riscaldamento e in una stanza si è ricavato anche un bar il momento dell'incontro di tutti era l'assemblea generale che si teneva nella stanza più grande circa ogni settimana tutti insieme pigiati si discutevano insieme le cose che i vari collettivi avevano intenzione di fare o avevano fatto nella settimana e ci ponevamo il problema di come utilizzare la forza che ci eravamo costruita per generalizzare l'offensiva nelle fabbriche nelle scuole negli ospedali nei quartieri nelle piazze e preparavamo i volantini

generalizzare l'offensiva significa radicalizzare l'insubordinazione a qualsivoglia gerarchia esercitare la nostra creatività distruttiva contro la società dello spettacolo sabotare le macchine e la merce che sabotano la nostra vita promuovere scioperi generali selvaggi a tempo interminato riunirsi sempre in assemblea in tutte le fabbriche della separazione eleggere delegati sempre revocabili dalla base collegare costantemente tutti i luoghi di lotta non trascurare tutti i mezzi tecnici utili alla comunicazione liberata dare un valore d'uso diretto a tutto ciò che ha un valore di scambio occupare in permanenza le fabbriche e gli edifici pubblici organizzare l'autodifesa dei territori conquistati e avanti musica


27.

La cella d'isolamento aveva due metri per tre di lunghezza una branda di ferro fissata a terra un materasso di gommapiuma un cuscino di gommapiuma due lenzuola una federa per il cuscino una coperta marrone un lavandino di ceramica bianca sporco e non c'era altro e sulla parete di fondo di fronte alla porta c'era una finestra sbarrata dietro alla finestra una rete che dà su un cunicolo che permette appena il passaggio di una persona ma da molto tempo non ci deve più essere passato nessuno dalla quantità di polvere sporcizia e ragnatele accumulate la cella è illuminata da una luce piuttosto forte che proviene da una lampadina che non si vede ma che si deve trovare nel corridoio sopra la porta e la luce filtra attraverso una grata di ferro quadrata di circa trenta centimetri di lato

il pavimento è una colata di cemento solcata da crepe di diverse dimensioni le crepe sono piene di polvere di mozziconi di sigarette di pezzi d'intonaco di sporcizia i muri che una volta dovevano essere bianchi hanno un colore giallo sporco e pezzi di intonaco si staccano qua e là dappertutto dopo avere formato prima delle bolle per via dell'umidità le bolle si gonfiano poi si spaccano poi pezzi d'intonaco cominciano a staccarsi e a cadere si staccano anche dal soffitto basso e irregolare e cadono in mezzo alla cella sul muri scritte di ogni genere scavate nell'intonaco con le unghie o bruciate con le sigarette le scritte sono moltissime intricate sovrapposte semicancellate fino a confondersi

in basso sulla sinistra a livello del pavimento una porticina di ferro alta trenta quaranta centimetri socchiusa la apro c'è un piccolo vano e dentro c'è un secchio di metallo tutto rugginoso da dove esce una puzza nauseabonda dentro ci sono ancora residui di merda e di piscio scarafaggi insetti schifosi con un calcio chiudo lo sportello non cagherò mai lì dentro impossibile adesso non devo cagare ma devo pisciare vado a pisciare nel lavandino anche quello piuttosto schifoso tutto scrostato e pieno di crepe che si può spaccare da un momento all'altro faccio scorrere a lungo l'acqua dallo sportello è venuta fuori una puzza che mi fa quasi vomitare ma forse la puzza c'era già prima e non me n'ero accorto è la puzza di quel sotterraneo

una puzza nauseabonda dì piscio di merda di vomito di chiuso provo a trattenere il respiro per qualche secondo ma è la stessa cosa non cambia niente anzi quando riprendo a respirare è peggio mi guardo in giro ma non c'è niente da guardare mi siedo sul letto e ascolto sento solo il passo lento e strascicato di una guardia su e giù per il corridoio a differenza della cella in questura qui c'è silenzio ma forse il silenzio è peggio mi guardo le mani nere d'inchiostro provo a lavarmele con l'acqua del lavandino ma non c'è neanche un pezzetto di sapone e l'acqua scorre via sull'inchiostro impermeabile allora penso di raschiarlo via con uno dei pezzi d'intonaco che si staccano dalle pareti ma è inutile ci rinuncio e torno a sedermi sul letto cosa faccio adesso mi chiedo e adesso cosa faccio

cosa si fa qua dentro per fare passare il tempo e poi penso che non so nemmeno quanto tempo dovrò passare qua non so nemmeno cosa devo aspettare no ecco l'avvocato devo aspettare l'avvocato uscirò dalla cella per vedere l'avvocato ma poi dovrò tornarci ancora e mi prende una sensazione di oppressione come se qualcosa mi schiaccia i polmoni il cuore lo stomaco tutto dentro tutto chiuso compresso un blocco doloroso mi guardo le mani nere devo stare attento dove le appoggio per non sporcare dappertutto i vestiti le lenzuola ma non h niente da prendere in mano non mi hanno lasciato niente solo un pacchetto a metà di sigarette ma non l'accendino cosa m servono le sigarette se non ho niente per accenderle

sento il rumore della chiave che s'infila nella porta due giri la porta si apre appare il capoposto con due guardie ai lati e mi dice che devo andare dal dottore io esco senza fare domande perché indovino che è la prassi andiamo fino in fondo al corridoio e arriviamo all'ultima cella che è stata trasformata in infermeria se così si può chiamare con dentro un lettino coperto da un telo di plastica trasparente una scrivania e un armadietto di plastica con dentro qualche scatola di medicinale il dottore è giovane la faccia antipatica e infastidita mi guarda appena di sfuggita poi scrive su una scheda le mie generalità e comincia a chiedermi le malattie dell'infanzia e dell'adolescenza

morbillo orecchioni varicella tutta quella roba li legge su una lista tirando via veloce come un treno non sta neanche a aspettare che rispondo fa un segnetto a tutte le righe della lista e alza la testa solo alla domanda se ho delle malattie infettive gli rispondo di no e allora quello ha finito fa uno scarabocchio in fondo alla scheda e un gesto alle guardie per dire che possiamo andarcene il tutto è durato un minuto sono di nuovo nella mia cella il cancello e la porta metallica sbattono alle mie spalle resto lì un po' in piedi poi decido di fare il letto faccio tutto molto lentamente ci metto il doppio o il triplo del tempo che ci metterci di solito per cercare di occupare più tempo possibile

quando arrivo alla coperta mi rendo conto che non deve essere lavata da mesi appena la smuovo si alza un sacco di polvere pesa il doppio tanto è piena di polvere macchie di roba secca la coprono un po' dappertutto fa veramente schifo ma fa freddo e non posso rinunciare alla coperta e la stendo ugualmente sopra le lenzuola mi stendo sul letto e comincio a leggere le scritte sui muri cercando di fissare una scritta dopo l'altra di decifrare le scritture di leggere tutto quel groviglio di macchie e di sporco a stare sdraiati sembra che la puzza sia più forte mi alzo torno a sdraiarmi tre o quattro volte finché mi convinco che è la stessa cosa o che almeno non c'è una grande differenza

mi rimetto a guardare le scritte ci sono date e firme date fino a due anche a tre anni prima firme con saluti insulti alle guardie insulti a altri nomi e ricorre spesso la parola infame infame questo infame quello galera infame poi nomi di donne con cuori frasi d'amore poesie disegni di cazzi e di fighe qualche falce e martello qualche fascio slogan politici di sinistra e di destra qualche stella a cinque punte con scritto BR disegni e scritte modificati stravolti e poi dappertutto macchie di sporco schizzi strisce e virgole color marroncino mi viene in mente che potrei scrivere qualcosa anch'io quelli che avevano fatto quei segni li avevano fatti perché non avevano niente da fare come me per passare il tempo ma non mi viene in mente niente che potrei scrivere su quei muri

il tempo passa non mi rendo conto della velocità con cui passa il tempo non posso controllarlo perché mi hanno portato via l'orologio e non si vede la luce del giorno a un certo punto si riapre lo spioncino appare una faccia nuova mi fa cenno di avvicinarmi e mi passa un piatto di plastica e un bicchiere di plastica mi chiede se voglio la minestra cerco di guardare fuori dallo spioncino per vedere di che minestra si tratta fuori c'è un carrello di ferro con su un enorme pentolone un enorme mestolo infilato in una brodaglia rossastra dico che non lo voglio e allora quello mi passa un sacche di plastica con dentro un pezzetto di formaggio secco e mele verdi raggrinzite e un pezzo di pane quello almeno fresco

lo spioncino si richiude sento il rumore del carrello che si allontana appoggio il mio pranzo sul giubbotto perché la coperta mi fa schifo lavo le mele sotto il rubinetto ma non ho fame anche se non mangio da ieri mattina però mangio lo stesso mangio lentamente rigirandomi il cibo in bocca penso che anche per mangiare è meglio metterci più tempo possibile ma penso anche che deve essere solo mezzogiorno visto che mi hanno portato da mangiare che sono passate solo p che ore ho freddo l'umidità mi entra nelle ossa sento brividi nella schiena mi rimetto il giubbotto con la fodera tutta strappata dalle perquisizioni faccio un po' di movimento per riscaldarmi provo a misurare quanti passi posso fare nella cella quattro passi per il lungo quattro passi e mezzo per il largo e dietrofront troppo pochi poter fare passare il tempo così e così torno a sdraiarmi


28.

La manifestazione parte con il nostro gruppo che sta nelle prime file con Talpa il sindacalista della fabbrica occupata ci sono dei tamburi e dei campanacci che fanno un rumore d'inferno prima passiamo per il paese tutta la gente è fuori a guardare per le strade sui marciapiedi alle finestre in questo paese non c'è mai stata una manifestazione noi lanciamo slogan un po' duri e tutti gli operai e le operaie li riprendono subito e si divertono gridando un nuovo modo di fare la produzione sotto le presse mettiamoci il padrone su su i prezzi vanno su prendiamoci la roba e non paghiamo più facciamo tutte le strade del paese un pullmino dei carabinieri segue a distanza usciti dal centro del paese ci dirigiamo verso le fabbrichette alcune sono chiuse sapendo della manifestazione e delle intenzioni di fare casino circolate la sera prima nei bar e molti operai non si sono presentati al lavoro

così succede per tre o quattro fabbrichette poi Pepe che è poco convinto fa il giro della quarta fabbrica vede che dietro sono posteggiate le automobili che hanno nascosto le automobili e chiuso i cancelli per far credere che la fabbrica era chiusa Pepe avvisa la prima fila del corteo e in un attimo la voce arriva fino in fondo dietro front si arriva davanti al cancello tutti gridano fuori crumiri ruffiani vigliacchi un casino d'inferno con tamburi e campanacci ma da dentro niente silenzio Cotogno con Ortica Valeriana e gli altri fanno il giro da dietro salgono sulla cancellata e tirano qualche sassata contro le automobili rutti indovinano cosa succederà e Talpa scatta verso il retro ma alcuni operai lo prendono per le braccia e gli dicono di lasciar fare che quelli sono facce di merda

gli operai che erano dentro escono sul piazzale uno alla volta spiando prima dal portone di ferro semiaperto il più anziano si avvicina alla cancellata con tutti che gli urlano . addosso lui parla con il sindacalista che deve conoscere dice che non lo sapeva che c'era sciopero se no lui lo avrebbe fatto si mette d'accordo col sindacalista usciranno tutti e noi staremo li per controllare fino alla fine i crumiri salgono sulle loro automobili e escono mentre tutta la gente fuori dal cancello fa corridoio devono per forza andare a passo d'uomo e si vede dalla faccia che hanno paura con i finestrini alzati e le sicure abbassate sputi sui finestrini qualche calcio sulle fiancate le donne sono le più infuriate fermano qualche macchina mettendosi davanti e agitando i pugni

se ne vanno via e noi riprendiamo il corteo altra fabbrichetta e anche qua altra gente che lavora però a non si sono neanche preoccupati di nascondere le auto lo fanno proprio spudoratamente gli animi sono accesi ma quelli appena sentono il casino escono subito si giustificano sempre allo stesso modo dicendo che non sapevano dello sciopero si va avanti cosi fabbrichetta per fabbrichetta alcune sono veramente chiuse in altre gli operai escono prima che arriviamo e qualcuno addirittura aspetta il corteo e si mette dentro anche lui arriviamo in una fabbrichetta dell'indotto una di quelle in cui si fa il lavoro della fabbrica occupata per la quale manifestiamo il cancello è aperto irruzione dentro i reparti un piccolo corteo interno confuso perché non ci si sta dentro tutti

si sentono rumori e tonfi il materiale plastico viene rovesciato per terra Lauro si prende a botte con un crumiro che non vuole uscire vengono divisi quasi subito poi il crumiro esce prendendosi un fazzoletto sul naso da cui cola il sangue non facciamo in tempo a spazzolare la palazzina dove ci sono gli uffici perché gli impiegati sono già scappati tutti e riprendiamo il corteo verso un'altra fabbrica dell'indotto questa è un po' più grande delle altre ci saranno una trentina di operai ma non tutti sono al lavoro anche li calci e bastonate alle macchine un finestrino va in frantumi Talpa corre avanti e indietro a calmare gli animi e Cotogno questa volta s'incazza e gli dice piantala di fare il pompiere

i cancelli sono chiusi si fa casino per farli aprire dall'ingresso vengono fuori i due padroncini con l'aria da incazzati e per fare un gesto di sicurezza aprono il cancello e si mettono a parlare con Talpa la gente dietro però preme e fa irruzione i due padroncini scappano e si fermano davanti alla grande porta a vetri facendo scudo con il loro corpo dietro si vedono i crumiri che hanno smesso di lavorare e che sbirciano fuori i due padroncini si rimettono a discutere con Talpa che fa il deciso oggi non si lavora fuori tutti sono già venuto qui a parlare di questo problema se qui si lavora si boicotta la nostra lotta per tenerci il posto il lavoro perché voi qui con gli straordinari fate il nostro lavoro della nostra fabbrica che abbiamo occupato e boicottate la nostra lotta

i due padroncini non ne vogliono sapere uno guarda il pullmino del carabinieri fermo a una trentina di metri e dice adesso chiamo i carabinieri Talpa risponde i carabinieri vedono benissimo quello che stiamo facendo e non intervengono perché ho parlato anche con loro e li ho informati mi sono assunto la responsabilità che non succederanno incidenti ma voi dovete fare uscire gli operai i due padroncini non ne vogliono sapere e dicono che non abbiamo il diritto di fare quello che stiamo facendo dietro gli operai cominciano a perdere la pazienza qualcuno spinge basta basta entriamo Talpa va avanti ancora a discutere con tutti gli operai dietro che urlano partono le prime sassate si sentono i vetri del capannone che si rompono

i due padroncini fanno ancora di più gli incazzati Talpa finta di niente e va avanti a discutere io sono proprio dietro a lui di fianco a Cotogno e a Ortica ho in mano una bandiera con un grosso bastone gli operai dietro continuano a spingere sento i vetri che si rompono e senza neanche pensarci spingo con forza il bastone contro la vetrata succede il finimondo la vetrata viene giù tutta insieme un pezzo di lastra stacca dall'alto e cade piatto sulla testa di Talpa frammenti rimbalzano addosso a me e agli altri che sono vicini sulla testa pelata del sindacalista si apre un taglio che si colora subito rosso cazzo non credevo che era così fragile forse non era messa su bene

uno dei due padroncini quello che voleva chiamare i carabinieri crede che sia stato Cotogno a rompere la vetrata e gli pianta un cazzotto sul naso Ortica scatta come una molla alza con le due mani la bandiera e gliela cala secca sulla testa sento il colpo vedo gli occhi che strabuzzano poi le gambe gli cedono e cade giù secco l'altro padroncino resta impietrito perché Ortica ha già alzato la bandiera un'altra volta sopra la si testa però non l'abbassa Talpa si stacca le mani dalla testa e guarda le dita sporche di sangue un po' inebetito c'è un attimo di silenzio di stupore da parte di tutti il padroncino prende il suo socio sotto le ascelle e lo tira verso la parete

da dietro si spinge e si entra tutti i crumiri scappano uscendo dalle porte laterali ma nessuno li rincorre ci si sfoga sulle cose come nella fabbrica di prima anche di più tutto il materiale plastico viene rovesciato per terra sparsi dappertutto si rompono tutti i vetri del finestroni è la fabbrica dove lavoro io questa merda mi dice Verbena i più incazzati quelli che sfasciano di più sono i giovani e le donne ma anche gli altri sono d'accordo perché non dicono niente non cercano di fermarli quando usciamo il pullmino dei carabinieri è sempre li immobile non sono neanche scesi

i due padroncini sono scomparsi il corteo si riforma e si spazzolano altre fabbrichette ma non succedono più incidenti il taglio sulla testa di Talpa non è profondo come sembrava in un primo momento ma lui fa l'incazzato con noi perché lo sa che c'eravamo noi dietro di lui quando è venuta giù la vetrata ma non ci dice niente fa solo l'incazzato e non ci caga torniamo alla mensa della fabbrica occupata e si decide di fare un volantino da distribuire in paese per spiegare quello che è successo lo scriviamo e facciamo girare il testo che è approvato da tutti si minacciano altre spazzolate se nei prossimi giorni si verrà a sapere che continua il lavoro straordinario nelle fabbrichette dell'indotto poi andiamo a gruppi a distribuire il volantino per le strade nei negozi e nei bar del paese

29.

La luce sopra la porta è forte e mi picchia negli occhi per dormire mi devo voltare sulla pancia o mettermi il cuscino sulla faccia ma non avevo sonno e cosi mi sono messo a pensare ai compagni che a quest'ora si saranno tutti mobilitati per mio arresto staranno discutendo in sede staranno facendo delle cose per farmi uscire di qua staranno parlando con l'avvocato mi immagino come la notizia ha fatto il giro velocemente subito dopo il mio arresto telefonate incontri riunioni a quest'ora già tutto il movimento saprà del mio arresto adesso tutti si stanno organizzando per tutte le cose da fare quando penso ai compagni mi sento un po' meglio appena potrò scrivere li metterò al corrente di tutto sono anni che non scrivo una lettera provo a pensare a tutti quelli a cui devo scrivere sono troppi meglio che scrivo delle lettere collettive

penso che dovrò scrivere anche ai miei me li immagino lì a casa angosciati preoccupati da questa storia che non potevano aspettarsi anch'io non me l'aspettavo anche se qualche volta ci avevo pensato ma mi sembrava una cosa remota anche se possibile e che comunque non valeva la pena starci lì a pensare allora è anche per questo che adesso sono così stupito e incredulo e soprattutto così impreparato adesso che è successo ma i miei non se lo potevano proprio immaginare che io potevo avere a che fare con la giustizia per loro io ero un marziano un visionario un illuso ma innocuo incapace di fare del male a qualcuno speravo che erano andati da loro i compagni per tranquillizzarli per dargli un po' di sicurezza io a loro non avrei proprio saputo come scrivere non sapevo come comunicare con loro

lo spioncino si riapre è il capoposto che mi fissa in silenzio senza parlare passa qualche istante io gli faccio un cenno con la testa come per domandare che c'è lui sta zitto ancora un po' poi mi chiede non sarai mica stato tu a ammazzare il nostro maresciallo due mesi fa io rispondo che non ho mai ammazzato nessuno che sono lì per un errore che presto si chiarirà il capoposto fa la faccia sorpresa e dice che quelli come me che lui ha visto finora non dicono mai che non c'entrano e che non hanno fatto niente dicono solo che sono orgogliosi di essere dei comunisti che lottano contro lo stato e che sono i comuni che invece dicono sempre che sono innocenti anche quando li hanno presi sul fatto

resto lì imbarazzato non vorrei avere fatto una cazzata ho come il senso di avere trasgredito una norma di comportamento che devono avere i compagni in carcere il capoposto intanto si mette a raccontarmi che il maresciallo ammazzato era una brava persona che aveva figli e famiglia che quello che dicevano nel volantino quelli che l'hanno ammazzato non era vero per niente dice che quello non aveva nessuna squadra di picchiatori che non aveva mai picchiato o fatto picchiare nessuno che era una brava persona umana eccetera e continua a spiegarmi che loro sono tutti brave persone che è un errore prendersela con loro perché bisogna capire che loro fanno quel mestiere solo per campare perché devono dare da mangiare alla loro famiglia

che non è colpa loro se c'è la disoccupazione che loro so primi a volersene andare di lì se gli viene data un'altra possibilità che loro sono venuti su dal sud dove non c'è lavo che non hanno studiato e per questo non possono che quei lavori lì ma che lo fanno con il rispetto delle persone e che non è con loro che bisogna prendersela perché loro eseguono solo degli ordini e che sono obbligati a eseguirli che è coi politici che noi dobbiamo prendercela non con loro loro sono d'accordo che le cose cosi fanno schifo e che bisogna cambiarle perché anche loro capiscono che così non si può più andare avanti ma che noi non dobbiamo sparare addosso a loro ma a chi comanda davvero a chi è il vero responsabili della situazione il capoposto va avanti così e non la smette più

mentre continuava così mi sembrava di sentire le stesse motivazioni le stesse cose che dicevano i crumiri che facevano gli straordinari quando andavamo davanti alle fabbriche per fare i picchetti per non farli entrare ma qui c'era in più l'ingenuità con cui diceva quelle cose dove si capiva che non erano idee sue che erano idee che aveva preso parlando con dei compagni erano gli argomenti rozzi della propaganda di base le frasi fatte e tutto questo diventava le sue giustificazioni ma punto era il motivo perché mi faceva tutto questo discorso questo era il punto e evidentemente me lo faceva perché aveva paura di fare la fine di quel suo collega che era stato ammazzato e voleva tenersi buono chi direttamente o indirettamente poteva costituire per lui una minaccia

e io in quel momento per come stavano le cose avevo con come un rapporto di forza in mio favore io allora non conoscevo proprio niente del carcere ma cominciavo a intuire che quello era un altro mondo con altre regole e altre logiche che dovevo imparare il più in fretta possibile perché lì dentro insieme all'aria di merda di piscio di vomito annusavi anche un'aria di paura costante di minaccia di pericolo dunque era meglio essere cauti essere prudenti meglio un eccesso di prudenza che un errore che poteva avere conseguenze che non mi potevo immaginare sentivo istintivamente il pericolo anche nel discorso del capoposto magari era stato mandato li per sondarmi per vedere che tipo ero e come la pensavo e la cosa migliore da fare era allora non scoprirsi rimanere nel vago ma poi anche volendo cosa avrei avuto da rispondere a quel discorso del capoposto

mi sono quindi limitato a guardarlo che parlava finché ha smesso perché una guardia lo chiamava io speravo di non vederlo tornare ma quello aveva lasciato aperto lo spioncino e infatti un minuto dopo si è riaffacciato ma prima di lasciarlo riattaccare gli ho chiesto se poteva darmi dei fiammiferi perché mi avevano lasciato le sigarette ma senza fuoco non potevo accendere allora il capoposto mi dice che il regolamento vieta a quelli in isolamento di tenere i fiammiferi perché è già capitato che qualcuno ha dato fuori di testa e ha dato fuoco al materasso che è di gommapiuma e brucia in un attimo e fa un fumo che ti soffoca in pochi minuti e se capita di notte quando le chiavi delle celle sono su in rotonda si rischia un incendio che brucia tutti dentro le celle

quando vuoi accendere chiama le guardie picchia sullo spioncino e loro ti fanno accendere visto che il capoposto era così disponibile a darmi delle informazioni gli chiedo anche quanti giorni devo rimanere li in isolamento lui si stupisce della domanda non sapeva quanti giorni dovevo restare in isolamento sapeva solo che ero in isolamento giudiziario in attesa dell'interrogatorio e che prima di allora non potevo avere rapporti con nessuno né all'esterno né all'interno del carcere non potevo salire ai raggi né andare all'aria con altri nemmeno con altri che erano in isolamento come me e non potevo avere colloqui con l'avvocato e con i parenti fino all'interrogatorio e che siccome lo ero un politico l'isolamento era ancora più rigido queste erano le consegne che lui aveva ricevuto dai suoi superiori che a loro volta le avevano ricevute magistrati

e come per riprendere il discorso di prima mi fa ammiccante vedi che non siamo noi a mettervi in queste condizioni non le prendiamo noi queste decisioni hai capito chi è che le prende io gli chiedo quanto tempo passa in genere prima dell'interrogatorio col giudice e lui mi dice che può arrivare fino a quaranta giorni dal giorno dell'arresto io penso che non è passata nemmeno mezza giornata e sono già in questo stato non riesco nemmeno a immaginarmi quaranta giorni il capoposto mi fa accendere e poi io per fargli capire che non ho più voglia di parlare gli giro le spalle e vado verso la branda allora lui chiude lo spioncino e se ne va mi sdraio e fumo piano la sigaretta assaporando ogni boccata e senza neanche accorgermi mi addormento

mi risveglio ancora per lo spioncino che si apre di colpo una faccia grassoccia batte con una biro sulla porta e dice due volte spesa la guardia ha in mano un pezzo di compensato con appiccicata una lista di generi alimentari e altro io gli chiedo che cosa posso ordinare e lui mi dice che ne so un po' spazientito mi vengono in mente le sigarette e dell'acqua minerale e ordino quella roba li lui ha in mano un modulo con mio nome e il mio numero di matricola e scrive sigarette e acqua minerale e poi richiude lo sportello dicendo che mi porteranno la roba il giorno dopo lo mi rimetto un po' sul letto ma non riesco a riaddormentarmi allora mi alzo e picchio col palmo della mano sulla porta non arriva nessuno allora grido guardia guardia due o tre volte lo spioncino si apre e una guardia mi fa accendere con un accendino e poi richiude

quando lo spioncino si apre mi sembra per un attimo di non essere chiuso in quel buco e per un attimo mi fa sentire meglio la sera torna il detenuto che porta il cibo una pastasciutta scotta con un sugo rosso acido una forchettata con la forchetta di plastica e lascio lì tutto e mi rimetto a dormire nella notte si sentono ogni tanto delle urla dalle celle intorno si sente gente che chiama la guardia che non arriva la luce è rimasta accesa e mi picchia dritta negli occhi se sono sdraiato sulla schiena e mentre sono sveglio durante una conta che è la ronda che fanno a intervalli aprendo lo spioncino chiedo alla guardia di spegnere la luce ma quello dice che non è possibile che deve rimanere accesa di regolamento

una notte di dormiveglia con quella luce forte sempre accesa poi la mattina passa prestò la prima conta e poi il lavorante con il caffelatte annacquato e un pezzo di pane mezz'ora dopo mi aprono per l'aria le guardie fuori nel corridoio hanno ognuna un manganello lungo in mano e con quello una mi indica la porticina in fondo al corridoio prima di uscire mi chiede se voglio vuotare il bugliolo ma io dico di no mi fa schifo l'idea i prendere in mano quel secchio puzzolente mi infilo nella porticina seguito dalle guardie coi manganelli passiamo in una specie di tunnel stretto e in fondo si sbuca all'aperto in una specie di corridoio stretto tra due alti muri dove passa una sola persona per volta in fondo si apre un cortiletto di qualche metro quadrato circondato da alti muri

mi aprono l'ultimo cancello in fondo a sinistra e poi richiudono sopra c'è una grata di ferro e di là vedo un pezzo di un braccio del carcere con le finestre nascoste dalle bocche di lupo fuori da alcune bocche di lupo spuntano dei manici di scopa con legate le antenne della televisione penso che quelle sono le celle dove andrò dopo l'isolamento non so bene che differenza c'è ma comunque c'è la televisione non so da quanti anni non vedo la televisione ma adesso ho una grande voglia di vedere la televisione di vedere qualsiasi cosa delle immagini dei suoni qualsiasi cosa che viene da fuori di lì qualsiasi cosa con delle facce dei colori delle parole


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Nella sede ci venivano anche moltissime ragazze donne giovani e meno giovani studentesse operaie casalinghe che erano venute alle manifestazioni che si sono conosciute alle occupazioni e nella sede si sono prese una stanza per loro e hanno messo sulla porta un cartello stanza delle donne e guai a chi entra senza il loro permesso soprattutto quando fanno le loro riunioni e poi fuori fanno circolare materiale di controinformazione sulla sessualità sulla salute sulla riappropriazione del corpo sul salario domestico fanno un sacco di cose chiedono in comune di creare un consultorio autogestito martellano strade e piazze con la campagna per l'aborto libero e gratuito e una sera fanno irruzione in un cinema mentre si proietta i film pornografico e con le polaroid fotografano coi flash gli spettatori poi salgono nella cabina di proiezione e sequestrai le pizze del film

un'altra sera aspettano in gruppo per la strada un mezzo malavitoso coinvolto in una faccenda successa da poco un tentativo di stupro e gli saltano addosso in una ventina coi bastoni lo prendono a calci e a legnate un gruppo di suoi amici escono da un bar lì vicino e seguono la scena sghignazzando corriamo li anche noi maschi perché sapendo della cosa ci erravamo appostati non troppo lontano tenendo una reazione ma le donne agitano i bastoni incazzate contro i malavitosi e contro di noi e ci dicono di andare via che non hanno bisogno di farsi difendere da noi e il giorno dopo rivendicano l'iniziativa con un tazebao che attaccano sui muri dove c'è scritto riprendiamoci il diritto di vivere la notte

le donne in sede parlano sempre più tra di loro e se parlano degli uomini si capisce che non ne parlano come noi parliamo di loro in fondo da maschi le donne anche lì in sede sono sempre considerate delle donne cioè qualcosa di diverso e anche sulle donne che vengono lì in sede si fanno calcoli progetti pettegolezzi che sono i soliti che fanno tutti gli uomini e col passare del tempo le donne accentuano i loro momenti separati di riunioni di conversazioni separate e se qualcuno di noi si avvicina mentre loro stanno parlando lo cacciano dopo un po' noi ci incazziamo perché non capiamo che cosa vuole dire cominciamo a prenderle in giro e loro diventano aggressive si chiudono tra di loro si muovono in gruppo vanno via in macchina da sole confabulano e ci guardano male ma che cazzo è successo

una sera non si fanno vedere del tutto e per tutta la sera noi ne parliamo facciamo ipotesi pettegolezzi malignità poi si incarica Cotogno di indagare su Valeriana anche se non gli va troppo perché conosce meglio di noi Valeriana e infatti Valeriana lo tratta subito male appena lui prova a farle qualche domanda lo caccia gli dice di farsi i cazzi suoi e di smettere di fare la spia per tutti gli altri stronzi che poi saremmo noi anche Lauro e Lupino ci provano con Mora e Verbena stesso risultato e lo con China e finiamo per litigare panico generale passa qualche giorno e ne vediamo in sede un gruppetto che appendono su una parete un manifesto che indice una riunione di chiarimento per la sera dopo lo appendono con le puntine e lo scotch parlando tra di loro come se noi non ci fossimo

clima di guerra c'è chi propone di disertare la riunione ricambiando l'atteggiamento che loro hanno adottato negli ultimi giorni quelli accoppiati sono più perplessi cauti e timorosi ma gli altri sono più accesi tanto non hanno niente da perdere Cotogno in particolare è ammutolito Nocciola sbadiglia indifferente gli esce solo un cose da donne ogni tanto impazziscono che ci volete fare ma la riunione si presenta tesa quando arrivo loro sono già là tutte schierate minacciose sedute una di fianco all'altra nessuno di noi parla a voce alta nell'attesa beh era il caso di fare le cose in questo modo dice Gelso rompendo il silenzio e cercando di essere il più naturale possibile sì era il caso dice subito Menta perché ci avete rotto le palle con i vostri comportamenti da stronzi

quali comportamenti stronzi ci guardiamo tutti con aria sorpresa gli sguardi si incrociano è Menta che continua ci trattate come pezze da piedi e fate pure gli ipocriti i sorpresi ma da oggi è finita se non cambia piuttosto ce ne andiamo via e andatevene allora grida Ortica spazientito chi vi trattiene sì dice sempre Menta ma prima vogliamo chiarire quanto siete stronzi dei pezzi di merda nella media di tutti gli altri uomini anche se vi date arie di rivoluzionari e fate le avanguardie del proletariato ma nei rapporti con noi siete delle retroguardie a livello di mio padre e di mio nonno Lupino è sinceramente sorpreso ma cosa sta succedendo cosa è successo cos'è questa storia che maniera è di fare le cose di discutere sparite per una settimana e vi rifate vive con un manifesto riunione va bene e poi venite qui a dire che siamo degli stronzi tutti quanti veramente non capisco

Valeriana comincia a parlare e comincia guardando fisso Cotogno ci siamo incontrate separatamente noi donne da sole abbiamo fatto delle discussioni tra noi è cominciato così spontaneamente poi la cosa è diventata più seria è diventato un bisogno di tirare fuori tutto quello che avevamo dentro come abbiamo vissuto i rapporti con voi qui nel collettivo e fare i paragoni con i rapporti che avevamo avuto prima bene abbiamo scoperto che non c'è nessuna differenza essere compagni dovrebbe voler dire essere diversi dalla normalità essere migliori più avanti sul piano culturale e soprattutto umano ma voi non siete un millimetro più avanti degli altri uomini nel rapporto che avete con le donne

noi nelle nostre riunioni siamo riuscite a tirare fuori tutto è stato difficile bello a momenti ma anche brutto ci siamo raccontate cose particolari intime private come si usa dire le paure i sensi di colpa i complessi di inferiorità tutto quello che proviamo nei rapporti con voi con ognuno di voi poi in maniera particolare con gli uomini con cui stiamo è interrotta da Lauro deve essere troppo per lui si sì vi confessate tra di voi come si faceva col prete ma Mora non lo lascia continuare ma come fai a essere cosi rozzo sei rozzo come quando mi metti le mani addosso come quando mi scopi non ti sei mai accorto di quanto sei rozzo Lauro resta di ghiaccio si sente tutti gli occhi addosso ma Mora non ha finito

tu avanguardia degli operai che fai il ganzo sindacale perché lo so che preferisci fare i tuoi interventi da saputello nelle fabbriche dove ci sono le operaie cosi magari te ne scopi anche qualcuna dopo l'assemblea tu e il tuo socio Ortica perché invece di parlare solo delle 35 ore pagate 40 non ci parlate delle storie che succedono in fabbrica le palpate di culo le scopate nei cessi solo che una volta erano i capi che andavano a caccia nei reparti mentre adesso sono le avanguardie operaie come voi Lauro è terreo riesce appena a balbettare cos'è hai scoperto la liberazione femminista mettendo in piazza che ti scopo male ma allora perché non vai a farti scopare da qualcun altro visto che è la sola cosa che hai nel cervello

il braccio di Mora scatta come una molla un'arancia mezzo sbucciata che aveva in mano parte in direzione della faccia di Lauro ma la mira è sbagliata e l'arancia centra in pieno Aglio che gli sta dietro resta un attimo immobile nel silenzio generale tutti si aspettano che si incazzi ma lui si toglie solo di tasca un fazzoletto si pulisce velocissimo la faccia due colpetti col dito per mettere a posto i baffetti poi si alza e va in un'altra stanza adesso comincia a parlare Verbena comincia un po' tesa volevo dire che non è che i rapporti tra uomini e donne in fabbrica siano diversi da quelli che ci sono nel nostro collettivo è la stessa merda sono gli stessi ruoli e tu Nocciola è meglio che smetti di ridere in quel modo ironico perché è proprio meglio visto che per scopare vai a puttane e poi quando vieni qua fai quello che non ci bada a queste cose

io la interrompo mi spiace per Nocciola dico credo che non sia giusto offenderlo e mi sembra esagerato attaccare così personalmente la gente China deve avercela con me perché mi attacca subito anche tu è meglio che stai zitto tu sei quello che pensa sempre a altro la causa della rivoluzione davanti a tutti e il sesso viene dopo magari di nascosto sono convinta che tu ti scoperesti indifferentemente ognuna di noi pensando a altro alla ristrutturazione alla crisi al decentramento produttivo tanto non è importante noi siamo un gradino più in basso serviamo a quelle cose li come serviamo a fare andare il ciclostile e a distribuire i volantini ecco è il mio turno penso io che noia non fanno che ripetere tutte la stessa cosa mi alzo e esco dalla stanza non faccio neanche finta di essere offeso semplicemente me la batto

passano cinque minuti e arriva anche Cotogno che non ha assolutamente aperto bocca e resta in piedi davanti a me e a Aglio che siamo seduti silenziosi su due sedie arriva Ortica con Nocciola Ortica è esasperato secondo me bisogna dargli due sberloni a testa e Nocciola commenta magari sono diventate lesbiche ma Cotogno scuote la testa lo ho pensato che pensava a Valeriana e che aveva paura di come poteva andare a finire il suo rapporto ma poi mi sono reso conto tutti siamo resi conto che non si trattava solo di piccole storie personali si trattava di una storia molto più grande si trattava come l'abbiamo visto bene dopo di un trauma di un grande trauma di una grande rottura forse più grande di tutte quelle che stavamo facendo e che poi ci ha cambiati tutti


31.

A sinistra una guardia sta dentro un gabbiotto di vetri antiproiettile e sopra ci sono le telecamere puntate sugli spicchi in cui il cortile è diviso da robuste cancellate spicchi piccolissimi grandi non più delle celle sopra lo spicchio c'è una pesante grata di ferro in fondo sotto una piccola tettoia di cemento un rubinetto con un lavandino e un cesso alla turca sporco meglio comunque del bugliolo puzzolente adesso posso finalmente cagare anche se non in pace perché a pochi metri le guardie passeggiano oltre il cancello coi loro manganelli in mano e c'è quello nel gabbiotto e le telecamere puntate poi dal braccio del carcere che riesco a vedere da lì mi arriva qualche voce e capisco che li devono stare insieme nelle celle non sono soli come me

io non ho mai vissuto la solitudine o almeno non ho mai avuto il senso della solitudine e non mi immaginavo che il fatto che ti obbligano a stare solo a non vedere gli altri poteva essere una cosa dura brutta e deprimente ti mettono lì apposta per farti prendere paura per farti soffrire una solitudine forzata che tu non ti sei scelto che giustificano con la storia che così non inguini le indagini e puoi riflettere puoi pensare è un'ipocrisia di merda ti mettono lì per farti prendere paura per intimidirti per angosciarti per farti soffrire per farti assaggiare la loro forza di farti stare male senza che puoi farci niente puoi solo subire e se accenni a ribellarti ci sono le guardie là fuori coi loro manganelli che fanno girare tra le mani per farti capire cosa ti aspetta se rompi i coglioni

niente carta igienica e allora straccio il fazzoletto e mi pulisco con quello cammino avanti e indietro al posto di quattro passi e mezzo qui ce ne sono quasi sette ma almeno non c'è la puzza della cella la guardia col manganello si avvicina al cancello e picchietta con la chiave sulle sbarre per segnalare che il tempo è passato che è ora di rientrare tre quarti d'ora non sono lunghi e li mi sono sembrati ancora più corti mi hanno fatto fare l'ora d'aria presto prima degli altri per farmela fare completamente solo anche gli altri li chiudono ognuno in uno spicchio da solo ma gli fanno fare l'aria tutti insieme in due o tre turni

poco dopo che sono rientrato in cella il lavorante mi porta il caffelatte annacquato comincia un altro giorno un altro giorno uguale al primo segnato dalle stesse cose la conta delle guardie e il lavorante che ti porta da mangiare e la guardia che passa per la spesa del giorno dopo dopo pranzo improvvisamente ho sentito una voce che mi chiamava dalla finestra di fianco era un ragazzo che stava di fianco a me e che poi non l'ho nemmeno mai visto in faccia sentivo solo la sua voce solo che in un primo momento quando mi faceva delle domande chiedendomi perché ero finito in carcere io ero timoroso stavo sulle mie perché non mi fidavo pensavo che poteva essere uno che mi avevano messo lì apposta per farmi chiacchierare

però il dubbio poi mi è passato perché mi è sembrato uno del tutto spontaneo mi ha dato subito una serie di informazioni mi ha detto che ha capito che era la prima volta che finivo in carcere e per questo ha capito che era importante darmi delle informazioni spiegarmi come funzionavano lì le cose perché più hai informazioni più ti senti sicuro mi ha detto di non preoccuparmi mi diceva il carcere non è così questo non é il carcere normale perché sopra si può fare la pastasciutta e si può cucinare quello che si vuole si hanno tutti i libri che si vogliono si sta in cella con gli altri insomma mi ha spiegato cosa c'era sopra e poi mi ha dato anche del consigli giuridici mi ha detto che dopo l'interrogatorio del giudice istruttore avrei potuto fare i colloqui con l'avvocato e anche con i familiari

e mi ha detto che se non ero sposato e volevo fare il colloquio con la mia compagna avrei potuto fare il certificato di convivenza e come si faceva a farlo e tutte queste cose insomma nessuna guardia è intervenuta per farci stare zitti parlare e questo mi ha stupito abbastanza poi qualche giorno dopo è riuscito anche a passarmi un libro tramite il lavorante che portava da mangiare mi ricordo che era un romanzo tipo serie nera sesso e pistole però questo libro era tutto scritto in francese e io non sapevo il francese e lui si è stupito che non sapevo il francese mi ha detto ma come voi politici siete tutti professori e tu non sai il francese allora sai l'inglese no gli ho detto non so neanche l'inglese è stato zitto un momento era molto meravigliato che non sapevo le lingue

poi quella sera per la prima volta succede una storia che poi vedrò ripetersi decine di volte dentro la galera sento vociare con insistenza dentro una cella erano forse le sei o le sette uno alza la voce dice frasi che non riesco bene a capire sento però che chiama le guardie continua a chiamare guardia ma evidentemente la guardia non arriva perché questo continua a chiamare con insistenza con un'insistenza che innervosisce è impossibile che la guardia non senta perché io sento i suoi passi che vanno su e giù la voce si alza sempre di più e diventa un grido seguito da insulti poi questo dentro la cella comincia a picchiare coi piedi probabilmente contro la porta perché fa un grande rumore contro la blindata che rimbomba nel corridoio

questo urla picchia bestemmia e chiama forse sta male chiama la guardia forse perché sta male sono impressionato e incerto se devo fare qualcosa non sento altro rumore che quello che fa questo e sento che tutti gli altri devono stare zitti perché non sento altre voci altri rumori dalle altre celle sono indeciso istintivamente penso che dovrei mettermi anch'io a picchiare perché se quello chiama con tanta insistenza ci sarà bene una ragione ma sono sorpreso che nessun altro lo fa mentre sono lì indeciso se cominciare anch'io a picchiare sulla blindata sento uno scalpiccio veloce nel corridoio di passi che corrono veloci molti passi come un gruppo di persone che corre lungo il corridoio è facile immaginarseli perché il corridoio è vuoto e tutti i rumori rimbombano amplificati

poi lo scalpiccio si ferma qualche cella dopo la mia e sento aprire la porta le urla di questo aumentano ma adesso sono urla diverse sono come urla di paura ma continuo a non capire cosa dice poi sento dei rumori confusi delle urla fortissime di dolore e di colpo capisco che lo stanno picchiando adesso insieme alla voce che urla sempre più forte sento altre voci e colpi sordi contro i muri come se picchiassero contro i muri lo stanno picchiando non c'è dubbio la cosa dura tanto o almeno a me pare che duri tanto perché tutti quei rumori che sento mi fanno pensare che continuano ancora a picchiarlo che non smettono più di picchiarlo e che sono in tanti a picchiarlo e mi immagino lí un gruppo di guardie a picchiare uno dentro quel buco a picchiarsi tra di loro per picchiarlo dentro quel poco spazio che c'è

poi i rumori e i colpi finiscono di colpo sento parlare a alta voce due o tre voci che parlano tra loro insieme e un lamento continuo poi sbattere il cancello e la porta con un colpo fortissimo che rimbomba nel corridoio poi più niente per qualche istante poi dei rumori metallici sono gli spioncini che vengono aperti per qualche secondo e poi sbattuti stanno facendo il giro delle celle e aprono gli spioncini sento quello prima del mio poi si apre anche il mio io sono davanti al cancello davanti allo spioncino sono rimasto lì immobile dal primo momento da quando ero indeciso se picchiare anch'io sulla blindata o no sono rimasto lí immobile a aspettare

lo spioncino si abbassa una faccia una faccia giovane e scura con gli occhi sbarrati stravolti che in un primo momento mi pare quella del capoposto ma non è il capoposto è un altro anche lui con la pelle scura e gli occhi neri ma più giovane la faccia tutta sudata guarda dentro per un attimo sconvolta eccitata del pestaggio mi guarda dritto negli occhi per un secondo con gli occhi stravolti poi sbatte subito lo spioncino mi sale un odio con il sangue nella testa mi sale la sensazione una sensazione che non avevo mai provato una sensazione di odio un desiderio violentissimo di uccidere di volerlo uccidere subito immediatamente di una cosa che non sapevo ma che era un desiderio violentissimo di volere schiacciare di volerla pestare quella faccia di ammazzare

mi sentivo male c'è stato poi subito anche lo sconforto come un sentirsi stanchi come una grande stanchezza deprimente che non mi faceva più stare in piedi che mi faceva le gambe molli mi sono sdraiato sul letto le scritte si confondono tutte insieme un intrico di segni indecifrabili e confuso con le macchie di umidità con le bolle dell'intonaco scrostato con le crepe del pavimento con la luce forte che picchia negli occhi mi giro sul fianco con la faccia verso il muro e davanti agli occhi ci sono le macchie marroni quegli schizzi e quelle virgole sull'intonaco giallastro e umido e non ho più dubbi adesso su cosa sono di cosa sono tutte quelle macchie quel colore adesso so cos'è quelle macchie marroni schizzate dappertutto sui muri della cella

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Nelle celle d'isolamento spesso la gente non ce la fa più a resistere e allora si fa del male perché una volta che sei cacciato lì solo dentro quel buco ferirti procurarti delle ferite diventa la sola arma che hai per attirare su di te l'attenzione per poter stare contro la lunghezza dell'isolamento per ottenere che il magistrato ti interroghi c'è chi riesce a procurarsi una lametta e si taglia c'è chi ingoia pezzi di vetro pezzi di ferro chi si spacca le dita e cose di questo genere le forme di autolesionismo sono tante e fantasiose ognuno deve arrangiarsi con quello che ha o che riesce a procurarsi c'è chi sbatte la testa contro il muro sembra impossibile crederci ma c'è proprio chi prende la rincorsa e sbatte la testa contro il muro si spacca la testa così perché è l'unico modo c'è chi fa l'autolesionismo perché è depresso o spesso anche solo per farsi curare se è malato e non viene curato

oppure c'è chi fa l'autolesionismo per evitare un pestaggio delle guardie ci si fa male in anticipo per limitare le botte delle guardie che arrivano lì per massacrarti e ti vedono giù pieno di sangue così si limitano perché hanno paura che uno già ferito se lo pestano può rimanerci e allora per forza ci sono le indagini e possono capitare dei guai mi vengono in mente i racconti che facevano per guadagnarsi qualche giorno di malattia Pepe si era fatto sbattere una portiera della cinquecento su una mano da Olivo anche Ortica raccontava che una volta si era rotto un mignolo della mano col classico sistema del militari di leva anestetizzandosi il dito col gas dell'accendino e poi infilandolo nel collo di una bottiglia di cocacola si prende la bottiglia con l'altra mano e la si rovescia indietro con un colpo secco così il dito si rompe e non senti male poi vai dal medico e ti fai dare i giorni

a me sembravano racconti pazzeschi ma poi mi sono reso conto anch'io quando sono andato a lavorare in fabbrica di come stavano le cose io non avevo mai lavorato finora ma adesso del nostro gruppo di affinità l'unica che lavorava era rimasta Valeriana e soldi non ci bastavano per la casa Cotogno aveva perso il posto faceva l'elettricista ma non andava d'accordo col suo padrone perché questo pretendeva di averlo sempre disponibile anche per lavorerei fuori orario la sera e anche il sabato poi la cosa era degenerata quando Cotogno durante un lavoro in un negozio di elettrodomestici si era portato a casa un televisore a colori il padrone del negozio non aveva prove però ne ha parlato col padrone di Cotogno che con un pretesto lo ha licenziato

Valeriana lavorava all'ospedale già da due anni finito il liceo non aveva trovato altro che quel lavoro all'ospedale come infermiera ma in realtà le facevano fare le pulizie le facevano lavare i pavimenti e la biancheria si era iscritta a lettere all'università ma non aveva mai frequentato né dato un esame ne aveva le palle piene di fare quel lavoro e non vedeva l'ora di mollarlo ma China andava ancora al liceo e così toccava a me e a Gelso darci un po' da fare ci siamo messi a distribuire depliant pubblicitari di una società ammobiliare avremmo dovuto fare quartieri interi infilando i depliant dentro le cassette delle lettere una paga di merda facevamo mezz'ora a distribuire e poi buttavano i pacchi ancora incartati dentro i sacchi della spazzatura poi passavamo la sera nell'ufficio della società a prendere i soldi

dopo qualche giorno si sono accorti che non li distribuivamo e non ci hanno dato più il lavoro facevano dei controlli mandavano in giro qualcuno a controllare se i depliant erano stati distribuiti e telefonavano un po' a casaccio nelle case per verificare a noi non ce ne fregava niente dopo di noi sarebbero arrivati altri e avrebbero fatto la stessa cosa allora io ho avuto l'occasione di lavorare nella fabbrica di celluloide perché avevo un parente che ci aveva lavorato fino alla pensione e li le assunzione erano fatte coi criterio della parentela la direzione assumeva solo delle persone che avevano un parente che lavorava lì da anni in genere era il padre che già lavorava li da una vita e allora si assumeva il figlio così c'era maggiore garanzia maggior controllo maggiore possibilità di ricatto

ma questo criterio di assunzione non valeva per tutti i reparti della fabbrica la direzione usava questo criterio solo nel reparti che considerava centrali poi c'era il settore della semplice produzione quello del lavoro più massacrante nel quale mettevano in conto un ricambio naturale e quindi in questi reparti assumevano manodopera dequalificata soprattutto giovani meridionali che sapevano già di entrarci per qualche mese e poi licenziarsi perché era un lavoro insopportabile molto nocivo e con ritmi impossibili da reggere e era il lavoro che facevano sulle calandre che erano enormi macchine formate da una specie di grande imbuto in alto che convogliava i blocchi di celluloide scaldati a alta temperatura dentro due enormi rulli d'acciaio che giravano verso l'interno facendo venire fuori in basso le lastre di celluloide

il reparto dove lavoravo lo invece era il reparto sperimentazione si chiamava così e era un po' il cuore della fabbrica dove si sperimentavano i prodotti nuovi si facevano i prototipi insomma li si producevano montature per occhiali e pettini la sperimentazione riguardava i diversi colori da dare alla celluloide del pettini e delle montature per occhiali era considerata una cosa prestigiosa lavorare in quel reparto non solo perché i ritmi non erano quelli massacranti della produzione ma soprattutto perché si lavorava a fianco dei tecnici e degli ingegneri e questo era motivo di orgoglio per quei vecchi operai che nel lavoro ci credevano e lavoravano tutti come scemi erano tutti vecchi gli operai in quel reparto ce n'erano solo due giovani come me

io non sapevo bene cos'era quella fabbrica la vedevo dall'esterno come una cosa mostruosa enorme e sporca che scaricava fumi nell'aria e liquidi puzzolenti nel fiume che gli scorre di fianco l'impressione che ho avuto la prima mattina di lavoro è stata dura c'era questa storia di alzarsi che faceva ancora buio perché era inverno di prendere l'autobus che passava nei paesini a raccogliere gli operai e poi la sosta davanti ai cancelli la fila che entrava in una specie di tunnel e poi timbrare il cartellino e mi hanno indicato dove dovevo andare e già lì subito mi è venuto voglia di andarmene via di girare le spalle e via uscire di lì e andarmene quando ho visto il mio reparto una specie di corridoio lungo e stretto senza finestre c'erano solo del grandi lucernari in alto e una puzza tremenda di solventi toluolo benzina eccetera

gli operai avevano tutti dei grembiuli neri tranne il caporeparto che aveva un grembiule bianco e che stava nel suo ufficio in fondo al corridoio chiuso da una vetrata da dove poteva vedere controllare tutto il reparto il caporeparto mi ha fatto vedere le macchine mi ha detto di comprarmi un grembiule nero e di guardare per i primi giorni quello che facevano gli altri operai per farmi un'idea del lavoro e così ho cominciato a guardarmi in giro sfruttando tutte le occasioni che avevo per uscire dal reparto per andare a prendere del materiale eccetera e vedere come era fatta la fabbrica c'erano questi grandi corridoi scuri con delle diramazioni che di colpo sbucavano nel reparti di produzione dove c'erano rumori assordanti un clima irrespirabile un caldo una puzza impossibile pensavo per la gente che ci lavorava

ho scoperto anche che in un cortile interno c'era una porta che dava in un piccolo locale di quattro metri per quattro dove gli operai andavano a fumare perché i materiali usati erano altamente infiammabili e allora la direzione permetteva agli operai di andare lì ogni tanto a fumarsi una sigaretta era un locale senza neanche una finestra e il fumo delle sigarette lo riempiva che non ci si vedeva neanche in faccia c'era solo qualche panca contro i muri scrostati ci venivano per lo più i vecchi operai con le loro facce consumate e rassegnate non si scambiavano neanche una parola fumavano la loro sigaretta in quel locale tossico e pieno di fumo e poi tornavano nel reparti che avevano una nocività altissima perché le sostanze usate erano tutte cancerogene soprattutto i coloranti e lì dopo che andavano in pensione tutti morivano di cancro dopo qualche anno

dopo il periodo di prova il lavoro che mi hanno dato da fare insieme agli altri due giovani era una cosa demenziale ci hanno portato in un locale dove c'era una grande vasca contro una parete la vasca di ferro era piena d'acqua che bolliva scaldata da fornelli a gas che correvano sotto la vasca sopra la vasca c'erano del cerchi di ferro dove bisognava infilare le ampolle di vetro con dentro il solvente e il colore in polvere preparato dal tecnici dall'ampolla chiusa con un tappo di sughero partiva un tubo di gomma che finiva in una serpentina di vetro ci hanno dato del guanti di gomma fino ai gomiti perché dovevamo ogni tanto agitare l'ampolla sulla vasca d'acqua bollente per aiutare il colore a mischiarsi bene

la parete dietro alla vasca era tutta rossa e il vecchio operaio che ci ha portati li ci ha detto sghignazzando che era scoppiata un'ampolla qualche mese prima e quello che la teneva in mano va in giro ancora adesso dipinto di rosso perché il colore è indelebile lo ho preso in mano l'ampolla di vetro e dovevo stare attento a non farla urtare contro il cerchio di ferro o il bordo della vasca perché se no scoppiava e dovevo anche stare attento a non piegare il tubo di gomma perché se no la pressione del liquido non aveva sfogo e scoppiava tutto lo stesso e ogni volta che tiravo fuori un'ampolla per agitarla sudavo freddo appena la agitavo il liquido schizzava su per il tubo e riempire tutta la serpentina fino al livello massimo e se lo superava scoppiava tutto lo stesso

dopo qualche giorno ho pensato bene di farla finita con quella storia ci siamo procurati un po' di colorante e lo aggiungevamo a ogni formula che ci davano e così i colori alla fine risultavano tutti sbagliati e il danno era grosso perché ogni formula sbagliata erano un sacco di soldi che volavano via in quel periodo c'era un casino generalizzato dappertutto nelle fabbriche e fuori nelle città strade intere s'incendiavano al passaggio di cortei di decine di migliaia di persone scontri violentissimi con la polizia armerie svaligiate fabbriche e università occupate cacciata di sindacalisti era chiaro che il minimo che si poteva fare in quella fabbrica di mummie era un po' di sabotaggio e poi andarsene e così una mattina abbiamo smesso di andarci e in poco tempo anche tutti i giovani che lavoravano in quella fabbrica se ne sono andati via uno dopo l'altro preferivano fare i disoccupati che crepare lì come i loro padri


33.

Dopo dieci giorni di isolamento è arrivato un brigadiere e mi ha detto di rare la mia roba perché mi trasferivano di sopra al braccio e appena sono stato portato di sopra e mi hanno aperto questo portone che dava sul corridoio del braccio immediatamente ho capito che lì al braccio la situazione era completamente diversa ho sentito un baccano incredibile il tutte le blindate delle porte delle celle erano aperte anzi allora non erano nemmeno blindate erano semplicemente porte di legno pesanti le porte di legno erano aperte e erano chiusi solo i cancelli delle celle c'era un grande movimento un grande chiasso e vedevo dietro i cancelli gente che si faceva da mangiare che giocava a carte insomma c'era molto movimento molto chiasso e questa era la cosa che più mi ha impressionato dopo dieci giorni di isolamento

c'era il vociare dei detenuti e c'era la televisione tutte le televisioni accese in tutte le celle a altissimo volume sentivo le sparatorie del western spaghetti che le televisioni private trasmettono a ogni ora del giorno e della notte una delle caratteristiche del comuni che ho scoperto subito è che vivevano la notte perché stavano svegli tutta la notte a giocare a carte giocavano a soldi e i pagamenti poi venivano regolati fuori dagli amici e famigliari perché in carcere non si possono tenere soldi stavano svegli tutta la notte a giocare a soldi con le televisioni accese al massimo e poi dormivano di giorno mettevano con lo scotch dei giornali alle finestre e sopra ci mettevano delle coperte e così nelle loro celle non c'era mai la luce del giorno se gli serviva la luce accendevano le lampadine

erano del veri coatti in carcere si usa questo termine coatti per definire questi comportamenti questa maniera di vivere la carcerazione questo stile che poi si esprime anche attraverso l'abbigliamento il coatto classico è quello che sta sempre con l'accappatoio o la tuta o il pigiama anzi la tuta è già una cosa più elegante questi erano sempre con il pigiama e l'accappatoio scendevano all'etra sempre così pantaloni del pigiama con sopra l'accappatoio ciabatte con le calze senza radersi mai mentre nella giornata del colloquio si trasformavano perfettamente rasati lo shampoo colonia e dopobarba il vestito elegante camicia bianca e cravatta qualcuno anche con il doppiopetto gessato e le scarpe di vernice lucidissime si vestivano così per il colloquio con la moglie la famiglia mentre il resto della settimana stavano in pigiama

sono stato portato in questo braccio mi hanno portato fino al cancello della mia cella che era un camerone in cui c'erano già tre compagni tre politici mentre nella cella vicina c'erano altri due compagni eravamo in tutto sei politici in quel braccio di comuni ma l'aria non la facevamo insieme noi facevamo l'aria a un orario diverso da quello dei comuni appena entrato nella cella la cosa che mi ha colpito era la quantità di oggetti che era accumulata nella cella che a differenza della cella d'isolamento era una cella arredata e c'erano accumulati viveri e vestiti dappertutto era una cella molto colorata le pareti erano di colore azzurro le avevano colorate di azzurro che mi sembrava un colore stranissimo per la cella di un carcere

sono entrato in questa cella dove c'erano questi compagni che mi hanno visto un po' sballottato mi hanno fatto subito il caffè e poi hanno preparato subito da mangiare in cella dei ravioli in brodo erano praticamente dieci giorni che mangiavo solo il cibo schifoso del carcere e i ravioli mi sembravano buonissimi i compagni si informavano su quello che mi era capitato e mi hanno dato del consigli legali mi hanno dato l'impressione di conoscere un sacco di cose che io proprio non conoscevo avevano in cella anche un codice penale e ogni tanto lo consultavano quando non si trovavano d'accordo su qualcosa e poco a poco mi hanno aiutato a capire come funzionava il meccanismo carcerario mi indicavano le guardie più morbide e quelle più carogne e il modo di comportarmi secondo le circostanze

in quel braccio ho cominciato anche a capire che tipo di rapporto c'è tra noi e i comuni o almeno i comuni di quel braccio perché non è che tutti i comuni sono uguali e lì i comuni attraverso le richieste che ci facevano attraverso il lavorante o gridandoci dalle celle ci chiedevano in continuazione di tutto ci chiedevano roba da mangiare sigarette di tutto in continuazione e i compagni della mia cella mi hanno spiegato che questi comuni avevano la convinzione che noi avevamo più soldi di loro perché eravamo per loro una grande famiglia perché ragionavano io sono un piccolo delinquente senza soldi e qui in carcere mi tocca magari fare storie incredibili per mangiare e per fare avere dei soldi alla famiglia per l'avvocato eccetera

mentre voi siete una grande famiglia avete la solidarietà e il sostegno materiale di tanta gente fuori perché quando vi arrestano la gente fa le manifestazioni per voi firma appelli fa casino raccoglie soldi per voi e ve li manda in carcere e avete gli avvocati che sono vostri amici che pagate poco o che addirittura non pagate niente e tutte queste sono cose che noi non abbiamo e a voi i soldi non mancano mai quindi se vi chiediamo le sigarette non dovete avere nessuna difficoltà a darcele insomma quello che chiedevano era di partecipare anche loro indirettamente a tutta questa solidarietà che vedevano che noi avevamo chiedevano attraverso qualche segno che questa solidarietà arrivasse in parte anche a loro

un'altra funzione che ci chiedevano era quella di scrivani per la compilazione di richieste di colloqui di permessi di trasferimenti di sconto pena di semilibertà istanze di tutti i tipi che inviavano in continuazione al magistrati ai giudici alle corti agli avvocati alla direzione del carcere al ministero eccetera e ci chiedevano anche di scrivere le lettere alle fidanzate e alle mogli se non lettere intere almeno delle idee o delle belle frasi delle poesie perché noi avevamo la cultura eravamo gente che aveva studiato io qui in carcere mi sono accorto dell'importanza di scrivere prima praticamente non avevo mai scritto delle lettere non l'avevo mai considerato un mezzo di comunicazione e adesso invece era l'unico modo insieme al colloquio settimanale se vuoi conservare del rapporti se vuoi portarli avanti

una volta lì mi è capitato che uno mi ha chiesto di scrivere a delle donne aveva trovato gli indirizzi negli annunci di qualche rivista c'erano anche dei magnaccia in questo braccio che da dentro mandavano avanti il loro lavoro cercando di costruirsi delle nuove relazioni e scrivevano alle donne nella prospettiva di vederle poi fuori facevano la domanda alla direzione per potersi fare fotografare col doppiopetto gessato o si facevano mandare da casa una fotografia dove stavano elegantissimi col piede appoggiato alla ruota del macchinone rosso fiammante per mandarla con la lettera e ci chiedevano di inventargli una storia della loro vita una biografia molto avventurosa noi però questo tipo di richieste non le abbiamo mai soddisfatte

un'altra cosa era per esempio che i lavoranti lì dentro noi politici ci riempivano di favori c'era il lavorante della lavanderia che si offriva di lavare la nostra roba personalmente perché anche lui ci considerava dei detenuti privilegiati a cui era bene fare del favori poi c'era il lavorante che faceva il panettiere e che faceva un pane schifoso sempre o troppo cotto o troppo crudo ma a noi in più ci dava la pizza la focaccia che lui cucinava a parte anche per i brigadieri e i marescialli per farseli amici o in cambio di favori perché lui ragionava con la logica della gerarchia e aveva individuato nel nostro braccio noi politici come quelli più importanti e ci offriva le pizze però gente così il più delle volte è infame è gente che la direzione usa per avere informazioni è gente di merda ruffiani spinosi viscidi infami

ma quello che più di tutto mi aveva colpito in quei primi giorni in questo mondo del carcere che stavo scoprendo è stata la televisione lo erano anni che non vedevo la televisione se non il telegiornale mentre lì ho cominciato a subire la televisione perché si tratta proprio di subirla di bersela tutta ventiquattro ore su ventiquattro e all'inizio la subisci e basta senza nessun criterio di scelta te la vedi tutta indiscriminatamente perché ti dà l'illusione di sentire di meno il tempo di distrarti però dopo un po' di tempo ti ritrovi conciato come tiri cretino ti ritrovi rincoglionito completamente e se poi spegni la televisione credi di stare peggio perché non sai più come fare a fare per fare passare il tempo

34.

Nella sede i picchetti contro gli straordinari del sabato erano diventati una pratica sistematica e a farli non ci andavano solo gli operai direttamente interessati ci andavano un po' tutti e le prime volte ci si divertiva anche tutti li davanti alle fabbriche alle sei del mattino con la grappa la musica e i fuochi dei copertoni ma poi dopo i primi mesi sono scoppiate le prime contraddizioni abbiamo cominciato a chiederci ma chi ce lo fa fare a stare qui a parlare con questi stronzi rincoglioniti dal lavoro che stanno a ascoltarci solo perché hanno paura del picchetto più che del padrone e che la volta dopo se non ci sei riprendono ancora con li straordinari non si può mica andare avanti all'infinito a spiegargli all'infinito che se fanno gli straordinari fregano i disoccupati fanno passare la ristrutturazione il decentramento produttivo ripetere tutto all'infinito come un disco rotto

così è finita che non ci siamo alzati più alle sei di mattina per fare i picchetti è finita che con quattro o cinque macchine alle dieci o alle undici facevamo il giro delle fabbriche e se vedevamo che si lavorava cominciavamo subito col fare svenire tutte le vetrate a tiro utile e se poi riuscivamo a mettere le mani sulle macchine degli stronzi che lavoravano o sui camion della fabbrica tanto meglio si faceva più in fretta e ci si divertiva di più e si facevano più danni e gli operai e i padroni dovevano fare i loro conti se guadagnavano di più coi loro straordinari del sabato di quello che gli sfasciavamo noi poi naturalmente il sindacato faceva i suoi comunicati di condanna e i carabinieri si mettevano a fare le ronde contro di noi solo che loro potevano impiegare un solo pullmino in una zona dove ci sono duecento fabbriche e così dopo un mese finisce lo straordinario in quella zona

le notizie delle lotte che arrivano dalle grandi città del sud dove i disoccupati si sono organizzati fanno nascere nella sede un altro collettivo appunto di disoccupati la maggioranza del collettivo non è costituita da disoccupati veri e propri piuttosto si tratta di precari che fanno lavori saltuari o il lavoro nero nei laboratori o a domicilio ci sono molti che hanno scelto volontariamente di rinunciare al posto fisso e di lavorare solo lo stretto necessario per vivere e poi ci sono ovviamente anche del diplomati e anche qualche laureato anch'io partecipo al collettivo disoccupati perché dopo che ho lasciato la fabbrica di celluloide sono un vero disoccupato le prime riunioni che facciamo sono incasinatissime perché è difficile avere un'identità precisa di quello che si è dato che ci sono tante differenze

e allora l'idea che ci viene è quella di cominciare un'indagine sull'organizzazione produttiva del territorio raccogliamo informazioni attraverso i compagni delle fabbriche ordiniamo i dati e intanto un compagno che lavora in comune ci procura un'enorme mappa eliografata della zona che appendiamo a un muro della sede e ci segniamo con colori diversi le diverse articolazioni della produzione che dalle grandi multinazionali si snodano alle fabbrichette al covi del lavoro nero e alla rete dei mezzani che l'organizzano che distribuiscono il lavoro alle famiglie e a domicilio e che permettono ai padroni un enorme sconto sul costo del lavoro la possibilità di pagare dieci volte meno il lavoro col vantaggio anche di potere ristrutturare bloccando le assunzioni e di potere continuare a produrre anche in caso di sciopero

lanciamo una campagna di propaganda in tutti i paesi della zona sputtaniamo con manifesti i mezzani scrivendo nomi e cognomi e poi decidiamo di fare anche le ronde contro l'organizzazione del lavoro nero come prima le facevamo contro gli straordinari la prima volta siamo andati in uno di questi scantinati dove si faceva il lavoro nero in una ventina con i fazzoletti rossi sulla faccia e qualche bastone perché non si sapeva mai China ha preso la bomboletta e ha scritto sul muro chiudiamo i covi del lavoro nero quelli che lavoravano lì facevano pena si sono spaventati a morte salvo un vecchio pensionato che non ha mosso dito è rimasto seduto immobile come se non stesse succedendo niente facendo finta di niente

c'era una incinta invece che si è messa a urlare perché pensava che eravamo rapinatori Valeriana e China hanno cercato di spiegarle cosa facevamo e cosa volevamo ma questa non capiva niente faceva sì con la testa ma non capiva niente lo si vedeva dalla faccia pallida e dagli occhi sbarrati che aveva c'erano due ragazzini che hanno capito subito che non ce l'avevamo con loro e hanno detto che il padrone non c'era che era sempre in giro per lavoro io e Nocciola abbiamo squarciato coi coltelli gli scatoloni di materiale plastico e gettato dappertutto interruttori viti e prese di plastica poi abbiamo detto ai ragazzi di dire al padrone di farla finita col lavoro nero o la prossima volta lo scantinato andava in fumo e così abbiamo cominciato le ronde contro i covi del lavoro nero

ma intanto c'era un altro problema che ci stava venendo addosso tutto d'un colpo era quello dell'eroina che si stava diffondendo a macchia d'olio e anche nel movimento cominciava a fare presa ne abbiamo discusso e ridiscusso per giorni e giorni è chiaro che fa comodo al potere questa situazione che già conta un sacco di morti e di zombi che si trascinano intorno alle fontanelle delle piazze con la siringa e il cucchiaino è chiaro che l'eroina in genere incula i più ribelli e i più insoddisfatti quelli che più rifiutano questo sistema e non riescono più a sopportarlo con l'eroina ci viene semplicemente offerto uno sbocco individualistico e autodistruttivo alla voglia di cambiare alla rabbia che abbiamo dentro

il fatto che l'eroina dilaghi nel proletariato giovanile rappresenta una potenziale sconfitta perché dilaga proprio sullo stesso terreno del bisogni della volontà di cambiare la vita quelli che si bucano vivono esattamente i nostri stessi problemi uno si buca perché non ce la fa più e perché non crede più che si possa lottare per una vita diversa per cui non dobbiamo assolutamente emarginare chi si buca e nemmeno delegare il problema alle istituzioni sarebbe un'illusione e sarebbe il pretesto per aumentare il controllo su di noi per reprimerci di più la principale arma che abbiamo è la solidarietà e dobbiamo usarla di più verso quelli che stanno peggio

ma intanto abbiamo pensato anche che era utile cominciare a fare delle ronde contro i covi della droga abbiamo individuato un bar dove si spacciava l'eroina e sapevamo che anche il padrone di questo bar era ammanicato nella faccenda perché dal traffico ricavava la sua bella fetta di torta e così quel bar siamo andati una notte lo China Nocciola e Ortica a bruciarlo avevamo preparato quattro bottiglie le avevamo fatte bene con cura perché ci tenevamo che bruciasse proprio tutto avevamo sciolto del polistirolo espanso nel solvente alla nitro e l'avevamo aggiunto con dell'olio bruciato alla benzina che così non brucia in un attimo ma si forma una pappetta che si attacca alle cose anche ai muri e brucia per un sacco di tempo dove si attacca

siamo arrivati sul posto all'una di notte il bar era chiuso Ortica con una mazzetta da muratore ha dato una gran botta alla vetrata e si è sentito un fracasso d'inferno e Ortica dallo slancio è finito dentro il bar con tutti i vetri che gli cadevano addosso ma non si è tagliato China gli ha detto dai dai vieni fuori in fretta e ha acceso gli antivento della sua bottiglia Ortica è uscito saltellando e China ha lanciato c'è stato un botto soffocato una fiammata che ha illuminato tutto l'interno del bar abbiamo lanciato le altre bottiglie senza neanche accendere gli antivento tutto è diventato rosso poi una nuvola densa di fumo nero ha cominciato a uscire piano piano dalla vetrata rotta siamo corsi via è bruciato tutto in quel bar non è rimasto più neanche un bicchiere più niente

intanto era venuta l'estate e ci si preparava a partire per le vacanze si partiva per il sud al mare in gruppi di macchine ci sì fermava in posti a caso ci restavamo finché ci andava e poi ripartivamo per un altro posto conoscevamo altra gente come noi altri compagni che fanno le stesse cose che parlano anche loro del movimento nessuno partiva solo nessuno stava più solo anche le coppie non stavano più sole era diventato normale ci si muoveva in carovana tutti insieme anche solo per andare su un prato la domenica e tutte le sere ci si trovava tutti insieme nella sede il grosso arrivava dopo cena e quando si arrivava davanti alla sede c'era sempre la solita scena il grande fascio di luce che attraversa la strada le macchine le moto i motorini del compagni che ingombrano tutta la strada la gente a gruppi per la strada e intorno alle panchine

un via vai continuo una grande animazione rumori di macchine che partono e che arrivano la musica delle autoradio ferme lì davanti e la musica che esce da dentro la sede la musica strimpellata delle chitarre i suoni dolci dei flauti i fischi del pifferi il tamburellare ritmico del bonghi ogni sera ci sono facce nuove ogni sera cose nuove da vedere da sentire da fare il giro del saluti il giro delle stanze i tazebao e i volantini freschi da leggere le notizie le informazioni i commenti da scambiare le riunioni da fare l'assemblea generale gli attacchinaggi di manifesti in carovana le discussioni gli scazzi l'impaccio e la timidezza del nuovi venuti la sicurezza del vecchi compagni l'arrivo del pazzo o dell'alcolizzato

intorno alla sede le strade sono percorse continuamente da gruppi di compagni la sera è animata vivace chiassosa per i nostri rumori le grida i canti la musica e colorata dal nostri giacconi le sciarpe le gonne i cappelli i muri sono ininterrotti graffiti disegni e scritte che si mescolano si sovrappongono su tutti i muri contro i padroni contro il lavoro nero contro tutti i lavori contro il ghetto contro il clero contro il sindaco contro il sindacato contro i partiti contro la giunta contro i maschi contro l'eroina contro i fascisti contro gli sbirri contro i giudici contro lo stato contro la miseria contro la repressione contro la galera contro la famiglia contro la scuola contro i sacrifici contro la noia

35.

Pochi giorni dopo il mio arrivo ho fatto il mio primo colloquio con i famigliari sono venuti mio fratello e mia madre perché mio padre era malato mio fratello aveva un messaggio dì China che gli aveva detto dì riferirmi che l'avvocato era ottimista perché si poteva provare che io e anche China in quella casa del notalo non ci avevamo veramente abitato più da un bel pezzo e infatti China non aveva avuto nessuna noia e così in fondo la questione era tutta quella del contratto di affitto che era rimasto intestato a me l'avvocato diceva che mi aveva chiesto la libertà provvisoria e che pensava che sarei uscito di lì a qualche settimana era ottimista insomma e poi c'erano notizie del compagni che mi salutavano tutti e della sede eccetera

mia madre era molto agitata e continuava a chiedermi come stavo se mangiavo a dirmi che mi aveva portato pacchi con roba da mangiare e vestiti io però ero interessato solo a quello che mi diceva mio fratello gli facevo domande per capire come era la situazione fuori quale era lo stato d'animo del compagni il colloquio si svolgeva in una sala lunga e stretta con in mezzo un lungo tavolo di marmo che attraversava tutta la stanza i colloqui ce li facevano fare insieme ai comuni c'era li un casino incredibile una quindicina di detenuti da una parte del tavolo di marmo e almeno il triplo di parenti dall'altra parte madri nonne zie bambini un vociare assordante urla grida di gioia pianti isterismi rabbia disperazione insulti alle mogli sospettato d'infedeltà schiaffi sceneggiate

le guardie chiudono la porta a tripla mandata e si mettono dietro una vetrata dalla parte del parenti per controllare che non succedano irregolarità troppo grandi la gente era sempre troppa e nonostante i controlli avvenivano sempre delle cose passavano biglietti lettere quello certamente lo mettono nel conto che passi della roba per loro il problema è che non passino delle armi il colloquio è una fiera un mercato famiglie intere con nonne e bambini tutti che urlano per farsi sentire e anch'io dovevo urlare per farmi sentire ma ero intimorito mentre vedevo gli altri perfettamente a loro agio il tavolo di marmo era largo un metro e mezzo per impedire i contatti ma a volte i bambini venivano passati per qualche minuto da una parte all'altra del tavolo

il controllo non era molto rigido mi è capitato di assistere a effusioni amorose anche abbastanza spinte c'era gente che praticamente riusciva a scopare al colloquio c'erano tutti degli accorgimenti speciali grandi mantelli anche d'estate che si potevano aprire in modo speciale poi magari il tipo di fianco s'incazza perché c'è lì il bambino o la nonna che vede tutto insomma un vero puttanaio gente che s'insulta altri che si picchiano tutti che urlano la situazione è tale che nel tre quarti d'ora passati così non si riesce a discutere di niente il tempo passa in un attimo si sente una campanella come quella della scuola e il colloquio è finito e poi ti portano in una cella di fianco dove ti perquisiscono un'altra volta

dopo qualche tempo siamo stati trasferiti in un altro braccio dove è venuta a cadere la differenza tra noi e i comuni quindi le ore d'aria le facevamo insieme i comuni di questo nuovo braccio erano diversi da quelli di prima che erano soggetti piuttosto ambigui non dico infami comunque soggetti non del tutto puliti era la categoria più bassa dei comuni magnaccia e gente di questo genere insomma nel braccio nuovo invece i comuni erano di tipo diverso tutti giovanissimi bande di piccoli rapinatori gente molto affiatata tra di loro e noi siamo così entrati in contatto con questi comuni raggruppati in bande ogni banda aveva il suo capo e quando bisognava parlare era il capo che parlava per tutta la sua banda noi all'aria siamo stati accolti subito benissimo proprio come se eravamo un'altra banda e non ci sono stati problemi nel rapporto con loro

poi ha contato anche il fatto che si è cominciato a giocare insieme al pallone e a pallavolo e abbiamo cominciato a fare amicizie e abbiamo visto che il tipo di rapporto con questi altri comuni era diverso perché questi non ci chiedevano continuamente piccoli favori come gli altri questi sembravano molto orgogliosi ostentavano molta sicurezza anzi non ci chiedevano niente erano loro piuttosto a offrirci continuamente qualcosa hanno cominciato subito a chiederci se avevamo bisogno di questo o di quello facendo capire che loro avevano una rete di relazioni dentro e fuori il carcere con cui ci si poteva procurare delle cose fare uscire messaggi comunicare con gli altri bracci eccetera

piano piano abbiamo capito che tra queste bande c'erano degli equilibri basati sul loro traffici sulle loro zone d'influenza per i traffici che facevano dentro il carcere per esempio lo spaccio di coca e di ero sicuramente a questi traffici non erano estranee alcune guardie perché in carcere la roba entra principalmente attraverso le guardie queste guardie che fanno questo lavoro di portare dentro la roba per venderla ai detenuti si chiamano cavalli portano dentro per soldi dì tutto soprattutto droga e coltelli e infatti vedevamo che tra questi comuni ce n'erano molti che erano fatti di droga di coca soprattutto facevano un grande uso di coca e le gerarchie delle guardie certamente lo sapevano ci hanno anche offerto la coca ma la rifiutavamo invece il fumo lo accettavamo e per loro darci il fumo era un segno di amicizia

una volta è capitato un casino con questi delle bande giù all'aria un pomeriggio era un'aria apparentemente come le altre c'era chi giocava al pallone chi chiacchierava camminando o seduti sulle panchine però si vedeva che c'era un po' d'agitazione nell'aria e a un certo punto due capetti delle bande hanno tirato fuori dai loro accappatoi dei bastoni che erano stati ricavati dagli sgabelli o dalle gambe dei tavoli delle celle e hanno cominciato a dare bastonate a un lavorante del braccio e questo sotto gli occhi di tutti senza preavviso era il primo pestaggio a cui assistevo in carcere anche se sapevo che era una cosa normale in carcere che era una cosa quotidiana faceva parte della legge del carcere del suo meccanismo normale

e così questo lavorante l'hanno picchiato abbastanza duramente intanto che tutti stavano lì a guardare senza muoversi e poi gli hanno detto di salire di farsi la roba e di andarsene alle celle d'isolamento che lì uno poteva chiedere di andarsene di sua volontà perché se no loro la volta dopo lo avrebbero ammazzato noi politici non abbiamo avuto nessun tipo di reazione non abbiamo chiesto niente però questi devono avere capito che eravamo rimasti sorpresi che non ce l'aspettavamo anche perché questo lavorante che avevano bastonato ci sembrava che era uno che si faceva i cazzi suoi ma certamente se l'avevano bastonato non poteva essere uno che si faceva i cazzi suoi infatti poi il giorno dopo ci hanno spiegato che questo lavorante era un infame era uno di quelli che informavano la direzione delle cose che succedevano nel braccio

qualche tempo dopo è successa anche un'altra storia di questo tipo era successo che era arrivato li un ragazzo molto giovane che non parlava mai era molto timido doveva essere un mezzo handicappato se ne stava lì sempre da solo e non parlava mai questo ragazzo è salito dall'isolamento e è venuto nel nostro braccio dove è stato messo in cella con altri quattro e è successo che uno di questi quattro suoi compagni di cella lo ha violentato ma questo noi lo abbiamo saputo dopo dopo che questo stronzo che ha fatto questa infornata è stato massacrato di botte è successo che gli altri tre non se n'erano accorti sul momento perché la storia si è svolta nel cesso che è separato dalla cella con una tenda e questo stronzo mentre faceva la storia lo minacciava con un coltello alla gola

poi finita la storia gli ha intimato di non dire assolutamente niente altrimenti lo avrebbe ammazzato allora questo ragazzino si è spaventato e non ha detto niente ma gli altri tre hanno avuto del sospetti e hanno cominciato a fare girare la voce nel braccio che avevano questo sospetto e allora si è deciso di fare una verifica e uno del capetti è andato dallo stronzo e con tono complice gli ha detto allora te lo sei fatto il ragazzino e allora questo stronzo che era anche cretino gli ha detto fiero di sì allora è scoppiato il puttanaio perché questo qui lo hanno preso e lo hanno letteralmente massacrato di botte che poi non lo riconosceva più neanche sua madre gli hanno spaccato tutta la faccia e anche la testa gli hanno schiacciato il naso a scarpate a bastonate gli hanno maciullato tutto

è stato in quel periodo che un giorno che ero li che stavo lavando i piatti in cella e ogni tanto gettavo un'occhiata al telegiornale ma non sentivo quasi niente per l'acqua che correva di colpo mi è sembrato di vedere sullo schermo qualcosa che avevo già visto un'immagine che mi ricordava qualcosa ma non sapevo bene cosa la telecamera girava in una stanza in disordine sedie rovesciate un letto disfatto con una grande spalliera metallica poi ho visto su una parete un manifesto di Humphrey Bogart e subito ho realizzato ho riconosciuto subito quell'appartamento dove avevamo avuto quella famosa riunione con Scilla e gli altri poi si è visto in mezzo alla stanza un lenzuolo che copriva qualcosa un corpo immobile si vedeva una gamba che usciva fuori un piede nudo senza scarpe immobile

ho smesso di lavare i piatti e mi sono avvicinato alla televisione ho alzato il sonoro e parlava di un terrorista ucciso in uno scontro a fuoco coi carabinieri il terrorista era ritenuto responsabile dell'omicidio di un carabiniere avvenuto qualche mese prima è apparsa un'immagine che avevo già visto anche quella il corpo del carabiniere abbattuto davanti alla colonnina gialla di una pompa della benzina che avevo visto con China una sera alla televisione poco prima che mi arrestavano si prevedeva imminente l'arresto di altri complici poi è apparsa sullo schermo un'enorme fotografia in bianco e nero e era i a faccia di Cotogno una fotografia di carta d'identità ben pettinato e serio ma l'ho riconosciuto subito era Cotogno che adesso era lì immobile sotto il lenzuolo

36.

La macchina si ferma in un cortile buio circondato da vecchie case scrostate per metà disabitate viste le poche luci accese alle finestre con me c'è China e Ortica e Nocciola subito dopo arriva l'auto di Scilla con su Cotogno Valeriana e Gelso il cerchio di luce della torcia elettrica corre veloce su ciuffi d'erba pezzi di legno cocci di bottiglia tegole rotte poi saliamo su per una ripida scala di legno con la ringhiera che dondola i gradini che scricchiolano Scilla infila la chiave nella serratura che cigola un colpo con la spalla e entriamo dentro c'è un tanfo di chiuso Scilla accende una lampadina che pende dal soffitto da un filo sfilacciato qualche vecchio mobile macchie d'umidità sulle pareti e un manifesto di Humphrey Bogart sopra un letto con una grande spalliera metallica

ci sediamo intorno al tavolo sulle sedie impagliate Cotogno e Valeriana si siedono sul letto non ci sono sedie per tutti e Scilla prende da una credenza sbilenca una bottiglia di whisky e la mette sul tavolo con alcuni bicchieri sapete lo scopo di questa riunione dice Ortica si tratta di valutare le diverse proposte di organizzazione maturate dentro il movimento c'è una componente che pratica azioni d'avanguardia con l'uso delle armi dell'illusione che di per sé determinino la crescita di tutto il movimento ora noi non siamo contrari di principio a queste pratiche perché sappiamo tutti benissimo che non si può affermare di essere coerentemente rivoluzionari senza porsi il problema dell'esercizio della forza della necessità di costruire un contropotere pari e anzi più violento a quello che quotidianamente viene esercitato dallo stato

ma la nostra critica a questi compagni è sul fatto che questa costruzione e esercizio del contropotere deve vivere tutta all'interno del movimento ormai si tratta di una coscienza acquisita a livello di massa basta vedere le cronache l'uso della forza si va diffondendo in maniera accelerata dentro tutte le occasioni di lotta l'illegalità di massa è oggi una pratica abituale si tratta allora di discutere se riteniamo possibile un ulteriore salto in avanti di massa di tutto il movimento il cui contenuto non può che essere quello dell'organizzazione della forza o il problema della lotta armata se si preferisce Cotogno si alza dal letto cigolante prende la bottiglia dal tavolo e versa il whisky nel bicchieri anche Scilla si è alzato e è andato a rovistare in una vecchia cassapanca in un angolo della stanza

adesso è inutile che sto lì a raccontare per filo e per segno come si è svolta tutto quello che è successo in quella riunione che è andata avanti fino all'alba e che è stata anche l'ultima perché poi ci siamo divisi e poi non ci siamo più visti è scoppiato un casino quella volta lì è scoppiata una lite che quasi finiva a botte Cotogno a un certo punto si è messo a gridare c'è chi adesso non vuole vedere che adesso siamo oggettivamente in una situazione di guerra non volere vedere questo è o opportunismo di chi non vuole assumersi e fino in fondo le sue responsabilità di rivoluzionarlo per cui chi non vuole vedere che adesso siamo oggettivamente in una situazione di guerra va combattuto e emarginato

ma quale guerra ha gridato Ortica la guerra che dici tu che pensi tu è la guerra che vogliono loro e non ha niente a che fare ma proprio niente con tutto quello che noi abbiamo fatto e con tutto quello che abbiamo pensato noi fino a adesso tu pensi tu sei convinto che l'obiettivo sia la conquista del potere così com'è e quindi per te adesso tutto il problema diventa solo quello di vincere o di perdere Scilla è tornato al tavolo e ci ha appoggiato sopra due pistole una grande a tamburo e una più piccola che bisogno c'era di portare qua le pistole ha detto China Scilla l'ha guardata male una è una rivoltella l'altra è una pistola ha detto l'ha presa in mano maneggiandola con abilità con disinvoltura ha premuto il calcio col pollice e ha estratto il caricatore e poi ha estratto i proiettili e li ha disposti uno a uno in fila sul tavolo

il whisky versato nel bicchieri restava sul tavolo nessuno pensava a bere mentre la tensione nella stanza saliva gli schieramenti erano chiari da una parte Scilla Cotogno Valeriana dall'altra Ortica Nocciola China e io c'era solo Gelso che non si capiva bene da che parte stava era nervosissimo stava zitto non faceva che pulirsi continuamente le lenti degli occhialini e mordersi le unghie noi sostenevamo che era una follia decidere in nome del movimento il salto nella clandestinità cancellare d'un colpo tutto quello che si era fatto fino a lì mollare un movimento di lotta di migliaia di persone per fare la guerra in 20 o 30

è finita all'alba con urla e insulti Scilla continuava a smaneggiare le sue armi e quando a un certo punto Nocciola gli ha detto di smetterla Scilla velocissimo ha impugnato la pistola a tamburo e gliel'ha puntata contro ti faccio un buco nella testa gli ha detto ci siamo fermati tutti è piombato il silenzio si sentiva solo la goccia che cadeva nel lavandino tutti guardavamo Scilla col braccio teso sospeso in aria la pistola puntata contro Nocciola sapevamo tutti che era scarica ma non era quello che importava ci siamo alzati e ce ne siamo andati via Ortica Nocciola China io e gli altri sono rimasti lì intorno al tavolo anche Gelso immobile con la testa bassa che si mangiava le unghie fissando il tavolo dove c'erano le armi e i bicchieri di whisky che nessuno aveva bevuto

dopo quella sera non li abbiamo più rivisti sicuramente si erano trasferiti in un'altra città perché con quel salto che intendevano fare non potevano più stare lì nella nostra zona dove erano troppo conosciuti non ho più visto Valeriana Cotogno e Scilla mentre Gelso mi capitava di incontrarlo per caso ma tutti e due evitavamo di parlare di quello che era successo mi sembrava patetico Gelso lui che era sempre stato un fricchettone si vestiva serio adesso con la giacca e la cravatta e i capelli tagliati corti e la montatura degli occhiali che da rotondi erano diventati quadrati poi non abbiamo visto più nemmeno lui e così è finito il nostro gruppo di affinità e la loro è diventata un'altra storia che non spetta a me qui adesso di raccontare

noi dentro al collettivo ci siamo messi a lavorare con più foga di prima era come se sentivamo dietro di noi qualcosa di distruttivo di mostruoso che ci inseguiva sempre più da vicino e forse anche perché c'era come il bisogno di dimostrare a noi stessi che la scelta che avevamo fatto di restare dentro il movimento era la scelta giusta la repressione avanzava giorno dopo giorno agli attentati seguivano arresti in massa indiscriminati ma la repressione non erano soltanto carabinieri e poliziotti era anche l'assedio della stampa e dell'informazione unito alla rottura della nostra rete di comunicazione le difficoltà e spesso l'impossibilità che si aveva per fare uscire i nostri giornali per via degli arresti del sequestri della mancanza di soldi

si è messa in moto una martellante campagna di criminalizzazione di tutto il movimento la mattina leggevo il giornale un giornale qualsiasi e non c'era nessuna differenza dall'ultimo scribacchino di cronaca fino all'illustre intellettuale sociologo filosofo psicologo storico romanziere eccetera tutti scrivevano che il movimento non era altro che un'agitazione convulsa di spostati avventurasti fascisti schizofrenici delinquenti che andavano spazzati via il più presto possibile per la salvezza della democrazia e della civile convivenza c'era in noi un senso d'impotenza di fronte a quella falsificazione sistematica di tutto ma abbiamo creduto che non ci fosse altra scelta che accettare comunque la sfida sul terreno della comunicazione e così abbiamo deciso di costruire una radio di movimento

finanziariamente il problema lo abbiamo affrontato come tutte le altre volte tutti i compagni si sono dati da fare come meglio hanno potuto per trovare soldi senza tanto andare per il sottile sui metodi e così abbiamo cominciato a procurarci l'attrezzatura Nocciola si è fatto prestare un furgone e con due compagni ha fatto il giro delle case in costruzione nella zona e dal cantieri ha portato via lana di vetro pannelli di polistirolo e altro materiale utile poi ci siamo procurati anche qualche centinaio di confezioni di cartone per l'imballaggio delle uova e con tutta questa roba abbiamo cominciato a insonorizzare un locale della sede e poi l'abbiamo diviso in due con del pannelli di panforte e lastre di perspex da una parte la sala di registrazione dall'altra parte la regia

adesso dovevamo procurarci l'apparecchiatura il mixer l'amplificatore le piastre di registrazione e i piatti stereo ma il problema più grosso era quello di farsi largo nella giungla delle frequenze farsi largo con i soldi o con la forza perché o si avevano tanti soldi e allora si comprava un trasmettitore potente che copriva le altre radio oppure si doveva usare il sistema di farsi largo a spintoni facendo tacere le altre radio e su questo non ci facevamo scrupoli perché ci dicevamo cosa cazzo trasmettono queste radio commerciali oltre alla pubblicità trasmettono musica di merda quiz di merda notiziari di merda e poi di chi sono queste radio sono comunque radio nemiche che partecipano alla distruzione che il potere stava facendo della nostra comunicazione

allora abbiamo cominciato la notte a fare visita alle antenne e ai trasmettitori delle radio commerciali della zona che ci davano fastidio e le sabotavamo tiravamo giù i piccoli tralicci che reggevano le antenne e se potevamo portavamo via i trasmettitori o altre attrezzature che potevano servirci per la nostra radio era facile compiere queste azioni di esproprio e di sabotaggio perché in genere le apparecchiatura si trovavano in zone piuttosto isolate le antenne erano piazzate su collinette o su tetti di edifici alti ci andavamo anche in dieci o quindici senza particolari precauzioni c'erano dei gabbiotti di lamiera con dentro i trasmettitori e noi aprivamo la serratura e i lucchetti con un trapano a pila e se non ci riuscivamo versavamo un litro o due di benzina sotto la porta e ci buttavamo un cerino e così poco a poco ci aprivamo uno spazio nella giungla delle frequenze dove soltanto il più forte poteva sopravvivere

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E' arrivato il brigadiere erano le undici di sera mi ha chiamato dallo spioncino con la solita voce come se dovesse consegnarmi una cartolina illustrata invece era un fonogramma del ministero con l'ordine del mio trasferimento in un carcere speciale noi stavamo ridendo in cella mezzi ubriachi è piombato il silenzio allora quel nome carcere speciale faceva paura c'erano sei ore ancora prima di arrivare alle cinque di domattina l'ora della partenza il tempo di preparare gli zaini e di fare e di ricevere del regali di restare svegli a parlare fino all'ultimo minuto la notizia fa il giro delle celle urlata dagli spioncini i saluti mi vengono urlati perché mi imbarcano alle cinque e non ci si può neanche abbracciare un'ultima volta all'aria

alle cinque puntuali le guardie arrivano a prelevarmi hanno fretta sono assonnate e nervose perché è l'ultima consegna prima di smontare di turno abbraccio i compagni della mia cella che mi aiutano a sistemare gli zaini sulle spalle allora ci vediamo fuori si dice sempre così quando si viene divisi dicono così anche quelli che hanno tre ergastoli da fare molti compagni sono svegli e faccio il giro delle blindate per stringere le mani che sbucano dagli spioncini ci scambiamo le ultime parole le ultime raccomandazioni raccolgo i messaggi e i saluti da portare al compagni che troverò laggiù poi il cancello della sezione si chiude dietro le mie spalle e seguo le guardie attraverso i corridoi silenziosi del carcere addormentato

all'ufficio matricola si fa tutta la trafila del dati da trasmettere alla nuova destinazione questo è il momento più critico perché se ti devono pestare lo fanno in quel momento li è il momento della resa del conti se hai avuto degli scazzi con qualche guardia loro si passano la voce su quelli che vengono trasferiti ci sono guardie che anche se la mattina del tuo trasferimento non sono di turno sono capaci di alzarsi alle cinque giusto per il gusto di darti una passata di botte se hanno qualche conto da regolare con te spesso aspettano il trasferimento per dartele specialmente nei periodi in cui non hanno la forza di farlo immediatamente a caldo nelle celle ma sono fortunato perché si accontentano di qualche spinta provocatoria e di ricordarmi minacciosi qualche fatto

sbrigate le faccende della matricola comincia la perquisizione le guardie tirano fuori la roba dagli zaini e la controllano con molta più cura del solito poi io rimetto tutto a posto con pazienza ma poi arrivano i carabinieri che mi devono scortare e tutto ricomincia da capo altra perquisizione ne fanno due quando sei in partenza una le guardie e l'altra i carabinieri che ti devono scortare perché non si fidano gli uni degli altri poi mi portano al furgone il furgone blindato è posteggiato dieci metri fuori dal cancello della matricola che è al centro del carcere ma i carabinieri mi mettono lo stesso i ceppi con la catena lunga mi mettono in catena per i dieci metri che devo fare dal cancello al blindato

fuori è ancora buio fa freddo e la nebbia è tanto spessa che i fari del blindato la colorano di giallo senza riuscire a bucarla il caposcorta cammina davanti a me reggendo la catena a cui sono legati i miei ceppi gli altri mi camminano dietro avanziamo così in corteo verso il furgone che aspetta avvolto nella nebbia gialla col motore acceso e i portali aperti il blindato è la prima volta che lo vedo all'interno è diviso in tre scomparti davanti la cabina di guida in mezzo la celletta con due panche di ferro disposte una di fronte all'altra lungo le fiancate dietro il posto della scorta sei uomini in tutto mi mettono nella celletta togliendomi la catena ma lasciandomi i ceppi stretti ai polsi poi chiudono con un lucchetto la grata

il primo pezzo fino all'imbocco dell'autostrada lo fanno con un po' di preoccupazione fino a lì sono anche scortati da due volanti una davanti e una dietro con cui sono anche in contatto radio Lepre chiama Canguro e quelle cose lì i carabinieri sono tesi spengono la luce interna e aguzzano lo sguardo fuori dagli oblò mi sembra assurdo e anche ridicolo tutto questo spiegamento di forze solo per me ma è il regolamento questi osservano il regolamento e lo da questa mattina sono uno specializzato cioè per il regolamento sono uno particolarmente pericoloso cerco si sbirciare la strada dagli oblò ma vedo solo scorci di palazzi finestre e cornicioni di case mi alzo in piedi tra le due panche ma non riesco a stare in equilibrio per via del ceppi forse sull'autostrada dove non ci sono curve potrò guardare la strada davanti attraverso il vetro che dà sulla cabina di guida

sull'autostrada i carabinieri si rilassano si tolgono i cappelli si allentano le cravatte si sbottonano le giubbe si mettono comodi tre si mettono a giocare a carte giocano a sette e mezzo e giocano a soldi dieci lire la carta mettono le monete dentro i cappelli rovesciati si divertono e s'incazzano il caposcorta mantiene un contegno si limita a sbirciare il gioco dei suoi ragazzi sono diversi dalle guardie fanno un altro tipo di mestiere e questo cambia anche il tipo di rapporto che hanno con te loro trasportano semplicemente dei pacchi pericolosi fanno migliaia di chilometri su e giù per l'Italia trasportando continuamente su e giù coi loro furgoni blindati i detenuti per i trasferimenti da un carcere all'altro il sentiero dei camosci come noi chiamiamo questi itinerari dei trasferimenti

ogni tanto uno di loro tira fuori dalla sua borsetta tipo borsetta da tramviere un panino fatto in caserma o fatto dalla moglie la sera prima grossi panini imbottiti di mortadella di salame o di formaggio lo mangia piano con la carta in cui era avvolto sulle ginocchia per non correre il rischio di sporcarsi i pantaloni e poi raccolgono le briciole con una paletta e uno scopino che fanno parte della dotazione del mezzo blindato hanno più l'aria di pendolari che di guerrieri io un po' dormo ho i ceppi che mi fanno male e ho fame magari se chiedo di togliermeli me lì tolgono ma non mi va di chiedergli qualcosa per loro io non esisto sono solo un oggetto un pacco da trasportare mi ignorano ma ogni tanto mi controllano con una breve occhiata sono sballottato da tutte le parti ho tutte le ossa che mi fanno male

poco dopo il mio arrivo giù allo speciale mio padre era stato ricoverato all'ospedale e mi hanno fatto rifare lo stesso viaggio sul furgone blindato all'incontrario per andare a fare l'ultima visita a mio padre che stava morendo di cancro ho rifatto le dieci ore filate di viaggio e quando siamo arrivati avevo le mani che non le sentivo più per i ceppi stretti intorno ai polsi siamo arrivati al mattino e dopo una breve sosta nella caserma del carabinieri mi hanno portato all'ospedale mi hanno fatto scendere dal furgone nel cortile dell'ospedale e ho visto intorno una distesa di carabinieri e una distesa di poliziotti tutti con i mitra e le pistole In mano c'erano i cani c'erano le volanti con le portiere aperte e le luci azzurre che lampeggiavano sul tetti in una c'era Donnola che dava ordini con la ricetrasmittente

mi hanno messo la catena ai ceppi e mi hanno tirato verso la grande porta a vetri nell'atrio dell'ospedale pieno di gente in pigiama di gente In camice bianco con i grembiuli bianchi le scarpe bianche che si fermavano a guardare con la faccia stupita sorpresa a destra e a sinistra le file di carabinieri facevano largo spingevano contro le pareti la gente che non capiva bene che cosa stava succedendo ho sentito la catena che mi tirava i polsi non vedevo dove andavamo poi sono incespicato la catena mi ha trattenuto era il primo gradino dello scalone il corteo ha cominciato a salire stringendosi a imbuto non vedevo i gradini davanti a me alzavo i piedi ma continuavo a incespicare sugli spigoli dei gradini quelli intorno a me mi schiacciavano la catena mi tirava finalmente siamo arrivati sul pianerottolo

improvvisamente sul pianerottolo ho visto tutto intorno dietro i carabinieri che mi circondavano le facce tante facce tutte le facce del miei compagni che mi guardavano fisso tutte le facce avevano la stessa espressione gli occhi fissi non dicevano niente non un cenno di saluto un gesto mi guardavano tutti fisso e non avevano nessuna espressione poi uno strappo al polsi e mi hanno tirato su per un 9 altra rampa di scale sono scivolato In avanti stavo cadendo il carabiniere di fianco mi ha preso per il gomito ma il mitra a tracolla gli è scivolato giù per il braccio e mi si è infilato tra le gambe quello davanti senza guardare ha dato un altro strappo alla catena e sono caduto in avanti e il carabiniere che mi teneva è caduto sopra di me e quelli che venivano dietro anche tutti in un mucchio sul gradini con la catena attorcigliata intorno alle braccia e le gambe

alla fine siamo arrivati in cima siamo sbucati in una grande camerata coi malati nel letti allineati lungo le pareti bianche il passo del carabinieri che rimbombava il tintinnare della catena gli ordini secchi del caposcorta le proteste del medici e del parenti del malati per quella confusione ho visto venirmi incontro mia madre e mio fratello che piangevano mio padre era già morto quando poi quando mi hanno riportato nel furgone blindato il caposcorta ha tirato un sospiro di sollievo chiudendo, con un colpo secco il portale del blindato e mentre aspettavamo mentre il motore si scaldava ho visto attraverso la grata che ha preso dalla borsetta una bottiglietta d'acqua ossigenata ne ha versato un po' su un batuffolo di cotone e ha cominciato a fregarsi le dita e le mani per bene con l'acqua ossigenata se l'è fregate a lungo e poi siamo ripartiti per lo speciale